Abstract
Gli archivi possono essere strumenti di analisi e studio dei fenomeni che l'uomo guida per modificare il territorio: la stretta relazione tra i lavori pubblici e le amministrazioni competenti, tra queste ultime ed i proprietari dei terreni, mette gli archivi degli enti locali e quelli familiari nelle condizioni di poter narrare la storia dei luoghi, essere specchio di ciò che era, del percorso che è stato svolto dall'uomo nel plasmare a suo piacimento il territorio. Si può conoscere quindi la genesi di un quartiere popolare, costruito in zone di campagna, spesso malsane e acquitrinose, come la Garbatella, attraverso le carte dell'Archivio Storico Capitolino per quanto riguarda la Ripartizione V (Lavori pubblici ed Agro Romano), dell'Archivio di Stato di Roma con il Catasto Gregoriano (Collezione Disegni e Mappe) e dell'Archivio dell'Amministrazione Torlonia conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato, nel quale possiamo studiare piante, mappe e mutui di bonifica. Le carte relative alla Tenuta di Monte Bagnaia e alle proprietà della famiglia Armellini sono dunque esempi chiari di come gli archivi possano svolgere il ruolo di guida attraverso la storia delle città, del loro passato rurale e del loro sviluppo.
Archives can be tools of analysis and study of the phenomena that man driving to change the territory: the close relationship between public works and the competent authorities, between them and the owners of the land, puts the archives of local authorities and those family in a position to tell the story of the place, to be a mirror of what was, the path that has been done by man in shaping the territory at will. You can then know the genesis of a neighborhood, built in rural areas, often unhealthy and swampy, as the Garbatella through the papers of the Historical Capitoline regarding Department V (Public works and Agro Romano), the Archive State of Rome with the Gregorian Cadastre (Collection Drawings and Maps) and the Archive Administration Torlonia kept at the Central State Archive, from which we can study plants, maps and mortgages remediation. Papers relating to the estate of Monte Bagnaia and family properties Armellini are therefore clear examples of how archives can act as a guide through the history of the city, of their rural past and their development.
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Per analizzare la genesi di un quartiere particolare, ampiamente studiato, oggetto di analisi storiche, politiche, architettoniche, come la Garbatella a Roma, servono strumenti nuovi, che cerchino di cogliere sfumature che aprano ad interrogativi stimolanti. Per questi motivi, l’analisi delle carte relative alla Tenuta di Monte Bagnaia, di proprietà della famiglia Torlonia[1], e le terre della famiglia Armellini[2], sulle quali verrà edificato parte del quartiere, risulta un esperimento concreto di ricerca a campione di come sia andato ad evolvere il territorio, di come realtà come queste si siano conformate, modificate, plasmate su un nuovo modo di intendere lo sviluppo urbano, la città.
La genesi di un quartiere popolare parte da qui, dalle terre che lo ospitano e dagli archivi che ne narrano le vicende, dando voce alle esperienze di vita di cui pulsavano questi territori.
Siamo nei primi anni del 1900 a Roma, una città fortemente legata al potere centrale, poco avvezza a forme di autogoverno cittadino e contraddistinta da «simboli urbani non confondibili»[3]che campeggiavano davanti a chi da fuori giungeva alla città eterna. Aldilà dei simboli della romanità, la città che oggi noi tutti conosciamo viveva di una forte commistione con la campagna che la cingeva. I territori sui quali la “città giardino” di Garbatella prende vita sono contraddistinti da coltivazioni a vigna, confinanti con la marana di Grotta Perfetta e dell’Acquataccio dalle quali il quartiere si teneva distante grazie ai Colli di San Paolo che lo sovrastano; caseggiati rurali e fontanili, il fiume Almone e il torrente Travicella: un’attenta analisi di questi luoghi ci dà l’idea di cosa fosse Roma e a che punto fosse il processo di urbanizzazione
La Tenuta di Monte Bagnaia
Dall’analisi delle piante e delle mappe delle proprietà conservate nell’Archivio dell’Amministrazione Torlonia, prendendo ad esempio il “vocabolo Monte Bagnaia”[4], possiamo vedere come le terre, che a seguito delle leggi che resero di pubblica utilità le aree limitrofe a via Ostiense oltre Porta San Paolo, fossero espropriate dal Comune di Roma per la realizzazione delle Case Popolari di Garbatella. Quattro sono i fabbricati presenti in quest’area e la Casa dei Torlonia faceva parte del Comprensorio di via della Garbatella.
Confina col vicolo della Moletta, colla proprietà Rosselli, col vicolo vicinale delle vigne, con la strada consorziale detta della Garbatella, ed la proprietà Altobelli. E’ attraversata per brevissimo tratto dalla marana di Acquataccio. Due gli accessi diretti dal vicolo della Garbatella e da quello della Moletta. Questo fondo essendo costituito da un complesso di più vigne del suburbio, che la Casa Torlonia acquistò da più proprietari, è corredato di una quantità di fabbricati, che nel suo stato attuale di condizioni non sono tutti necessari , che anzi ve ne sono di quelli, che data la loro ubicazione così prossima alla città possono affittarsi per abitazioni di operai, per magazzini di altri usi[5].
Nel 1914 il Principe Don Giovanni Torlonia fa redigere un progetto per «[l’]utilizzazione di alcune aree di sua proprietà nella località detta Monte Bagnaia, allo scopo di conoscere se vi possano essere limitazioni e prescrizioni speciali per la costruzione di fabbricati sulla detta area»[6].
È del 3 agosto 1914 una lettera inviata dall’Ufficio IX del Comune di Roma, responsabile dell’Agro Romano, all’Ufficio V, responsabile del piano regolatore:
Carissimo collega, mi affretto a richiamare la tua attenzione sull’urgente necessità di disporre perché siano lasciate in sospeso tutte le eventuali domande per nuove costruzioni sulle aree presso i mercati generali, poiché esse sono, in gran parte, destinate a ricevere tutto l’impianto ferroviario relativo alla Roma – Ostia, ai mercati generali stessi, ai collegamenti con le ferrovie dello Stato ed a quelli con il Porto Fluviale di San Paolo[7].
A seguito di questa lettera fu bloccato l’avvio della cantierizzazione per le costruzioni richieste dai Torlonia, che, il 28 giugno 1918, tornarono a chiedere al Comune di poter avviare i lavori. In risposta alla lettera da loro inviata, scrive il direttore dell’Ufficio IX del Comune di Roma: «La massima parte del terreno di cui si tratta nella presente lettera passerà al Comune in virtù della deliberazione del Consiglio Comunale dell’8 aprile 1918 n. 133. Segue perciò la decadenza dello schema di progetto inviato al Comune del 1914»[8].
Insieme agli eventi legati all’edificazione della tenuta Monte Bagnaia, che di per se raccontano come il territorio fosse soggetto a cambiamenti repentini in vista della crescita urbana ed industriale, possiamo parlare della realtà agricola di questa tenuta e di come essa si confronti con le nuove costruzioni, in particolare con il grande progetto dei Mercati Generali. È del 29 dicembre del 1914 una lettera di Gianni Marco e fratelli, affittuari dei terreni della tenuta, al Comune di Roma per denunciare la poca cura che si ebbe nel colmare un fosso di scarico nella «parte valliva di MonteBagnaia e non si dette cura di riattivare lo smaltimento delle acque nella valle»[9]. Per questi motivi, a seguito di una piena del Tevere e dell’allagamento dei terreni, gli affittuari richiedevano un risarcimento al Comune, che rispose perentoriamente alla famiglia Torlonia chiarendo che Gianni Marco «non ha mai curato lo spurgo del fossetto che immette nell’Almone.»[10]. Due dati importanti tratti dallo stesso documento: la reale incuria con cui venivano gestite leproprietà terriere dell’Agro Romano in questi anni e la difficoltà di relazione tra la nuova urbanizzazione e le preesistenze agricole.
Altre piante[11] mostrano con precisione i nomi dei proprietari di terreni limitrofi alle proprietà Torlonia sulla via Ostiense. In evidenza il “vocabolo Moletta” che giungeva fino all’area dei Mercati Generali, è tracciata la “Marana dell’Acquataccio (Almone)” che scorreva nell’area dell’attuale quartiere Ostiense, vengono segnalate le strutture della “Centrale Termoelettrica” futura Centrale Montemartini, la via della Travicella e le aree, che prendono da questa il nome, limitrofe a via della Moletta, quella che nella pianta viene chiamata “Scuola” sulla Rupe di San Paolo dove Paolo Orlando[12] sperava di costruire l’Università operaia.
Il terreno “vocabolo della Moletta” si trovava a «Poco meno di un chilometro dalla Porta San Paolo»[13] con ingresso su via Ostiense al civico n. 41 «dopo aver attraversato il collettore delle acque basse della città»[14]. Questa proprietà era attraversata da un viale che arrivava vicino al fiume Almone di cui era affluente un torrente che scorreva lungo il terreno di confine con le proprietà Fajella. Il terreno, coltivato a vigna, era suddiviso in vialetti ed erano presenti due fabbricati ad uso rurale: uno adibito a casa del vignaiolo ed ortolano, a due piani, situato in via Ostiense con ingressi ai numeri civici 35, 37, 39, 41, l’altro presso via della Moletta. Nella proprietà era presente un fontanile.
Le vaste proprietà dei Torlonia erano al tempo così dislocate: parte si trovava dove fu costruita la ferrovia Roma - Ostia nuova ed il raccordo ferroviario dei Mercati Generali, un’altra area era tra quella appena descritta e la via Ostiense e l’ultima parte dei possedimenti in «zona retrostante la ferrovia»[15]. I possedimenti sopra via Ostiense erano appunto chiamati “vocabolo Monte Bagnaia”, e ubicati precisamentetra via delle Sette Chiese, via della Garbatella, via Ostiense e i Mercati Generali[16]. In seguito all’articolo 2 della legge n. 116 del 6 aprile del 1908 con la quale si dichiaravano di pubblica utilità i terreni limitrofi alla via Ostiense dopo Porta San Paolo, molti terreni furono espropriati, tra i quali quelli dei Torlonia. Tra i proprietari troviamo Mannucci Otello, Ciavattini Filippo, Serafini Giuseppe e molti altri. Altro ponte che guadava un’altra zona acquitrinosa era il “Ponticello” che permetteva di attraversare la marana del fosso di Grotta Perfetta in prossimità dell’incrocio tra la via Laurentina e la via Ostiense.
Le proprietà Armellini
I terreni di proprietà di Mariano Armellini[17] erano compresi nelle zone destinate alla costruzione di case popolari, a seguito della deliberazione consiliare n. 168 del 19 aprile 1920. Nella relazione fatta dall’Ingegnere Gaetano Bortolani[18] per conto del Comune di Roma a seguito di un sopralluogo effettuato il 14 dicembre del 1921, l’area era divisa in tre zone, ognuna affidata ad un preciso affittuario. Il terreno veniva definito un ottimo orto casalingo in nessuna parte irrigato. La prima area descritta era quella affidata a Cinelli Gaetano: qui si trovavano due manufatti colonici in stato di abbandono, uno composto da due piani ed adibito ad abitazione e stalla. Mancavano servizi igienici basilari e non erano presenti impianti idraulici di nessun genere. C’era un orto coltivato con “letame ed immondizie domestiche”, ma non esistevano canali per la distribuzione dell’acqua ad uso irriguo. Il secondo affittuario era Raimondi Carlo: nella sua area era presente: «Una casina a due piani con un simpatico carattere Settecentesco ma abbandonato nella manutenzione. Originariamente costituiva la casa padronale nella quale le famiglie romane usavano trascorrere qualche mese dell’anno ed i giorni festivi in varie comitive»[19].
Questo esempio fornisce un’idea del tenore delle tenute romane, abbandonate dalle famiglie nobiliari e gestite in modo poco ottimale dagli affittuari. Ultimo della lista era Conci Andrea Domenico: il suo terreno era su vicolo delle Sette Chiese sino alla confinante proprietà di Luigi Santambrogio. «L’ingresso principale di questo terreno dal vicolo delle Sette Chiese è previsto in un bel cancello di ferro che, insieme alla casina principale rimane testimone della cura dei proprietari, in tempi passati, per questa vigna»[20].
La perizia spiegava chiaramente che il terreno era diventato edificabile solo da quando l’ICP[21] aveva costruito la borgata Garbatella «altrimenti le costruzioni cittadine non vi sarebbero giunte in nessun modo, specie se si tiene presente che questo terreno è fuori dal Piano Regolatore e che nessun privato arrischia, a proprie spese, la sistemazione stradale, oramai costosissima, di qualsiasi terreno, senza l’aiuto del Comune»[22]. La proprietà Armellini ebbe notevoli benefici sia dai lavori eseguiti dall’ICP sia dalla costruzione della Ferrovia Roma – Ostia. Già la precedente citazione ci dà l’idea di quanto quest’area fosse legata al suo passato rurale continuamente in mutamento, ma le conclusioni scritte alla fine del sopralluogo dall’ingegnere Gaetano Bortolani segnano in poche parole il senso e lo spirito che mi ha mosso nel portare avanti questa ricerca: «La proprietà Armellini deve valutarsi quale uno dei migliori terreni per orto casalingo prossimo alla città e quindi ricercatissimo dagli ortolani perché sufficientemente dotato di fabbricati rurali»[23]. Garbatella ci viene rappresentata come un “orto casalingo”, una descrizione in più che si aggiunge a quelle già riportate su quella che sarà la “città giardino” per eccellenza.
Fonti per la storia delle origini di Garbatella
1) Archivio Amministrazione Torlonia
Una famiglia le cui prime notizie risalgono a un Benedetto Tourlonias del Puy-de-Dôme (fine sec. XVII). I Torlonia si stabilirono a Roma (1750) con Marino, il cui figlio Giovanni fu il fondatore della fortuna della famiglia. Il figlio Alessandro (Roma 1800 - ivi 1886) fu riconosciuto duca di Cesi, marchese di Romavecchia e principe di Civitella Cesi, e, avendo prosciugato il Lago Fucino e messo a coltura l'antico fondo, fu creato principe di Fucino (1875), ma rinunciò ai titoli in favore della figlia Anna Maria, sposata a Giulio Borghese, che nel 1875 assunse il cognome Torlonia. Vanno ancora ricordati Leopoldo, sindaco di Roma, e Giovanni (Roma 1873 - ivi 1938), senatore del Regno (1920), principe di Canino e Musignano, che 1929 fu creato principe Torlonia per l'opera di bonifica da lui compiuta nella zona di Porto[24].
La documentazione presente nel fondo riguarda l’arco cronologico compreso tra il 1863 e il 1971 (con documenti dal 1786) ed è composto da 583 buste e 563 volumi. L’archivio della Famiglia Torlonia venne depositato all’Archivio Centrale dello Stato nel marzo 1979; questo fondo rappresenta ciò che ad oggi rimane dell’archivio Torlonia, in parte andato distrutto nel terremoto di Avezzano ed in parte perso in molteplici spostamenti e smembramenti. Le carte più antiche conservate nel fondo risalgono all’ultimo decennio del 1800. Il fondo è suddiviso in venti serie, delle quali solo alcune si sono rivelate fondamentali per la ricerca in essere:
· V - Perizie
· VI - Piante e Mappe
· XI – Pratiche diverse
· XVI – Mutui, bonifica, trasformazione agraria
1) Perizie
Buste contenenti venti fascicoli sistemati secondo l’ordine originario, quasi tutti riferibili al 1905.
- Posizione 49, b. 74, f.44, s.f. 11«Terreno a Montebagnaia»
Descrizione della Tenuta di Montebagnaia sulla via Ostiense, terreni di proprietà della famiglia Torlonia.
- Posizione 49, b.74, f.44, s.f. 10 «Tenute Acquataccio, Tamariceto etcc..»
Descrizione della Tenuta Acquataccia, terreni di proprietà della famiglia Torlonia.
2) Piante e Mappe
Quattro buste, dalla numero 76 alla 78 contenenti varie mappe in fascicoli sistemati secondo l’ordine originario. Salvo rare eccezioni le mappe non sono datate.
- Posizione 50, b. 76, f. 45, s.f. 5 «Montebagnaia»
Nel carteggio sono presenti mappe della tenuta e delle aree circostanti.
3) Pratiche diverse
Buste, dalla 86 alla 116, comprendenti fascicoli relativi al personale, alla situazione dei fondi rustici e urbani che integrano i dati già presenti in altre serie. Sono presenti anche scritture amministrative, atti legali e corrispondenze, cause sostenute dalla famiglia e richieste di rimborso per danni di guerra.
- Posizione 51, b.99, f. 55, s.f. «Monte Bagnaia, danni incursioni aeree»
Il fascicolo è vuoto con un avviso del 1944 che segnala che la pratica è stata prelevata.
4) Mutui, bonifica, trasformazione agraria
L’argomento della bonifica è uno dei più importanti all’interno dell’archivio, infatti in quest’opera Giovanni Torlonia fu impegnato per buona parte della sua vita. La parte più consistente della documentazione è compresa tra gli anni Venti e gli anni Quaranta, periodo nel quale vengono effettuate le bonifiche delle grandi tenute dei Torlonia, quali Porto o Maccarese. Ai documenti delle bonifiche seguono quelli relativi alla ristrutturazione agricola delle aziende.
- Posizione B, b. 228, f. 127, s.f. 12 «Carte diverse»
Il fascicolo 12 contiene le proposte di miglioramento per le tenute di Muratella, Monte Bagnaia, Acquataccio, con disegni.
2) Archivio di Stato di Roma
Catasto Gregoriano
1) Collezione Disegni e Mappe
La collezione è stata formata dalle prime direzioni dell'Archivio di Stato di Roma estraendo materiale per lo più dagli archivi della Camera Apostolica, da archivi notarili, da archivi delle magistrature di acque e strade, del Ministero dei Lavori Pubblici ed altri, separando le piante e i disegni dai documenti cui erano allegati; parte della documentazione proviene da doni e acquisti. La collezione è divisa in tre parti, senza che la suddivisione corrisponda ad un criterio logico. La "Collezione I" è per la maggior parte disposta in ordine alfabetico, per lo più di località (cartelle 126) seguono due buste di miscellanea ed altre due di carte topografiche quasi tutte del 1886; ne fanno parte infine circa 600 pezzi relativi a Roma, dei quali esiste un inventario a stampa. La "Collezione II" è disposta in ordine alfabetico.
La "Collezione III" appartiene quasi tutta al sec. XIX. Dal 1982 si è provveduto a sciogliere in parte la collezione con l'identificazione delle singole pratiche e dei fondi di appartenenza. L'inventario comprende un indice alfabetico della sola Collezione I. Una collezione di piante, mappe e disegni è conservata nell'archivio della Congregazione del Buon Governo, serie XIV, ed è stata formata dagli archivisti pontifici della congregazione stessa.
- Bobina 34 sequenza 184 «Tenuta Monte Bagnaia»
Mappe che riportano particolari e confini della Tenuta di Monte Bagnaia. La proprietà della famiglia Torlonia è qui rappresentata in più disegni, dal particolare ad una visione generale dei possedimenti.
3) Archivio Storico Capitolino
3.5 Ripartizione V, Lavori Pubblici, Agro Romano
È del 21 febbraio del 1910 la delibera che istituisce l'ufficio preposto a gestire le politiche sull'Agro Romano, successivamente denominato Ufficio IX - Agro Romano: non era più procrastinabile l'apertura di un ufficio che si occupasse proprio dei bisogni della campagna romana e della sua gestione da parte dell'Amministrazione. Si era alle soglie del cinquantenario della proclamazione di Roma capitale e questo passaggio non poteva aspettare. Molte le mansioni a questo ufficio assegnate: dalle bonifiche all'edilizia fino alla viabilità. Il territorio interessato era circa di 250.000 ettari dove dovevano approntarsi tutti i servizi necessari, dove andava promossa l'urbanizzazione e andava governato il processo di urbanizzazione spontanea che si andava sempre più a formare. Negli anni molti furono gli accorpamenti o le sottrazioni di mansioni tra un ufficio e l'altro, ma fondamentale per la svolta della storia dell'Ufficio IX fu la creazione nel febbraio del 1919 da parte di Paolo Orlando, a quei tempi assessore all'Agro Romano, dello SMIR. Questo ente, prendendo per se gli ambiti di interesse urbanistico per alcune zone della capitale quali proprio quella di Ostiense e San Paolo, con la sua creazione sembrò rappresentare il fallimento dell'ufficio in questione. Da quest'ultima data sino al 1926 molte cose cambiarono e proprio in questi anni i Servizi dell'Agro Romano passarono dalla V alla VII Ripartizione e fu istituita la Commissione Edilizia Speciale per l'Agro Romano. Nel 1927 si procede verso l'istituzione presso la Ripartizione V dell'Ufficio VII Agro Romano con attribuzioni in materia di "Bonifiche. Costruzione, sistemazione e manutenzione di strade di bonifica e strade extra urbane. Costruzioni rurali".
1) Ripartizione V, Lavori Pubblici, Ispettorato Edilizio
- Anno 1921, 6719 – 1921 «Armellini Giuseppe: Costruzioni di case popolari in via della Garbatella»
Armellini Giuseppe, proprietario del terreno, richiede di poter costruire le strutture in oggetto. Sono presenti nel fascicolo disegni del progetto.
2) Ripartizione V, Lavori Pubblici, Piano Regolatore, carteggio fuori posizione
- b.53 f.11 «Perizia della proprietà Armellini fuori la Porta San Paolo al vicolo delle Sette Chiese»
Contiene le carte della perizia svolta dall'ingegnere Gaetano Bortolani sulle proprietà della famiglia Armellini. Presente un disegno raffigurante la proprietà e i suoi confini.
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Bibliografia
Gli archivi dell’agricoltura del territorio di Roma e del Lazio. Fonti per la storia agraria e del paese, a cura di Stefano Lepre, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale per gli Archivi, Roma 2009
Alessandra CAZZOLA, I paesaggi nelle campagne di Roma, Firenze University Press, Firenze 2006
Gabriele Maria GUARRERA, Via delle Sette Chiese in Roma. Un percorso storico, archeologico, paesistico, Gangemi, Roma 1997
Vittorio VIDOTTO, Roma contemporanea, Laterza, Bari 2006
[1] Per approfondimenti sulla famiglia Torlonia vedere il paragrafo “Archivio Amministrazione Torlonia”
[2] Per approfondimenti sulla famiglia Armellini vedere il paragrafo “Le proprietà Armellini”
[3] Cfr. Vittorio Vidotto, Roma contemporanea, Bari, Laterza, 2006, p. 524
[4] ACS, Archivio Amministrazione Torlonia, Piante e Mappe, Posizione 50, b. 76, f. 45, s.f. 5
[5] ACS, Archivio Amministrazione Torlonia, Perizie, Posizione 49, b. 74, f. 44, s.f. 11
[6] ASC, Ripartizione V, Agro Romano, Titolo 2, Diritti Patrimoniali ed espropriazioni, b. 2, f. 17
[7] Ibidem
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10] Ibidem
[11]ACS, Archivio Amministrazione Torlonia, Piante e Mappe, Posizione 50, b. 76, f. 45, s.f. 5)
[12] Paolo Orlando (Genova, 6 aprile 1858 – Roma, 3 settembre 1943) è stato un ingegnere e politico italiano. Paolo Orlando, terzogenito di Luigi Orlando e Maria Maddalena Parodi, insieme ai fratelli Giuseppe, Salvatore, Rosolino e Luigi. Ebbe un ruolo fondamentale per la bonifica della campagna romana e per la costruzione del porto di Ostia.
[13] ACS, Archivio Amministrazione Torlonia, Perizie, Posizione 49, b. 74, f. 44, s.f. 10
[14] Ibidem
[15] ASC, Ripartizioni, Ripartizione V, Lavori Pubblici / Agro Romano / Titolo 2, Diritti patrimoniali ed espropriazioni, b. 2, f. 5
[16] ACS, Archivio Amministrazione Torlonia, Piante e Mappe, Posizione 50, b. 76, f. 45, s.f. 5 . In chiusura di capitolo mappe esplicative della proprietà.
[17] Mariano Armellini (Roma 1852, morto ivi il 24 febbraio 1896). Archeologo, fu uno degli allievi prediletti di G. B. De Rossi, e come lui cultore dell'archeologia cristiana, che professò anche nel seminario pontificio e nel collegio di Propaganda. Fra le scoperte da lui fatte, notevolissima quella della cripta di S. Emerenziana nel cimitero maggiore presso sant'Agnese, sulla via Nomentana, di cui diede ampia descrizione. Tra le sue opere di archeologia cristiana si possono ricordare: Gli antichi cimiteri cristiani di Roma e di Italia, (Roma 1893) e Le chiese di Roma, (2ª ed., Roma 1891) . Studiò anche la vita civile di Roma nel Medioevo e nel Rinascimento come testimoniano Il reggimento civile di Roma nel Medioevo, sunto storico, (Roma 1881) e Un censimento della città di Roma sotto.... Leone X, (Roma 1882). Nel 1884 pubblicò Il diario di Leone X di Paride de Grassi, maestro delle cerimonie pontificie evitando di trascrivere le parti che gli sembrarono eccessiva testimonianza di scarso spirito religioso. Dal 1875 pubblicò una Cronachetta mensuale, già iniziata da un suo prozio, per dar notizia delle scoperte nelle scienze naturali e delle loro applicazioni pratiche. Le sue Lezioni di archeologia cristiana furono pubblicate, postume, da G. Asproni (Roma 1898). Cfr Carlo Cecchelli, Enciclopedia Italiana Treccani (1929) http://www.treccani.it/enciclopedia/mariano-armellini_(Enciclopedia-Italiana)/. Ultima consultazione 07/12/2015
[18] Gaetano Bortolani (Modena 21 maggio 1877 – Roma 7 maggio 1953). Laureato a Modena, ingegnere presso il Comune di Roma dal 1909. Durante la guerra è ingegnere per il Genio Civile, ritorna alla mansione precedente al concludersi del primo conflitto mondiale. Tra l’altro curò per il Comune di Roma il progetto di costruzione di case popolari in via Latina, il progetto di restauro di Castel Sant’Angelo e l’insediamento abitativo a villini nella zona di Monte Verde Nuovo.
[19] ACS, Ripartizione V, Piano Regolatore (fuori posizione), Progetti diversi, b.53 f.11
[20] Ibidem
[21] Istituto Case Popolari (ICP), creato nel 1903 per volontà del deputato Luigi Luzzatti, ministro del Tesoro nel secondo gabinetto Giolitti; L'ICP era finalizzato alla realizzazione di edilizia economica e popolare precipuamente sull'area urbana di Roma.
[22] Ibidem
[23] Ibidem
[24] Torlonia, Enciclopedia italiana,1937, Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/torlonia_%28Enciclopedia_Italiana%29/. Ultima consultazione 07/12/2015.