Giovedì, 07 Agosto 2014

“MIRACOLO” in mostra: l’Ufficio Fiere del Ministero del Commercio con l’Estero nei documenti conservati all’Archivio Centrale dello Stato

Rovena Sakja
Sezione Studi

Il contributo fornisce una presentazione storico archivistica dell’Ufficio Fiere, Direzione Generale Importazioni – Esportazioni del Ministero del Commercio con l’Estero negli anni del “miracolo” economico italiano. La documentazione, conservata presso l’Archivio Centrale dello Stato, offre un panorama completo delle funzioni dell’Ufficio in ambito di manifestazioni fieristiche e di attività di promozione in Italia e all’estero e permette di ricostruire l’iter burocratico seguito per lo svolgimento di queste funzioni. Oltre all’interesse per la storia degli enti e manifestazioni fieristiche, da evidenziare sono gli spunti per lo studio delle politiche di promozione degli scambi e delle esportazioni italiane e il cospicuo materiale fotografico, testimonianza indelebile dell’epoca d’oro dell’economia italiana. 

The contribute makes a historical archival presentation of Exhibitions Bureau, Directorate General for Imports - Exports of the Ministry of Foreign Trade in the years of the economic Italian “miracle”. The documentation, preserved at the Central State Archive offers a full view of the functions of the Office in the field of exhibitions and the promotional activities in Italy and abroad, which allows to reconstruct the bureaucratic process followed for the performance of these functions. Beyond the interest for the history of institutions and exhibitions, to be highlighted are the cues for the study of the promotional politics of exchanges and  Italian exports and  the conspicuous photographic material, indelible evidence of the golden age of the Italian economy.

In calce è allegato il pdf del saggio.

 Introduzione

L’Istituto Nazionale per i Cambi con l’Estero, istituito con regio decreto 11 dicembre 1917, n. 1956, fu il primo ente deputato al controllo degli scambi con l’estero e avrebbe dovuto svolgere le sue funzioni solo durante il periodo bellico ma continuò la sua attività anche in seguito[1].

La maggior parte delle strutture operanti nel settore del commercio con l’estero nacque nel periodo tra le due guerre e nel 1926 si ebbe la prima normativa su importazioni e esportazioni. Nello stesso anno fu istituito l’Istituto Nazionale per le Esportazioni[2] con il compito di promuovere lo sviluppo delle esportazioni attraverso lo studio sistematico dei mercati esteri e la propaganda dei prodotti nazionali. Nel 1929 tutti i servizi attinenti all’industria e al commercio estero furono attribuiti al Ministero delle Corporazioni[3].

La necessità di ottenere unità d’indirizzo in un settore in crescita come quello della politica valutaria e commerciale, portò alla costituzione e allo sviluppo di un ramo autonomo dell’amministrazione preposto agli scambi e alle valute. Così fu istituita la Sovrintendenza per gli Scambi e le Valute[4], posta alle dirette dipendenze del Capo del Governo, e organizzata su tre servizi: valute, scambi con l’estero e commesse statali[5]. La Sovrintendenza costituì il primo tentativo di creare un organo di vertice nel settore degli scambi commerciali con l’estero[6].  

Nel 1935 la Sovrintendenza fu trasformata in Sottosegretariato per gli Scambi e Valute[7]. Questo cambiamento era frutto di una concezione che vedeva la disciplina delle esportazioni e quella dei pagamenti internazionali, come interdipendenti in un’economia rigidamente controllata dallo Stato come quella che si stava strutturando in Italia all’epoca[8]. Al Sottosegretario, che dipendeva dal Capo del Governo, vennero assegnate tutte le competenze prima spettanti al Ministero delle Corporazioni e alla Sovrintendenza in materia di rapporti economici con l’estero, di disciplina delle importazioni ed esportazioni, distribuzione delle valute e regolamentazione degli approvvigionamenti dall’estero.  

Vennero riformati e sottoposti alle direttive del Sottosegretario anche l’Istituto Nazionale per i Cambi con l’Estero e l’Istituto Nazionale per il Commercio Estero[9].

Nel 1937 il Sottosegretariato fu trasformato in Ministero per gli Scambi e per le Valute[10], trasformazione voluta da Mussolini per segnare l’importanza capitale delle sue funzioni nell’attuazione della politica economica dello Stato fascista[11].

Il disegno di un’amministrazione centralizzata del commercio con l’estero si deve a Felice Guarneri[12], un alto dirigente della Confindustria chiamato da Mussolini a capo della Sovrintendenza per gli Scambi e le Valute. Guarneri impostò l’organizzazione del commercio con l’estero secondo il concetto per cui gli organi che presiedono al commercio ed ai pagamenti internazionali devono «obbedire a un solo commando»[13].

Secondo il disegno di Guarneri il Ministero degli Scambi e delle Valute doveva avere alle sue dipendenze tutti gli enti e servizi chiamati ad operare nel campo dei rapporti economici con l’estero e cioè: la Direzione Generale del Commercio e dei Trattati, i consiglieri e gli addetti commerciali all’estero, l’Istituto Nazionale per l’Esportazione e l’Istituto Nazionale per i Cambi con l’Estero, che conservavano però la loro struttura giuridica e piena autonomia amministrativa[14].

Furono le sanzioni economiche decise dalla Società delle Nazioni contro l’Italia per l’invasione dell’Etiopia, la scarsità di valuta pregiata e la politica autarchica a spingere il Governo fascista a dare alla materia un assetto organico e funzionale a un’economia in cui vigeva una netta separazione tra mercato interno ed estero[15].

Il Ministero per gli Scambi e le Valute fu abolito nel dopoguerra[16] e le sue funzioni furono attribuite prima ai Ministeri degli Esteri e delle Finanze[17], poi al Ministero del Tesoro e per finire al Ministero dell’Industria, Commercio e Lavoro e alla Banca d’Italia.

Nel 1945, durante il primo Governo De Gasperi, fu istituito il Ministero del Commercio con l’Estero[18]. In base al decreto legislativo 16 gennaio 1946, n. 12, «Il Ministero esercita tutte le attribuzioni inerenti ai rapporti commerciali con l'estero, sia rispetto ai privati, sia alle pubbliche amministrazioni, salve le attribuzioni del Ministero degli Affari Esteri»[19]. Al Ministero erano quindi attribuiti i compiti di: coordinare e eseguire i programmi di importazione e esportazione, stipulare trattati, convenzioni e accordi internazionali, disciplinare i movimenti valutari relativi alle esportazioni e alle importazioni, si occupa infine della regolamentazione dei rapporti. 

La normativa determinava il trasferimento al nuovo Ministero dei servizi, degli organi e del personale trasferiti al Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato[20], dopo la soppressione del Ministero per gli Scambi e per le Valute.

Il Ministero per l’espletamento delle sue attribuzioni si avvaleva di due importanti strumenti: l’Istituto per il Commercio Estero[21], posto alle dirette dipendenze del Ministero, con il compito di vigilare anche sull'attuazione dei regolamenti comunitari e di seguire le operazioni di assicurazione e di finanziamento dei crediti all'esportazione e l'Ufficio Italiano Cambi[22], con personalità giuridica e gestione autonoma, ma sottoposto alla vigilanza del Ministero del Tesoro, operava come strumento dello Stato e della Banca d'Italia per il governo degli scambi valutari.   

Il decreto ministeriale 2 settembre 1946 trasferiva al Mincomes quasi tutte le funzioni in precedenza spettanti alla direzione generale delle valute del soppresso Ministero degli Scambi e delle Valute, tuttavia il Mincomes non acquisì mai tutte le competenze prima spettanti al Ministero degli Scambi e delle Valute, tanto che Guarneri lo definì un organismo «minorato»[23].

Si passò quindi dalla concezione di Guarneri, per il quale «la disciplina selle importazioni, la manovra delle esportazioni e dei pagamenti internazionali essendo inscindibili, non possono essere praticate separatamente né tanto meno ignorarsi a vicenda»[24], alla frammentazione di competenze. 

Il Mincomes non ebbe quindi una posizione polarizzante nella disciplina della materia, la cui organizzazione fu anzi soggetta a una vera e propria compartecipazione di più soggetti e organi, non tutti istituzionalmente indirizzati alla cura dello specifico settore[25].

Il Ministero, in base al regio decreto 30 maggio 1946 n. 459, risultava suddiviso in tre direzioni generali (per gli accordi commerciali e per le valute, per i piani degli scambi con l’estero e gli affari doganali e per i servizi delle importazioni e delle esportazioni) e in un ispettorato generale per gli affari generali e il personale.

  Lo stesso decreto istituiva una Commissione Centrale per il Commercio Estero con funzioni consultive, presieduta dal ministro e composta da 28 membri[26]. Nuove attribuzioni per le direzioni generali furono stabilite dai decreti ministeriali del 3 agosto e del 14 settembre 1966 che, però, assegnavano limitate competenze alla direzione generale per gli accordi commerciali, benché ci si trovasse di fronte a una trasformazione del contesto commerciale internazionale, con il passaggio da un sistema di accordi bilaterali a uno di accordi multilaterali.

Vi fu, poi, una duplicazione di alcune funzioni tra questa direzione generale e il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, in materie attinenti alle politiche comunitarie, tra la direzione generale per lo sviluppo scambi e l’ICE e tra la direzione generale per le valute e il Ministero del Tesoro.

Altri aspetti strutturali, che contribuivano all’inefficienza dell’apparato ministeriale erano l’irrazionale distribuzione del personale e l’incertezza delle procedure amministrative[27].  

Non esisteva, come si evince dalla documentazione esaminata, alcuna regolamentazione delle procedure da seguire per l’emanazione dei provvedimenti ministeriali, ad esempio nella concessione di contributi alle varie manifestazioni fieristiche si fa riferimento a una maggiore o minore attinenza delle iniziative con lo sviluppo delle esportazioni, ma non sono indicati i criteri sui quali valutare questa attinenza[28].

Questa mancanza di regolamentazione lasciava un’ampia discrezionalità, con conseguente grave pregiudizio dell’efficienza dell’azione amministrativa e della tutela degli utenti del settore.

È interessante notare la proliferazione all’interno del Mincomes, di comitati e commissioni, costituiti sulla base dei diversi settori merceologici, dei quali però non si trova menzione nella normativa che determina l’ordinamento del Ministero.  Il  Mincomes subì poche altre modifiche nel corso degli anni seguenti, dovute soprattutto all’attuazione delle norme imposte dalla CEE e alla devoluzione di alcune competenze alle Regioni. Il Ministero del Commercio con l’Estero fu abolito nel 1999[29].

1. L’Ufficio Fiere 

 Prima di delineare le funzioni dell’Ufficio è necessario chiarire che nel periodo che va dalla metà degli anni ’40 agli anni ’70 del ‘900 non esisteva, nella normativa, una distinzione tra fiera, mostra e esposizione. Il primo tentativo di disciplinare organicamente la materia fu il regio decreto legge 24 gennaio 1934, n. 454, che rimase l’unica normativa di riferimento anche in periodo repubblicano almeno fino all’entrata in funzione delle Regioni, previste dalla Costituzione, e per le Regioni che non si erano dotate di proprie leggi in materia[30] fino al 2000.

La norma applicava a tutte le manifestazioni la stessa disciplina, indipendentemente dal settore merceologico e dal carattere dell’evento, che poteva essere generale, cioè riguardante più settori produttivi, o specializzato in un determinato settore[31].

 La distinzione veniva fatta in base al carattere territoriale e alla periodicità delle manifestazioni, determinando una regolamentazione basata sulle diverse tipologie di manifestazioni fieristiche:

·                       fiere, mostre ed esposizioni locali e provinciali, sottoposte al controllo delle Camere di Commercio Industria e Artigianato[32] competenti per territorio che dovevano redigere un calendario delle manifestazioni e inviarlo al MICA[33];

·                     fiere, mostre ed esposizioni interprovinciali, nazionali e internazionali occasionali, che dovevano essere autorizzate dal MICA. La normativa del 1934, però, non esplicitava le condizioni per ottenere il rilascio dell’autorizzazione, per cui era necessario rifarsi alla normativa del 1927 secondo la quale i requisiti erano «la serietà dell’iniziativa, la disponibilità di mezzi e la perfetta organizzazione»[34];

·                     fiere, mostre ed esposizioni interprovinciali, nazionali e internazionali periodiche, regolate da una normativa molto dettagliata, il loro svolgimento era subordinato alla formazione di un centro di interesse munito di personalità giuridica, questo portò all’istituzione degli enti fieristici[35].

Le manifestazioni fieristiche internazionali periodiche, oltre ad essere poste sotto il controllo del MICA, erano regolate anche dalla Convenzione Internazionale stipulata a Parigi il 22 novembre 1928[36] che istituì un Bureau International des Expositions. Sempre a Parigi aveva sede l’Union des Foires Internationales, un’associazione privata che raccoglieva gli enti fieristici di vari Paesi[37].

Non essendoci distinzione, dal punto di vista giuridico, tra fiere, mostre ed esposizioni, i termini venivano usati indistintamente per descrivere manifestazioni diverse: una semplice rassegna di prodotti, una contrattazione su campioni oppure una vendita di prodotti.

Accanto a fiere con sola funzione mercantile, si hanno fiere la cui funzione principale è l’informazione e la promozione: si tratta delle cosiddette “fiere campionarie”, che avrebbe dovuto promuovere nuovi prodotti, ma in cui in realtà si contrattava la vendita delle merci esposte, come accadeva nella Fiera Campionaria Internazionale di Milano[38], e nella Fiera di Bologna[39], campionaria a settori specializzati. In questi casi le ditte espositrici, a fine manifestazione, presentavano domande di autorizzazione all’importazione della merce contrattata durante la fiera, con in allegato i contratti proforma o gli ordini d’acquisto.

La natura della manifestazione più che dalla normativa era determinata dagli organizzatori della stessa.

Esistevano anche fiere occasionali, però va detto che le manifestazioni più importanti erano caratterizzate dalla stabilità, determinata dalla periodicità dello svolgimento, ad esempio la Fiera di Verona nella primavera del 1963 era arrivata alla sua 65ª edizione e si hanno tracce del suo proseguimento negli anni successivi[40].  

Nella pratica le voci fiera, esposizione, mercato e mostra si usavano indistintamente, tanto che i termini potevano fare riferimento a esposizioni che si svolgevano in località attrezzate in modo del tutto elementare, oppure in località attrezzate secondo le più moderne tecniche, come per esempio le fiere campionarie internazionali che si svolgevano in locali appositamente costruiti.

Questa mancanza di distinzioni emerge anche dalla documentazione esaminata, in quella degli anni ’50 si fa riferimento solo alle manifestazioni comprese nel calendario ufficiale del MICA,

invece in quella degli anni ’60 risulta che l’Ufficio si occupava di fiere, mostre, esposizioni, rassegne e saloni; a tutte queste manifestazioni era assegnata la posizione “F” accompagnata da un numero progressivo, indipendentemente dal carattere generale o specializzato, dalla periodicità e dalla territorialità.

L’unica distinzione messa in atto dall’Ufficio Fiere, era quella tra “fiere internazionali” e “nazionali”. Solo le manifestazioni internazionali avevano diritto all’assegnazione di contingenti fieristici d’importazione[41]. La qualifica di “internazionalità” alle manifestazioni era data dal MICA[42], il Mincomes, invece, poteva esprimere soltanto un parere sulla richiesta presentata dagli organizzatori.

 Tra i compiti dell’Ufficio Fiere vi era quello di assegnare i contingenti fieristici, cioè le quote che determinavano l’ammontare valutario della merce contrattata durante le manifestazioni e che potevano essere importate dai singoli paesi partecipanti; le assegnazioni erano fatte in base agli accordi esistenti tra l’Italia e le altre Nazioni.

 I contingenti erano suddivisi per merci e distribuiti tra i vari soggetti richiedenti le autorizzazioni d’importazione definitiva, a scarico delle bollette di temporanea importazione rilasciate per le merci esposte in fiera. Si chiedevano anche autorizzazioni d’importazione per merce contrattata sui campioni esposti in fiera da altri paesi.

Il meccanismo della ripartizione dei contingenti veniva messo in moto dall’ente organizzatore della manifestazione, che presentava domanda al Mincomes per l’assegnazione degli stessi. In risposta, l’Ufficio Fiere informava che l’assegnazione dei contingenti sarebbe stata fatta al termine della manifestazione, in rapporto alle domande d’importazione e all’interesse del mercato nazionale per quelle merci.

L’assegnazione dei contingenti era anche un modo per favorire le manifestazioni che maggiormente interessavano l’amministrazione statale. Il sistema era applicabile alle manifestazioni di nuova istituzione ma non a quelle che vantavano una solida tradizione e una certa rilevanza nel settore degli scambi con l’estero.

Dalla documentazione si rileva che l’assegnazione dei contingenti per queste manifestazioni, non era fatta in base alle domande d’importazione presentate, ma precedentemente allo svolgimento della manifestazione; ad esempio nel caso della domanda presentata dall’Ente Autonomo per le Fiere di Verona, la direzione generale per le importazioni e esportazioni presentò la domanda per l’assegnazione dei contingenti alle direzioni generali dello sviluppo scambi e degli accordi internazionali che la approvarono prima ancora che fosse nominata la delegazione del Mincomes, che avrebbe dovuto rilasciare le autorizzazioni d’importazione, presso la Fiera[43].  

La ripartizione veniva fatta dall’Ufficio Fiere, che redigeva una proposta per l’assegnazione dei contingenti e chiedeva il parere delle direzioni generali per lo sviluppo scambi e per gli accordi commerciali[44]. Poteva succedere che una di queste direzioni non approvasse la proposta, come nel caso della 65ª Fiera di Verona[45], quando la direzione generale per gli accordi commerciali decise di non approvare i contingenti assegnati ai Paesi di zona CEE[46], fino a quando la Francia non avesse deciso di fissare un contingente fieristico complessivo a favore di prodotti alimentari italiani, soggetti in quel momento a contingentamento per l’importazione in Francia.

 La determinazione dei contingenti coinvolgeva anche le rappresentanze diplomatiche delle varie Nazioni, come dimostra la presenza di una fitta corrispondenza tra l’Ufficio Fiere e le Ambasciate e le rappresentanze commerciali estere in Italia.

I contingenti d’importazione potevano essere aumentati o diminuiti anche durante lo svolgimento della manifestazione, in base alle richieste d’importazione[47] ed erano ripartiti tra le società iscritte al casellario delle ditte, che essendo state preselezionate dall’amministrazione, godevano di una situazione giuridica di vantaggio. La domanda doveva essere presentata in carta bollata, corredata di certificato merceologico, rilasciato dalla competente CCIA e di attestato di rappresentanza oppure di esclusività rilasciato dalla ditta straniera produttrice della merce esposta. Inoltre in allegato alla domanda, dovevano esserci anche i contratti di vendita proforma oppure gli ordini di acquisto di merci contrattate in base ai campioni esposti in Fiera.

Le domande di autorizzazione all’importazione, venivano prese in considerazione solo se le merci cui si riferivano erano state contrattate su campioni introdotti in regime di temporanea importazione in occasione di fiere[48], che dovevano essere presentate all’ente organizzatore della manifestazione e da questo trasmesse alla delegazione del Mincomes presente alla manifestazione. La presenza delle delegazioni era richiesta dagli stessi organizzatori, al capo delegazione, tramite decreto ministeriale, veniva concessa la delega a firmare licenze-autorizzazioni d’importazione definitiva, a scarico delle bollette di temporanea importazione per le merci esposte alle fiere, e per le merci acquistate in base ai campioni esposti, entro i limiti dei contingenti valutari e di clearing. Se alla manifestazione non era presente una delegazione, ma solo un osservatore, l’ente doveva trasmettere le domande alla sede del Ministero[49].

 I motivi della mancata accettazione delle domande erano i più vari: mancanza dei documenti necessari, merce non prevista nei contingenti o perché per quella merce non era prevista la licenza.

L’autorizzazione all’importazione era firmata dai Ministeri del Commercio con l’Estero e delle Finanze e era indirizzata alla dogana attraverso cui doveva passare la merce. Infatti secondo la legge del 1937 il decreto di temporanea importazione doveva essere emanato, su richiesta degli interessati, dal Ministero delle Finanze di concerto con il Mincomes[50].

 I campioni di merce entravano in Italia in regime di temporanea importazione, cioè non pagando all’entrata le imposte doganali, per essere poi nazionalizzate a scarico della bolletta doganale di temporanea importazione, attingendo alle quote previste dai contingenti fieristici.

 Le ditte espositrici dovevano, quindi, presentare domanda di autorizzazione per l’importazione definitiva di queste merci, allegando la copia della bolletta.

Per le manifestazioni internazionali, comprese nel Calendario Ufficiale delle Fiere e Mostre, non era necessaria l’autorizzazione, perché le dogane consentivano direttamente il passaggio delle merci destinate a essere esposte in queste manifestazioni[51].  

Le manifestazioni che non avevano la qualifica di “internazionalità” presentavano domanda di autorizzazione all’Ufficio Fiere, che comunicava il proprio nulla osta al Ministero delle Finanze, che, a sua volta, lo comunicava alla dogana competente che estendeva alla manifestazione in oggetto le facilitazioni previste per quelle a carattere internazionale[52].  

Dalla documentazione si ricava l’idea che fosse il Mincomes a concedere il nullaosta, e che il Ministero delle Finanze fosse solo un tramite con le dogane.

Per quanto riguarda le manifestazioni cinematografiche, il nulla osta alla temporanea importazione veniva concesso dal servizio V, divisione XII, del Mincomes, che si occupava in modo specifico delle importazioni ed esportazioni temporanee e definitive di films e di prodotti per la fotografia e la cinematografia[53].  

Compito dell’Ufficio Fiere era, anche, la concessione di finanziamenti e contributi a specifiche iniziative organizzate durante le manifestazioni.

Dalla documentazione esaminata risulta che, la concessione o meno di questi contributi, non fosse basata sul carattere territoriale o merceologico della manifestazione, ma sulla valutazione dell’iniziativa per la quale il contributo era richiesto. Il finanziamento delle manifestazioni fieristiche era compito del MICA, mentre il Mincomes concedeva contributi solo per iniziative che, nell’ambito di dette manifestazioni, avevano attinenza con l’incremento delle esportazioni dei prodotti rappresentati nelle stesse[54].   

I criteri per valutare l’attinenza delle iniziative con lo sviluppo delle esportazioni non erano prestabiliti ma lasciavano ampia discrezionalità decisionale, si veda ad esempio la mancata concessione del contributo alla Sagra del Tartufo di Norcia[55], eccessivamente legata al territorio in cui si svolgeva.  

I contributi erano concessi anche per la promozione delle manifestazioni all’estero, ad esempio furono concessi contributi alla Fiera di Verona per il servizio di ospitalità per operatori e giornalisti stranieri partecipanti al III Congresso Internazionale Norcofel, tenuto in occasione della Fiera del 1963 e del 1965[56].

L’Ufficio Fiere concedeva contributi anche per l’organizzazione di convegni, da svolgersi nella’ambito delle manifestazioni, come il Convegno di Studi sui Problemi Agricoli, in occasione dell’8ª edizione della Giornata della Frutta di Monreale[57], e il Convegno sui Problemi dell’Esportazione dei Fiori, in occasione della 7ª Esposizione Fiori e Piante da Esportazione di Vallecrosia[58].

La maggior parte dei contributi era indirizzata alla promozione delle manifestazioni stesse attraverso la stampa di speciali pubblicazioni a queste dedicate, materiale pubblicitario e apposite campagne promozionali, funzionali al richiamo di operatori stranieri alle manifestazioni italiane.

I finanziamenti riguardavano anche l’acquisto e la distribuzione all’estero di pubblicazioni edite in occasione di varie manifestazioni[59], la cui distribuzione era effettuata dall’ICE.

L’Ufficio Fiere contribuì anche alla campagna pubblicitaria a favore del settore dell’abbigliamento, in occasione del 1° Salone Mercato della Maglieria Italiana, e anche alla campagna di propaganda e pubblicità a favore dell’industria edilizia, in occasione della 1ª Fiera Internazionale dell’Industrializzazione Edilizia[60].

Queste campagne promozionali potevano essere affidate agli stessi enti organizzatori, con concessione di contributo diretto, oppure in mancanza di disponibilità nei relativi capitoli di bilancio, il Ministero se ne faceva carico e stipulava un contratto con l’ente, al quale commissionava la campagna che egli stesso aveva proposto. Ad esempio la campagna pubblicitaria in favore del settore dell’abbigliamento, in occasione del 1° Salone Mercato della Maglieria Italiana, venne affidata al CIDAI, invece la campagna pubblicitaria in favore della Fiera Internazionale Industrializzazione Edilizia venne affidata all’ICE, in seguito all’approvazione del preventivo e del piano pubblicitario che prevedeva di effettuare l’azione propagandistica attraverso conferenze illustrative a Parigi e Francoforte. All’ICE era affidata anche l’organizzazione della partecipazione italiana a manifestazioni fieristiche all’estero.  

Oltre all’ICE, per l’attuazione delle campagne propagandistiche all’estero il Mincomes si avvaleva anche dell’operato delle rappresentanze diplomatiche italiane nei vari paesi. Dietro indicazione del MAE, queste invitavano i Governi presso cui erano accreditati, a partecipare a manifestazioni fieristiche in Italia e a informare le categorie interessate operanti nei rispettivi mercati.  

 Il Servizio I del Mincomes si occupava anche delle iniziative volte a favorire l’esportazione dei prodotti italiani, attraverso lo studio, organizzazione e la partecipazione a convegni relativi allo sviluppo delle esportazioni.

 I convegni, potevano essere organizzati dallo stesso Mincomes, come il Convegno per lo studio dei problemi connessi con lo sviluppo delle esportazioni di prodotti dell’industria tessile, dell’alta moda e dell’abbigliamento – confezione[61], oppure organizzati dall’ICE, ma promossi dal Mincomes, come il Convegno Nazionale per il Commercio Estero svoltosi a Milano nel 1967[62]; o da altri enti come le CCIA[63]; oppure organizzati dalle CCIA in collaborazione con le manifestazioni fieristiche, come ad esempio il Convegno Nazionale sull’Esportazione del Cuoio e suoi Manufatti del 1964, organizzato dalla CCIA di Firenze e dalla Mostra Campionaria Calzature, Pelletteria e Cuoio[64]; o, infine  da associazioni varie, come il Convegno delle Fisarmoniche a Osimo del 1963, organizzato dal Rotary Club di Osimo[65], il 4° Convegno della Stampa Europea, promosso dall’Associazione per il Marchio Indathren – Francoforte sul Meno con auspicio della Fiera di Roma[66] e il 2° Convegno dei vini tipici pregiati, organizzato dalla Rivista di studi “La Comunità Agricola”, in collaborazione con l’Ente Fiera del Mediterraneo[67] . Interessante il caso del Convegno sulla ricerca di una moderna politica per la promozione delle esportazioni, organizzato dall’Associazione Generale del Commercio e Turismo di Napoli, su incarico del Mincomes[68].

I convegni potevano essere organizzati in ambito di manifestazioni fieristiche, dagli organizzatori delle stesse, come ad esempio la Tavola Rotonda sul tema “Forme di collaborazione interaziendale per lo sviluppo delle vendite all’estero”, in occasione della 32ª Fiera Campionaria Internazionale di Bologna[69], e il 2° Incontro Moda Italia – Africa, in occasione della 23ª Fiera del Mediterraneo[70].

Nella maggioranza dei casi l’organizzazione dei convegni era parte integrante del calendario delle attività degli enti organizzatori. Molto interessante risulta essere la corrispondenza, relativa agli anni 1978-1985, tra Ufficio Fiere e ditte che rappresentavano in Italia gli enti esportatori dei Paesi a economia di Stato[71]. Le ditte comunicavano all’Ufficio l’elenco delle manifestazioni fieristiche cui intendevano partecipare, in modo che il contingente d’importazione venisse concentrato nelle fiere di loro interesse. Ad esempio la ditta Piero Borla, rappresentante ufficiale della Glaskeramik, ente per le esportazioni di prodotti di porcellana e ceramica della Repubblica Democratica Tedesca, comunica l’elenco delle fiere cui intende partecipare per l’anno 1979 e continua a fare lo stesso per gli anni a seguire fino al 1985[72].

 La ditta Frivar – Rappresentanze Estere e Nazionali, in qualità di rappresentante generale per l’Italia della Artex – Ente per l’esportazione della porcellana ungherese, comunica che i prodotti della loro rappresentata saranno esposti solo ai due Macef, e chiede di concentrare il contingente fieristico a loro destinato, a queste manifestazioni[73].

  La corrispondenza trasmessa “per conoscenza” al Servizio I dalla direzione generale per lo sviluppo scambi serviva soprattutto per evitare la dispersione dei fondi o la concessione di più finanziamenti alla stessa manifestazione. Invece le circolari che arrivavano dalla direzione generale degli accordi commerciali riguardavano principalmente gli accordi commerciali stipulati tra Italia e Nazioni a economia di Stato. Queste circolari contengono: norme di esecuzione, modalità per l’importazione da questi Paesi di prodotti sottoposti al controllo quantitativo delle dogane, elenchi dei contingenti d’importazione dai suddetti Paesi, con indicazione delle merci, della quantità e della dogana d’entrata. 

2. L’Archivio dell’Ufficio Fiere 

 La documentazione analizzata proviene dal fondo “Ministero del Commercio con l’Estero, Direzione Generale delle Importazione ed Esportazioni, Servizio I, Divisioni I e II, Ufficio Fiere 1949 – 1985”.

Il versamento della documentazione all’Archivio Centrale dello Stato è stato in un certo senso obbligato dalla necessità di salvare serie documentarie, che rischiavano di andare perdute a causa delle infiltrazioni d’acqua verificatesi nei locali adibiti ad archivio presso il Ministero, che già avevano causato ingenti perdite di documentazione.

La documentazione “sopravvissuta”, proprio per i motivi sopra accennati, non si presenta distribuita in modo uniforme dal punto di vista cronologico. All’interno del periodo 1949 – 1985 si possono distinguere tre distinte serie temporali. La prima relativa al periodo 1949 – 1950, la seconda al 1960 – 1969 e la terza al 1978 – 1985.

La parte più cospicua e rilevante della documentazione è relativa al periodo 1960 – 1969 per gli altri due periodi le carte sono di modesta consistenza.

Nel periodo 1949 – 1950 si ha solo documentazione scambiata tra gli uffici relativa alle delegazioni ministeriali alle fiere, mentre la documentazione del periodo 1978 – 1985, è costituita da corrispondenza in arrivo all’Ufficio Fiere da parte delle direzioni generali degli accordi commerciali e per lo sviluppo scambi e dalle rappresentanze ufficiali di ditte estere di Paesi a economia di Stato.

Anche se di esigua consistenza questa documentazione offre indicazioni importanti sulle funzioni e attribuzioni dell’Ufficio Fiere e su come siano cambiate le sue competenze negli anni.

Confrontando la documentazione riguardante le delegazioni del Mincomes alle fiere del periodo 1949-1950 con quella del periodo 1960-1969 ci si rende conto che nel primo periodo, l’interesse del Ministero era rivolto esclusivamente alle manifestazioni internazionali comprese nel Calendario Ufficiale delle Fiere e Mostre del MICA. Nel secondo periodo invece, questo interesse era rivolto a tutte le manifestazioni fieristiche sia nazionali sia internazionali. 

La documentazione relativa agli anni 1960 – 1969 offre un panorama completo delle funzioni dell’Ufficio in ambito di manifestazioni fieristiche e di altre attività di promozione diverse dalle fiere, come per esempio i convegni. Consente, inoltre, di individuare le attribuzioni dell’Ufficio Fiere in materia di manifestazioni fieristiche, dall’assegnazione dei contingenti, alla concessione di autorizzazioni d’importazione e di nulla osta alla temporanea importazione; permette, infine, di ricostruire l’iter burocratico seguito per lo svolgimento di queste funzioni. Le carte consentono anche di far luce sulle relazioni intercorse tra quest’Ufficio e le altre direzioni generali del Ministero, ma anche con gli uffici della direzione generale delle Dogane e delle Imposte Indirette, del MICA dell’ICE e degli stessi enti fieristici. 

La documentazione riguardante il periodo 1978 - 1985, se pur di esigua consistenza, ha un valore indicativo su funzioni dell’Ufficio Fiere, che non si riscontrano nella documentazione relativa agli anni ‘60, come ad esempio i contatti con le rappresentanze ufficiali italiane degli enti preposti all’esportazione nei Paesi a economia di Stato, oppure i rapporti con le direzioni generali per lo sviluppo scambi e per gli accordi commerciali.

Il complesso documentario consta di 300 fascicoli per un totale di 26 buste.

Nel riordinamento delle carte è stato mantenuto, per quanto possibile, l’ordine originario dei fascicoli, rispettando la posizione attribuita dal soggetto produttore. Nei casi in cui questa posizione mancava, le unità archivistiche sono state disposte in ordine cronologico.

Questo lavoro di minuziosa schedatura, ha reso possibile organizzare la documentazione in sette serie:

1.  «Manifestazioni fieristiche in Italia» (1960 – 1969), che contiene la parte più cospicua della documentazione.  

2.  «Convegni» (1960 – 1969).

3.  «Documentazione fotografica Fiere e Mostre all’estero», che contiene un considerevole numero di fotografie riguardanti partecipazioni italiane a fiere estere, realizzate dall’ICE su incarico del Mincomes negli anni 1961 – 1966.

4.  «Impegnative rappresentanze ufficiali», che include la corrispondenza inviata all’Ufficio Fiere, dalle ditte che rappresentano ufficialmente in Italia gli enti statali di Paesi a economia di Stato, preposti all’esportazione di specifici prodotti.

5.  «Contributi Sviluppo» contenente la corrispondenza da e per la direzione generale per lo sviluppo scambi e pervenuta “per conoscenza” all’Ufficio Fiere. I documenti riguardano contributi concessi dalla direzione a vari enti, per l’organizzazione d’iniziative di promozione degli scambi.  

6.  «Circolari Accordi Commerciali», che include le circolari della direzione generale degli accordi commerciali, relative agli scambi commerciali dell’Italia con i Paesi a economia di Stato e Giappone.

7.  «Delegazioni Mincomes alle fiere 1949 – 1950», contenente documentazione riguardante la partecipazione di delegazioni ministeriali alle manifestazioni comprese nel calendario ufficiale delle fiere e mostre, redatto dal MICA. Cronologicamente questa serie avrebbe dovuto essere disposta per prima, ma la documentazione è esigua sia dal punto di vista della consistenza, sia da quello delle informazioni che vi si traggono e non fa riferimento se non in modo superficiale alle funzioni e competenze dell’Ufficio Fiere.

La documentazione presente nel fondo può risultare molto utile agli studiosi soprattutto in considerazione del periodo storico a cui fa riferimento, quello cioè del “boom economico”. Inoltre di particolare interesse sono le attività svolte dal Mincomes per la promozione delle esportazioni italiane e il cospicuo materiale fotografico, testimonianza indelebile dell’epoca d’oro dell’economia italiana.


[1] C. Franchini, Profilo giuridico del ordinamento del commercio con l’estero in Italia in Costituzione e Struttura del Governo, ricerca del CNR a cura di E. Spagna Musso, Padova, CEDAM, 1984, pp. 413 – 438.

[2] Regio decreto legge 18 aprile 1926, n. 800.

[3] C. Franchini, Profilo giuridico del ordinamento del commercio con l’estero in Italia in Costituzione e Struttura del Governo, ricerca del CNR a cura di E. Spagna Musso, Padova, CEDAM, 1984, pp. 413 – 438.

[4] Regio decreto legislativo 20 maggio 1935, n. 654.

[5] F. Guarneri, Battaglie economiche fra le due guerre, a cura di L. Zani, Bologna, Il Mulino, 1988, p. 17.

[6] C. Franchini, Profilo giuridico, cit. pp. 413 – 438.S. Cassese, L’ordinamento del commercio con l’estero in «L’Industria», n. 4 (1981), pp. 467- 477.

[7] Regio decreto 29 dicembre 1935, n. 218.

[8] F. Guarneri, Battaglie economiche cit., p. 21.

[9] Denominato così con il regio decreto 03 febbraio 1936, n. 296.

[10] Regio decreto 20 novembre 1937, n. 1928.

[11] C. Franchini, Profilo giuridico cit., pp. 413 – 438.

[12] Cfr. L. Zani, Fascismo, autarchia, commercio estero. Felice Guarneri un tecnocrate al servizio dello Stato nuovo, Bologna, Il Mulino, 1988; F. Guarneri, Battaglie economiche cit.; F. Del Giudice,  Le carte Guarneri presso l’Archivio Storico del Banco di Roma, in «Archivi e Imprese», n. 2 (1990), pp. 104 - 105; L. Zani, Guarneri, Felice, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 60, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2003, http://www.treccani.it/enciclopedia/felice-guarneri_(Dizionario-Biografico)/, consultato per l’ultima volta il 5 luglio 2014

[13] S. Cassese, L’ordinamento cit., pp. 467 – 477. Felice Guarneri Battaglie economiche cit., p. 21.

[14] F. Guarneri, Battaglie economiche cit., pp. 26 -28.

[15] S. Cassese, L’ordinamento cit., pp. 467 – 477.

[16] Regio decreto 2 giugno 1940, n. 150

[17] Decreto legislativo 5 ottobre 1944, n. 310.

[18] Regio decreto 22 dicembre 1945, n. 809.

[19] D’ora in poi MAE.

[20] D’ora in poi MICA.

[21] D’ora in poi ICE, istituito con decreto del Capo Provvisorio dello Stato del 2 gennaio 1947, n. 8, in sostituzione dell’Istituto Nazionale per le Esportazioni.

[22] D’ora in poi UIC, istituito con il decreto legislativo n. 331 del 17 maggio 1945 in sostituzione dell’Istituto Italiano per i Cambi con l’Estero.

[23] F. Guarneri, Battaglie economiche cit., p. 491.

[24] Ibidem, pp. 20-21.

[25] C. Franchini, Profilo giuridico cit., 1984, pp. 413 - 438.

[26] Questa commissione fu soppressa nel 1957.

[27] C. Franchini, Profilo giuridico cit., pp. 414 – 438.

[28] Si vedano ad esempio i fascicoli sui contributi richiesti dalla Mostra Nazionale dell’Arredo Sacro (concesso), dalla Mostra Nazionale Orticola (respinto) e dalla Rassegna Internazionale di film e documentazione scientifica – medico sanitaria (concesso); in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere serie I, b. 6, f. 17, b. 7, f. 27 e b. 12, f. 58.

[29] Decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999.

[30] G. Avolio, A. Huber, Fiere, esposizioni e l’internazionalizzazione regionale. Strumenti di politica economica regionale www.itc.it/DocumentsGate.aspx?id=204

[31] Si veda ad esempio l’Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo di Milano in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere serie I, b. 3, f. 6.

[32] D’ora in poi CCIA.

[33] E. Gambelli, Fiere ed enti fieristici in Enciclopedia del Diritto, Milano, Giuffrè, 1968, pp. 436 - 444.

[34] Articolo 2 del regio decreto legge 7 aprile 1927, n. 315.

[35] Un'altra novità introdotta dal regio decreto legge 454/1934.

[36] Ratificata dall’Italia con la legge13 gennaio 1931, n. 24.

[37] G. Belli, Mercato, Fiera ed Esposizione, in Novissimo Digesto, Torino, Utet, 1956, pp. 567 – 574.

[38]Cfr. ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 1, f.1

[39]Ibidem, b. 5, f.14.

[40] Questa Fiera aveva anche un’edizione autunnale che però non era inclusa nella numerazione

[41] Si veda la risposta dell’Ufficio Fiere alla richiesta presentata dalla Mostra Campionaria della Calzatura, Pelletteria e Cuoio per l’assegnazione di contingenti in occasione della 5ª edizione della manifestazione. L’Ufficio informa la segreteria della Mostra che i contingenti vengono assegnati solo a manifestazioni di carattere internazionale, ma in via eccezionale, per favorire la Mostra Campionaria di Firenze avrebbe concesso eventuali contingenti solo a fine manifestazione; in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 6, f. 20, sf. 2.

[42] Ad esempio al Salone Internazionale delle Arti Domestiche la qualifica di “internazionalità” fu data solo nella seconda edizione; cfr. ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 11, f. 55, sf. 1.

[43] cfr. ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, bb. 1 e 2.

[44] Risulta evidente dalla documentazione relativa alla Fiera di Bari; in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 1, f. 2. 

[45] A questa manifestazione faremo spesso riferimento nel corso della trattazione perche la documentazione che la riguarda fa riferimento a più edizioni e ci permette di tracciare un quadro abbastanza esaustivo delle funzioni dell’Ufficio Fiere.

[46] Comunità Economica Europea.

[47] Ad esempio durante la 65ª Fiera di Verona, la delegazione del Mincomes presso la Fiera, in un fonogramma chiede l’autorizzazione ad aumentare il contingente per le merci provenienti dalla Polonia, la richiesta è accolta.Lo stesso succede anche durante la 29ª Fiera di Bologna, quando il Mincomes tramite telegramma, autorizza l’aumento del contingente per le merci provenienti dal Giappone, e limita le domande d’importazione di vini da Cipro, Sud Africa, Israele, Libano, Malta, Turchia e Ungheria.

[48] Cfr.  la risposta della delegazione Mincomes al Consorzio Agrario Provinciale di Milano, che in occasione della 65° Fiera di Verona, aveva presentato domanda d’importazione per vini Porto. Non risultando questa merce contrattata su campione esposto in Fiera, la domanda venne respinta in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, bb.1 e 2.

[49] cfr.  La domanda d’importazione presentata dalla Società Toscana Aziende Riunite – STAR, per merce contrattata in occasione della Mostra Mercato Internazionale dell’Artigianato di Firenze, che fu respinta dall’Ufficio Fiere in quanto la domanda doveva essere presentata all’ente organizzatore, e poi da questo trasmessa al Ministero e non direttamente al Mincomes, in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 4, f. 10.

[50] Achille Cutrera  e Alfredo Cutrera, Dogana, ordinamento in Novissimo Digesto Italiano, Torino, Utet, 1956 .

[51]Cfr.  La risposta dell’Ufficio Fiere alle richieste di autorizzazione alla temporanea importazione, presentate dal SIMEI – Salone Internazionale Macchine per l’Enologia e l’Imbottigliamento di Milano, e dal SICE – Salone Internazionale Componenti Elettronici di Milano, in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 9, f. 44 e b. 10, f. 47.

[52]Cfr. le comunicazioni intercorse per la Fiera di Carpi, del MACEF – Mostra Mercato Articoli Casalinghi, Cristallerie, Ceramiche, Ferramenta, Utensileria di Milano e per lo SMAU - Salone Macchine Attrezzature Ufficio di Milano, in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 12, ff. 60, 61 e 63

[53] Cfr. la documentazione relativa al Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste e alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 8, f. 37 e b. 14, f. 75. 

[54]Cfr. ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 7, f. 27

[55] Ibidem, b. 6, f. 24.

[56] Cfr. anche i contributi concessi alla Fiera Internazionale della Pesca di Ancona, alla Fiera di Bologna, alla Mostra Biennale Frutticola di Ferrara e al Salone Mercato della Maglieria Italiana, in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere I, b. 4, f. 13 e , b. 10, f. 50.

[57] cfr. ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 10, f. 51

[58] Ibidem, b. 10, f. 53.

[59] Cfr. i contributi concessi all’acquisto e distribuzione all’estero di mille copie della rivista “Mipel” in occasione del Mercato Internazionale della Pelletteria e delle 689 copie della pubblicazione “La Settimana dell’Impermeabile Italiano 1963”, in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 8, f. 32, sf. 1.

[60] Cfr. ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 12, f. 62.

[61] Ibidem, b. 16, f. 93.

[62] Ibidem, b. 19, f. 109.

[63] Si vedano ad esempio il Convegno di Piacenza dell’11 marzo 1963 e il Convegno Nazionale sull’Esportazione Calzaturiera svoltosi a Vigevano nel 1963, in ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere, b. 16, f. 92 e b. 17, f. 94.

[64] Cfr. ACS, Ministero per il Commercio con l’Estero, DG Importazioni esportazioni, Ufficio Fiere serie 2, b. 17, f. 96.

[65] Ibidem, b. 17, f. 95.

[66] Ibidem, b. 18, f. 101.

[67] Ibidem, b. 20, f. 118.

[68] Ibidem, b. 21, f. 123.

[69] Ibidem, b. 19, f. 116.

[70] Ibidem, b. 19, f. 115.

[71] URSS, Albania, Giappone e gli altri Paesi del blocco comunista.

[72] Ibidem, b. 28, f. 256.

[73] Ibidem, b. 28, f. 257.

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