Immagine in apertura: Schedario delle pratiche di risarcimento.
La prima normativa italiana sulla concessione di risarcimenti per i danni subiti a seguito di eventi bellici della Seconda guerra mondiale è la legge 26 ottobre 1940, n. 1543. Essa prevedeva la concessione di contributi per "la perdita, la distruzione o il deterioramento avvenuti nel Regno di cose mobili o immobili, in quanto siano conseguenza di un qualsiasi fatto della presente guerra". Le domande dovevano essere presentate alle intendenze di Finanza che a loro volta le inoltravano alla Commissione appositamente istituita presso il Ministero delle finanze. Le disposizioni della legge furono estese anche ai territori dell'Africa italiana (con regio decreto 14 giugno 1941, n. 964) e ai possedimenti dell'Egeo. I danni di guerra nei territori dell'Africa italiana, che diedero luogo a un altissimo numero di pratiche di risarcimento, furono di competenza del Ministero dell'Africa italiana fino a marzo 1954. Sui danni subiti in territori esteri aveva competenza il Ministero degli affari esteri, che raccoglieva le denunce e svolgeva la fase istruttoria attraverso le rappresentanze diplomatiche all'estero e le prefetture.
Con la legge 31 agosto 1945, n. 532 fu disposta l'istituzione, presso il Ministero del tesoro, della Direzione generale per il risarcimento dei danni di guerra destinata a unificare sotto di sé (entro i primi anni '50) le competenze in materia di danni di guerra che, a vario titolo, erano esercitate da Ministero delle finanze, Ministero dell'Africa italiana, Ministero degli affari esteri e (in misura assai minore) Ministero della difesa. Con la legge 27 dicembre 1953, n.968 infatti l'intera materia fu riorganizzata e affidata alla Direzione generale dei danni di guerra del Ministero del tesoro. La legge, riordinando la normativa precendente, stabiliva gli aventi diritto e le modalità per la concessione dei risarcimenti, che erano concessi "ai cittadini italiani ed agli enti e società di nazionalità italiana [...] per i danni verificatisi nel territorio dello Stato e nel territorio libero di Trieste, nelle zone di confine non più facenti parte del territorio dello Stato, nei territori dell'Africa già sottoposti alla sovranità italiana, nel Dodecanneso e nell'Albania". Inoltre venivano regolate le modalità per la richiesta di contributi per danni verificatisi sul territorio estero. I risarcimenti per danni di guerra spettavano ai cittadini italiani vittime di bombardamenti, danneggiamenti, rastrellamenti, requisizioni e altri danni alle cose e alle persone (rientrano nella normativa anche le violenze sessuali). Oltre alle persone fisiche anche le persone giuridiche avevano diritto a risarcimenti per danni subiti nel corso del secondo conflitto mondiale.
La gran parte delle pratiche di risarcimento viene evasa entro la fine degli anni '60, tuttavia vi sono numerosi casi la cui trattazione si spinge oltre i primi anni '80. L'amministrazione dà sistemazione agli affari residui in materia di danni di guerra attraverso la legge 20 ottobre 1981, n. 593 che prevede che siano riprese in esame tra le pratiche inevase soltanto quelle per cui gli interessati facciano nuovamente domanda entro il 31 maggio 1982. Pochi anni dopo, nel 1984, la competenza sugli affari residui passa dalla Direzione generale dei danni di guerra (soppressa) alla Direzione generale dei servizi speciali e del contenzioso. Nel 1993 la "trattazione della residua materia dei danni di guerra e della sistemazione e liquidazione dei contratti di guerra" passa alla Divisione II del Servizio V (antiriciclaggio, valutario, contenzioso) della Direzione generale del tesoro.
Nel 2005 a Memoria srl è stato affidato un incarico di studio, ricognizione, riordinamento, collocazione logica e redazione di uno strumento sommario di corredo dell’archivio dei danni di guerra. All'avvio dei lavori l'archivio - in carico al Ministero dell'economia e delle finanze - era custodito presso tre diversi depositi situati rispettivamente a Fiano Romano, Castelnuovo di Porto e via XX settembre a Roma. Nonostante il disordine in cui si trovava, esso è apparso subito strutturato in maniera chiara. È stato piuttosto agevole infatti ricostruire le serie originali e disporle così come si erano strutturate nel corso dell'attività quarantennale svolta dalla Direzione generale dei danni di guerra.
Il fondo – la cui consistenza è di circa 550 registri, oltre 12.680 buste e 27 cassettiere (per un totale di circa 1780 metri lineari); le cui carte abbracciano un arco temporale dal 1938 al 1988 - è costituito in larghissima maggioranza da pratiche di risarcimento. Insieme a queste vi sono anche strumenti di corredo (schedari e registri) per il loro reperimento, fascicoli di carattere generale, delibere e verbali di diverse commissioni. I fascicoli relativi agli affari generali spesso contengono notizie di sintesi su danni e risarcimenti e sulle problematiche generali incontrate dai diversi uffici; alcuni fascicoli sono relativi a richieste di risarcimento o a negoziati particolarmente complessi e hanno relazione con affari trattati anche dalla Direzione generale del tesoro.
Le pratiche di risarcimento (per la quasi totalità evase entro la fine degli anni '60) coprono un arco complessivo che dai primi anni '40 arriva a metà anni '80. Le tipologie documentarie presenti e l'iter seguito dai fascicoli sono molto simili per ogni divisione. I fascicoli contengono generalmente: domanda di risarcimento (presentata in molti casi all'intendenza di finanza competente per territorio) corredata da elenchi dei beni danneggiati o distrutti, documenti di proprietà o di acquisto dei beni, certificati vari (cittadinanza, penale), atti notori di testimoni dell'avvenuto danno, indagini sui fatti (svolte da autorità di polizia, rappresentanze diplomatiche italiane all'estero o prefetture), lettere di trasmissione con le intendenze di finanza, pareri dell'Ufficio di consulenza tecnica, delibere della commissione cui viene sottoposta la richiesta di risarcimento, decreto ministeriale e documenti contabili relativi alla liquidazione di anticipi o dell'intera somma. Ai fini di una indagine storica sui danni subiti da cittadini, enti e società nel corso della Seconda guerra mondiale e di altri eventi di pochi anni successivi (esodo di cittadini italiani da territori assegnati alla Jugoslavia, rappresaglie contro coloni italiani in Africa) le carte più significative e più ricche d'informazioni sono le domande di risarcimento (e gli elenchi dei beni) dove a volte vengono raccontati, in modo dettagliato e allo stesso tempo ampio, i fatti e il contesto in cui sono avvenuti.
In fase di riordinamento le serie sono state disposte tenendo conto della struttura organizzativa degli uffici tra gli anni '50 e i primi anni '70 quando è stata evasa la stragrande maggioranza delle pratiche; si è deciso di non tenere conto dello schema degli uffici che per ultimi hanno trattato gli affari, poiché l'archivio appariva chiaramente strutturato nel primo modo. Di questo archivio è stata redatta una guida, in formato sia elettronico sia cartaceo.
A seguire, nel 2011, si è manifestata la necessità di studiare e redigere una procedura che guidi il personale dell’archivio nel reperire le singole pratiche di cui gli eredi dei richiedenti fanno a tutt’oggi richiesta. Poiché i fascicoli di ogni serie (formate grosso modo per area geografica) sono in ordine secondo il numero di corda (e non per nome), unici mezzi per rintracciare singole pratiche sono gli schedari alfabetici e alcuni registri coevi alla formazione dell’archivio.
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A partire dalla fine degli anni ’90, il Ministero dell’economia e delle finanze ha avviato una serie di indagini per censire la situazione degli archivi del Dipartimento del Tesoro, il cui responsabile è Walter Fanelli. Storicamente, in questa struttura, ogni unità amministrativa ha gestito in modo autonomo la propria documentazione che, fino alla fine degli anni ’80, gli archivisti gestivano in modo corretto, con gli strumenti di corredo tenuti aggiornati e con una movimentazione delle pratiche costantemente aggiornata. Successivamente la figura dell’archivista ha perso valore e dignità e gli archivi sono divenuti quasi un luogo di punizione per il personale e la gestione degli atti è fatalmente finita nel caos.
Nel 2004, il Ministero dell’economia e delle finanze ha preso in locazione alcune strutture nell’allora area della Protezione civile, sita in Castelnuovo di Porto; contemporaneamente sono stati assegnati al Dipartimento del Tesoro locali all’interno del palazzo di via XX Settembre che, adeguatamente ristrutturati, hanno consentito di avviare un’opera di risanamento degli archivi che, seppure non ancora conclusa, permette al Dipartimento di fare affidamento su una struttura archivistica di buon livello. Molto ancora si dovrebbe fare.
L’intervento forse più necessario e urgente sarebbe quello scaturito direttamente dalle varie riforma che il Ministero ha subito nel corso degli ultimi anni che, incidendo sulle competenze degli uffici, ha modificato la precedente imputazione dei fascicoli agli uffici stessi.
Esiste un progetto che prevede una ristrutturazione degli archivi in modo tale che, secondo quanto previsto dalla dottrina archivistica, gli atti depositati non siano legati esclusivamente agli uffici che li hanno depositati ma piuttosto sia realizzata una classificazione tematica per cui, in caso di passaggio di attribuzioni da un ufficio all’altro gli archivi non debbano essere modificati ma piuttosto aggiornati con la registrazione del passaggio di competenza ottenendo, in questo modo, uno “storico” di quella attività, nell’arco degli anni, all’interno del Dipartimento. Purtroppo, per i ben noti motivi, non sembra questo il momento migliore per realizzare questo progetto.
* Ministero dell’economia e delle finanze
** Memoria srl