Lunedì, 10 Marzo 2014

Gli Archivi della Santa Sede I

Luca Carboni
Sezione Studi

Con il presente articolo si avvia un progetto editoriale volto a illustrare la realtà degli archivi ecclesiastici in Italia (si fa qui riferimento agli archivi prodotti dalle istituzioni ecclesiastiche cattoliche. Passo successivo sarà quello di coinvolgere i principali rappresentanti delle istituzioni religiose presenti in Italia).

Troppo spesso sconosciuti o confusi tra loro, gli archivi ecclesiastici sono lo specchio della particolare struttura giuridica che la Chiesa cattolica ha assunto nel corso dei secoli. La prima parte di questo progetto prevede una trattazione inerente gli archivi dipendenti direttamente dalla Santa Sede.

La seconda parte offrirà la descrizione degli archivi diocesani, parrocchiali e capitolari il cui coordinamento è affidato alla Conferenza episcopale italiana.

Infine, si fornirà una descrizione del panorama inerente gli archivi degli Istituti religiosi (ordini, congregazioni, società di vita apostolica, ecc.).

L'auspicio è quello di offrire un primo agile strumento di orientamento all'interno di un panorama vastissimo ed estremamente frastagliato.

La Redazione MdA

 

Parte I: La legislazione archivistica della Santa Sede

 

«Avere il culto di queste carte, dei documenti, degli archivi, vuol dire, di riflesso, avere il culto di Cristo, avere il senso della Chiesa, dare a noi stessi, dare a chi verrà la storia del passaggio di questa fase di transitus Domini nel mondo»[1].

 

La «Legge sugli Archivi della Santa Sede»

Gli archivi della Santa Sede sono oggi regolati dalla Legge sugli Archivi della Santa Sede promulgata, con la lettera apostolica in forma di motu proprio «La cura vigilantissima», da papa Giovanni Paolo II come uno dei suoi ultimi atti il 21 marzo 2005[2]. La Legge veniva a sanare una vistosa lacuna: già nel 1969 il prof. Germano Gualdo, rappresentante dell’Archivio Segreto Vaticano presso il Conseil international des archives, rilasciava la seguente dichiarazione, pubblicata nelle raccolte della legislazione archivistica edite dalla rivista del Consiglio Archivum: «La Santa Sede (Città del Vaticano) non ha alcuna legislazione archivistica specifica, né per quanto concerne la istituzione dei suoi archivi, né per quanto riguarda la loro organizzazione e amministrazione». Ancora nel 1996 p. Josef Metzler, prefetto dell’Archivio, ribadiva tale mancanza[3]. La Legge sugli Archivi stabilisce i principi fondamentali dell’ordinamento, dell’amministrazione, della conservazione e della fruizione degli archivi della Santa Sede, dando finalmente uniformità di indirizzo e organizzazione ai vari archivi dei Dicasteri e degli Organismi della Curia Romana e delle Istituzioni ad Essa collegate. La Legge si struttura molto semplicemente e schematicamente in 5 titoli e 51 articoli.

Fu volontà di Giovanni Paolo II dotare gli archivi di una norma comune, prendendo atto della evoluzione della disciplina archivistica e dell’ingresso delle nuove tecnologie nella gestione dell’organizzazione della memoria, ma senza ripensare «le consolidate acquisizioni della dottrina archivistica, che restano immutate nella loro comprovata validità»[4]. La Legge si rivolge sia agli archivi correnti che agli archivi storici, e manifesta in tal modo una visione unitaria dell’archivio, seppur nelle sue diverse fasi di vita, nella convinzione che «le fonti documentarie per la storia nascono e si difendono nell’archivio in formazione»[5].

Nel presente contributo non commenterò i singoli titoli e articoli della Legge: mi limiterò piuttosto a segnalare le principali innovazioni introdotte, con particolare attenzione a quanto prescritto in merito alla consultabilità della documentazione.

 

La Commissione centrale per gli archivi della Santa Sede

La Legge istituisce la Commissione centrale per gli archivi della Santa Sede, che diviene il principale punto di riferimento per tutti gli archivi dei diversi Organismi della Santa Sede e assume un ruolo di coordinamento e compiti specifici di vigilanza tecnico-scientifica, consulenza e indirizzo in materia di conservazione e valorizzazione degli archivi. La Commissione esercita le sue funzioni sia nella fase di formazione e gestione degli archivi correnti e digitali, sia in quella dell’approvazione di eventuali proposte di scarto precedenti il versamento degli archivi di deposito nell’archivio storico, sia infine nella valutazione di eventuali progetti tecnici di restauro del materiale documentario. Anche a tal fine può procedere ad ispezioni per accertare lo stato di conservazione e ordinamento di tutti gli archivi (cfr. artt. 8, 12, 15). La Commissione è composta dal sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato (o da un suo delegato), dal prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, da un membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e da un archivista ad tempus designato dai Dicasteri della Curia Romana[6]. Presso ogni Organismo soggetto alla Legge viene poi istituita un’Istanza di sorveglianza, che esercita l’immediato controllo interno gestionale e organizzativo dei singoli archivi e che si relaziona con la Commissione (cfr. artt. 8 e 16).

 

Gli Organi di conservazione permanente

L’Archivio Segreto Vaticano è l’«organo di conservazione permanente degli archivi storici della Santa Sede e costituisce il suo Archivio centrale» (art. 13 § 1); resta autorizzata comunque l’esistenza di separati archivi storici, per concessione del Sommo Pontefice e per tradizione, a specifici Uffici e Organismi della Santa Sede: la Segreteria di Stato, la Congregazione per la Dottrina della Fede, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, la Penitenzieria Apostolica, la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Fabbrica di San Pietro e il Governatorato dello Stato (art. 14). Quest’ultimo articolo rimarca l’importanza, non tanto del luogo di conservazione, quanto piuttosto del modo di conservare la documentazione, in base a criteri per la gestione, il riordinamento, la consultabilità, la valorizzazione degli archivi che devono essere resi necessariamente uniformi. L’art. 11 della Legge prevede che tutti gli Organismi della Santa Sede debbano versare la documentazione relativa agli affari esauriti da oltre trentacinque anni all’Archivio Segreto Vaticano o ai rispettivi archivi storici, con ciò uniformandosi a quanto già era stato previsto per gli archivi delle Rappresentanze Pontificie[7]. Il termine temporale è qui minore, per fare un esempio, rispetto ai quaranta anni previsti dalla legge italiana, in funzione della delicata e talora precaria situazione degli archivi di deposito, spesso luoghi inadeguati e senza appropriato controllo, dove la documentazione corre il rischio di andare perduta. In situazioni di pericolo, dispersione e danneggiamento materiale, si prevede che i termini di legge possano essere ridotti ulteriormente.

 

La formazione del personale che lavora negli archivi della Santa Sede

Gli articoli 33-36 della Legge sono relativi al personale degli archivi e stabiliscono per la prima volta i titoli di studio necessari per svolgere il lavoro non solo di archivista storico (oltre il diploma di laurea, il diploma di paleografo-archivista), ma anche per tutti coloro che sono destinati alla gestione degli archivi correnti e di deposito, per i quali viene richiesto obbligatoriamente il diploma annuale di archivistica. Ciò comporta una forte innovazione e professionalizzazione del ruolo dell’archivista (anche nell’imprescindibile fase della formazione dell’archivio) rispetto ai diversi Regolamenti elaborati dai singoli Organismi nel passato.

 

La consultabilità dei documenti

Il titolo IV della Legge vaticana, agli articoli 37-43, riguarda la consultabilità dei documenti. La Santa Sede, a differenza dell’Italia, non adotta una data mobile per la consultazione della documentazione, ma dispone, in linea con una tradizione secolare, che «è prerogativa del Sommo Pontefice dichiarare aperti alla consultazione gli archivi storici della Santa Sede» (art. 37). Allo stesso tempo stabilisce però: «i documenti che, in forza della loro natura, hanno carattere di riservatezza e segretezza sono esclusi dalla consultazione, anche quando si apra il periodo chiuso» (art. 39 § 1). Tali documenti sono: gli atti dei conclavi, lo spoglio dei documenti dei sommi pontefici e dei cardinali, i processi vescovili, i documenti di foro interno[8], le posizioni relative al personale della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, le cause matrimoniali e inoltre tutti gli altri documenti indicati come tali dalla Segreteria di Stato (art. 39 § 2). Deroghe per giusti motivi sono rilasciate dalla stessa Segreteria di Stato, ma in tal caso i documenti oggetto di tali deroghe mantengono «il loro carattere riservato o segreto e non possono essere diffusi» (cfr. art. 39 § 3-4); la medesima Segreteria di Stato può concedere particolari deroghe per la consultazione di documenti compresi nel «periodo chiuso» (art. 40 § 2), senza che questi divengano per ciò stesso consultabili erga omnes, a differenza di quanto accade oggi in Italia, dove si prevede espressamente che una volta concessa l’autorizzazione ad uno studioso per la consultazione di documenti riservati prima della scadenza della riserva, tale autorizzazione deve essere rilasciata, a parità di condizioni, ad ogni altro richiedente[9]. La Segreteria di Stato può inoltre autorizzare, sub secreto pontificio, l’accesso ai documenti attinenti alle inchieste svolte durante i procedimenti canonici per le «cause dei santi», senza limiti cronologici, ai postulatori o agli attori di ciascuna causa. Tali documenti rimarranno compresi fra quelli del «periodo chiuso» anche dopo l’avvenuta beatificazione o canonizzazione (art. 21 § 2-3). Ricordo infine che i documenti «relativi a situazioni puramente private di persone sono consultabili cento anni dopo la loro data» (art. 40 § 3). Quanto all’apparente paradosso di conservare documenti che non verranno mai dati in consultazione, si tenga presente che la normativa sulla consultabilità risente della specificità degli archivi ecclesiastici: si pensi ad esempio a tutta la normativa relativa al cosiddetto «foro interno» e al fatto che il Codice di diritto canonico del 1983 prevede espressamente, a scadenze periodiche, la distruzione di particolare documentazione[10]. Non si può del tutto escludere peraltro (almeno come ipotesi di lavoro) che, in sede di revisione legislativa, si possa in futuro pensare di introdurre dei limiti di consultabilità «rafforzati», come avviene già in Italia per i «dati sensibilissimi», estendendo a cento anni dopo la loro data la consultabilità per gli spogli dei cardinali o per i processi vescovili. In effetti, non essendo la Legge retroattiva, tutti i processi vescovili e gli spogli dei cardinali antecedenti al 1922 sono consultabili dagli studiosi. La specificità ecclesiastica della documentazione si rileva naturalmente in altri ambiti della Legge, ad esempio per quanto previsto per lo scarto archivistico dove, oltre all’interesse amministrativo e storico, per la selezione del materiale occorrerà tenere conto anche dell’interesse religioso (art. 24 § 1).

 

Storia delle aperture alla consultazione

Quando Leone XIII nel 1881 decise di aprire l’Archivio Segreto Vaticano alla consultazione degli studiosi di tutto il mondo[11], il limite cronologico fu fissato all’anno di chiusura del Congresso di Vienna (1815). Fu il pontefice Pio XI nel 1924 ad estendere la possibilità di consultare i documenti dell’Archivio Segreto Vaticano fino alla morte di Gregorio XVI (1846)[12]. Da quel momento si istituì la prassi, con qualche recente eccezione, di decidere le aperture per interi pontificati. Così avvenne nel dicembre del 1966 allorquando Paolo VI comunicò l’apertura alla consultazione dei documenti dell’intero pontificato di Pio IX (1846-1878); così ancora nel dicembre 1978 quando Giovanni Paolo II rese consultabile la documentazione relativa al pontificato di Leone XIII (1878-1903). A distanza di solo sette anni, nel 1985, il medesimo pontefice comunicò l’apertura dei pontificati di Pio X e di Benedetto XV (1903-1922)[13]. Nel febbraio 2002 sempre Giovanni Paolo II annunciava l’apertura per il febbraio successivo di quattro fondi archivistici relativi all’intero pontificato di Pio XI fino al febbraio 1939 (Affari Ecclesiastici Straordinari, Baviera; Affari Ecclesiastici Straordinari, Germania; Archivio della Nunziatura Apostolica in Monaco di Baviera; Archivio della Nunziatura Apostolica di Berlino); in tale circostanza manifestava pure l’intenzione di estendere la consultabilità di tutti i fondi archivistici del pontificato di papa Ratti nel 2006, apertura perfezionata da Benedetto XVI, che effettivamente aprì nel settembre 2006 tutti gli archivi per il periodo di Pio XI. Fu sempre la lungimirante politica di Giovanni Paolo II a favorire la sospirata apertura dell’archivio del Sant’Uffizio e della Congregazione dell’Indice (ossia dell’archivio storico della Congregazione per la Dottrina della Fede, la cui apertura di fatto avvenne nel 1991 e fu ufficializzata nel 1998)[14].

Oltre alle dette aperture, in via eccezionale, per sovrana disposizione pontificia, altri quattro fondi  che esulano dal pontificato di Pio XI sono oggi consultabili dagli Studiosi: l’archivio del Concilio Vaticano II (dalle Commissioni «antepreparatorie» alla conclusione, per gli anni 1959-1965)[15], versato in Archivio Vaticano nel 2000 e aperto fin dopo il Concilio agli studiosi per volontà di Paolo VI; il fondo Ufficio Informazioni Vaticano, Prigionieri di guerra (1939-1947)[16], reso accessibile ai ricercatori da Giovanni Paolo II nel 2004; il fondo della Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia (copre gli anni di attività della Commissione: 1924-1989)[17] reso accessibile da Benedetto XVI nel 2009, e, infine, il fondo relativo al Censimento degli Archivi Ecclesiastici d’Italia del 1942[18].

Si rammenti poi che il nuovo archivio storico della Penitenzieria Apostolica tornato nella sede del Palazzo della Cancelleria, già a disposizione degli studiosi dal 1988 quando era depositato presso l’Archivio Segreto Vaticano, ha esteso nel 2009 la consultabilità della sua documentazione dalla fine del pontificato di Pio V (1572) alla fine del pontificato di Pio X (1914)[19].

Nell’autunno 2008 una nota di padre Federico Lombardi, direttore della Radio Vaticana e della Sala Stampa della Santa Sede, sull’apertura alla consultazione degli Archivi Vaticani, sottolineava l’esigenza di avere almeno sette anni di tempo per il riordino di circa 16 milioni di carte riguardanti il pontificato di Pio XII (1939-1958) conservate nell’Archivio Segreto Vaticano[20].

La storia della consultabilità degli Archivi Vaticani dimostra, oltre ogni «leggenda» evocata da ciascun segmento del nome «Archivio», «Segreto» e «Vaticano», che la futura consultabilità sia unicamente questione di serio, complesso lavoro di riordino, archivisticamente e storicamente fondato. Il solo Giovanni Paolo II in quasi ventisette anni di pontificato aprì o annunciò l’apertura di ben sessantuno anni di storia, superando di gran lunga le disposizioni legislative adottate in qualsiasi altro Stato del mondo nel medesimo tempo.

 

Parte II: L’Archivio Segreto Vaticano, archivio centrale della Santa Sede

 

«Come i ruscelli scaturiti da balze montane, ignari l’uno dell’altro, se abbandonati al loro corso, spesso si disperdono inutilmente in aridi deserti, se invece sono raccolti e condotti con perizia là ove ne sia il bisogno, apportano fecondità [...], così i singoli archivi, dopo secoli di premure e indefesso lavoro da parte dei Sommi Pontefici e di valenti archivisti, preservati prima da manomissioni e fatti quindi confluire nell’alveo dell’Archivio Segreto Vaticano, sono ora fonte di universale erudizione. Questo, infatti, per la immensità e il valore delle sue raccolte, mentre è sostegno degli altri archivi ecclesiastici, può essere anche additato come loro modello»[21].

 

Storia dell’Archivio papale[22]: l’archivio antico

Non è questa la sede per fare la storia dell’archivio papale, dello «Scrinium Sanctum»[23] che, con ogni probabilità, rimase al Laterano almeno fino agli inizi del XIII secolo. Del ricco e prezioso materiale documentario dell’antico archivio poco è giunto fino a noi, a causa sia della fragilità del materiale scrittorio (il papiro), sia delle guerre e dei saccheggi, tra cui quello compiuto a Roma nel 1084 da Roberto il Guiscardo, sia, infine, della dispersione degli archivi al seguito dei pontefici, in un’epoca di trasferimenti a volte avventurosi del successore di Pietro in conflitto con l’impero. Innocenzo III (1198-1216) è il pontefice che rappresenta visibilmente il successo della riforma della Chiesa iniziata nel secondo millennio e che prosegue anche quella riforma della curia che si riverbera nella regolamentazione e istituzionalizzazione degli uffici maggiori, la Cancelleria e la Camera Apostolica, con un sicuro riflesso negli archivi: con questo papa inizia la serie regolare dei registri di lettere pontificie che si conservano nell’Archivio Vaticano con il nome di Registra Vaticana. Ma gli archivi papali non smisero di viaggiare, seguendo nel 1245 Innocenzo IV al primo Concilio di Lione, poi venendo conservati anche a Viterbo, dove il pontefice si era trasferito con la curia; con Bonifacio VIII (1294-1303) andarono ad Anagni e con Benedetto XI nel 1304 a Perugia. L’archivio fu poi inviato parte a Carpentras in Francia e parte ancora maggiore ad Assisi nella sacrestia della basilica francescana, ove rimase fino alla metà del Trecento, quando raggiungerà finalmente Avignone. Lo «Scisma d’Occidente» (1378-1417) non favorì certo la conservazione degli archivi, creando tre distinte «obbedienze» (romana, avignonese e pisana), con i relativi archivi papali. Sisto IV (1471-1484) nel fondare la Biblioteca Vaticana la dotò anche di una «bibliotheca secreta», ove vennero sistemati i più antichi registri di lettere papali; il medesimo pontefice iniziò a far riporre nella Sala del Tesoro della fortezza di Castel Sant’Angelo altro materiale documentario particolarmente prezioso, che sfuggì così alla furia distruttrice del «sacco di Roma» del 1527.

 

Verso un archivio centralizzato

Con il XVI secolo e la nascita degli Stati moderni, anche quello della Chiesa sente il bisogno di dotarsi di una diplomazia e di un esercito stabile, ma anche di una burocrazia efficiente e centralizzata. L’archivio viene considerato nel secolo XVI oramai un «instrumentum regni» e la necessità di creare un archivio centrale a questo scopo diventa impellente. Così Pio IV (1559-1565), sulla scia del Concilio di Trento, propose l’idea di fondare nel Palazzo Apostolico in Vaticano un archivio ecclesiastico centralizzato, che raccogliesse non solo la documentazione originale della Chiesa di Roma, ma anche le trascrizioni di tutti i documenti ufficiali che l’avessero riguardata. Con il breve Cum nos nuper del 28 settembre 1565 si rivolse quindi ai superiori ecclesiastici, sia regolari che secolari, di tutto il mondo, ordinando loro di esibire e lasciar trascrivere i documenti in loro possesso. Il progetto era sicuramente troppo ambizioso e la morte del pontefice nel dicembre successivo lasciò ai successori l’attuazione del disegno. Pio V (1566-1572) ordinò di inventariare gli archivi pontifici e si interessò al recupero delle carte che si trovavano ancora ad Avignone; Gregorio XIII (1572-1585) si preoccupò del ritorno della documentazione papale da Anagni e Liegi, dove si trovava un nucleo di carteggi trasportato mezzo secolo prima dal segretario di Adriano VI; Sisto V (1585-1590) riprese con forza il progetto di attuazione di un archivio centrale, che rimase però sulla carta; egli mantenne comunque inalterata la distinzione fra collezioni librarie e patrimonio documentario all’interno della rinnovata Biblioteca Vaticana. Fu Clemente VIII (1592-1605) che arricchì e riorganizzò in una nuova stanza, «la sala rotonda», nella sommità del «maschio» di Castello, la preziosa documentazione ivi trasferita oltre un secolo prima.    

 

L’Archivum Novum: nascita dell’Archivio Segreto Vaticano

Paolo V Borghese (1605-1621) portò finalmente a compimento le aspirazioni dei pontefici del secolo precedente, attuando un progetto di centralizzazione più limitato e realistico dei suoi predecessori. Nel 1606 ordinava la consegna, pena scomunica, delle carte appartenenti alla Santa Sede in mano di privati e nel 1610 nominava Michele Lonigo prefetto dei registri e delle bolle della Biblioteca Vaticana; questi, sottoposto al primo custode, diveniva responsabile della cosiddetta Bibliotheca Secreta, cioè separata dalla pubblica, che conservava la documentazione prettamente archivistica (i registri di lettere papali); nel frattempo il papa poneva mano alla ristrutturazione dei locali, adiacenti al Salone Sistino, un tempo adibiti ad appartamento del cardinale bibliotecario. La data istitutiva dell’Archivio si fa risalire al breve Cum nuper del 31 gennaio 1612, per mezzo del quale il pontefice nominava il primo custode della Biblioteca Baldassare Ansidei anche custode e pubblico ufficiale del nuovo Archivio eretto e costruito nella Biblioteca Vaticana. Fino al 1614 si susseguirono i trasferimenti nella sede appena costruita di materiale documentario dalla vecchia Bibliotheca Secreta, dagli archivi della Camera Apostolica, da quello di Castel Sant’Angelo e dal Guardaroba papale (o Vestiario). Tale materiale costituì il nucleo fondante del nuovo archivio apostolico, che trovò definitiva sistemazione negli armadi di legno delle stanze ristrutturate, oggi chiamate «piano nobile». L’Archivum Novum rimase fino al 1630 ricompreso all’interno della Biblioteca Apostolica Vaticana. Fu Urbano VIII Barberini (1623-1644), che già aveva istituito l’Archivio Generale Urbano (per la documentazione notarile) e l’Archivio del Sacro Collegio, a separare la carica di custode degli Archivi da quella di custode della Biblioteca, e a dare il via ad una autonoma vita dell’Archivio, che pochi anni dopo assumerà il nome attuale di Archivio Segreto Vaticano, specchio di un’epoca che sottraeva alla pubblica consultazione i documenti spettanti al governo del principe. Sotto il pontificato barberiniano il nuovo Archivio si arricchirà di ulteriore documentazione: quella relativa agli atti del Concilio di Trento, i diari dei cerimonieri pontifici dalla Biblioteca Vaticana, le carte dei segretari apostolici fino al pontificato di Pio V e registri e scritture provenienti dall’archivio papale di Avignone, tale documentazione troverà nuova sistemazione in una delle stanze sopra il «piano nobile».     

 

L’Archivio Segreto Vaticano dal XVII secolo alla fine dello Stato pontificio

Con Alessandro VII Chigi (1655-1667) nelle stanze superiori, oggi dette «sale chigiane», venne sistemato anche il carteggio diplomatico della Santa Sede, che con ulteriori accessioni forma oggi l’archivio della Segreteria di Stato fino all’epoca napoleonica. I custodi dei due archivi papali (il Segreto e quello di Castel Sant’Angelo) si dedicarono a descrivere in indici e inventari il prezioso materiale conservato, che accresceva con gli anni. Nel Settecento la storia dell’Archivio è dominata dalla figura di Giuseppe Garampi, prefetto dell’Archivio Segreto dal 1751 al 1772, che nel 1759 assumerà congiuntamente anche la carica di prefetto dell’Archivio di Castel Sant’Angelo. Egli attese all’opera di riunificazione degli Archivi Vaticani, nonché al recupero di documenti dispersi: molti acquisti, depositi, versamenti di materiale archivistico vennero da lui realizzati (fondi Albani, Carpegna, Pio, nonché 1.300 libri camerali) o sollecitati[24]. Si occupò altresì della redazione di indici e inventari, tra i quali l’enorme e complesso «Schedario» che va sotto il suo nome, continuamente consultato ancora oggi dagli studiosi che frequentano le sale dell’Archivio[25]. Nel 1783 fu trasportato in Vaticano quanto era ancora rimasto ad Avignone, fra cui la serie dei registri di bolle detti Registra Avenionensia. Nel 1798, in un solo giorno tramite il «passetto di Borgo», il prefetto Gaetano Marini riuscì a trasferire l’intero archivio di Castel Sant’Angelo all’interno del Vaticano, salvandolo dai rivolgimenti «romani» dell’epoca, i moti rivoluzionari e l’occupazione francese della città[26].

Gli archivi della Santa Sede nel 1810, per ordine di Napoleone, furono trasferiti a Parigi e depositati nel Hôtel de Soubise. Fecero ritorno, con molte perdite e danneggiamenti, negli anni 1815-1817 e parecchi volumi rimasero nella capitale francese[27]. Nella prima metà dell’Ottocento l’Archivio si arricchì dell’importante fondo della cancelleria dell’estinta nunziatura di Venezia, composto di oltre 17.000 pezzi archivistici provenienti da monasteri veneti, lombardi e toscani di congregazioni religiose soppresse nel 1668 da Clemente IX per finanziare la guerra contro i Turchi. Dopo la presa di Roma da parte delle truppe italiane nel 1870, i complessi documentari custoditi in edifici esterni alle mura vaticane furono incamerati dal neonato Stato italiano, venendo a costituire il nucleo centrale del nascente Archivio di Stato di Roma.

 

L’apertura dell’Archivio Segreto Vaticano agli studi storici e il XX secolo

L’ascesa al soglio pontificio di Leone XIII nel 1878 portò nella vita della Chiesa un vento nuovo di riforme, della cultura in generale e degli studi ecclesiastici in particolare, soprattutto in rapporto con il mondo moderno. Da questo vento di cambiamento non furono immuni né la curia romana né le antiche amministrazioni palatine. Oltre all’ammodernamento della vetusta Biblioteca Vaticana[28], nel 1881 l’Archivio Segreto Vaticano veniva aperto agli studiosi, divenendo da quel momento uno dei più importanti centri per le ricerche storiche del mondo: non pochi degli istituti culturali esistenti in Roma debbono la loro fondazione all’iniziativa di Leone XIII. Il 18 agosto 1883 il pontefice, con la lettera Saepenumero considerantes, sottolineava l’importanza degli studi storici e successivamente istituiva una Commissione cardinalizia per gli studi; nel 1884 il papa fondava la Scuola Vaticana di Paleografia[29].

Nel 1892 fu trasferito dal Palazzo Lateranense all’Archivio Vaticano gran parte dell’archivio della Dataria Apostolica, con i registri delle bolle della Cancelleria dal 1389 (Registra Lateranensia, l’antico Archivum Bullarum) e i Registri delle Suppliche dal 1417 (che si aggiunsero ai registri dal 1342 già conservati in Archivio), nello stesso periodo l’Archivio acquisì il vasto Fondo Borghese. Nel 1918, oltre dieci anni prima della «Conciliazione», l’Archivio Segreto cedette il grande fondo della Congregazione del Buon Governo all’Archivio di Stato di Roma, allora diretto da Eugenio Casanova, in cambio di alcune serie di documentazione camerale. La prima metà del secolo XX è contrassegnata dalla prefettura di Angelo Mercati (1925-1955). L’Archivio ricevette una gran mole di documentazione dai dicasteri della curia romana; durante e dopo la prima guerra mondiale iniziarono i primi versamenti degli archivi delle rappresentanze pontificie nel mondo; sempre nella prima metà del secolo, per motivi di prestigio, alcune famiglie patrizie romane lasciarono i loro archivi al Vaticano. Per far fronte alle necessità di spazio furono ampliati e accresciuti i locali dell’Archivio: dapprima furono acquisiti i tre piani della Torre dei Venti, poi, sotto Pio XI (1922-1939), venne predisposta una nuova sala di consultazione e fu allestito un nuovo deposito, detto «degli scaffali in ferro», nei locali situati sul lato occidentale del Cortile del Belvedere già sede della Pinacoteca Vaticana. Sotto Pio XII (1939-1958) altri locali, denominati «soffittoni» e situati sopra la Galleria delle Carte Geografiche, vennero adibiti a deposito. Nel secondo dopoguerra furono istituiti un gabinetto fotografico, un laboratorio di legatoria e restauro e, infine, un laboratorio di restauro e conservazione dei sigilli. Nel 1964 fu inaugurato l’attuale ingresso dell’Archivio dal Cortile del Belvedere e, successivamente, la nuova aula della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica. Il nuovo Regolamento per gli archivi delle Rappresentanze Pontificie nel 1969 rese obbligatorio il versamento periodico di tali archivi nell’Archivio Segreto Vaticano, mentre la riforma della curia di Paolo VI, avendo soppresso alcuni uffici e istituzioni (tra i quali la Cancelleria apostolica, la Dataria, la Guardia Nobile e quella Palatina), comportò il versamento di ulteriore materiale documentario. Nel 1980, infine, Giovanni Paolo II inaugurò il più vasto deposito dell’Archivio, su due piani, ricavato nel sottosuolo del Cortile della Pigna. Il secolo si chiuse con il versamento nel 2000 dell’intero archivio del Concilio Vaticano II.

 

L’Archivio Segreto Vaticano oggi

L’Archivio Segreto Vaticano è l’istituto «di conservazione permanente degli archivi storici della Santa Sede e costituisce il suo Archivio centrale»[30]. La documentazione custodita si estende per circa 85 chilometri lineari di scaffalature[31], ed è relativa a quasi 650 diversi fondi archivistici, coprendo un arco cronologico di oltre otto secoli, a partire dal 1198, senza soluzione di continuità (con sporadica documentazione più antica, dall’800 d.C.). La documentazione dell’Archivio Segreto sorpassa i confini geografici di quello che fu il dominio temporale della Chiesa, principale produttrice e destinataria, un tempo, delle carte ivi conservate, estendendosi non solo all’orbis christianus, ma anche oltre (l’Archivio conserva, per esempio, i più antichi documenti scritti in mongolo risalenti alla seconda metà del XIII secolo). Per la continuità cronologica e l’estensione geografica della sua documentazione rappresenta un unicum tra gli archivi del mondo.

Con la prefettura di Sergio Pagano (in Archivio dal 1978, prefetto dal 1997) l’Archivio Segreto Vaticano è entrato nel terzo millennio: nel primo anno della sua direzione veniva istituito il servizio informatico[32]. Nel 2012 l’Istituto ha festeggiato i quattrocento anni di vita, facendo uscire per la prima volta dal Vaticano cento suoi documenti, con una mostra ai Musei Capitolini di Roma dal 29 febbraio al 9 settembre 2012[33], un convegno di studi svoltosi in Vaticano il 17 e 18 aprile dello stesso anno[34] e la pubblicazione di un DVD[35]. Nel gennaio 2013, infine, l’Archivio si è dotato di un nuovo Statuto[36].

A capo dell’Archivio Segreto Vaticano[37] è posto un cardinale archivista di Santa Romana Chiesa, che spesso ha coinciso con il bibliotecario della medesima, ma il governo ordinario e la custodia è in mano del prefetto, mentre un vice-prefetto lo assiste nel coordinare le attività scientifiche dell’Istituto[38]. Un segretario generale si occupa poi di coordinare il lavoro ordinario dell’Archivio. L’Istituto è dotato di sei servizi e tre laboratori. I servizi sono così organizzati: le segreterie (della prefettura e delle accettazioni), l’economato, il servizio relazioni esterne, il servizio editoria e biblioteca (l’Archivio è editore con una propria collana «Collectanea Archivi Vaticani»)[39], il servizio informatico (che vigila anche sul patrimonio digitale, che ammonta oggi a 5,63 milioni di immagini relative a volumi, registri e schedari), il servizio sale di consultazione e di studio. Quest’ultimo si occupa dei sei depositi di materiale documentario dislocati in Archivio e delle tre sale poste a servizio degli studiosi: la sala indici «Leone XIII» chiave di accesso alla vasta e complessa documentazione d’archivio (con 26 postazioni), la sala di studio «Pio XI» per lo studio diretto dei manoscritti (con 63 postazioni di lettura) e infine le nuove sale «Sisto V» per la consultazione dei repertori bibliografici e dei documenti in formato elettronico (con 10 postazioni dotate di computer dell’Archivio e 30 senza). I laboratori sono i seguenti: il laboratorio di conservazione, restauro e legatoria (con al suo interno un reparto dotato di un macchinario «kasemake» per la produzione di scatole conservative), il laboratorio fotografico e di riproduzione digitale e il laboratorio di restauro dei sigilli.

Il principale compito di un archivio consiste nel riordino dei suoi fondi documentari e nella loro valorizzazione, è assolto anche nell’Archivio Segreto Vaticano dal personale scientifico[40] che nel nostro Istituto si compone di archivisti-paleografi, scriptores, assistenti e un conservatore dei sigilli[41].

L’Archivio Segreto Vaticano è aperto agli studiosi dal 1° ottobre al 30 giugno di ogni anno, dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00. Per accedere alle sale di studio è necessario essere in possesso di un diploma di laurea magistrale (o di titolo equipollente) e avere una lettera di presentazione di un istituto di ricerca storico-scientifica accreditato o di una persona qualificata nel campo delle ricerche storiche. L’Archivio riceve in media 1.200 studiosi ogni anno, provenienti da oltre cinquanta paesi, superando spesso 80 presenze giornaliere.

All’Archivio è annessa la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, fondata nel 1884, che rilascia diplomi riconosciuti nello Stato italiano[42]. La Scuola, dotata di un aula multimediale con 36 postazioni, offre un corso biennale di paleografia, diplomatica e archivistica (rilascia il diploma di paleografo-archivista), un corso annuale di sola archivistica e un corso annuale di paleografia greca. Per accedere ai corsi è necessario il possesso del diploma di laurea magistrale o titolo equipollente[43].

 

Il patrimonio documentario dell’Archivio Segreto Vaticano[44]

I quasi 650 fondi archivistici[45] custoditi nell’Archivio Segreto Vaticano risentono della storia dell’Istituto conservatore e dei diversi enti che li hanno prodotti; criteri archivistici differenti hanno sovrinteso ad ogni singolo ordinamento. La consistenza dei fondi è assai variegata: si passa dalle 3 buste delle Epistolae Regiae nell’Archivio Concistoriale, alle oltre 8.500 buste e volumi dell’Archivio Borghese, ai quasi 15.000 volumi di transunti dei processi dell’antica Congregazione dei Riti, poi delle Cause dei Santi, alle quasi 17.000 pergamene del Fondo Veneto I.

 

Gli archivi degli organismi della curia romana

La principale tipologia dei fondi conservati rispecchia naturalmente l’attività della curia romana, costituita da quel complesso di organismi che coadiuvano il pontefice nell’esercizio del ministero petrino e nell’assolvimento delle sue funzioni come capo della Chiesa cattolica e, fino al 1870, anche degli organi di governo centrale dello Stato pontificio[46]. Dobbiamo differenziare la documentazione prodotta e accumulata dai più antichi uffici di origine medievale (Camera Apostolica e Cancelleria principalmente) da quelli di epoca moderna. Le carte «antiche» risentono maggiormente della sedimentazione storica dovuta alle vicissitudini archivistiche dei diversi complessi documentari; così, ad esempio, il fondo forse più conosciuto dell’Archivio, quello dei Registri Vaticani[47], è in realtà una collezione di registri provenienti da quattro distinti uffici: la Cancelleria, la Camera, la Segreteria Apostolica e i segretari papali. I registri delle bolle emanate dalla Cancelleria proseguono poi, a partire dal 1389, nella serie dei Registri Lateranensi[48]; così come quelli tornati da Avignone nel 1783 li ritroviamo nel fondo dei Registri Avignonesi. Dalla Dataria proviene invece l’altro famoso fondo «seriale» dell’Archivio, quello dei Registri delle Suppliche[49]. Il materiale archivistico proveniente dalla Camera Apostolica è in parte organizzato in proprie serie autonome e in parte riporta la segnatura archivistica degli antichi armadi di Paolo V che lo custodirono all’epoca del versamento nell’Archivio Vaticano[50]. Come è noto, la parte più consistente e moderna della documentazione prodotta dalla Camera Apostolica è oggi conservata all’Archivio di Stato di Roma. Sotto il nome di Archivum Arcis sono segnalati i documenti e i volumi trasferiti dall’Archivio di Castel Sant’Angelo all’Archivio Segreto Vaticano nel 1798: perlopiù diplomi sovrani e privilegi e bolle papali, ma anche volumi cartacei che, sin dalla primitiva formazione dell’Archivio di Castello alla fine del XV secolo, costituirono un vero e proprio trésor de chartes.  

Venendo ora a descrivere i fondi prodotti dagli organismi della curia romana di epoca moderna bisogna segnalare innanzi tutto gli archivi delle congregazioni romane. Sulla scia della riforma promossa dal Concilio di Trento anche la curia romana si trasforma: Sisto V, con la costituzione apostolica Immensa aeterni Dei, nel 1588 diede vita ad un complesso di quindici congregazioni che, con alcune modifiche e qualche aggiunta, segneranno per oltre tre secoli la struttura del governo della curia romana fino alla riforma di Pio X del 1908. L’Archivio Segreto Vaticano non conserva tutti gli archivi delle congregazioni che hanno condiviso fino ad oggi il governo della Chiesa di Roma: alcuni di essi (quelli del Sant’Uffizio, di Propaganda Fide e degli Affari Ecclesiastici Straordinari) sono oggi conservati presso i rispettivi soggetti produttori in Vaticano; altri, per lo più prodotti da congregazioni attinenti al governo temporale della Chiesa, si trovano all’Archivio di Stato di Roma[51]. Tra i fondi di congregazioni conservati nell’Archivio Segreto Vaticano una particolare menzione merita l’Archivio Concistoriale che unifica in realtà gli archivi di due enti distinti: il Sacro Collegio dei Cardinali, con documentazione di molto anteriore alla riforma sistina del 1588, e la Congregazione Concistoriale istituita in quella data. È altresì opportuno ricordare i grandi archivi della Congregazione del Concilio, istituita già nel 1564, che fino alla riforma della curia del 1908 sviluppò enormi competenze e autorità, e quelli della Congregazione dei Vescovi e Regolari. Dell’antica Congregazione dei Riti l’Archivio Vaticano conserva la sola serie Processus, costituita dai transunti delle cause di beatificazione e canonizzazione già trattate o comunque archiviate. Del XX secolo mi limito qui a segnalare solo i fondi appartenenti agli archivi della rinnovata Congregazione Concistoriale (oggi Congregazione per i Vescovi). 

Non meno centrali nel governo della Chiesa in epoca moderna sono gli archivi della Segreteria di Stato. I fondi relativi si dividono in tre periodi ben definiti: la Segreteria di Stato di epoca moderna (dal Cinquecento alla fine del Settecento), la Segreteria di Stato di epoca napoleonica (indicativamente dalla fine del Settecento alla Restaurazione), la Segreteria di Stato di epoca contemporanea (dalla Restaurazione ai giorni nostri). I fondi della Segreteria di Stato di epoca moderna conservano l’antico ordinamento delle carte secondo la prassi archivistica del tempo: per luoghi (di nunziatura o legazione)[52], per corrispondenti[53] o per materia[54]. Gli archivi dell’epoca napoleonica risentono delle vicissitudini sia dell’Archivio Segreto per il noto trasporto a Parigi, sia del governo dello Stato (l’occupazione di Roma, la prigionia di Pio VI, la nuova invasione militare del generale Miollis, l’esilio di Pio VII e le forzate rinunce di un segretario di Stato dietro l’altro). Gli archivi correnti del tempo furono esposti al più completo disordine ed oggi con il nome di «epoca napoleonica» è indicata una serie di piccoli fondi creati ad hoc tra l’Otto e il Novecento, allo scopo di riordinare la documentazione di quel travagliato periodo che segnò la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Con la Restaurazione la Segreteria di Stato modifica le modalità di ordinamento, adottando per la gestione dell’archivio corrente libri di protocollo e titolari divisi in rubriche e rubricelle; il sistema di archiviazione resta più o meno invariato fino al 1936, quando le rubricelle furono sostituite dagli schedari, il titolario fu semplificato in maniera significativa e al libro di protocollo si affiancò il locario[55]. Tra i fondi della Segreteria di Stato di epoca contemporanea occorre segnalare quello relativo agli Spogli di Cardinali e Officiali di Curia che raccoglie gli «spogli» di oltre 300 cardinali e prelati di curia per il XIX e XX secolo; gli spogli specifici dei pontefici (da Pio IX) e le carte relative alla morte del pontefice e all’elezione del successore (Segreteria di Stato, Morte di Pontefici e Conclavi). Menziono anche quegli uffici nati all’interno della Segreteria di Stato o ad essa strettamente correlati, come l’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra (1939-1947), o la Commissione Soccorsi (1941-1949).

Degni di nota sono inoltre gli archivi del tribunale della Sacra Romana Rota, del Palazzo Apostolico, della Segreteria dei Brevi, e degli uffici soppressi dalle riforme di Paolo VI, come la Cancelleria e la Dataria Apostolica, la Segreteria dei Brevi ai Principi e quella delle Lettere Latine. Interesse specifico hanno le segreterie particolari dei pontefici (ad esempio gli archivi particolari di Gregorio XVI e quelli di Pio IX, la segretariola di Pio X, e via dicendo). Gli archivi dei Pontifici Consigli e delle Pontificie Commissioni sono storia recente.

 

Gli archivi delle rappresentanze pontificie

L’Archivio Segreto Vaticano, oltre ai carteggi diplomatici conservati perlopiù nei fondi della Segreteria di Stato, conserva anche gli archivi originali delle rappresentanze pontificie all’estero (nunziature e delegazioni apostoliche). Si tratta attualmente di ben 90 archivi di diverse rappresentanze[56], dalle prime dodici nunziature stabili moderne – che furono oggetto della ripartizione di giurisdizione sui territori mondiali con l’istituzione della Congregazione de Propaganda Fide nel 1622 – che resteranno le uniche in vita per quasi tre secoli: Venezia, Torino, Firenze, Napoli, Madrid, Lisbona, Parigi, Bruxelles, Colonia, Vienna, Varsavia, Lucerna – a quelle più recenti, sorte dopo la decolonizzazione della seconda metà del secolo scorso. I recenti riordinamenti di tali archivi nel XXI secolo hanno permesso di scoprire archivi inserti e aggregati all’interno di questa tipologia di fondi archivistici[57]. Gli archivi delle rappresentanze sono oggi il più importante fattore di incremento documentario dell’Archivio Segreto Vaticano, in virtù delle disposizioni emanate da Paolo VI nel 1969 e rinnovate nel 2003, che impongono alle rappresentanze pontificie di versare periodicamente la loro documentazione. Segnalo qui anche la presenza degli archivi di tre consolati pontifici ottocenteschi, quello del Consolato Pontificio a Venezia e quelli frammentari del Consolato Pontificio a Valencia e del Consolato Pontificio a Palermo[58].

 

Gli archivi dei concili

L’Archivio Segreto Vaticano custodisce gli archivi completi degli ultimi due Concili ecumenici: il Concilio Vaticano I (1868-1870, dall’indizione all’interruzione, con documentazione posteriore) e il Concilio Vaticano II (1959-1965, dalle Commissioni «antepreparatorie» alla conclusione); conserva altresì un vasto spezzone dell’archivio prodotto dal Concilio di Trento (1545-1563, con interruzioni e documentazione anteriore e posteriore). Possiede infine le carte relative ad alcuni concili provinciali, plenari o sinodi locali, come il Concilio Romano del 1725.

 

Gli archivi di famiglie e di persone

Ai fondi propriamente «vaticani», bisogna in primo luogo aggiungere quei fondi pervenuti in Archivio Vaticano per acquisto o donazione da famiglie e personalità legate alla Santa Sede per storia o tradizione familiare. Gli antichi archivi di famiglia sono molto interessanti perché, per una tipica concezione privatistico-patrimoniale delle carte in vigore in epoca moderna, oltre al vero e proprio archivio del casato (relativo alla gestione del patrimonio dell’azienda-famiglia), si rintracciano anche carte relative agli incarichi e funzioni di governo occupati da membri della famiglia stessa. L’Archivio Segreto Vaticano conserva grandi archivi familiari come l’Archivio Boncompagni-Ludovisi, l’Archivio Borghese (al quale vanno associate le serie I-V del Fondo Borghese, le Carte Borghese e gli Instrumenta Burghesiana, il Fondo Salviati e le Carte Salviati), l’Archivio Beni, l’Archivio Della Valle – Del Bufalo, l’Archivio Patrizi – Montoro, l’Archivio Rospigliosi, l’Archivio Rospigliosi – Gioeni, l’Archivio Ruspoli – Marescotti etc.; ma anche parti di antichi archivi familiari conservati perlopiù altrove (Fondo Colonna, Fondo Santacroce, etc.). Si conservano poi fondi legati all’attività di un singolo membro di una famiglia, che abbracciano un arco cronologico limitato e sono di consistenza meno ampia (è il caso del Fondo Albani, del Fondo Pio, del Fondo Carpegna, del Fondo Ottoboni, del Fondo Bolognetti, etc.). Infine con la nascita della società borghese nell’Ottocento acquisiscono importanza gli archivi di singole personalità. Tra quelli storicamente più rilevanti e studiati nell’Archivio Segreto Vaticano ricordo in ordine di tempo la Collezione Spada (relativa alle carte dello storico della seconda repubblica romana Giuseppe Spada), le Carte Kanzler-Vannutelli (relative perlopiù alle carte dell’ultimo generale dell’esercito pontificio Hermann Kanzler), il Fondo Benigni (relativo all’archivio del campione della lotta al modernismo, Umberto Benigni), il Fondo Culto (relativo alle carte del direttore del Fondo Culto, il barone Carlo Monti, tramite ufficioso tra il Regno d’Italia e la Santa Sede negli anni del pontificato di Benedetto XV).   

 

Gli archivi ecclesiastici

Fondi di natura eterogenea, appartenenti espressamente a ordini monastici, congregazioni religiose e istituti secolari, si trovano custoditi tra i fondi dell’Archivio Segreto Vaticano a seguito di vicissitudini storiche particolari. Si tratta di spezzoni di archivi di abbazie (Abbazia dei SS. Gregorio e Siro di Bologna, Abbazia delle Tre Fontane o dei SS. Vincenzo e Anastasio a Roma, Fondo Nonantola, spezzone pergamenaceo dell’archivio del Monastero di S. Silvestro in provincia di Modena), di conventi (Archivio del Convento di Santa Maria delle Grazie a Porta Angelica a Roma), monasteri femminili romani soppressi (SS. Domenico e Sisto al Quirinale, Agostiniane di S. Marta, etc.), arciconfraternite romane (Arciconfraternita del Gonfalone, Arciconfraternita del SS. Crocifisso in S. Marcello, etc.). Sono designati con il nome di Fondo Celestini, Fondo Domenicani, Fondo Gesuiti, Fondo Basiliani, Fondo Girolamini e via dicendo complessi documentari – spesso pergamenacei – di varia provenienza. Infine la denominazione Ordini religiosi designa un insieme di buste, probabilmente organizzate dopo il ritorno degli archivi da Parigi, che contengono atti miscellanei relativi a diversi Ordini regolari. Una menzione a parte merita il vasto fondo noto come Fondo Veneto, costituito da carte e pergamene provenienti dai monasteri di congregazioni religiose soppresse nel 1668 da Clemente IX per finanziare la guerra contro i Turchi e depositati nella cancelleria dell’estinta nunziatura di Venezia[59].  

 

Gli archivi miscellanei

L’ultima tipologia dei fondi custoditi dall’Archivio Segreto Vaticano è quella – che non dovrebbe mai esistere in un archivio e invece è presente in tutti – relativa ai fondi «miscellanei». Si tratta delle serie conosciute come Miscellanea, Armaria I-XV, che contengono raccolte di vario genere e provenienza[60], e del fondo denominato Instrumenta Miscellanea, che riunisce le unità incongrue con qualsiasi altro fondo documentario conservato in Archivio[61].

 

Luca Carboni

Segretario generale dell’Archivio Segreto Vaticano e professore di archivistica

presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica



[1] Paolo VI, «Allocuzione ai partecipanti al Convegno degli Archivisti ecclesiastici il 26 settembre 1963», in Archiva Ecclesiae, V-VI (1962-1963), p. 174 <http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/speeches/1963/documents/hf_p-vi_spe_19630926_archivisti-ecclesiastici_it.html> (26 febbraio 2014).

[2] Cfr. Giovanni Paolo II, motu proprio La cura vigilantissima, con il quale viene promulgata la Legge sugli Archivi della Santa Sede, del 21 marzo 2005, in Acta Apostolicae Sedis, vol. XCVII, Typis Vaticanis, 2005, pp. 353-376 <http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_letters/2005/documents/hf_jp-ii_apl_20050321_cura-vigilantissima_it.html> (26 febbraio 2014).

[3] Cfr. le rispettive relazioni in «Archivum», XIX (1969), p. 193 e XLI (1996), p. 259.

[4] Giovanni Paolo II, La cura vigilantissima, cit., p. 353.

[5] L. Sandri, «L’archivistica», in Rassegna degli Archivi di Stato, XXVII/2-3 (1967), pp. 410–429, il passo è a p. 412.

[6] La Commissione è stata ufficialmente istituita ed è divenuta operativa il 17 aprile 2012, con la lettera circolare N. 198.769 a firma del Segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone.

[7] Cfr. Regolamento per gli archivi delle Rappresentanze Pontificie, Città del Vaticano, 2003, art. 13.

[8] Nell’ambito della giurisdizione della Chiesa (foro ecclesiastico) si distingue un foro esterno, che si occupa di fatti e controversie che riguardano il bene sociale o pubblico della Chiesa, e si esercita pubblicamente con effetti giuridici, e un foro interno, che riguarda le azioni individuali e private delle persone in rapporto alla loro coscienza, per le quali la giurisdizione si esercita privatamente e procede segretamente, o nel sacramento della penitenza o fuori di esso (cfr. Vocabolario della Lingua italiana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1987, vol. II, p. 499; Diccionario General de Derecho Canónico, Cizur Menor (Navarra), Editorial Aranzadi - Universidad de Navarra, 2012, vol. IV, pp. 139-144).

[9] In virtù del decreto legislativo n. 281 del 30 luglio 1999, art. 8 § 2b <http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/99281dl.htm> (26 febbraio 2014).

[10] Codex Iuris Canonici (1983), can. 489 § 2: «Singulis annis destruantur documenta causarum criminalium in materia morum, quarum rei vita cesserunt aut quae a decennio sententia condemnatoria absolutae sunt, retento facti brevi summario cum textu sententiae definitivae» <http://www.vatican.va/archive/cod-iuris-canonici/cic_index_lt.html> (26 febbraio 2014).

[11] Sull’apertura leonina dell’Archivio Segreto Vaticano agli studi storici si parta da da G. Martina, «L’apertura dell’Archivio Vaticano. Il significato di un centenario», in Archivum Historiae Pontificiae XIX (1981), pp. 239-307, per arrivare a S. Pagano, «Leone XIII e l’apertura dell’Archivio Segreto Vaticano», in Leone XIII e gli studi storici. Atti del Convegno Internazionale Commemorativo (Città del Vaticano, 30-31 ottobre 2003), a cura di C. Semeraro, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2004 (Pontificio Comitato di Scienze Storiche. Atti e documenti, 21), pp. 44-63.

[12] Cfr. H. Diener, «Das Vatikanische Archiv. Ein Internationales Zentrum historischer Forschung», in Il Libro del Centenario. L’Archivio Segreto Vaticano ad un secolo dalla sua apertura, Città del Vaticano, Archivio Vaticano, 1981, pp. 55-75, in particolare p. 66.

[13] Sulle aperture della documentazione fino al pontificato di Benedetto XV si veda M. Maccarrone, «L’apertura degli Archivi della Santa Sede per i pontificati di Pio X e di Benedetto XV (1903-1922)», in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, XXXIX/2 (1985), pp. 341-348.

[14] Sull’apertura dell’archivio storico della Congregazione per la Dottrina della Fede si veda L’apertura degli archivi del Sant’Uffizio romano. Giornata di studio (Roma, 22 gennaio 1998), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998 (Atti dei Convegni Lincei, 142), in particolare gli interventi di A. Cifres, T. Bertone e J. Ratzinger.

[15] Cfr. P. Doria, «L'Archivio del Concilio Vaticano II: storia e sviluppo», in Anuario de Historia de la Iglesia, XXI (2012), pp. 135-155 e Id., «L'Archivio del Concilio Vaticano II: inventario e nuove proposte di ricerca», in Cristianesimo nella Storia, XXXIV (2013), pp. 29-40.

[16] Cfr. Inter Arma Caritas. L’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra istituito da Pio XII (1939-1947), a cura di F. Di Giovanni – G. Roselli, Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2004, voll. I-II (Collectanea Archivi Vaticani, 52).

[17] Cfr. L’Archivio della Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia. Inventario, a cura di D. De Marchis, Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2013 (Collectanea Archivi Vaticani, 92). Il riordino e la pubblicazione sono stati resi possibili grazie al generoso contributo dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

[18] Cfr. S. Pagano, Il censimento degli archivi ecclesiastici d’Italia del 1942. Introduzione, Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2010 (Collectanea Archivi Vaticani, 73) e i volumi pubblicati nella medesima collana tra il 2010 e il 2011 a cura di S. Pagano e G. Venditti, relativi alle singole regioni ecclesiastiche (Collectanea Archivi Vaticani, 74-81).

[19] Cfr. La Penitenzieria Apostolica e il suo archivio. Atti della Giornata di studio (Roma, Palazzo della Cancelleria, 18 novembre 2011), a cura di A. Saraco, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2012.

[21] Pio XII, Allocuzione «Quanto gradita», ai partecipanti al Convegno degli Archivisti ecclesiastici il 5 novembre 1957, in Archiva Ecclesiae, I (1958), p. 38 <http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/speeches/1957/documents/hf_p-xii_spe_19571105_quanto-gradita_it.html> (26 febbraio 2014).

[22] Per la storia dell’Archivio Segreto Vaticano si veda la Bibliografia generale pubblicata nell’Indice dei Fondi e relativi mezzi di descrizione e di ricerca dell’Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2013, pp. 12-15, scaricabile gratuitamente <http://www.archiviosegretovaticano.va/patrimonio/> (26 febbraio 2014) che parte dalle Memorie istoriche degli Archivi della Santa Sede di Gaetano Marini edite nel 1825 ed arriva al saggio di Sergio Pagano sulla prefettura di Angelo Mercati edito nel 2012. La bibliografia deve essere integrata con gli Atti del Convegno per il centenario dell’Archivio Religiosa Archivorum Custodia svoltosi il 17-18 aprile 2012 ed in corso di pubblicazione e con il saggio di M. Maiorino e S. Pagano, «Dalle Camere Segrete all’Archivio Apostolico: la separazione dell’Archivio Papale dalla Biblioteca Vaticana», di prossima pubblicazione nel terzo volume della Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana.

[23] Cfr., con tutte le cautele del caso, la citazione nel Liber Pontificalis. Texte, introduction et commentaire, par L. Duchesne, t. I, Paris, Thorin ed., 1886, p. 205, relativo al pontificato di Giulio I (337-352), cit. in S. Pagano, «Profilo storico», in Archivio Segreto Vaticano, Firenze, Pagliai Polistampa, 2000, p. 11.

[24] Sull’attività archivistica del Garampi cfr. D. Vanysacker, «Les activités archivistique et historiques de Giuseppe Garampi au Vatican (1749-1772)», in Bulletin de l’Institut historique belge de Rome, LXV (1995), pp. 121-184.

[25] Sui 125 volumi che regestano oltre ottocentomila documenti si veda la Breve nota bibliografica pubblicata nell’Indice dei Fondi e relativi mezzi di descrizione e di ricerca dell’Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2013, p. 17, scaricabile gratuitamente <http://www.archiviosegretovaticano.va/patrimonio/> (26 febbraio 2014).

[26] Sulla storia del trasferimento si veda prossimamente il contributo di M. Maiorino su Gaetano Marini e l’archivio di Castel Sant’Angelo, che verrà pubblicato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana nella ricorrenza dei duecento anni dalla morte di Gaetano Marini.

[27] Perlopiù conservati nella serie «L» delle Archives Nationales, cfr. Les Archives Nationales. État général des fonds, publié sous la direction de J. Favier, Paris, Archives Nationales, 1987, t. I, pp. 310-314.

[28] Sulla Biblioteca Vaticana nei venticinque anni di pontificato di papa Pecci, cfr. da ultimo R. Farina, «Leone XIII e la Biblioteca Apostolica Vaticana "Splendore veritatis gaudet Ecclesia"», in Leone XIII e gli studi storici. Atti del Convegno Internazionale Commemorativo (Città del Vaticano, 30-31 ottobre 2003), a cura di C. Semeraro, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2004 (Pontificio Comitato di Scienze Storiche. Atti e documenti, 21), pp. 64-108 [edito nuovamente con l’aggiunta di un interessante apparato di appendici in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae XI, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2004 (Studi e Testi, 423), pp. 285-370]; P. Vian, «Da Leone XIII a Benedetto XVI: la sede attuale della Biblioteca Vaticana», in A.M. Piazzoni - A. Manfredi - D. Frascarelli - A. Zuccari - P. Vian, La Biblioteca Apostolica Vaticana, introduzione di C. Pasini, Milano-Città del Vaticano, Jaca Book-Libreria Editrice Vaticana, 2012 (Monumenta Vaticana Selecta), pp. 310-335.

[29] Cfr. G. Battelli, «L’istituzione della Scuola di Paleografia presso l’Archivio Vaticano e l’insegnamento di Isidoro Carini», in Cento anni di cammino. Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica (1884-1984). Atti delle manifestazioni per il centenario, a cura di T. Natalini, Città del Vaticano 1984, pp. 47-72. Nata come «Scuola di Paleografia e critica applicata» trasse l’insegnante dalla Scuola di Palermo, quel mons. Isidoro Carini, figlio di un garibaldino, che nel 1889 sarà chiamato a ricoprire il ruolo di primo custode della Biblioteca Vaticana.

[30] Legge sugli Archivi della Santa Sede, del 21 marzo 2005, cit., art. 13 § 1.

[31] Se ipoteticamente mettessimo ogni pezzo archivistico in sequenza sulla strada, copriremmo l’intero percorso che separa Roma da Viterbo. L’Archivio Segreto Vaticano, come ogni altro archivio centrale, è un Istituto «vivo», che accresce periodicamente la documentazione da conservare, riordinare e valorizzare, si pensi che solo negli ultimi quindici anni relativi alla prefettura di Sergio Pagano, l’Archivio Segreto Vaticano ha ricevuto oltre 45.000 unità archivistiche dai dicasteri della curia romana e dalle rappresentanze diplomatiche pontificie nel mondo.

[32] Per conoscere tutte le attività poste in essere in/e dall’Archivio negli ultimi sessant’anni cfr. L’Attività della Santa Sede, ad annum, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1950-2012; a titolo esemplificativo negli ultimi quindici anni sono stati prodotti circa 200 tra indici, inventari, blocchetti, elenchi e altri strumenti di ricerca, esattamente il 10% di tutti gli strumenti prodotti in Archivio negli ultimi quattrocento anni.

[33] Cfr. il catalogo della mostra: Lux in arcana. L’Archivio Segreto Vaticano si rivela, a cura di A. Gonzato, M. Maiorino, P.P. Piergentili, G. Venditti, Roma, Palombi, 2012. Cfr. anche <http://www.museicapitolini.org/mostre_ed_eventi/mostre/lux_in_arcana_l_archivio_segreto_vaticano_si_rivela> (26 febbraio 2014).

[34] Religiosa Archivorum Custodia, Città del Vaticano, Sala Pio X, 17-18 aprile 2012, per il programma cfr. <http://www.archiviosegretovaticano.va/convegno-di-studi-religiosa-archivorum-custodia-17-18-aprile-2012/> (26 febbraio 2014).

[35] Scrinium Domini Papae. A journey inside the Vatican Secret Archives, a cura di L. Duran, M. L. Colacchia, M. Maiorino, produzione Archivio Segreto Vaticano – Centro Televisivo Vaticano, edizione e distribuzione HDH Communications, 2013.

[36] Approvato «ad quinquennium» e «de mandato Summi Pontificis» dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone il 24 gennaio 2013.

[37] Per la struttura, la storia, le attività poste in essere dall’Archivio, nonché tutte le informazioni sui fondi custoditi e sull’accesso agli studiosi, le pubblicazioni edite, i progetti di collaborazione e per richiedere la fotoriproduzione dei documenti cfr. il sito ufficiale <http://www.archiviosegretovaticano.va/> (26 febbraio 2014).

[38] Il 1° ottobre 2013 papa Francesco ha nominato il prof. Paolo Cherubini nuovo vice-prefetto dell’Archivio, primo laico a ricoprire tale carica.

[39] Inaugurata nel 1968 con il volume di M. Giusti, Studi sui registri di bolle papali, quest’anno dovrebbe pubblicare il suo centesimo numero.

[40] Secondo il nuovo Statuto dell’Archivio del 2013 il personale scientifico dell’Archivio dovrebbe annoverare 21 unità.

[41] Il compito principale del personale scientifico è quello di riordinare e inventariare i documenti e i fondi custoditi dall’Archivio, redigendo regesti, repertori, elenchi, indici, inventari e guide (cfr. Statuto dell’Archivio Segreto Vaticano, cit., art. 22 § 1). Gli archivisti-paleografi costituiscono il personale più qualificato del settore scientifico; gli scriptores possiedono titoli analoghi a quelli degli archivisti-paleografi, ma minore esperienza scientifica; gli assistenti coadiuvano gli scriptores e gli archivisti-paleografi nei lavori di riordino e inventariazione dei fondi archivistici; il conservatore dei sigilli provvede al censimento dell’intero patrimonio sfragistico dell’Archivio Segreto Vaticano, redigendo appositi cataloghi descrittivi e fotografici e offre la propria consulenza scientifica al maestro restauratore dei sigilli.

[42] Cfr. «Accordo tra la Santa Sede e l’Italia che apporta modificazioni al Concordato Lateranense del 18 febbraio 1984», art. 10, § 2, in Acta Apostolicae Sedis, vol. LXXVII, Typis Vaticanis, 1985, pp. 521-531.

[43] Cfr. sito ufficiale della Scuola Vaticana: <http://www.scuolavaticanapaleografia.va/> (26 febbraio 2014).

[44] Non esiste una guida aggiornata completa di tutti i fondi dell’Archivio Vaticano, ad eccezione delle «guide tematiche» redatte secondo criteri geografici o cronologici. La più recente «guida particolare» è ancora la seconda edizione aggiornata di K.A. Fink, Das Vatikanischen Archiv. Einführung in die Bestände und ihre Erforschung, Rom, Regenberg, 1951. Alla fine del secolo scorso un gruppo di lavoro della University of Michigan pubblicò la guida Vatican Archives. An Inventory and Guide to Historical Documents of the Holy See, curata da F. X. Blouin, New York-Oxford, Oxford University Press, 1998, con risultati non pienamente condivisibili.

[45] Per la bibliografia dei singoli fondi si rimanda a quella generale elencata nell’Indice dei Fondi, cfr. supra nota 22.

[46] Per una storia dei diversi dicasteri e uffici della curia romana ancora oggi insuperata è la quarta edizione del manuale di N. Del Re, La Curia Romana. Lineamenti storico-giuridici, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1998.

[47] Oltre 2.000 registri, da Innocenzo III a Pio V, preceduti dalla copia parziale del registro di Giovanni VIII (Reg. Vat. 1) e dal registro originale di cancelleria di Gregorio VII (Reg. Vat. 2).

[48] Oggi conserva circa 2.500 registri dal 1389 alla fine del XIX secolo; la serie venne fortemente depauperata di quasi il 50% dei registri originali nel corso delle vicissitudini parigine dell’Archivio.

[49] Costituito da oltre 7.000 registri dalla metà del XIV secolo alla fine del XIX secolo.

[50] Si tratta dei fondi denominati Arm. XXIX-XXX, Arm. XXXIII, Arm. XXXIV, Arm. XXXV, Arm. XXXVI, Arm. XXXVII.

[51] La convinzione che nell’Archivio Segreto Vaticano sia conservata la documentazione degli archivi centrali della Chiesa, mentre nell’Archivio di Stato di Roma sia conservata quella degli archivi centrali dello Stato Pontificio è forse una semplificazione esagerata. La peculiarità del «Sovrano Pontefice», capo ad un tempo di uno Stato e di una Chiesa, si riverbera anche negli uffici da lui promananti, che non sempre hanno finalità e competenze esclusivamente temporali od ecclesiastiche.

[52] Segreteria di Stato, Firenze, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Venezia etc. e Segreteria di Stato, Legazione di Bologna, Ferrara, Romagna etc. Per la storia della sedimentazione archivistica interna all’Archivio Vaticano e per l’acquisizione posteriore di carteggi dispersi per il principio privatistico-patrimoniale delle carte, i fondi dell’epoca moderna non rispettano sempre il principio di provenienza, si trovano infatti tra la corrispondenza diplomatica con una determinata nunziatura non solo le carte originarie dell’archivio della Segreteria di Stato, ma, a volte, anche carte proprie dell’archivio della nunziatura, oppure quelle con i rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede così come carte di nunziature diverse.

[53] Segreteria di Stato, Cardinali; Segreteria di Stato, Principi; Segreteria di Stato, Vescovi e Prelati; Segreteria di Stato, Soldati; Segreteria di Stato, Particolari; etc.

[54] Ad esempio Segreteria di Stato, Avvisi.

[55] Il locario è un registro con la medesima serie di numeri del registro di protocollo. In corrispondenza di ogni numero riporta solamente il «locus» archivistico, cioè l’anno, la rubrica e il numero di repertorio.

[56] Oggi nel mondo la Santa Sede conta circa 200 rappresentanze diplomatiche nei diversi Paesi o rappresentanze presso Organizzazioni internazionali governative.

[57] Rimando alla prossima pubblicazione del mio intervento negli atti del convegno per il quarto centenario dell’Archivio: «Gli archivi delle Rappresentanze Pontificie in Archivio Segreto Vaticano. Versamenti e nuovi riordinamenti, dispersioni e distruzioni, archivi aggregati e archivi inserti», cfr. supra nota 34.

[58] Archivi sconosciuti a Elio Lodolini nel suo saggio «Rapporti archivistici fra Italia e Santa Sede: dal conflitto alla collaborazione (1870-1984)», in Diplomazia e storia delle relazioni internazionali. Studi in onore di Enrico Serra, a cura di A. Migliazza e E. Decleva, Milano, Giuffrè, 1991, pp. 813-834.

[59] Tra le 17.000 pergamene del Fondo Veneto I si trova la più antica pergamena «sciolta» conservata nell’Archivio Segreto Vaticano, datata 13 maggio 809.

[60] Già formate nel Seicento le serie furono incrementate fino all’epoca di Angelo Mercati. Lì sono conservati il famoso processo a Galileo Galilei e il sommario di quello a Giordano Bruno (Misc. Arm. X 204 e 205). Le serie vennero fortemente depauperate nel corso della prima metà del Novecento, quando l’Archivio passò alla Biblioteca Vaticana centinaia di volumi delle serie Miscellanea Armaria e di altre serie, di fondi e addirittura di archivi, rompendo così l’unità archivistica che legava quei pezzi con i restanti.

[61] Il fondo, accresciutosi nel corso degli anni, contava 8.802 pezzi nel 2005.

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