Sabato, 06 Giugno 2015

Il fondo Convegni e Congressi nell’archivio del CNR: proposta di ordinamento e prime esplorazioni

Valeria Barresi
Sezione Studi

Immagine in apertura:
Archivio Fotografico Luce - Reparto Attualità, 02.02.1929 - Consiglio Nazionale delle ricerche. Il discorso di insediamento, www.faregliitaliani.it.

In calce il saggio in pdf.

Abstract

Il saggio riguarda la documentazione relativa alla posizione 9 “Convegni e Congressi” dell’archivio del Consiglio Nazionale delle Ricerche conservata presso l’Archivio Centrale dello Stato. Le carte coprono un arco temporale molto lungo (1927-1969) e, oltre a presentare i diversi ruoli (organizzatore e promotore, partecipante o mediatore e finanziatore) che assunse il CNR in ambito di collaborazione scientifica nazionale e internazionale in occasione di tali eventi, rivelano  i molteplici cambiamenti istituzionali avvenuti all’interno del Consiglio nel corso degli anni.

The article deals with the documentation for position 9 "Conferences and Congresses" archive of the Consiglio Nazionale delle Ricerche kept in the Archivio Centrale dello Stato. The papers cover a very long period of time (1927-1969) and, in addition to presenting the different roles (organizer and promoter, participant or broker and lender) who assumed the CNR in the field of national and international scientific collaboration in such events, reveal the many institutional changes have taken place within the Council over the years.

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1.  Il Consiglio Nazionale delle Ricerche: nascita e sviluppo

Il decennio precedente alla prima guerra mondiale era stato un periodo di internazionalismo scientifico, invece la crisi che aveva condotto al conflitto indusse una propensione alla nazionalizzazione della ricerca scientifica e a creare un legame tra la scienza teorica e quella applicata all’industria, al di fuori delle aule e dei laboratori universitari.

L’Italia, come del resto la Francia, la Germania, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, incoraggiava lo sviluppo di ricerche che creassero un legame della scienza di base con le applicazioni tecnologiche e favorissero la creazione di laboratori di ricerca applicata e di speciali organi dedicati al coordinamento delle ricerche innovative e delle invenzioni.

Per iniziativa di Vito Volterra, che ne sarà il primo presidente, con il Regio decreto n.  2895 del 18 novembre 1923 venne istituito il Consiglio Nazionale delle Ricerche[1]. Venne così avviata in Italia l’organizzazione di un sistema di ricerca alternativo a quello accademico.

Il CNR era l’organo ufficiale italiano di collegamento con il CIR (Consiglio internazionale delle ricerche) di Bruxelles. Ogni nazione aderiva al CIR con comitati nazionali appartenenti alle varie aree scientifiche e tali comitati dovevano essere compresi in un consiglio nazionale, nel caso dell’Italia il CNR che uscirà dal CIR nel 1932 per ragioni legate alle politiche fasciste.

Il CNR nacque dall’esigenza di dotare la ricerca italiana di strutturare su base nazionale le differenti aree della scienza e delle sue applicazioni e di darne una visione unitaria che superasse la frammentazione delle iniziative degli organismi già esistenti sul territorio, consentendo anche un’apertura e un confronto con l’estero.

L’elemento di novità che aveva spinto per la nascita e che caratterizzava l’attività del Consiglio Nazionale delle Ricerche era la necessità di un organo che esaminasse ciascun problema tecnico particolare inquadrandolo in una visione d’insieme e collegandolo con problemi tecnici generali, alla ricerca di soluzioni efficaci in un quadro generale di maggiore razionalità.

Dal momento della nascita del CNR il legame tra scienza pura e scienza applicata cominciò ad essere un obiettivo politico.

Dal 1931 il regime fascista instaurò un maggiore controllo sull’operato del Consiglio, con l’estensione ai professori universitari dell’obbligo del giuramento di fedeltà al regime. Volterra, e alcuni altri si rifiutarono di giurare, persero la loro posizione accademica e all’interno del CNR.

Durante tutto il periodo fascista, il Consiglio mantenne rapporti con organismi internazionali, le relazioni continuarono anche dopo l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni e molto spesso il CNR fu invitato a partecipare a eventi internazionali.

La lista dei delegati da inviare nelle occasioni internazionali doveva prima essere approvata dal CNR, poi dal Ministero degli Affari Esteri e in ultima e decisiva istanza da Mussolini. Uno degli elementi selettivi preponderanti per l’invio di una delegazione italiana a un evento internazionale era il riconoscimento della lingua italiana come lingua ufficiale della manifestazione, come si evince dal fascicolo “Uso della lingua italiana”  dove si afferma che: «ove non sia possibile di ottenere dagli Enti ordinatori dei congressi all’estero che la lingua italiana sia compresa tra le lingue ufficiali del congresso, sia almeno concordato che le relazioni dei delegati possano tenersi in lingua italiana. La Presidenza del Consiglio dei Ministri si riserva di decidere caso per caso, sentito il Ministero degli Esteri, ma la tendenza è di non autorizzare la partecipazione di delegazioni ufficiali italiane a congressi esteri, ove l’Italia non sia trattata alla pari delle altre grandi nazioni[2]». Questo problema era stato già affrontato in una seduta del Direttorio dove fu stabilito che « … la lingua italiana debba essere compresa tra quelle ufficiali nei congressi internazionali ai quali l’Italia partecipi in veste ufficiale[3]».

Gli anni trenta furono, in tutto il mondo, un periodo di forti nazionalismi con lo stato che permeava di sé la vita sociale ed economica dove erano evidenti i tentativi di emancipare il più possibile le singole nazioni dalla dipendenza tecnica e economica dagli altri stati.

Tutte le forze dell’Italia fascista dovevano, secondo le direttive mussoliniane, convergere per la ricerca dell’autonomia economica assoluta, sostituendo le importazioni con produzioni nazionali, soprattutto in vista di una sempre più probabile guerra.

Il CNR passando attraverso alcuni provvedimenti, tra il 1927 e il 1937, arrivò ad assumere un ruolo preminente come organo parallelo al Consiglio di Stato. In tal modo acquistò personalità giuridica autonoma e fu posto alle dirette dipendenze del Capo del Governo Mussolini.

In una riunione del Comitato di Ingegneria si afferma infatti che:

L’attività del Consiglio Nazionale delle Ricerche dovrà essere costantemente improntata a fini pratici e concreti con particolare riguardo a tutti i problemi scientifico-tecnici, la cui soluzione possa portare un qualche contributo alla battaglia che il paese sta combattendo per la propria emancipazione dalle importazioni di materie prime e manufatti[4].

Il CNR, attraverso il supporto delle strutture interne (i comitati) e degli enti o istituti internazionali, assunse un  ruolo di raccordo tra la cultura scientifica italiana e quella internazionale.

La compenetrazione tra Stato fascista e CNR si riscontrava nell’assetto e nelle strutture del Consiglio. Il numero di membri dei comitati, la loro nomina, la nomina di presidenti e segretari, erano decretati dal presidente del Direttorio, sentito il Direttorio stesso e con l’approvazione del Capo del Governo. Infatti nel messaggio indirizzato a Guglielmo Marconi, Presidente del CNR, Benito Mussolini affermava che: «nessuna delegazione ufficiale dell’Italia dovrà recarsi all’estero e rappresentarvi il nostro paese nel campo della scienza e della tecnica se non nominata da me, su proposta del Consiglio nazionale delle Ricerche»[5] .

Il CNR presentava una struttura molto gerarchizzata e i comitati erano il punto cardine della sua attività. Questi organi valutavano i problemi segnalati dal Direttorio, si interessavano ai pareri richiesti da privati o dalle pubbliche amministrazioni, avanzavano proposte al Direttorio per partecipare a convegni, congressi, simposi.

Si occupavano dell’organizzazione di eventi nazionali e internazionali, proponevano la partecipazione di personalità del campo della scienza a congressi, suggerivano la composizione delle delegazioni da inviare e assicuravano le relazioni con gli organi scientifici internazionali.

Per la partecipazioni a convegni, simposi e conferenze, congressi, il Direttorio dava delle specifiche disposizioni. Si riteneva necessario trovare dei parametri applicabili universalmente per la designazione dei rappresentati da inviare all’estero[6]. Il Direttorio avvertiva poi tutti i presidenti dei Comitati che «nessuno può inviare studiosi stranieri a nome dell’Italia durante i congressi internazionali a tenere riunioni nel nostro paese senza la previa autorizzazione del Governo» [7].

Questi eventi internazionali erano un’occasione importante per discutere dei risultati ottenuti nel campo della scienza e della ricerca e dei possibili sviluppi.

Sicuramente tutto questo comportava un notevole costo dal punto di vista organizzativo, ma era fondamentale per lo scambio di esperienze e di idee che si veniva a creare durante gli eventi attraverso l’incontro di personalità illustri dei vari settori scientifici.

Il CNR poteva assumere il ruolo di organizzatore e promotore di tali eventi, di partecipante oppure di semplice mediatore e finanziatore di istituti di ricerca. Non potendo scendere nel dettaglio di tutta l’attività nazionale e internazionale del CNR, si è deciso di focalizzare l’attenzione su tre eventi internazionali: la World Power Conference (WPC), l’Esposizione di Chicago e le Giornate della scienza e due nazionali: la Mostra italiana del minerale e il Convegno sulla meccanizzazione dell’agricoltura.

Emblematico è il caso in cui l’Italia, con il supporto del CNR, partecipò alla World Power Conference (Conferenza Mondiale dell’Energia) svoltasi a Londra nel 1924 e nata con lo scopo di promuovere a livello internazionale lo studio dei problemi legati alla produzione, l'utilizzazione e il trasporto di energia nelle sue varie forme. In quel periodo, oltre alla WPC, esistevano altre associazioni internazionali che si occupavano dei problemi dell’energia: l’Unione internazionale dei Produttori e Distributori dell’Energia Elettrica, la Commissione Elettrotecnica Internazionale, la Conferenza internazionale delle Grandi Reti (elettriche ad alta tensione), la Commissione internazionale per le Grandi Dighe, la Sezione internazionale di Idrologia scientifica.

L'Italia inviò sue delegazioni ufficiali alla prima riunione plenaria e alle successive riunioni parziali. A proposito dell’attività della WPC, Giordani, delegato inviato dal CNR, sostiene che:

Dopo la prima riunione della World Power Conference tenuta a Londra nel 1924, fu costituita un’organizzazione permanente con lo scopo di continuare il lavoro iniziato attraverso una continua collaborazione internazionale. Questa organizzazione permanente retta da un Consiglio Internazionale, viene regolata da un apposito statuto. L’opera della World Power Conference si esercita a mezzo di conferenze plenarie, da tenersi di regola ogni 6 anni, nonché di riunioni sezionali da tenersi negli intervalli tra le Conferenze plenarie e con programmi limitati ad alcuni problemi particolari. Il contributo dei vari paesi dovrebbe essere ottenuto attraverso l’opera di comitati nazionali già costituiti e che funzionano regolarmente nei vari paesi. La World Power Conference ha lo scopo di considerare in quale modo le fonti scientifiche ed industriali di energia possono essere regolate dal punto di vista nazionale e internazionale considerando le risorse potenziali di ogni paese in energie idrauliche, petrolio e minerali; paragonando le esperienze nello sviluppo scientifico dell’agricoltura, dell’irrigazione e dei trasporti per terra, per aria e acqua; per mezzo di conferenze tra ingegneri, esperti tecnici e autorità nel campo delle ricerche scientifiche e industriali; consultazioni tra i consumatori di energia e i fabbricanti degli strumenti di produzione; conferenze sulla istruzione tecnica (per esaminare i metodi di insegnamento nei vari paesi); discussioni sugli aspetti economici e finanziari dell’industria dal punto di vista nazionale e internazionale; possibilità di stabilire un Ufficio internazionale permanente per la raccolta dei dati, la preparazione di inventari delle risorse mondiali e per lo scambio di informazioni scientifiche e industriali attraverso delegati nelle varie nazioni[8].

Per varie ragioni l'Italia, non aveva ritenuto di aderire in modo continuativo alla Conferenza costituendo, come prevedevano gli statuti, un Comitato Nazionale Italiano della WPC, ma nell'imminenza della seconda riunione plenaria di Berlino (giugno 1930),  il CNR ritenne, sulla base delle proposte della speciale "Commissione per la partecipazione italiana alle riunioni tecniche italiane che trattano i problemi dell'energia" funzionante presso lo stesso Consiglio, di farle assumere  le funzioni  di  “Comitato Nazionale Italiano della Conferenza Mondiale dell'Energia” sotto la presidenza di Luigi Cozza del Comitato Nazionale per l'Ingegneria e la segreteria di Alfredo Melli.

E’ utile a questo proposito raffrontare la documentazione rinvenuta nelle carte dell’archivio Convegni e Congressi e quella afferente l’archivio del Comitato di Ingegneria, dove sono riportate le informazioni sulle origini del Comitato italiano della WPC  presso questo Comitato, a partire dal 1929[9]. Il Comitato era composto dai rappresentanti dei Ministeri dell’Aeronautica, delle Comunicazioni, delle Corporazioni, degli Esteri, della Guerra, dei Lavori Pubblici e della Marina, del Comitato nazionale per l’Ingegneria del CNR, del Sindacato nazionale fascista degli Ingegneri, della Commissione per i Combustibili sintetici e Carburanti, dall’Associazione nazionale per il Controllo della Combustione, dall’Associazione Elettrotecnica Italiana e dall’Unione nazionale fascista delle industrie elettriche.

Nel fondo del Comitato Ingegneria notevole interesse per le attività del WPC rivestono anche i fascicoli relativi a: il Congresso d’Ingegneria di Tokyo del 1929[10], gli inviti e le partecipazioni ai Congressi della WPC che si svolsero a Stoccolma, Copenaghen e Oslo nel 1933[11], la terza Conferenza mondiale dell’Energia e il secondo Congresso della Commissione internazionale delle Grandi Dighe che si tenne a Washington nel 1936[12].

Anche l’archivio della Presidenza Marconi conserva fascicoli riguardanti la Commissione italiana per la WPC[13] con carte relative all’attività della WPC e ai rapporti con il CNR, riunioni, nomina dei membri, relazioni con organismi internazionali, invio e scambio di pubblicazioni. Questa documentazione in parte è copia di quella presente negli altri fondi in parte, invece, ne va ad integrare il contenuto. Sempre nel fascicolo della Presidenza Marconi si trovano carte riguardanti la partecipazione italiana alla Conferenza mondiale dell’Energia  (Vienna nell’agosto 1935), alla terza Conferenza mondiale dell’Energia (Washington del 1936) e al secondo Congresso della Commissione internazionale Grandi Dighe[14].

A differenza delle carte precedentemente prese in esame, nei fascicoli relativi ai Convegni e Congressi si riscontrano delle perplessità circa l’adesione univoca alle WPC[15]. Il Governo italiano prese in esame anche l’eventualità di aderire, designando un suo delegato,  a un’iniziativa del governo francese per far realizzare autonomamente una parte dei programmi della WPC, convocando per via diplomatica una conferenza internazionale allo scopo di costituire una Commission Internationale Permanente des Grands Barrages. Ma tale iniziativa, nonostante le premesse, non venne accolta favorevolmente dagli altri paesi che non vi aderirono forse, per qualche controversia relativa alla leadership francese.

Nel 1937 emerse un interesse rinnovato da parte dell’Italia a partecipare più attivamente e con maggiore continuità ai lavori della WPC. Nella  sua relazione, Giordani continua dicendo:

Dando un carattere di continuità, i delegati verranno automaticamente a contrarre preziose relazioni con gli specialisti dei grandi trust e potranno documentare più facilmente il nostro paese che, per mancanza di risorse proprie, vive assolutamente fuori e ignaro delle importanti competizioni per l’accaparramento delle materie prime[16].

In altri fascicoli della posizione 9 abbiamo notizie del Congresso della WPC sui combustibili[17] (Londra 1928), della seconda Conferenza mondiale dell’Energia[18] (Berlino nel 1930), della WPC sulla Chimica industriale[19] (Londra nel 1936) e del Congresso della WPC (Stoccolma del 1948).

Un altro grande avvenimento degli anni ’30 a cui partecipò l’Italia, sotto gli auspici del CNR, fu l’Esposizione di Chicago. La preparazione del materiale da inviare a Chicago per illustrare le innovazioni scientifiche italiane dall’epoca romana al 1933 fu affidata dal Duce al CNR. L’organizzazione era diretta personalmente dal presidente del CNR, Guglielmo Marconi, supportato dall’eminente matematico Enrico Bompiani. Con un lavoro febbrile compiuto in poco più di due mesi, si operò la scelta della documentazione e la suddivisione del lavoro, la riproduzione del materiale da inviare, la preparazione delle didascalie in italiano e in inglese, la raccolta del materiale a Roma, l’imballaggio e la spedizione negli Stati Uniti.

L’Esposizione si svolse nel 1933, in occasione del centenario della città di Chicago, e l’Italia si presentò con una raccolta di cimeli e documenti atti a dimostrare l'entità del contributo italiano al progresso scientifico e tecnico mondiale. La collezione era imponente per numero e importanza dei cimeli di diverse epoche storiche. Nelle carte[20] sono riportate informazioni sugli oggetti da esporre per ogni settore scientifico: per la sezione di fisica venne scelto il telescopio e termoscopio di Galileo; per la medicina  gli strumenti chirurgici di epoca pompeiana; per la matematica l’apparecchio di Leonardo da Vinci per risoluzione del problema della riflessione sopra uno specchio; per l’ astronomia la bussola del XII sec.; per il settore agricolo gli aratri di legno e la pala romana; per la geografia le carte nautiche e le antiche guide costiere utilizzate durante l’impresa di Cristoforo Colombo.

Nei fascicoli sono presenti anche le cartine topografiche per le postazioni destinate all’Italia che nell’Esposizione aveva a disposizione tre sezioni: la prima riguardava le opere d’ingegneria antica e moderna (dal porto di Roma degli imperatori Claudio e Traiano e dalle navi di Nemi alla ferrovia elettrica Bologna-Firenze e all’Acquedotto Pugliese); la seconda i contributi delle invenzioni italiane che caratterizzarono l’ultimo secolo di progresso; la terza i modelli di navi italiane (tecnica navale).

Mussolini dispose di preparare quattro collezioni, una destinata al Museo delle Scienze di Londra, una a Monaco di Baviera e una per l’Italia mentre quella esposta a Chicago, era destinata a passare in via definitiva nel Museo Americano delle Scienze.

Le collezioni presentate e la stessa partecipazione italiana a questa mostra non furono altro che un tentativo del Governo di affermare la preminenza della scienza italiana e di arginare quello che il fascismo riteneva un danno materiale e morale per l’Italia e per i prodotti dell’ingegno italiano e cioè il mancato riconoscimento del loro valore come era avvenuto nel caso di Barsanti e Matteucci per l’invenzione del motore a scoppio, di Meucci per il telefono, di Volta e Pacinotti per l’elettricità[21].

Il significato di questa partecipazione italiana è ben riassunto in un articolo della rivista “Credere” (n. 4-5, aprile-maggio 1934), in cui Enrico Bompiani affermava che «si trattava di affermare in America la nostra concezione di scienza»[22].

Notizie sull’Esposizione si trovano anche tra le carte dell’archivio della Presidenza Marconi[23] e del Comitato di Ingegneria[24]. Vi è la delibera del Capo del Governo di accogliere l’invito degli organizzatori di Chicago, dando mandato al CNR di predisporre, con la collaborazione di enti e ditte interessate, il materiale da inviare alla mostra e le relative richieste indirizzate a vari enti e aziende[25].

Questi esempi vanno analizzati tenendo presente il progressivo isolamento sul piano internazionale dell’Italia dovuto alle sanzioni seguite all’invasione dell’Etiopia che prevedevano anche il divieto di esportare in Italia merci necessarie all’industria bellica. Questo limitò anche l’attività scientifica ma nel contempo creò l’occasione per propagandare il mito di un’Italia autosufficiente e indipendente dalle altre potenze. Mussolini il 23 marzo 1936, in un discorso all’Assemblea delle Corporazioni in Campidoglio (Roma), tracciò le linee del programma autarchico e la direttiva politica da seguire per il raggiungimento dell’autonomia economica del Paese. L’istituzione del Comitato per l’Autarchia divenne un ulteriore freno alla condivisione di progetti scientifici con gli altri paesi europei, innescando così una fase di chiusura nei rapporti internazionali.

Nel 1937 fu nominato Presidente del CNR il maresciallo Pietro Badoglio, per rendere più stretto il legame tra il Consiglio e le forze armate e quindi lo sviluppo della ricerca in ambito militare.

Nello stesso periodo furono avviati i progetti autarchici in base ai quali dovevano essere ridotte al minimo le importazioni, i prodotti di importazione dovevano essere sostituiti con produzioni interne e,  infine, dovevano essere incentivate le esportazioni. Ma questa politica autarchica non fu all’altezza delle aspettative a causa della scarsa disponibilità di materie prime e soprattutto della dipendenza energetica dall’estero.

Nel 1938 furono emanate le leggi razziali che innescarono la fuga di studiosi e ricercatori dal CNR e di conseguenza la distruzione o quanto meno lo smembramento di intere scuole scientifiche.

Con la limitazione dei rapporti internazionali venne progressivamente meno la presenza italiana ai grandi congressi e alle mostre internazionali.

In quegli anni fu organizzata la Mostra Autarchica del Minerale Italiano che si svolse a Roma, al Circo Massimo, e fu inaugurata il 18 novembre del 1938. La mostra fu un prodotto tipico della politica espositiva voluta dal fascismo e si trasformò in una delle manifestazioni più appariscenti della propaganda di Regime.

In questo periodo mostre ed esposizioni occuparono un ruolo di primo piano, erano allestite in maniera grandiosa, scenografica ed usate come cassa di risonanza per celebrare la storia e le conquiste del fascismo.

La Mostra Autarchica del Minerale Italiano comprendeva ventitré padiglioni dove erano rappresentate le varie attività minerarie, suddivise in trentanove settori, da quelle legate ai combustibili solidi, liquidi e gassosi, a quelle dei minerali metallici, dai marmi e pietre industriali allo zolfo, dal sale marino alle acque minerali, dalle ricerche minerali alle scuole professionali. Vennero anche esposti i prodotti dell'industria.

Richiesta dal Partito Nazionale Fascista, aveva ricevuto vari contributi finanziari[26]: dalla Banca d’Italia per le spese di allestimento del reparto ricerche e invenzioni, dalle Assicurazioni delle Generali, dalla Riunione Adriatica di Sicurtà e dalla Società Reale Mutua di Assicurazioni di Torino.

Legato sempre ai temi autarchici fu il Convegno nazionale di studi autarchici[27], nato, su richiesta di Giancarlo Vallauri, nel 1940,  fece il punto della situazione sugli studi e sui dati statistici ottenuti sui materiali che interessavano le industrie elettriche.

Con l’entrata in guerra, le esigenze in fatto di materiali e costruzioni aeree, navali e di armamenti si fecero più pressanti da parte del Ministero della Guerra e di conseguenza si intensificò la ricerca in questo settore.

Durante il periodo bellico, l’attività del CNR si svolse con difficoltà. Alla fine del ’42 il richiamo alle armi dei ricercatori e la delibera di nuovi provvedimenti di vincolo e di censura resero gli spostamenti e le comunicazioni sul territorio nazionale più difficili e praticamente impossibili quelli con enti stranieri. Ci troviamo di fronte a un lento diradarsi dell’organizzazione di eventi congressuali sia a livello nazionale che internazionale. Osservando i dati ottenuti con la ricognizione della posizione 9 si possono trarre i seguenti dati: nel 1940 si svolsero ventisei eventi nazionali (otto convegni, un’adunata, diciassette congressi, una mostra), sia nel 1941 che nel 1942 dieci eventi, nel 1943 otto (tre convegni, cinque congressi, una mostra) fino ad arrivare al 1944 in cui non fu organizzato alcun evento. Nel 1945 ci fu un unico convegno, il Convegno agrario fra tecnici e studiosi, che si tenne a Roma. Solo nel 1946 si ebbe una minima ripresa con ventidue eventi nazionali (undici convegni, quattro mostre, una conferenza, sei congressi).

Con la fine della Seconda guerra mondiale si registrò una ripresa notevole dell’attività scientifica nazionale e internazionale e il CNR si fece promotore tra il 1951 e il 1956 di un evento di grande rilevanza: le Giornate della Scienza che avevano cadenza annuale e furono organizzate in occasione della Fiera di Milano, che in realtà nasceva con scopi prevalentemente commerciali.

Per la seconda Giornata della Scienza, il Consiglio aveva indetto un convegno e una mostra sul tema “la Difesa del suolo”. Attraverso la documentazione[28] è possibile ricostruire l’iter organizzativo e i rapporti del CNR con l’Ente Autonomo della Fiera di Milano, con il Comitato organizzatore del convegno e le diverse personalità, associazioni scientifiche e industrie invitate.

Dal 1953, inoltre, il CNR, in occasione della XVII Fiera del Levante, organizzata ogni anno nel mese di settembre a Bari, promosse una mostra e un Convegno sulla meccanizzazione dell’agricoltura[29] nei suoi aspetti scientifici e invitò gli studiosi di scienze agrarie e tutti coloro che erano interessati allo sviluppo del settore.

Dalla corrispondenza emergono gli stretti rapporti con l’Ente Autonomo Fiera del Levante e il fatto che le spese organizzative, tra cui i rimborsi per il viaggio e la corrispondenza del trattamento di missione ai partecipanti gravassero sul CNR.

La Mostra era allestita con materiale fotografico relativo all’evoluzione dei metodi adottati nelle varie fasi, fondamentali e accessorie, delle attività agricole.

Al Convegno parteciparono i membri del Comitato di Agricoltura e Zootecnia, i direttori dei Centri di studio del CNR e i direttori degli Istituti universitari di meccanica agraria. Erano invitati a partecipare anche i Professori universitari di scienze agrarie e di costruzioni meccaniche ed idrauliche, i rappresentanti dei Ministeri dell’Agricoltura e delle Foreste e dell’Industria e del Commercio), della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e per l’Agricoltura), della Cassa del Mezzogiorno e di Confindustria, le Camere di Commercio, gli Enti di Riforma Agraria, gli Ispettorati e le industrie interessate. I partecipanti dovevano compilare una scheda di richiesta di adesione e il Consiglio si riservava di accogliere o meno le richieste.

Il Convegno sulla meccanizzazione dell’agricoltura era collegato con il Convegno nazionale sulla meccanizzazione dell’agricoltura nell’economia italiana[30], indetto nello stesso anno dalla Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Cremona in collaborazione con il Centro Nazionale Meccanico Agricolo di Torino, sotto l’alto patronato del CNR, per la chiusura della Fiera internazionale del bovino da latte e della Fiera nazionale dell’approvvigionamento dell’agricoltura. Si trattava di «approfondire i problemi economici posti dal crescente sviluppo della meccanizzazione in agricoltura»[31] e in che modo la meccanizzazione avrebbe potuto influire sui livelli di occupazione. Il Convegno, in origine, sarebbe stato contemporaneo a quello indetto a Bari dalla Fiera del Levante, alla fine si scelsero due date diverse e vennero presi, con la collaborazione del CNR, degli accordi tra gli Enti organizzatori e partecipanti ai due eventi «per un reciproco coordinamento ai fini della migliore riuscita di queste iniziative dedicate al problema della meccanizzazione agraria in tutti i suoi aspetti».[32]

La scelta di mettere in evidenza solo alcuni aspetti organizzativi e scientifici in materia di convegni voluti dal CNR non può essere esaustiva e rappresentativa del complesso lavoro che il Consiglio svolgeva, sia autonomamente sia in collaborazione con altri enti scientifici e non, per far conoscere e divulgare la cultura scientifica in Italia nel periodo compreso tra il 1927 e il 1965.

La documentazione della posizione 9 è interessante non solo per approfondire le vicende interne al CNR stesso, ma le differenti posizioni che esso assunse in ambito di collaborazione scientifica nazionale e internazionale a sostegno della politica scientifica che intendeva promuovere.

2. La posizione 9 dell’archivio del CNR: Convegni e Congressi

La documentazione qui analizzata riguarda la posizione 9 relativa a Convegni e Congressi dell’archivio del CNR[33] e appartiene a due diversi versamenti; le buste numerate in origine da b. 111 a b. 142 bis al primo versamento (1955), mentre quelle del secondo (1993) sono prive di numerazione, aggiunta in seguito dall’autrice di questo lavoro a partire da b. 2000 (fino a b. 2097), per un totale di centotrentuno buste. Durante il lavoro di riordinamento si è preferito rispettare le classifiche originarie e si è notato che tali posizioni sono state condizionate dai molteplici cambiamenti istituzionali del CNR nel corso degli anni:

al 9p.g.  corrispondono disposizioni generali del CNR in materia di convegni e congressi;

al 9a corrisponde documentazione nazionale (convegni, congressi, simposi, conferenze..);

al 9b documentazione internazionale (congressi, convegni, Giornate della scienza, Anno geofisico, conferenze ecc.);

al 9c  esposizioni nazionali ante 1951;

al 9d  esposizioni internazionali ante 1951;

al 9e  fiere nazionali ante 1951;

al 9f  fiere internazionali ante 1951.

Si è anche preferito conservare la terminologia e le denominazioni originarie anche se si può osservare che molti termini possono essere utilizzati in modo interscambiabile. Ad esempio convegni e congressi sono entrambi delle riunioni dei rappresentanti di una categoria professionale per discutere di argomenti di interesse comune. Tuttavia mentre i convegni potevano avere diverse tematiche anche legate a momenti specifici della ricerca di quegli anni ed erano quindi episodici, i congressi erano l’espressione di categorie professionali, alcune volte molto specifiche e si tenevano in città diverse, a volte con cadenze annuali o pluriennali.

A livello esemplificativo ricordiamo: il Congresso nazionale di radiologia medica[34], voluto dalla categoria dei radiologi, che sembra avere una cadenza biennale dal 1930 al 1938 e che si tiene in città diverse (Torino, Parma, Perugia, Bologna, Venezia, Bari, Modena).

In anni più recenti il Congresso nazionale per l’edilizia e l’abitazione [35], svoltosi dal ‘50 al ’58 con cadenza biennale, anche questo in diverse città. Mentre per il Congresso del freddo[36] è Padova l’unica sede e la cadenza è annuale, dal 1952 al 1958.

Altre volte si associano i termini Convegno e Simposio per indicare lo stesso tipo di evento, un incontro di specialisti per discutere di un argomento preciso (nelle carte del Convegno internazionale sui pironi e loro derivati[37] che ha avuto luogo a Dublino nel 1955, l’evento viene detto anche Simposium).

Lo stesso vale per mostre, fiere ed esposizioni che nella maggior parte dei casi si riferiscono a rassegne scientifiche durante le quali vengono mostrati al pubblico i risultati tecnico-scientifici ottenuti negli anni. Come detto, nel riordinamento si è cercato di mantenere i fascicoli riuniti per classifica tranne che per le esposizioni nazionali che riportavano due classifiche diverse pur essendo unica la natura dei fascicoli. Infatti le esposizioni nazionali precedenti il 1951 riportavano la classifica 9c e quelle successive la 9a perché riunite a altri eventi. Analogo problema è presente per le esposizioni internazionali che hanno classifica 9d per i fascicoli precedenti il 1951 e 9b per quelli successivi. Anche in questo caso si è operato riunendo tutti i fascicoli in un’unica classifica. Anche per mostre e fiere nazionali, che per i fascicoli precedenti il ‘51 avevano classifica 9e, a partire dal 1952 sono riuniti in un’unica serie con fiere e mostre post ‘51 e hanno classifica 9a.  Infine le  mostre e fiere internazionali hanno per gli anni precedenti il ‘51 la classifica 9f e per gli anni successivi classifica 9b.

Si è cercato anche di ricondurre questi eventi nell’ambito delle attività di promozione svolte da un determinato comitato, ciò ha presentato non poche difficoltà poiché il lavoro copre un arco temporale molto lungo (1927-1969) in cui il CNR subisce un’evoluzione nelle strutture e nelle competenze. E’ interessante capire quali di queste iniziative il CNR promuovesse o sovvenzionasse e come si proponessero i comitati nell’ambito nazionale e in quello internazionale, come negli anni con l’evoluzione dei comitati sia cambiata anche l’assegnazione del coordinamento di questi eventi.

Alla fine del lavoro di schedatura e analisi è stato possibile suddividere la documentazione in sei serie che corrispondono alle sei classifiche originarie.

La I serie è relativa alla normativa di carattere generale, all’uso della lingua italiana nei congressi, all’utilizzazione dei traduttori italiani ed è costituita di soli quattro fascicoli.

La II  serie “9a” riunisce tutta la documentazione prodotta a livello nazionale ed è suddivisa in  tre sottoserie:  Convegni, Congressi e Eventi diversi.

La III serie “9b” riguarda la documentazione internazionale, è la più ricca sia per la mole di materiali sia per le tipologie di documenti riscontrate ed è suddivisa in undici sottoserie: Convegni, Congressi, Conferenze, Giornate della scienza e giornate internazionali di cultura scientifica, Esposizione di Bruxelles, Anno geofisico, Colloqui, Commemorazioni, Simposi, Riunioni e Eventi diversi.

La IV serie “9c” riguarda le esposizioni avvenute su territorio nazionale prima e dopo il 1951[38].

La V serie “9d” tratta delle esposizioni internazionali datate ante e post 1951[39].

La serie VI “9e” riunisce i fascicoli inerenti alle mostre e fiere nazionali ante e post 1951[40] e i fascicoli riguardanti la Fiera del Levante[41].

La serie VII “9f” è formata da fascicoli riguardanti le mostre e fiere internazionali ante e post 1951[42]. Mentre 8 fascicoli erroneamente sono classificati 9e.

Per quanto riguarda la tipologia documentaria, nella maggior parte dei fascicoli è conservata della corrispondenza: tra il CNR e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, i Ministeri coinvolti negli eventi, gli istituti di ricerca e le personalità che fanno richiesta dell’autorizzazione per partecipare a tali avvenimenti e dei contributi per le spese da sostenere. Riporto dalle carte del fascicolo “Congresso della federazione delle Associazioni di chimica tessile e coloristica[43]” del 1936 a Stoccarda, la richiesta dell’associazione italiana della chimica tessile e coloristica al CNR che risponde:

L’autorizzazione per partecipare ai congressi viene rilasciata direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, cui Ella dovrà pertanto rivolgere regolare domanda. Questo Consiglio viene di volta in volta invitato dalla suddetta Presidenza ad esprimere il proprio parere sull’opportunità o meno della partecipazione italiana ai vari congressi. Ad ogni modo si da fin d’ora assicurazione che questo Consiglio -  non appena ne sarà richiesto dalla PCM -  darà il nulla osta per la partecipazione di codesto Onorevole Ente al congresso in oggetto.

In queste richieste a volte sono citate delle norme relative alla partecipazione di delegati italiani a congressi internazionali, come nella richiesta del Presidente della S.A.S. (Comitato internazionale per l’unificazione dei metodi per la sintesi in antropologia e eugenica):

«in conformità alle norme per la partecipazione ufficiale dell’Italia ai congressi internazionali, di cui alla Legge 5 febbraio n 314[44], debbo chiedere alla Onorevole Commissione consultiva il permesso di convocare in una città dell’Europa centrale il secondo convegno della S.A.S.»[45].

Oltre alla corrispondenza, troviamo materiale edito a stampa, opuscoli informativi, verbali delle riunioni, cartine topografiche che indicano gli stand destinati all’Italia durante le fiere e le esposizioni internazionali.Oltr

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§            www.area.fi.cnr.it

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§            www.italgiure.giustizia.it/nir/1935/lexs_19532.html



[1] Da questo momento CNR, poi approvato con il RD 2 ottobre 1924, n. 1625.

[2] ACS, CNR, pos.9, Convegni e Congressi, f.1

[3] Verbale della seduta del Direttorio, 29 febbraio 1928, CNR, Biblioteca Centrale

[4] ACS, CNR, Comitato di Ingegneria, b. 208, fasc. 6, p.4

[5] B. Mussolini, «Il messaggio del Capo del Governo a Guglielmo Marconi, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche», 1 gennaio 1928, in La ricerca scientifica. Discorsi raccolti a cura del CNR, Roma 1935, p.10

[6] Verbali delle sedute del Direttori del 29 febbraio e del 22 marzo 1928, CNR, Biblioteca Centrale

[7] Verbale della seduta del Direttorio, 25 ottobre 1928, CNR, Biblioteca Centrale

[8] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 711

[9] ACS, CNR, Comitato di Ingegneria, b. 35, f. 159

[10] ACS, CNR, Comitato di Ingegneria, b. 35, f. 160

[11] ACS, CNR, Comitato di Ingegneria , b. 39, f. 169

[12] ACS, CNR, Comitato di Ingegneria , b. 41, f. 172

[13] ACS, CNR, pos. 2, Presidenza Marconi, b. 22, ff. 379-380

[14] ACS, CNR, pos. 2, Presidenza Marconi, b. 23, f. 381

[15] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 711

[16] Vedi nota 8

[17] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 711

[18] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 812

[19] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 1105

[20] ACS, CNR, pos .9, Convegni e Congressi, f. 1874

[21] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 1875

[22] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 1876

[23] ACS, CNR, pos. 2, Presidenza Marconi, b. 4, f. 121

[24] ACS, CNR, Comitato di Ingegneria, b. 59, f. 376

[25] L’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese; la Direzione della S.A. Fiat di Torino; la Fabbrica Automobili Isotta Fraschini; la SORIMA; il Consorzio autonomo del Porto, Palazzo S. Giorgio, Genova; il Dott. Ing. Guido Ucelli, Consigliere delegato della S.A. Costruzioni Meccaniche di Pisa; le Ferrovie dello Stato; il Museo delle Scienze e delle Industrie; le Officine Villar Perosa; la Società Italiana Pirelli.

[26] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 1921

[27] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 49

[28] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, ff. 1537-1546

[29] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 1949

[30] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 139

[31] Vedi nota 29

[32] Vedi nota 29

[33] La documentazione contenuta negli archivi del CNR è stata versata presso l’Archivio Centrale dello Stato in momenti diversi. Il primo versamento datato 1955 conteneva una parte delle carte prodotte dal CNR negli anni 1928 – 1950 ed è stato effettuato in applicazione del Regio Decreto Legge 31 agosto 1933, n. 1313, che disciplinava il versamento presso l’ACS degli atti amministrativi dei Ministeri dopo cinque anni dalla conclusione della pratica, in questo periodo infatti il CNR è un organo dipendente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un secondo versamento fu effettuato, sempre presso l’ACS, nel 1993, e comprendeva documenti dal 1921 al 1980 in applicazione del Decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, il deposito di documentazione relativamente recente fu possibile grazie alla norma, contenuta nella Legge n. 1409, che stabiliva la possibilità di accettare versamenti anche prima che fossero passati 40 anni dalla conclusione della pratica qualora l’archivio rischiasse di essere disperso o danneggiato.

[34] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, ff. 175-182

[35] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, ff. 449-452

[36] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, ff. 516-522

[37] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 620

[38] Le esposizioni post 1951 avevano in origine classifica 9a

[39] Le esposizioni internazionali post 1951 avevano in origine classifica 9b

[40] Le mostre e fiere post 1951 avevano in origine classifica 9a

[41] classifica 9b

[42] Le mostre e fiere internazionali post 1951 avevano in origine classifica 9b

[43] ACS, CNR, pos .9, Convegni e Congressi, f. 1097

[44]Legge del 5 febbraio 1934, n 314

[45] ACS, CNR, pos. 9, Convegni e Congressi, f. 578

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