Lunedì, 30 Dicembre 2013

La Bibliomediateca dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Paola Polito
Sezione Studi

Pubblichiamo il primo saggio della Sezione STUDI Nuova Serie.

In allegato, in calce, la versione in pdf, impaginata con un layout rinnovato.

Immagine di apertura: Leonardo Vici (compositore), Pietro Metastasio (autore del testo per musica), Va tra le selve, 1710-1750, Allegro (Aria, fa maggiore, 2/4) Mandane, S: Va tra le selve ircanePartitura. Fondo Mario - A.Ms.3702 (16).

Abstract 

Dopo una sintetica storia della secolare Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’autrice ricostruisce le tappe evolutive fondamentali della sua biblioteca, partendo dalla comparsa per la prima volta della figura del bibliotecario nello Statuto della Reale accademia di Santa Cecilia del 1874 fino all’inaugurazione della nuova bibliomediateca al Parco della Musica nel 2005. Illustra i fondi bibliografici in essa conservati, da quelli più antichi a quelli di recente acquisizione; le collezioni sonore ed audiovisive nei diversi supporti ed infine l’intero patrimonio archivistico, ossia: l’Archivio storico; tutta la documentazione relativa all’attività concertistica come fotografie o registrazioni sonore;  gli Archivi di etnomusicologia e gli ‘Archivi aggregati’, insieme di veri e propri archivi di persone fisiche, i cui soggetti produttori sono per lo più personalità appartenute al mondo musicale. Descrive infine le modalità attraverso le quali l’Accademia gestisce e rende accessibile e fruibile, anche online, il suo patrimonio documentario. Illustra quindi la piattaforma xDams (Xml Digital Archives and Memory Storage) con i suoi moduli applicativi, capace di trattare distintamente tutte le diverse tipologie di documenti con i rispettivi standard descrittivi, ma anche di integrare e collegare fra loro le diverse banche dati in un sistema organico. 

After a brief history of the secular Accademia Nazionale di Santa Cecilia, the author reconstructs the evolutionary stages of its library, from the emergence for the first time of the figure of the librarian in the Statuto della Reale accademia di Santa Cecilia in 1874 until the opening of the new media library at the Parco della Musica in 2005. The author illustrates the bibliographical collections stored in it, from the most ancient to recent acquisitions, sound and audiovisual collections in various media, and finally the entire archival heritage: the Historical Archive, all documentation relating to the concerts as photographs or sound recordings; Archives of ethnomusicology and the “Aggregated Archives” , a set of archives of individuals, whose producer subjects are mostly personality belonged to the world of music. The author describes also the ways in which the Accademia makes its documentary heritage accessible and usable, even online. Then she  outlines the platform xDams (XML Digital Archives and Memory Storage) with its application modules, capable of treating separately all the different types of documents with their descriptive standards, but also to integrate and link together the various databases in an organic system.

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Cenni storici sull’Accademia nazionale di Santa Cecilia

Le origini dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia risalgono al 1585. In quell’anno, infatti, con la bolla Ratione congruit, il pontefice Sisto V riconosceva ufficialmente la Congregazione dei musici sotto l’invocazione della Beata Vergine e dei Santi Gregorio e Cecilia. La natura della Congregazione consisteva in un’associazione di categoria con scopi artistici e assistenziali. Tale sodalizio, tuttavia, esisteva già dalla metà degli anni ’70 del Cinquecento, ed aveva raggruppato compositori attivi a Roma come Giovanni Pierluigi da Palestrina e Luca Marenzio. Prima sede della Congregazione fu la chiesa di Santa Maria ad Martyres, più nota come Pantheon (1582-1622), seguita da altre quali San Paolino alla Colonna (1622-1652), Santa Cecilia in Trastevere (1652-1661), San Nicola di Cesarini (1661-1663), Chiesa della Maddalena (1663-1685). Sin da subito la Congregazione dovrà affrontare le sue prime difficoltà, trovandosi difatti in concorrenza con i cantori sistini, altro importante sodalizio. Sarà grazie al Breve di Urbano VIII del 1624 che ai ceciliani sarà concesso il controllo della professione della didattica e dell’editoria musicale, che però sarà revocato due anni dopo (1626) su pressione dei sistini. I suddetti privilegi saranno però riconfermati solo nel 1684, con un ulteriore Breve di Innocenzo XI. Con la nuova sede presso San Carlo ai Catinari nel 1685, la Congregazione inizierà ad esercitare una fervida attività consistente in adunanze segrete, assemblee generali e sfarzose celebrazioni musicali[1].  In questo periodo, fra i congregati spiccheranno nomi di noti compositori come Arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini, Alessandro e Domenico Scarlatti, Niccolò Jommelli, Baldassarre Galuppi, Nicola Zingarelli, Pasquale Anfossi. Con Pietro Ottoboni come cardinale protettore (1691-1739), la Congregazione vivrà un periodo di particolare splendore. Risale al 1716 il Breve di Papa Innocenzo XI che obbligherà tutti i musicisti operanti in Roma ad associarsi alla congregazione, privilegio che sarà riconfermato con un successivo Breve del 1794, firmato da Pio VI.

L’ultimo verbale della congregazione sarà datato 7 luglio 1797. Seguirà una pausa dell’attività ufficiale che riprenderà nel 1822, dopo la Restaurazione[2].

Nel 1830, con l’elezione di Luigi Rossi alla carica di segretario, la Congregazione subirà una profonda trasformazione, acquisendo anche un carattere internazionale. Saranno istituite nuove categorie associative quali: poeti, danzatori, musicologi-filologi, costruttori di strumenti musicali, nonché regnanti ed ambasciatori in qualità di mecenati. Con la collaborazione di Gaspare Spontini, presente a Roma fra il 1839 e il 1840, il Rossi riformerà profondamente lo Statuto della Congregazione, la quale sarà denominata dapprima Congregazione ed Accademia (1838),  poi Pontificia accademia (1847). Molti saranno gli esponenti del mondo musicale europeo che diventeranno soci onorari. Fra essi, solo per citare i più noti: Cherubini, Mercadante, Donizetti, Mayr, Rossini, Pacini, Paer, Paganini, Spohr, Auber, Liszt, Mendelssohn, Berlioz, Gounod, i librettisti Jacopo Ferretti e Carlo Pepoli. Fra i regnanti, la Regina Vittoria d’Inghilterra, Guglielmo IV di Prussia, Maria Teresa Isabella d’Austria, Ferdinando II Borbone e sua moglie.

Tuttavia, l’Accademia dovrà affrontare alcune difficoltà come la solita rivalità con i cantori pontifici, ed ora anche con l’Accademia filarmonica romana. Ulteriore preoccupazione dell’Accademia sarà anche quella della ricerca di una nuova sede la quale, difatti, dal 1853, sarà in Via di Ripetta, presso il Palazzo camerale. Altri nodi da sciogliere riguarderanno l’istruzione musicale, questione che condurrà poi verso l’istituzione del Liceo musicale; e l’assistenza ai soci, per la quale verrà creata una Istituzione di beneficenza (poi Cassa di mutuo soccorso).

Dopo l’Unità d’Italia, alla oramai denominata Regia accademia di Santa Cecilia, sarà concessa, nel 1877, altra nuova sede, idonea per svolgere l’attività didattica musicale, presso l’ex convento delle Orsoline in Via Vittoria. In quello stesso anno e in quello stesso luogo, sarà istituito il Liceo musicale e poi, nel 1878, si assisterà all’apertura al pubblico della biblioteca, già nata nel 1875.

La presidenza del Conte Enrico di San Martino di Valperga (1895-1947) apporterà molte altre novità. Fra esse ricordiamo l’inizio dell’attività concertistica (1895), destinata a diventare sempre più l’aspetto predominante dell’istituzione. Luogo dei concerti inizialmente sarà solamente la Sala Accademica, collocata sempre nei locali di Via Vittoria, ma, in seguito, dal 1908, anche l’Augusteo, vero e proprio teatro, munito di palchetti, con spazi molto più ampi, idonei a contenere un’intera orchestra sinfonica[3]. Tuttavia, la demolizione di questo edificio, voluta nel 1936 da Mussolini, lascerà l’Accademia sguarnita di un posto adeguato per lo svolgimento delle già configurate stagioni sinfoniche, creando alle future dirigenze l’onere della ricerca di una sede definitiva[4]. Diversi saranno, infatti, nel corso degli anni a venire, le sedi deputate allo svolgimento delle stagioni sinfoniche e, dal 1936 al 1946, sempre sotto la presidenza del Conte Enrico di San Martino di Valperga, una di esse sarà il Teatro Adriano.

Altre novità apportate dalla presidenza del Conte di San Martino saranno: la regificazione del Liceo, la creazione dei corsi musicali di alto perfezionamento, della Regia scuola di recitazione (poi Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico) e della Scuola nazionale poi Centro sperimentale di cinematografia (1932-1935)[5].

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Accademia nazionale di Santa Cecilia, tale sarà la sua denominazione, dovrà sempre fare i conti con l’annoso problema relativo alla ricerca di un’adeguata sede definitiva per i concerti. In attesa dell’esito di un concorso di architettura (1952-1954) che avrebbe dovuto sciogliere questo nodo, ancora provvisoriamente essa sarà, per i concerti di musica sinfonica, il Teatro Argentina (1946-1958). Fallito il concorso, ulteriore luogo designato, sebbene ancora non definitivo, sarà l’Auditorio Pio di Via della Conciliazione[6].

La legge del 14 agosto 1967, n. 800, recante il Nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali, istituirà la Gestione autonoma dei concerti dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, ente pubblico incaricato a organizzare e gestire le stagioni concertistiche. All’Accademia sarà invece demandato il compito di diffondere e divulgare la cultura musicale attraverso concerti, conferenze, pubblicazioni, istruzione musicale superiore e tutela del patrimonio storico. L’Accademia e la Gestione saranno presiedute dallo stesso Presidente, sebbene ognuna amministrativamente gestita con un proprio protocollo.

In base al decreto legislativo 23 aprile 1998, n. 134, l'Accademia diventerà fondazione di diritto privato affiancata da un corpo accademico costituito da 70 membri effettivi e 30 onorari, nel quale figureranno i maggiori musicisti italiani e stranieri, e da un'orchestra e un coro sinfonici oramai noti e apprezzati in tutto il mondo. Nel 2003 finalmente l’Accademia riceverà la tanto attesa sede definitiva, ubicata nell’Auditorium Parco della Musica, con la possibilità di poter fruire di tre sale da concerto: la Sala Santa Cecilia, con una capienza di 2800 posti; la Sinopoli, minore, con 1200 posti e la più piccola, Sala Petrassi, capace di accogliere un pubblico più ristretto di sole 700 persone. Nello stesso Auditorium Parco della musica avrà sede anche la Bibliomediateca, luogo destinato ad accogliere tutto il patrimonio documentario dell’Accademia, la cui inaugurazione avverrà nel 2005, e il MUSA, il Museo di Strumenti Musicali dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che aprirà nel 2008.

La nascita della biblioteca di Santa Cecilia

Notizie certe sui fondi più antichi della biblioteca ci provengono da un catalogo del 1846 a cura di Luigi Rossi, segretario ed archivista amministrativo e musicale della Congregazione ed Accademia di Santa Cecilia. Esso consiste in un opuscolo intitolato Catalogo delle opere di musica o ad esse relative che dall’anno 1836 all’anno 1846 sono state depositate nell’Archivio della Congregazione ed accademia di Santa Cecilia  a Roma in cui le «opere di musica e ad esse relative» riportate, sono divise in quattro categorie: offerte, doni, in adempimento delle prescrizioni statutarie, acquisti.

Una nota dello stesso Rossi, a pag. 2, descrive esattamente il criterio di compilazione del catalogo:

«Per la prima Categoria l’ordine de’ nomi procede nel modo come trovasi stabilito nel Catalogo de’ soci, posto a stampa. – Per la seconda a norma dell’ordine cui il dono è stato rimesso. – Lo stesso si è osservato per la terza categoria, per le composizioni di prescrizione. Gli altri ordini di nomi sono regolati alfabeticamente, o secondo gl’indici de’ rispettivi volumi. – I nomi de’ non socj si trovano in majuscolo corsivo.» 

Una postilla, inoltre, informa che le composizioni contrassegnate da asterisco sono dedicate alla Congregazione ed Accademia di Santa Cecilia.

È dopo l’Unità d’Italia, esattamente nello Statuto della Reale accademia di Santa Cecilia, approvato con R.D. n. 2202 del 17 ottobre 1874 (e pubblicato su Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia il 26 novembre 1874, n. 282) che compare, nella struttura della Regia accademia di Santa Cecilia, la figura del bibliotecario. Nel terzo capitolo del suddetto statuto, intitolato Della direzione della R. Accademia, si legge che il bibliotecario è membro del Consiglio direttivo dell’Accademia (art. 21), che dovrà essere scelto fra i soci di merito (art. 22), che ha una carica triennale ma rieleggibile (art. 23). L’art. 34 definisce il compito del bibliotecario: custodire, sotto la propria responsabilità «tutte le opere di proprietà dell’Accademia» e di annotarle «in apposito indice per nomi di autore e materie». Lo stesso art. 34 ed il successivo 35 prevedono anche la figura del sottobibliotecario, il cui compito sarà invece quello di coadiuvare il bibliotecario.

Primo bibliotecario della biblioteca di Santa Cecilia sarà Adolfo Berwin il quale, appena eletto come consigliere bibliotecario nel 1875[7],  riterrà necessario fare subito una ricognizione del posseduto della biblioteca ed impegnarsi per incrementare il patrimonio bibliografico. Nella Relazione al Signor Presidente del R. Accademia di S. Cecilia Comm. Emilio Broglio sull’aumento della Biblioteca accademica dal 1 Aprile al 31 Dicembre 1875 egli scriverà:

La libreria della R. Accademia di S. Cecilia ha raggiunto nell’epoca soprindicata un aumento di circa 600 numeri quasi tutti ricevuti in dono. I detti numeri si dividono nelle categorie seguenti:

a, Storia ed estetica musicale

b, Metodi, trattati per vari strumenti, per canto, armonia e contrappunto

c, Musica sacra senza accompagnamento, non accompagnato d’Orchestra o d’organo

d, Musica profana con accompagnamento d’orchestra o di Pianoforte

e, Musica per pianoforte ed organo

f, Musica per orchestra e per vari strumenti.

Quest’incremento riempie in parte il vuoto che si verifica in questa biblioteca quella cioè della musica moderna. Si trovano fra i doni i più celebri metodi d’insegnamento musicale; opere di musica sacra e profana; vocale e strumentale. Il possedere questi tesori influirà moltissimo  a promuovere lo studio e migliorare il gusto. Debbo rilevare come cose di sommo interesse la partiture delle opere di più illustri maestri della scuola germanica, quali quelle di Bach, Handel, Mozart, Beethoven, Schubert, Schumann e Wagner. Tali opere si compongono di Messe, Oratori, spartiti teatrali, Quartetti, sinfonie etc. e sono un dono veramente splendido del signor dott. Abraham, proprietario della ditta di C. F. Peters di Lipsia.

La Relazione menziona altri donatori che sono principalmente editori musicali quali: il Signor Giulio Ricordi, «editore di musica di Milano»; il Signor Francesco Lucca, altro «editore di musica di Milano»; Il Signor Federico Schreiber, «editore di musica di Vienna»; il Signor Giovanni Canti, «editore di musica di Milano», egli stesso ed il prof. Giuseppe Branzoli[8]. Berwin terminerà la sua relazione augurandosi che il Ministro della pubblica istruzione possa comprendere l’importanza della biblioteca da poco istituita, e che pertanto si impegni all’acquisto della libreria del M. Cav. Orsini[9], e per far sì che nella biblioteca stessa possano affluire «tutte le opere che si rinverrebbero nelle biblioteche degli ordini religiosi soppressi». Aggiungerà infine che, con il trasferimento nei nuovi locali la biblioteca, una volta riordinata, potrà essere aperta agli studiosi e che, con il sostegno dello stesso ministro e privati, la biblioteca musicale potrà diventare una delle più importanti in Italia e in Europa.

L’anno successivo lo stesso Berwin scriverà ancora un Prospetto dei doni di opere musicali pervenute alla biblioteca della R. Accademia di S. Cecilia dal 28 marzo 1875 fino al 20 dicembre 1876. Esso consisterà in un inventario di quattro pagine in cui, accanto al nome del donatore, accuratamente numerato, vi sarà quantificato il corrispettivo materiale donato. I volumi elargiti nel suddetto arco di tempo saranno 967, i donatori 50[10].

Nel 1878 la biblioteca aprirà al pubblico. Nucleo fondamentale delle sue collezioni sarà la biblioteca Orsini, finalmente acquistata dal Ministero e collocata nei locali della biblioteca dell’Accademia. In base  al regolamento per la biblioteca dell’Accademia approvato nel 1877, sarà prevista l’apertura al pubblico per sei ore quotidiane (art. 17), l’istituzione di una commissione di acquisti (artt. 13 e 14) e la possibilità del cambio e della vendita dei duplicati (art. 16).

L’impegno di Berwin, finalizzato a far accrescere il patrimonio bibliografico della biblioteca, continuerà ad essere sempre più serrato, animato egli stesso anche dal desiderio di vedere confluire nella biblioteca di Santa Cecilia tutte le opere musicali sparse nelle varie biblioteche governative di Roma.

Berwin, perciò, riuscirà ad estendere il patrimonio bibliografico della biblioteca anche facendo ricorso alla normativa sul diritto d’autore di allora, che prevedeva che le opere d’ingegno fossero depositate in biblioteca. Grazie ai suoi continui contatti con il vice segretario del Ministero dell’agricoltura, industria e commercio riuscirà ad ottenere, finalmente, tramite una ministeriale del 30 ottobre 1879, che il Ministro dell’agricoltura, industria e commercio disponga che «tutte le composizioni musicali depositate a forma delle leggi 25 giugno 1865 n. 2337 e del 10 aprile 1875 n. 2652 siano consegnate alla R. Accademia di S. Cecilia»[11].

Conseguenza di questa nuova disposizione sarà l’istituzione di una Sezione governativa all’interno della biblioteca. Con il R.D. n. 716 del 1882 si sancirà l’istituzione, a cura del Ministero della pubblica istruzione, della sezione di spettanza governativa. Berwin in seguito ne sarà nominato “custode consegnatario”[12].

Nel 1883 la biblioteca ceciliana, accanto al deposito per diritti d’autore, otterrà anche quello legato alle norme sulla stampa. In tal modo essa diventerà un archivio nazionale atto a conservare tutta la produzione nazionale[13].

Proprio a partire da questi anni assisteremo all’origine della peculiare configurazione della biblioteca ceciliana, per la quale convivranno le due sezioni: l’accademica e la governativa. Infatti, già nella relazione della Commissione d’inchiesta sopra le biblioteche, i musei e le gallerie del Regno d’Italia che il 22 aprile 1884 visiterà la biblioteca musicale della R. Accademia di Santa Cecilia, la biblioteca sarà descritta come divisa nelle due sezioni. Così vi sarà riportato:

«… ci sono i libri propri dell’Accademia (i quali erano al 1875 in numero 80, si sono accresciuti per i doni ricevuti), e la raccolta Orsini … La sezione governativa è costituita dai libri musicali depositati per diritto d’autore, che il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio consegna alla Biblioteca, facendoli legare a proprie spese, dai libri depositati o dati in prestito indefinitamente dalle biblioteche governative di Roma, ai libri musicali mandati in forza della legge sulla stampa dalle R.R. Procure alla Vittorio Emanuele e da questa rimesse alla Biblioteca di Santa Cecilia, e infine dai libri acquistati coll’assegno governativo di L. 1.800.000 annue.»

La relazione, dopo aver riportato l’elenco dei libri presenti in biblioteca e aver rilevato che «i depositi per diritto d’autore non vengono consegnati con molta regolarità», concluderà riportando che uno dei ‘desideri’ del bibliotecario è che «si riuniscano in un solo locale le due sezioni della biblioteca».

La presenza delle due sezioni nella medesima biblioteca comparirà anche nello Statuto del Liceo musicale, R.D. del 24 gennaio 1886 n. 3720, il cui art. 4 riporterà: «Servono ad uso del liceo la biblioteca accademica e le opere di proprietà governativa, che sono depositate nella medesima biblioteca».

Bisogna inoltre precisare che, nel 1887, si assisterà, sempre grazie all’interessamento di Berwin, all’istituzione, all’interno della biblioteca, «di una biblioteca speciale per esclusivo uso degli insegnanti e degli allievi», costituita da «opere esclusivamente didattiche, acquistate dall’Amministrazione del Liceo»[14].

La coesistenza delle due sezioni, governativa e accademica, negli stessi locali della biblioteca, sarà riconosciuta dalla legge che approverà la Convenzione per il mantenimento del Liceo musicale Santa Cecilia (9 febbraio 1911, n. 127, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 7 marzo 1011, n. 55), il cui art. 9 riporta:

Al Liceo è annessa la biblioteca musicale governativa di S. Cecilia. Sarà facoltà della R. Accademia di conservare la biblioteca accademica negli stessi locali della biblioteca governativa; ma essa dovrà formare una sezione a parte, pur essendone affidato il funzionamento agli stessi impiegati.

Lo stesso testo lo ritroveremo nell’art. 9 del Decreto-legge che approva la Convenzione per la regificazione del Liceo musicale (22 agosto 1919, n. 1672, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 24 settembre 1919, n. 227). Così, fino al 2005, nei locali della biblioteca di Via dei Greci, convivranno le due sezioni, ciascuna con proprie collezioni, proprio inventario e configurazione giuridica.

Faranno parte della Sezione governativa: la biblioteca Orsini (acquistata in gran parte dal Ministero della pubblica istruzione), le raccolte formatesi in base alla legge sul diritto d’autore e sul deposito degli stampati, importanti collezioni acquisite grazie al contributo del Ministero dell’istruzione come una parte della preziosa libreria Borghese, la collezione completa di libretti delle opere eseguite nei teatri di Milano, Monza, e del Regio di Torino, ed un ulteriore raccolta di libretti appartenuta allo storiografo portoghese Manuel Pereira Peixoto d’Almeida Carvalhaes, morto nel 1922. Vi si distingueranno inoltre: manoscritti musicali autografi,fra cui alcuni di Bellini (Norma e Beatrice di Tenda), di Bloch, Liszt, Mercadante, Pacini, Palestrina, Pizzetti, Rossini (Il viaggio a Reims), Sgambati; importati fondi come quello Savoia, pervenuto per dono dalla Regina Margherita e costituito in prevalenza da edizioni dei secoli XVI-XIX; il fondo Corsi-Sabatucci, appartenuto ad una dilettante di canto romana e costituito da repertorio quasi esclusivamente vocale; parte del fondo Cencetti, che raccoglie un cospicuo numero di manoscritti, testimonianza dell’attività di una delle maggiori copisterie romane di musica della prima metà dell’Ottocento; il Fondo Santo Spirito, ricco di manoscritti provenienti dall’archivio della Cappella musicale dell’antico ospedale romano di Santo Spirito in Saxia; il Fondo Ravalli, il cui ex possessore era Pietro Ravalli, compositore romano e cantore della Cappella Giulia vissuto nel XIX secolo[15]. Per quanto riguarda la configurazione giuridica, la Sezione governativa è inquadrata come una biblioteca pubblica. Essa, infatti, comparirà in alcuni regolamenti organici riguardanti le biblioteche pubbliche. Sarà presente nel R. D. del 29 ottobre 1885, n. 3464, fra le biblioteche destinate a servire altri istituti; nel D.P.R. del 5 settembre 1967, n. 1501, fra quelle«relative a sezioni musicali», insieme alla Sezione musicale della Biblioteca Palatina di Parma. Non comparirà più nel D. P. R. del 5 luglio 1995, n. 417, Regolamento recante norme sulle biblioteche pubbliche statali, poiché essa diverrà di competenza del Ministero della pubblica istruzione.

La Sezione accademica, strettamente alle dipendenze dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, è invece caratterizzata dalla presenza di molti fondi, in gran parte consistenti in donazioni di personaggi che hanno ruotato intorno all’Accademia come soci onorari, accademici, insegnanti di musica o che comunque si sono distinti nel panorama musicale in qualità di compositori, critici musicali e docenti universitari[16].

Nonostante le diverse configurazioni giuridiche delle due sezioni, esse per molti anni sono state dirette da una medesima figura. Fra i direttori, dopo Adolfo Berwin (1875-1900)[17], ricordiamo Attilio Luciani (1900-1912) e Michele Carlo Caputo (1912-1920). Particolarmente rilevante sarà la dirigenza di Francesco Mantica (1929-1948)[18]. Egli, approfittando della chiusura della biblioteca per alcuni mesi, coglierà subito l’occasione per ordinare e collocare le due sezioni. Sarà sotto la sua direzione che la Sezione accademica acquisirà l’importantissimo Fondo Mario, mentre la governativa si arricchirà dell’importante collezione Carvalhaes. Inoltre, in accordo con la direzione dell’Accademia, sistemerà una parte dei magazzini per collocare i doni provenienti dalla Segreteria del Duce. Da diligente bibliotecario, curerà inoltre le statistiche della biblioteca, facendole pubblicare sugli annuari. Riordinerà inoltre il catalogo della biblioteca[19]. Successivi bibliotecari saranno il musicologo Antonino Pirrotta (1948-1953) ed Emilia Zanetti (1954-1982). Tuttavia, dal 1980, ogni sezione avrà una direzione diversa. Dal marzo 1980 Annalisa Bini diventerà bibliotecaria dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e quindi responsabile della Sezione accademica, mentre i responsabili della Sezione governativa saranno: Bianca Maria Antolini (1982-1983) e, dal 1984, Domenico Carboni, attuale bibliotecario del Conservatorio[20].

Con il trasferimento della maggior parte degli uffici dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia presso il Parco della Musica, tutto il patrimonio documentario bibliografico, archivistico, sonoro e audiovisivo dell’Accademia, e quindi anche la Sezione accademica della biblioteca, sarà trasferito nella nuova Bibliomediateca, all’interno dello stesso Parco della Musica.

Il termine Bibliomediateca indica, infatti, «che si tratta di una biblioteca e mediateca insieme, dove i libri tradizionali e i supporti sonori analogici convivono con la documentazione digitale e su supporto multimediale»[21]. Secondo l’art. 3, comma e) dello Statuto dell’Accademia, essa deve: 

«[curare] la conservazione e la gestione del proprio patrimonio storico costituito dalla biblioteca, dal museo degli strumenti musicali antichi e moderni, dall’archivio storico, dagli archivi di etnomusicologia, dagli archivi di registrazione musicale su dischi, nastri ed ogni altro supporto, nonché da quanto altro inerente agli sviluppi delle discipline musicali»[22].

Il patrimonio documentario dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia

La bibliomediateca dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia oggi si configura come una biblioteca specializzata musicale privata, che conserva innanzitutto le collezioni bibliografiche della Sezione accademica, già custodite nella Biblioteca del Conservatorio di Santa Cecilia situata in Via dei Greci, cui si aggiungono altre collezioni musicali, che nel corso degli anni, per mancanza di spazi si erano accumulate nell’Archivio musica, luogo non accessibile al pubblico in quanto ufficio interno dell’Accademia in cui viene elaborato e gestito il materiale musicale d’esecuzione destinato all’orchestra, al coro ed ai direttori d’orchestra[23]. La bibliomediateca, pertanto, oggi conserva diverse tipologie di materiale bibliografico come musica a stampa, manoscritti musicali, volumi di letteratura musicale e periodici specializzati. Ad esse si aggiunge un’ampia collezione di documenti sonori nei diversi supporti quali dischi a 78 giri, a 33 giri, nastri a bobina aperta, audiocassette, una gran quantità di CD, ed un discreto numero di audiovisivi su VHS e DVD. Questo patrimonio documentario, costituito quindi da collezioni bibliografiche e audiovisive, è cresciuto nel tempo (e tutt’ora continua a farlo) attraverso acquisti, ma soprattutto donazioni, articolandosi così in una molteplicità di fondi.

Accanto alle collezioni librarie e audiovisive, la bibliomediateca conserva anche documentazione di natura archivistica della stessa Accademia, stratificatasi nel tempo durante lo svolgimento delle attività dell’istituzione stessa. Vi è infatti custodito: l’Archivio storico, i cui carteggi testimoniano prevalentemente l’attività artistica e amministrativa dell’Accademia, la documentazione specifica dell’attività concertistica, che è costituita da programmi di sala, locandine, manifesti, materiale fotografico e registrazioni sonore.

La bibliomediateca conserva inoltre archivi di persone fisiche di personalità appartenenti al mondo musicale. Questi, ricchi di carteggi, di materiale fotografico, di materiali di lavoro e di studio, costituiscono l’insieme dei cosiddetti  "Archivi aggregati".

A conferire inoltre il carattere quasi di unicità alla bibliomediateca, sono gli Archivi di etnomusicologia, già Centro nazionale di musica popolare (CNSMP), fondati nel 1948 con la collaborazione della Rai Radiotelevisione italiana e grazie all’impegno personale di Giorgio Nataletti e Fausto Razzi.

Le collezioni bibliografiche

Le collezioni che rappresentano il patrimonio documentario più rilevante dell’Accademia sono quelle bibliografiche, di cui si contano approssimativamente 130.000 unità. Vi si distinguono i fondi antichi, esistenti già dapprima dell’istituzione della stessa biblioteca dell’Accademia, o acquisiti fra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX; i fondi del Novecento, pervenuti in Accademia per lo più durante la seconda metà del secolo scorso; e quelli di recente acquisizione, sopraggiunti dopo il trasferimento dell’Accademia al Parco della Musica.

I fondi storici, acquisiti prima o subito dopo la nascita della biblioteca, costituiscono nell’insieme quello che convenzionalmente è definito ‘Fondo Antico’. Un’attenta analisi degli ex libris e note di possesso degli esemplari ad esso appartenenti, affiancata dalla consultazione di documenti dell’archivio storico e dei vecchi registri cronologici di entrata della biblioteca, ha permesso di rilevare come il cosiddetto ‘Fondo Antico’ sia in realtà il risultato di un processo di stratificazione avvenuto nel tempo. È stato possibile, pertanto, individuare parte degli specifici fondi librari o provenienze che hanno concorso alla sua formazione, riscontrando effettivamente quanto affermato da Angela Nuovo e Giorgio Montecchi, ossia che «l’idea stessa di biblioteca è inscindibile dall’idea di storia, e quindi di ordinamento cronologico dei documenti conservati»[24].

È stata effettuata una ricognizione anche dei fondi del Novecento e di quelli di recente acquisizione, resa molto più semplice grazie ad appunti e schemi di lavoro elaborati dall’attuale direttore della Bibliomediateca dell’Accademia.

Nei paragrafi successivi seguirà un’elencazione di tutti i fondi identificati, cercando di seguire il loro ordine cronologico di acquisizione, ottenuto anche attraverso la consultazione degli annuari dell’Accademia, nei quali puntualmente era steso un rapporto sulla biblioteca. La descrizione di ogni fondo, seppur sintetica, sarà preceduta dalla biografia del rispettivo ex possessore, ad evidenziare come stretto fosse il legame fra egli stesso e l’istituzione ceciliana.

Si noterà, e questo riguarderà in particolare i fondi del Novecento, che alcuni di essi saranno costituiti anche da altra  documentazione eterogenea, diversa per tipologia e natura, come collezioni discografiche, o documentazione archivistica, costituita quest’ultima da carteggi, appunti di lavoro, documenti sonori, materiale a stampa come opuscoli, programmi di sala, ritagli di giornale, e persino oggetti d’arte.

I fondi antichi

Fondo Zannotti

Apparteneva a Candido Zannotti, che nel 1839 fu aggregato alla Pontificia Congregazione ed Accademia di Santa Cecilia come Maestro Compositore Onorario[25].

Il fondo è costituito da soli manoscritti, che si distinguono per avere il dorso con incise le lettere dorate CZ.

Fondo Dandini

Apparteneva a Francesco Dandini, aggregato come cantante tenore e professore di flauto nel 1836. Nel 1856 esercitò la carica di Segretario della Pontificia Congregazione ed Accademia di Santa Cecilia[26].

Il fondo contiene musica vocale sacra e profana e manoscritti. L’ex libris consiste in un’etichetta rettangolare bianca con aquila bicefala e corona, in genere applicata sulla legatura.

Fondo Zavrtal

Apparteneva a Ladislav Zavrtal, compositore e direttore d’orchestra, nato a Milano il 29 settembre 1849 da padre boemo a madre italiana. Nel 1868 esordì come compositore con l’opera Tita. Svolse attività come direttore d’orchestra dapprima a Milano ed in seguito a Glasgow, dove rimase  per 10 anni. Fu inoltre capo-musica della Banda della regia artiglieria britannica. Nel 1907 ritornò in Italia (Cadenabbia, Como) dove morì il 29 gennaio 1942. Compose opere, due sinfonie e musica da camera. Nel 1887 il Consiglio Direttivo della Regia Accademia di Santa Cecilia gli conferì il titolo di Socio Onorario nella categoria dei Maestri Compositori[27].

Il fondo è costituito da cantate, opere teatrali e religiose[28].

Fondo Candi

Apparteneva a Raffaele Candi, Socio Benemerito dell’Accademia di Santa Cecilia, titolo conferitogli nel 1890 per via di una donazione alla Biblioteca dell’istituzione. Così riporta la lettera del Presidente dell’Accademia a lui indirizzata, con data 29 luglio 1890, avente per oggetto «Nomina a Socio»:

Mi è assai grato comunicare alla S.V. Illustr. che il Cons. Dirett. di questa R. A. nella seduta del 27 […] a viemeglio attestarle la sua riconoscenza pel pregevolissimo dono del quale volle arricchire la biblioteca Accademica, con voto unanime pregiovasi iscrivere il suo nome nell’Albo dei Soci Benemeriti. Nel rimetterle il diploma decretatole da questa R. A. colgo questa occasione per confermarle i sensi della mia particolare stima[29].

Il fondo è costituito da 39 volumi e 4 buste con 389 libretti d’opera, in prevalenza tratti dal repertorio dei teatri romani[30].

Fondo Wichmann

Apparteneva a Hermann Wichmann, compositore nato a Berlino il 24 ottobre 1824 e morto a Roma il 27 agosto 1905. Allievo di Mendelssohn e Spohr, compose sinfonie, musica da camera, salmi e romanze. Venne spesso in Italia e nel 1883 divenne accademico dell’Accademia di Santa Cecilia[31].

Il fondo si caratterizza per la presenza di repertorio vocale e musica strumentale di provenienza tedesca. Contiene manoscritti. Gli esemplari costituiscono miscellanee generalmente distinguibili da una copertina marmorizzata scura, con etichetta bianca applicata, con scritte in tedesco e particolare grafia corsiva manoscritta.

Fondo Pinelli

Apparteneva a Ettore Pinelli, (1843-1915), violinista, direttore d’orchestra e compositore. Allievo dello zio materno Tullio Ramacciotti, Pinelli incominciò precocemente la sua attività concertistica come violinista. Fu membro del Quartetto Ramacciotti e, allo scioglimento di quest’ultimo, di un quintetto con Monachesi, De Sanctis, Furino e Sgambati, continuando sempre la sua attività solistica. Nel 1869, con Sgambati, aprì una scuola gratuita per violino e pianoforte, che costituì la base per l’istituzione del Liceo musicale di S. Cecilia, presso il quale insegnò fino agli ultimi mesi della sua vita[32]. Con lo stesso Sgambati fondò a Roma la Società di musica da camera e, nel 1874, la Società orchestrale, della quale fu direttore per 25 anni[33].

Il fondo comprende: alcuni suoi autografi, partiture e parti appartenenti al repertorio di musica da camera; riduzioni ed elaborazioni (anche di pezzi di opere) per violino e pianoforte; opere didattiche per violino solo. Contiene anche volumi e fascicoli appartenuti a Ramacciotti. Così, a tal riguardo, riporta l’Annuario 1915-1916 dell’Accademia:

Ettore Pinelli anche nelle sue ultime volontà volle dimostrare il suo grande affetto al nostro Istituto legando alla Biblioteca, oltre agli autografi delle sue composizioni edite ed inedite, una grande raccolta di musica per violino, sonate, trii, quartetti, quintetti, concerti, trattati didattici italiani ed esteri, alcuni anche in edizioni rare, partiture… una collezioni quindi di alto valore artistico e bibliografico[34].

Fondo Monachesi

Apparteneva a Tito Monachesi, violinista (1849 – 1914), il quale insegnò a lungo violino e viola presso il Liceo musicale di S. Cecilia. Valentissimo violinista, ebbe come maestro Tullio Ramacciotti. Suonò nel quintetto insieme ad Ettore Pinelli, Vincenzo De Sanctis, Ferdinando Forino e Giovanni Sgambati, eseguendo autori classici pressoché sconosciuti nell’ambiente romano. Divenne socio accademico nel 1867 ed in seguito fu scritturato come primo violino all’Apollo ed all’Argentina. Fu inoltre primo violino nel Quintetto di corte[35].

Il fondo comprende: partiture e parti appartenenti al repertorio di musica da camera, in particolare per violino e pianoforte. Sono presenti anche molte opere didattiche.

Fondo Mario

Apparteneva a Mario (nome d’arte di Giovanni Matteo De Candia), tenore italiano discendente da una nobile famiglia di Alghero, che nacque a Cagliari il 17 ottobre 1810. Nel 1822 intraprese la carriera militare e nel 1829 fu inviato a Genova, dove ebbe contatti con Mazzini e i fratelli Ruffini. Accusato di simpatizzare con la Giovine Italia, entrò in grave dissenso col padre. Recatosi a Parigi, su consiglio di Meyerbeer, iniziò a studiare canto sotto la guida di Ponchard e di Bordogni. Esordì nel 1938 all’Opéra con Robert le Diable di Meyerbeer. In seguito ebbe una brillante carriera che lo portò ad esibirsi nei più importanti teatri europei, in particolare a Parigi e Londra. Alla carriera artistica Mario affiancò un costante impegno politico a favore della causa risorgimentale italiana: fra il 1847 e il 1852 ebbe infatti una fitta corrispondenza e continui contatti con Mazzini, Garibaldi ed altri patrioti, alcuni dei quali  furono spesso suoi ospiti come rifugiati nella sua casa a Londra. Fra questi ricordiamo Antonio Panizzi, direttore della biblioteca del British Museum, grazie al quale Mario poté procurarsi copia di alcune edizioni e manoscritti musicali nel British Museum e approfondire i suoi interessi di storico e bibliofilo. Partecipò alla prima esecuzione dello Stabat di Rossini (1842) e al Don Pasquale di Donizetti nel ruolo di Nemorino. Morì l’11 dicembre 1883.

La sua  biblioteca, ricca di rarità bibliografiche non solo musicali, fu in parte donata dall’Accademia dalla famiglia Odescalchi, alla quale Mario, nell'ultimo periodo della sua vita, era particolarmente legato[36]. Essa, costituita da più di 3000 unità fra soli manoscritti e edizioni musicali, rispecchia non solo la carriera cosmopolita del cantante, ma anche una grande passione per il collezionismo librario e per l'antiquariato in generale. Comprende musica prevalentemente vocale, operistica e da camera. Vi compaiono: numerosi autografi fra cui alcuni di Rossini e Donizetti; manoscritti del secolo XVIII di provenienza inglese, con cantate da camera di numerosi autori del Settecento come A. Scarlatti, D’Astorga, Gasparini; raccolte di arie e duetti facenti parte del repertorio dei teatri londinesi nella prima metà del Settecento e numerose edizioni musicali di pregio, per lo più inglesi e francesi e del XVIII e XIX secolo, molte delle quali con dediche. È inoltre ricca di canti ed inni patriottici, testimonianze dell’impegno politico di Mario. La presenza di abbellimenti e varianti scritti a lapis su manoscritti e su edizioni a stampa, rende questo fondo particolarmente allettante per lo studioso che voglia approfondire la prassi esecutiva vocale dell'Ottocento.

All’interno della collezione di Mario sono presenti altri fondi, identificati da firme di appartenenza come quelle di Giovanna Carlotta Marinoni e Domenico Cerutti[37].

Fondo Montefiore

Apparteneva a Tommaso Montefiore, compositore e critico, nato a Livorno nel 1855. Studiò a Firenze con Ernesto Becucci (armonia) e con Teodulo Mabellini (contrappunto e composizione). Fu ottimo critico e collaborò con diversi periodici quali: Fieramosca, l’Eclettica, la Tribuna, Cronache musicali di Roma.  Pubblicò diversi scritti musicologici e si occupò anche del diritto d’autore. Scrisse varie composizioni e fu accademico dell’Accademia di Santa Cecilia[38].

Per avere idea della consistenza del Fondo Montefiore, basta consultare un fascicolo del 1933 conservato nell’Archivio storico dell’Accademia e intitolato Lascito Montefiore dove, accanto a tutta la documentazione relativa alle disposizioni testamentarie del Montefiore a favore dell’Accademia, è possibile rinvenire un fascicoletto consistente nell’inventario numerico delle opere musicali da lui donate all’Accademia. In prima pagina vi è una quantificazione delle varie unità bibliografiche, attraverso una suddivisione delle stesse in otto gruppi, riportata di seguito:

1)                      Opere di notevole importanza;

2)                      Opere di Tommaso Montefiore;

3)                      Volumi di letteratura musicale;

4)                      Opuscoli di letteratura musicale;

5)                      Volumi di opere didattiche;

6)                      Opuscoli di opere didattiche;

7)                      Volumi di musica pratica;

8)                      Opuscoli di musica pratica.

Il tutto per un totale approssimativo di 768 volumi e 840 fascicoli.

In sintesi si tratta di un fondo abbastanza rilevante costituito prevalentemente da volumi ed opuscoli di critica e letteratura musicale, trattati, opere musicali e opere didattiche [39].

Fondo Blumensthil

Apparteneva al Conte Emilio Blumensthil, nato a Roma il 31 dicembre 1869. Egli studiò pianoforte con Luigi e Filippo Capocci, armonia e contrappunto con E. Boezie e canto con A. Franceschetti. Musicista coltissimo, partecipò attivamente alla vita artistica dell’Accademia di Santa Cecilia. Dopo essere stato nominato socio distinto per elezione, categoria canto nel 1895, divenne Consigliere, membro del Comitato dei concerti e componente di Commissioni d’esame per la concessione dei diplomi di magistero. Svolse inoltre attività di tenore solista. Fu anche consigliere della Società Acqua Pia Antica Marcia[40].

Il fondo è costituito da 391 opuscoli tedeschi illustrativi di opere musicali di teatro e di concerto, cui si aggiungono due pregevoli quadri ad olio ed acquerello, incisioni e fotografie[41].

Fondo San Martino di Valperga

Apparteneva al Conte Enrico San Martino di Valperga, musicista dilettante, che nacque a Torino l’11 marzo 1863. Studiò pianoforte, violoncello ed in seguito si laureò in legge presso l’Università di Genova. Nel 1888 si trasferì a Roma e dal 1891 iniziò a svolgere intensa attività presso l’Accademia di Santa Cecilia divenendo dapprima socio (1891) e consigliere, poi vicepresidente (1892) e infine, nel 1895, presidente, incarico da lui tenuto fino alla sua morte. Ebbe inoltre molte altre cariche come quella di membro della Commissione permanente dell’arte musicale e drammatica presso il Ministero dell’istruzione, di Assessore del Comune di Roma e dal 1911, di Senatore del Regno d’Italia. Scrisse diversi contributi, in particolare sulle istituzioni musicali. Morì il 14 luglio 1947.

Il fondo è costituito da musica a stampa e volumi e  opuscoli di critica e letteratura musicale[42].

Di particolare interesse è la collezione appartenuta a Pio IX. Consiste prevalentemente in pregevoli volumi di musica sacra, con copertine impreziosite da fregi dorati. Fra gli altri fondi antichi menzioniamo: quello Lozano, appartenuto a Caterina Lozano, vedova Lockhardt, i cui esemplari sono in genere contraddistinti da un piccolo timbro, CL maiuscole incrociate, con sotto scritto Lozano[43]; quello Cencetti, costituito prevalentemente da manoscritti di repertorio prevalente vocale; a Giuseppe Siesto, (1810-1881) compositore, costituito prevalentemente di manoscritti autografi. Si segnalano infine alcuni esemplari (se ne contano una cinquantina) appartenuti a Benito Mussolini, distinguibili da dediche e/o legature con fasci e pervenuti prevalentemente come doni della Segreteria del Duce.

I fondi del Novecento 

Fondo Di Pietro

Apparteneva a Pio Di Pietro, (1862-1939), insegnante di canto, compositore e direttore. Egli iniziò la carriera artistica come direttore, prendendo parte all’attività della Società orchestrale romana. Fu concertatore, ed in questo ruolo lo ricordiamo nel primo concerto che inaugurò la Sala Accademica dell’Accademia di Santa Cecilia (2 febbraio 1895). Svolse anche attività come compositore. Dal 1914 insegnò canto nel Liceo musicale Santa Cecilia di Roma. Teorizzò anche su alcuni aspetti della tecnica vocale[44].

Il fondo comprende prevalentemente musica vocale da camera, repertorio pianistico ‘da salotto’ e spartiti d’opera (Meyerbeer, Donizetti, Mercadante).

Fondo Serato

Apparteneva a Arrigo Serato, (1877-1948), violinista il quale, da giovanissimo, iniziò una brillante carriera concertistica esibendosi in Italia ed all’estero. Rientrato nel 1915 in patria, ebbe la cattedra di violino presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma e nel 1926 quella del perfezionamento. Nel 1925 suonò in trio con Pizzetti (pianoforte) e Mainardi (violoncello) e, fino al 1930, col Trio Italiano. Nel 1932, lasciato il concertismo, tenne corsi estivi all’Accademia musicale Chigiana di Siena[45].

Il fondo comprende quasi esclusivamente repertorio violinistico, solistico, sinfonico e da camera (Beethoven, Benda, Castelnuovo-Tedesco, Corelli, A. D’Ambrosio, Geminiani, Händel, Leclair, Locatelli, Martini, Nardini, Paganini, Porpora, Pugnani, Rameau, Respighi, Rolla, Schubert, Sinigallia, Tartini, Čajkovskij, Veracini, Vivaldi). È presente anche qualche metodo.

Fondo Molinari

Apparteneva a Bernardino Molinari (1880-1952), direttore d’orchestra. Questi studiò al Conservatorio di Roma con Falchi e Renzi, e si dedicò alla direzione d’orchestra, iniziando la sua carriera senza legarsi a un’istituzione particolare, ma dirigendo occasionalmente concerti in tutto il mondo (uno dei primi ebbe luogo al Colón di Buenos Aires). Nel 1912 fu nominato direttore artistico stabile dell’orchestra dei concerti dell’Augusteo. Tale impegno non gli impedì di accettare comunque prestigiosi inviti anche all’estero (nel 1928 e nel 1931-32 diresse la Filarmonica di New York; nel 1937 compì una tournée in Germania e nel ’38 diresse l’orchestra della NBC). Curò numerose rielaborazioni di musica antica, fra cui le Stagioni di Vivaldi. Orchestrò L’isle joyeuse di Debussy[46].

Il fondo comprende prevalentemente partiture e spartiti di musica sinfonica italiana e europea, con particolare riguardo alla musica del Novecento (vi sono molte opere di Stravinskij, Malipiero, Respighi e Pizzetti); spartiti d’opera e musica vocale da camera. Il fondo include anche tutta la rassegna stampa relativa alla sua carriera di direttore dal  1919 al 1950, fotografie, cimeli, diplomi e un busto di bronzo[47].

Nell’Annuario 1953-1954, nella sezione Doni di musica, così è stato scritto sulla donazione di Molinari: 

Con rinnovati sentimenti di gratitudine la nostra Accademia tiene a ricordare che la signora Maddalena Molinari, sorella del compianto Maestro, ha voluto far dono di una ricca collezione di partiture e di musica varia che apparteneva la Maestro e che è stata sistemata in apposito mobile in una delle aule che servivano alle lezioni del Corso di Direzione di Orchestra. 

Fondo Boni

Apparteneva a Livio Boni (1884-1963), violoncellista. Boni fu allievo a Roma di F. Forino, si diplomò in violoncello al Liceo Musicale di Bologna, dove era stato allievo di F. Serato e di O. Respighi (composizione). Svolse un’intensa attività concertistica e si esibì sovente con pianisti famosi. Membro dell’Accademia di Santa Cecilia, di cui fu consigliere e censore, e dell’Accademia filarmonica romana, insegnò al conservatorio di Santa Cecilia dal 1935 al ’54. Fece parte di trii e complessi di musica da camera e presentò molte composizioni di autori contemporanei, quali Pizzetti, Respighi e Desderi[48].

La collezione di Boni è pervenuta in biblioteca tramite una lettera datata 13 dicembre 1963 da parte di Maria Cociani, erede del Maestro. Il fondo consta di circa 700 unità, fra edizioni e manoscritti musicali. Comprende: musiche per violoncello solo, per violoncello e pianoforte, opere di didattica. Molti esemplari recano le dediche autografe dei rispettivi autori. È presente inoltre: musica da camera, fascicoli di didattica pianistica, alcune edizioni del Settecento ed infine due manoscritti autografi di Ghedini e Pizzetti. I particolari di questa donazione sono stati tratti dal rapporto sulla biblioteca presente nell’Annuario 1963-1965, sicuramente curato dall’allora bibliotecaria Emilia Zanetti, che così conclude:

Ciò ci sembra sufficiente a illustrare l’importanza del donativo, grazie al quale, adempiendo un antico desiderio del proprietario, il nome di Livio Boni viene ad aggiungersi a quanti degli Accademici del passato arricchirono la Biblioteca dei loro lasciti più cari ad evitarne la dispersione[49]

Fondo Somma

Apparteneva a Bonaventura Somma (1893-1960), compositore, organista e direttore di cori. Studiò al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Fu direttore della cappella del Santuario di Valle di Pompei dal 1911; in seguito soggiornò per breve tempo a Parigi, dove diresse i Ballets Russes (1922-1923). A Roma fu organista della Chiesa valdese a piazza Cavour, maestro di cappella a San Luigi dei Francesi e, dal 1926 fu direttore dei cori dell’Augusteo. Dal 1939 insegnò al Conservatorio di Roma; contemporaneamente tenne numerosi concerti in Europa e in America[50].

Il fondo comprende partiture, prevalentemente relative al repertorio corale e polifonico; spartiti di opere liriche, raccolte di canti popolari e volumi di musicologia.

Include anche materiale d’archivio costituito da documenti, carteggi e album fotografici.

Fondo Bellezza

Apparteneva a Vincenzo Bellezza (1888 – Roma, 1964), direttore d’orchestra che fu attivo dal 1916 dirigendo a Napoli, Roma, Buenos Aires, Londra, New York, Barcellona, ecc. Ritornato a Roma nel 1938, diresse principalmente all’Opera. Accademico di Santa Cecilia dal 1939, fu fra i direttori annualmente invitati dall’Accademia, dirigendo fra l’altro, nel 1952, in una tournée in Svizzera[51].

Il fondo comprende: materiale musicologico (monografie, repertori, enciclopedie, periodici, programmi di sala), un’importante raccolta di spartiti di opere liriche, scritte soprattutto nei primi anni del Novecento, ricche di dediche autografe dei relativi compositori e di numerosi tagli e variazioni fatte con il lapis, testimonianze delle prassi esecutive relative a quegli anni. Vi si aggiungono partiture di musica sinfonica, una raccolta di romanze e canti popolari, liederistica tedesca, e manoscritti, fra cui un autografo di Mascagni.

Include inoltre un fondo appartenuto a Leopoldo Mugnone, brillante direttore d’orchestra e compositore (1858-1941). Il fondo, costituito da manoscritti autografi, musica a stampa, spartiti di opere, appunti di lavoro, carteggi ed un’interessantissima collezione di fotografie, soprattutto di cantanti d’epoca con dediche allo stesso Mugnone, è ancora tutto da riordinare e studiare[52]. Non è ancora chiara la relazione che intercorresse fra Leopoldo Mugnone e Vincenzo Bellezza.

Fondo Bustini

Apparteneva ad Alessandro  Bustini (1876-1970), compositore italiano il quale studiò a Roma, all’Accademia di Santa Cecilia, con Giovanni Sgambati (pianoforte), Stanislao Falchi (composizione) e R. Renzi (organo). Insegnò pianoforte e composizione al Conservatorio di Santa Cecilia, dove nel 1947 fu nominato direttore ad interim. Dal 1952 al 1964 fu presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, di cui era stato vice presidente dal ’30 al ’44 e dal ’47 al ’52. Ebbe tra i suoi allievi Petrassi e Maderna[53].

Il fondo comprende: partiture, anche tascabili, spartiti (raccolte di canti popolari, molte opere di Bach, Beethoven, Brahms, Händel, Haydn, Mendelssohn, Mozart, Schubert, Schumann, R. Strauss, proprie composizioni, musica sinfonica italiana della fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento), alcuni manoscritti e volumi di musicologia (saggistica, programmi di sala, repertori e periodici).

Fondo Biamonti

Apparteneva a Giovanni Biamonti, (1889-1970), musicologo e dottore in legge, che ricoprì la carica di segretario amministrativo dell'Accademia di Santa Cecilia dal 1924 al 1963. Nel 1964 fu eletto Accademico effettivo entrando a far parte del Consiglio accademico, collaborando a lungo anche come curatore ed estensore dei programmi di sala. È noto per i suoi studi beethoveniani[54].

Il fondo comprende: musica a stampa (partiture, molte delle quali tascabili ed in prevalenza di opere di Beethoven) e volumi musicologia (saggistica, periodici, programmi di sala, ricca bibliografia beethoveniana).

Fondo Pedrotti

Apparteneva ad Antonio Pedrotti (1901-1975), direttore d’orchestra, il quale, dopo aver compiuto gli studi al Conservatorio di Roma (fu allievo di O. Respighi per la composizione), si perfezionò presso l’Accademia in direzione d’orchestra con B. Molinari (1937-1938), diventando in seguito vicedirettore artistico e maestro sostituto nell’Orchestra stabile dell’Accademia di Santa Cecilia (1938-1944). Svolse attività in Italia e all’estero. Fu direttore stabile dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento dalla fondazione (1969). Curò le elaborazioni di canti popolari per il coro S.A.T. (Società degli alpinisti tridentini)[55].

Il fondo comprende prevalentemente partiturine del repertorio sinfonico del Novecento (Bartòk, Beethoven, Berg, Borodin, Brahms, Britten, Casella, Dallapiccola, De Falla, Debussy, Dvorak, Ghedini, Haydn, Hindemith, Kodaly, Malipiero, Mortari, Mozart, Petrassi, Pizzetti, Ravel, Respighi, Salviucci, Smetana, Sowerby, R. Strauss, Stravinskij, Tocchi, Veretti, Zafred, Zecchi).

Fondo Previtali

Apparteneva a Fernando Previtali (1907-1985), direttore d’orchestra e compositore. Previtali si diplomò al Conservatorio di Torino con dove studiò violoncello, organo e composizione. Già violoncellista al Teatro regio di Torino, collaborò con Gui per la costituzione dell’Orchestra stabile di Firenze (1928) di cui fu direttore sostituto fino al 1936, diventando in seguito direttore stabile dell’Orchestra sinfonica della radio di Roma e consulente artistico alla direzione generale fino al 1953. Nel 1936 accettò le stesse cariche alla Regia Accademia di Santa Cecilia in Roma, dove per un anno (1952-1953) tenne la cattedra di direzione d’orchestra nei corsi di perfezionamento. Compì numerose tournée all’estero. Fu direttore stabile dell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia dal 1959 al 1973, nel 1971 fu direttore musicale al Regio di Parma e dal 1972 direttore stabile dell’Orchestra del San Carlo di Napoli[56].

Il fondo comprende prevalentemente partiture (anche tascabili) e spartiti di repertorio sinfonico, e rivela un particolare interesse per la musica del Novecento. Contiene anche spartiti di opere di Verdi, Donizetti, Puccini. 

Fondo Carpitella

Apparteneva a Diego Carpitella (1924-1990), etnomusicologo italiano che, dal 1952 si dedicò ad importantissime ricerche sul campo di musica popolare, diventando il principale artefice dello sviluppo degli studi etnomusicologici italiani. Nel 1954, come collaboratore del Centro nazionale di studi di musica popolare (CNSMP, fondato nel 1948 presso l’Accademia di Santa Cecilia), accompagnò lo statunitense Alan Lomax nel corso di una prima sistematica inchiesta etnomusicologica condotta in Italia. Fu ordinario di storia delle tradizioni popolari dal 1976 ed in seguito di etnomusicologia pressò l’Università La Sapienza di Roma. Diresse riviste e collane discografiche ed editoriali e si dedicò anche alla produzione discografica e radiotelevisiva. È stato inoltre presidente della Società italiana di etnomusicologia e membro del comitato scientifico dell’Institute for Comparative Music and Documentation di Berlino[57].

Il fondo comprende in prevalenza monografie soprattutto di carattere antropologico ed etnomusicologico, riviste specializzate, dischi a 33 giri di musica folklorica e nastri a bobina aperta. La sua attività di ricerca è documentata negli Archivi di etnomusicologia dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. 

Fondo Vándor

Apparteneva a Iván Vándor (1932), compositore ed etnomusicologo ungherese naturalizzato italiano. Studiò composizione sotto la guida di Guido Turchi e si è diplomò con G. Petrassi, con il quale poi si perfezionò presso l’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma. Nel 1971 si laureò in etnomusicologia all’Università della California a Los Angeles (UCLA); compì studi nelle regioni himalayane sulla musica del buddismo tibetano. Successivamente, a Berlino Ovest, diresse l'International Institute for Comparative Music Studies fino al 1983, anno in cui si dimise dopo aver istituito, a Venezia, la Scuola interculturale di musica[58].

Il fondo comprende: monografie di carattere etnomusicologico, in particolare sulla musica asiatica, riviste specializzate, dischi a 33 giri di musica etnica e 71 bobine inedite di musica tibetana (registrate durante le sue ricerche sul campo), depositate presso gli Archivi di etnomusicologia dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. 

Fondo Mortari

Apparteneva a Virgilio Mortari, (1902-1993), compositore, il quale studiò con C. A. Bossi e I. Pizzetti. Risale al 1927 il suo esordio teatrale con l’opera da camera Secchi e Sberlecchi, rappresentata in Italia e a Parigi. Fu docente di composizione al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e, nel 1940, a quello di Santa Cecilia di Roma. Nel 1934 fondò a Venezia un’associazione per la musica da camera e, in seguito, collaborò con Alfredo Casella alla fondazione e organizzazione delle Settimane musicali senesi. Dal 1944 al 1946 fu direttore artistico dell’Accademia filarmonica romana e, dal 1955 al 1959, sovrintendente del Teatro La Fenice a Venezia. Nel 1963 fu nominato vice presidente dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e fu membro accademico della medesima istituzione[59].

Il fondo, dichiarato dalla Soprintendenza archivistica del Lazio di «notevole interesse storico», comprende: manoscritti musicali autografi, musica a stampa in partitura e spartiti, volumi di critica e letteratura musicale, carteggi, materiale di lavoro, fra cui bozze autografe di sue opere musicali. Include inoltre materiale sonoro formato da dischi e CD (più di 300) e da molti documenti inediti, spesso registrazioni di sue opere (circa 70 musicassette e 150 nastri a bobina aperta), fotografie e un ritratto[60].

Dell’intero fondo è stata effettuata una completa ricognizione, sono stati del tutto catalogati i volumi di letteratura musicale e le partiturine. I suoi carteggi sono stati riordinati e ora sono in fase d’inventariazione[61]

Fondo Caracciolo

Apparteneva a Franco Caracciolo, (1920-1999), direttore d’orchestra il quale, dopo essersi diplomato in pianoforte e composizione al Conservatorio di Napoli, si perfezionò con Bernardino Molinari all’Accademia di Santa Cecilia. Fu prevalentemente direttore dell’Orchestra Scarlatti di Napoli anche se, dal 1964 al 1971, diresse l’Orchestra sinfonica della Rai di Milano[62].

Il fondo comprende: circa 500 partiture (in prevalenza di musica sinfonica) e spartiti, volumi di musicologia, nastri e dischi. 

Fondo Zanetti

Apparteneva a Emilia Zanetti (1912-2010), musicologa e bibliotecaria musicale. Dopo essersi diplomata in pianoforte si perfezionò con Alfredo Casella presso l’Accademia musicale Chigiana di Siena (1939-1942), dove collaborò all’organizzazione artistica delle prime Settimane musicali. Insegnò storia della musica all’Accademia musicale del Foro Italico e presso il Conservatorio di Torino. Accademica di Santa Cecilia, fu direttrice della Biblioteca del Conservatorio di Santa Cecilia; dal 1948 al ’61 tenne la rubrica musicale su «La fiera letteraria» e fu redattrice dell’Enciclopedia dello Spettacolo[63].

Il fondo comprende: circa 1500 volumi fra musicologia, riviste e periodici, programmi di festival e rassegne. Sono presenti anche testi di biblioteconomia.

Fondo D’Amico

Apparteneva a Fedele D’Amico (1912-1990), critico musicale e compositore, che svolse la sua attività in vari periodici e quotidiani. Funzionario dell’EIAR (1941-1944), organizzatore musicale presso la Lux Film e redattore della Rassegna musicale, D’Amico fu, nel 1950-1951, membro del comitato direttivo della rivista Cultura e realtà e, dal 1948 al 1955, del consiglio direttivo dell’Accademia filarmonica romana. Dal 1963 al 1982 insegnò storia della musica presso la facoltà del Magistero dell’Università di Roma, poi presso l’Università La Sapienza. Fu inoltre membro del comitato artistico del Teatro dell’opera. Diresse, per i primi quattro volumi, la sezione Musica e danza dell’Enciclopedia dello Spettacolo. Nel 1967 fu nominato Accademico di Santa Cecilia[64].

Il fondo,acquistato nel 2002,è molto consistente e comprende spartiti di opere e balletti, partiture d’orchestra, partiture e spartiti di musica vocale e strumentale da camera, libretti, volumi di letteratura e saggistica musicale, numerose riviste musicologiche in serie completa, volumi di saggistica sulle arti figurative e spartiti di canzoni, per un totale di 5.000 unità librarie, cui si aggiunge una ricca collezione di registrazioni e di materiali inediti di lavoro. Il carteggio è tuttora presso la famiglia. 

Fondo Petrassi

Apparteneva a Goffredo Petrassi, (1904-2003), compositore il quale studiò composizione con Bustini e organo con Germani, diplomandosi in entrambi i corsi nel 1932 e nel 1933, presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Dal 1934 al 1936 insegnò armonia, contrappunto e composizione corale presso la Regia Accademia di Santa Cecilia, diventando membro dell’Accademia stessa nel 1936. Dal 1939 al ’60 ebbe la cattedra di composizione al Conservatorio di Santa Cecilia ed in seguito, dal 1960 al 1978, quella di perfezionamento in composizione all’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Fra le sue composizioni menzioniamo Partita per orchestra che, eseguita all’Augusteo nel ’33 sotto la direzione di Bernardino Molinari, vinse un concorso nazionale ed uno internazionale. Ebbe numerosi riconoscimenti internazionali che lo resero socio di prestigiose accademie musicali straniere[65].

Il fondo comprende: musica a stampa, fra cui spartiti e partiture appartenenti al repertorio musicale del XX secolo; volumi di letteratura musicale, in particolare sulla produzione musicale del Novecento. Include inoltre: circa 200 dischi a 33 giri, musicassette e 28 CD.

Come in precedenza affermato, anche dopo l’apertura della bibliomediateca al Parco della Musica nel 2005, l’Accademia ha continuato ad acquisire collezioni per lo più di proprietà di importanti personalità del mondo musicale. Rammentiamo il Fondo Quattrocchi, appartenuto al critico musicale Arrigo Quattrocchi (1961-2009), la cui ricca biblioteca, oggi sistemata in sala lettura a scaffale aperto per renderla direttamente accessibile agli utenti, comprende volumi di musicologia, spartiti di opere, anche in edizioni del XIX secolo, libretti e programmi di sala. Dato lo stretto legame fra il critico Quattrocchi e l’Accademia nazionale di Santa Cecilia (Quattrocchi collaborava per la stesura dei programmi di sala ed era un utente abituale della bibliomediateca), la sala lettura della bibliomediateca è stata intitolata col suo nome.

Altri importanti fondi di recente acquisizione: quello di Tiberio Natalucci, (1806-1868) aggregato all’Accademia come Maestro Compositore Onorario nel 1867, costituito da 170 manoscritti autografi prevalentemente di musica sacra; di Vieri Tosatti, compositore (1920-1999), ricco anche di documenti sonori; del compositore Mauro Bortolotti (1926-2007), contenente anche molto materiale di natura archivistica costituito da appunti di lavoro, abbozzi, prove di stampa, carteggi, ritagli di giornali, programmi di sala e documenti sonori; del compositore e direttore d’orchestra Marcello Panni, Accademico Effettivo; di Carlo Cammarota, compositore (1905-1990); del basso Boris Christoff, costituito da alcuni spartiti (non più di una cinquantina)[66], ed infine di Simonetta Lippi, segretaria del noto direttore d’orchestra Thomas Schippers, agente artistica e figlia di Giorgio Lippi, primo violoncello dell’Orchestra del Maggio musicale fiorentino.

Si segnala infine un fondo di 316 libretti appartenuto a Gabriele Baldini, autore di un saggio biografico su Giuseppe Verdi uscito postumo, ed i fondi Tirelli, Domacavalli, Lavagnino, Mariani, Grossi, Fournier-Bentivoglio, Fontecedro, Solari, Pasquali, Rocco, Santoliquido e Vallazza. 

Le collezioni sonore e audiovisive 

Oltre ai fondi bibliografici, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia conserva nei propri depositi collezioni esclusivamente sonore e audiovisive, patrimonio al quale, nella gestione della bibliomediateca, viene attribuito un ruolo non secondario. Anche esse sono  frutto di varie donazioni.

Fra queste, di notevole importanza, è quella appartenuta a Gianni Eminente, organizzatore musicale e consulente, negli anni Settanta del secolo scorso, dell’Associazione Alessandro Scarlatti in Napoli. Il fondo, che rivela in tutte le sue peculiarità il fatto di essere appartenuto ad un vero e proprio collezionista alla ricerca dell’inedito, consta di dischi a 78 giri, ma soprattutto di 33 giri, datati dai primi anni ’50 agli anni ’80 del secolo scorso, ed editi da varie case discografiche, dalle minori alle più note e prestigiose. Alla collezione appartengono, e da ciò traspare l’attitudine collezionista di Gianni Eminente, anche padelloni della V-Disc (Victory Disc), etichetta discografica nata durante la Seconda Guerra Mondiale per la produzione di dischi destinati ai militari americani impegnati nella guerra. Il fondo contiene anche molto materiale inedito, spesso in nastri a bobina aperta, grandi e piccoli. Vi sono rare incisioni di opere musicali e persino la discografia completa del grande direttore Arturo Toscanini.

Altro fondo, non meno importante, è quello appartenuto a Gabriele De Agostini, pianista e critico musicale svizzero (Bellinzona, 1920 - Geneve, 1974)[67], costituito da una raccolta di più di un migliaio di dischi a 33 giri, con etichette appartenenti ad importanti case discografiche. Esso contiene anche materiale inedito, su nastri a bobina aperta, consistente in interviste ad alcune personalità del mondo musicale.

Di particolare interesse è anche il Fondo Moffa, composto prevalentemente da dischi a 78 giri e a 33 giri, dal diametro di 25 cm., le cui etichette e copertine si distinguono per un particolare valore estetico, relativo ad un periodo che collochiamo intorno alla metà del XX secolo.

Menzioniamo ancora: il fondo Refice, ricco di VHS editi, per lo più opere liriche; quello Pieraccini, costituito prevalentemente da CD; una raccolta di 650 dischi a 33 giri appartenuta al famoso basso Boris Christoff; i fondi Baldini e Imperatori, entrambi costituiti da soli dischi a 33 giri; il fondo Ceradini  di soli dischi a 78 giri (280). Si distingue, infine, per vastità (5000 dischi a 33 giri, cui si aggiungono 1650 CD) la collezione appartenuta al regista Alberto Fassini, stretto collaboratore di Luchino Visconti. Ultimo fondo, di recentissima acquisizione, è quello appartenuto a Baldassarre Catalanotto, con un gran numero di CD e DVD.

La bibliomediateca possiede inoltre circa 500 DVD ed un ampia raccolta di CD, frutto di una campagna di acquisti.

I fondi archivistici

Come accennato in precedenza, la bibliomediateca, accanto alle collezioni bibliografiche, sonore ed audiovisive, conserva anche documentazione di natura archivistica, prodotta in gran parte nel corso dello svolgimento delle varie attività dell’Accademia stessa. Essa si presenta molto articolata ed eterogenea. Comprende, infatti: l’archivio storico dell’ente, formato da registri, verbali, libri contabili, corrispondenze e carteggi; quello di locandine e manifesti relativi a concerti; l’archivio sonoro e audiovisivo, costituito prevalentemente da concerti registrazioni su supporti analogici e digitali di concerti (dal 1985 ad oggi); l’archivio  fotografico, che raccoglie soprattutto immagini legate all'attività concertistica o più in generale alle diverse manifestazioni dell'Accademia; l’archivio della rassegna stampa; gli Archivi di etnomusicologia.

L’archivio storico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia si articola in Archivio preunitario e Archivio postunitario.

L’Archivio preunitario 1651-1870si divide nelle serie Registri e Carteggi.  I Registri sono suddivisi in: Atti costitutivi, Congregati, Contabilità, Inventari, Sussidi e opere benefiche, Registri di protocollo. La serie dei Carteggi si suddivide in IV categorie: la categoria I (Affari generali) comprende diciannove serie con una numerazione originaria dei fascicoli; la categoria II (Contabilità) conserva il carteggio relativo alla gestione contabile; la III riguarda lo Stato nominativo generale degli accademici; la IV categoria è la Miscellanea.

L’Archivio postunitario 1871 – 1967 - contiene carteggi che si suddividono in tre ampi periodi cronologici: 1871-1883; 1884-1945; 1946-1967. La prima partizione ha un'organizzazione analoga a quella data all'Archivio preunitario, articolando la documentazione in tre categorie: I. Affari generali, II. Contabilità, III. Affari particolari. La sistemazione della categoria IV è invece frutto di un ordinamento successivo.

Il carteggio relativo al periodo 1884-1945 è organizzato, invece, in fascicoli annuali suddivisi a loro volta in 36 posizioni, che nell'insieme corrispondono ad una sorta di titolario.

Il carteggio che si riferisce al periodo 1946-1967 non ha un proprio titolario originario ma è stato riclassificato secondo un titolario prodotto a posteriori sullo studio delle funzioni dell’ente all’epoca e sullo studio delle carte, rispettando le unità archivistiche originali[68].

L’Archivio audio video organizza prevalentemente il materiale sonoro ed audiovisivo prodotto dalle varie attività dell’Accademia. Il fondo più rilevante è quello denominato Attività dell’Accademia, e archivia per lo più materiale sonoro prodotto dall’attività concertistica dell’Accademia. È suddiviso nelle serie cronologiche delle stagioni concertistiche, ognuna delle quali riflette la suddivisione nella quale si articola ognuna di esse (Musica Sinfonica, Musica da Camera, Tournée, Family Concert, ecc.). Altri fondi, meno rilevanti, hanno prevalentemente lo scopo di organizzare materiale sonoro ed audiovisivo prodotto da altre attività dell’Accademia. Essi sono: Progetti editoriali, in cui sono organizzati cronologicamente tutti i prodotti, finiti e non, relativi all’attività editoriale dell’Accademia[69]; Materiale di lavoro, articolato in serie denominate Demo artisti, Registrazioni strumenti MUSA e Miscellanea; Fondo Etnomusicologia, in cui sono organizzati i supporti analogici del materiale sonoro Archivi di etnomusicologia.

Per quanto riguarda l’Archivio fotografico, il fondo relativo ad immagini legate all'attività concertistica e alle diverse manifestazioni dell'Accademia, è quello denominato Ufficio stampa[70]. Anch’esso è organizzato nelle serie cronologiche delle varie stagioni, richiamando la struttura del fondo Attività dell’Accademia presente nell’Archivio audiovideo. Ulteriori fondi fotografici sono: Archivi di Etnomusicologia, che raccoglie principalmente veri e propri servizi fotografici relativi alle varie campagne di raccolta di musiche popolari effettuate nelle varie regioni d’Italia; Museo, contenente fotografie degli strumenti musicali conservati nel MUSA e Collezioni opere arte, anch’esso costituto da fotografie di oggetti d’arte appartenenti all’Accademia stessa.

L’Archivio rassegna stampa, che riporta la rassegna stampa riguardante i concerti, è anch’esso strutturato nelle serie cronologiche delle stagioni concertistiche.

L’Archivio locandine e manifesti, del quale non è stato effettuato ancora alcun data entry, prevedrà una struttura come quella del fondo Attività dell’Accademia nell’Archivio audio video.

Altro archivio molto importante dell’Accademia è quello del già Centro nazionale di studi di musica popolare, denominato oggi Archivi di etnomusicologia dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Esso conserva le preziose registrazioni di musiche italiane di tradizione orale, raccolte da Giorgio Nataletti, Diego Carpitella, Ernesto De Martino, Alan Lomax e altri ricercatori. L’archivio è strutturato in 142 raccolte, ripartite secondo il criterio territoriale o tematico. Custodisce le testimonianze musicali appartenenti alle varie regioni d’Italia, a specifiche culture come quelle delle comunità albanesi di Calabria, di particolari territori (il mare delle tonnare siciliane, le montagne del Trentino, la Lucania) e di mestieri (carrettieri, pescatori, ambulanti). Vi sono inoltre preservate testimonianze di tecniche espressive come il canto a tenore sardo, il trallallero genovese, i canti accompagnati da chitarra battente del Gargano. L’archivio è dichiarato di alto valore storico con delibera della Sovrintendenza[71].

Accanto ai documenti di natura archivistica il cui soggetto produttore, come visto, è l’ente Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la bibliomediateca conserva, come in precedenza accennato, archivi di persone fisiche, i cui soggetti produttori sono personalità del mondo sempre musicale (musicologi, critici musicali, compositori), che hanno donato all’Accademia i loro materiali, cartacei e non solo, costituendo così l’insieme degli Archivi aggregati. Essi spesso contengono carteggi, carte personali, materiali di lavoro come bozze di prodotti dell’ingegno e/o appunti di studio, materiale a stampa come programmi di sala, ritagli di giornali. Si presentano anche su diversi supporti, e possono includere anche documenti sonori, fotografie e persino oggetti d’arte. Raccolgono quindi materiale vario ed eterogeneo, e costituiscono pertanto un valido esempio di quella documentazione, tipica degli archivi di persone fisiche e caratterizzata dal vincolo volontario, della quale  Roberto Navarrini, nel suo volumetto sugli archivi privati, fa una descrizione: 

«la seconda [quella documentazione caratterizzata dal vincolo volontario], formata da scritture non produttive di effetti giuridici, è rappresentata dauna massa composita che può andare dal ritaglio di giornale, al manoscritto di un’opera dell’ingegno; documentazione varia ed eterogenea, condizionata dalla volontà del soggetto o da oggettive situazioni di fatto, costituita da una commistione di elementi pubblici e privati, che, comunque, riflette l’unità rappresentata dell’individuo, che nella sua attività produce documentazione in relazione alle finalità contingenti che vuole raggiungere, finalità che comprendono una gamma infinita di situazioni»[72]

Sebbene quasi tutti ancora da riordinare, essi sono stati comunque censiti e figurano nel SAN, Sistema archivistico nazionale - Archivi della musica[73].

Seguirà una loro sintetica descrizione. Precede una biografia dei relativi soggetti produttori, rilevando, anche in questo caso, come già avvenuto nei resoconti biografici degli ex possessori dei fondi bibliografici, il forte legame fra le varie personalità e l’istituzione ceciliana[74]

Fondo Cametti

Il soggetto produttore è Alberto Cametti (1871-1935), musicologo, compositore e organista.  Particolarmente intensa fu l’attività svolta presso l’Accademia di Santa Cecilia: eletto Accademico nel 1895, fu in seguito segretario della presidenza dell’Assemblea generale (1898-1913), consigliere (1901-1903) e, dal 1920 censore del Consiglio. Fu studioso della vita musicale romana. Dal 1925 al  1928 fu direttore artistico dell’Accademia filarmonica romana e maestro di cappella di San Luigi dei Francesi. Nel 1905 ebbe la nomina come membro della Commissione pontificia di musica sacra. Fu accademico dell’Arcadia e membro della Società gregoriana[75].

Il fondo contiene una gran quantità di appunti e materiali di lavoro prodotti dallo stesso Cametti. Nel 2009 i nipoti vi hanno aggiunto, in dono, un suo ritratto a olio, alcune fotografie e un’importante lettera di Giuseppe Verdi. 

Fondo Christoff

Il soggetto produttore è il noto basso bulgaro Boris Christoff (1914-1993).

È un fondo molto eterogeneo, costituito da carteggi fra Raffaello De Rensis[76], Franca De Rensis e il noto cantante. Esso include anche la rassegna stampa, suddivisa per anni, e programmi  di sala, relativi all’attività concertistica del cantante. Appartiene al fondo anche una raccolta di spartiti musicali di opere (50 circa), qualche fotografia, ritratti e, come accennato in precedenza, una raccolta di dischi a 33 giri. 

Fondo D’Atri

Il soggetto produttore è Nicola D’Atri (1866-1855), pubblicista. Nel 1901 partecipò alla fondazione del «Giornale d’Italia» curando, per quindici anni, la rubrica musicale. Dal 1914 al 1916 fu assunto come segretario particolare del Consiglio dei Ministri (On. Salandra). Durante i suoi anni di attività s’impegnò molto per ravvivare il movimento musicale in Italia, incoraggiando e sostenendo soprattutto i giovani. A Roma contribuì a promuovere, con articoli e conferenze, l’istituzione dei concerti popolari e di quelli dell’Augusteo. In occasione del suo ottantesimo compleanno, la Federazione nazionale della stampa e notabili suoi conterranei, d’intesa col Teatro dell’opera di Roma, promossero la fondazione dell’Ente Premio Nicola D’Atri, che periodicamente bandì concorsi di composizione di opere liriche rivolti a musicisti italiani. Fu eletto Accademico di Santa Cecilia l’1 giugno 1913. Il 7 febbraio 1954 fu eletto anche Vice Presidente dell’Accademia[77].

Il fondo archivistico consiste in manoscritti e dattiloscritti di musicologia, scritti pubblicati in opuscoli e articoli di giornali. Sono presenti anche carteggi. 

Fondo Pasqualini

Il soggetto produttore è Gioacchino Pasqualini, violinista e fisico acustico, il quale si diplomò all'Accademia di Santa Cecilia nel 1924. Fu insegnante di violino al Conservatorio di Roma, e di acustica musicale, dopo aver conseguito anche la laurea in fisica. Fu allievo del conte Rodolfo Fredi, decano dei liutai romani. Nel 1949 fondò l’ANLAI (Associazione nazionale liuteria artistica italiana), con il patrocinio dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, insieme alla quale rinnovò la tradizione dei Concorsi nazionali di liuteria a Roma. Fu principale protagonista della ripresa dell'attività del museo di strumenti musicali dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Incaricato nel 1960 di riordinarlo, egli riuscì a ricostruirne le vicende, a recuperare gli strumenti che si trovavano in deposito presso il Conservatorio e a far restaurare quelli più degradati. Il 3 dicembre 1962 fu inaugurata la nuova esposizione del museo nella sede di via Vittoria, dove per la prima volta fu mostrata al pubblico anche parte della raccolta che Gioacchino Pasqualini aveva appena donato all'Accademia, consistente in cinquanta strumenti e diversi accessori di liuteria che egli stesso aveva raccolto grazie alla sua fervente attività in ambito musicale, didattico, scientifico e liutario, ed ai suoi numerosi contatti con il mondo del commercio e del collezionismo[78].

Donato dalla vedova Vincenza Pasqualini nel 1995, il fondo contiene una raccolta di fotografie su vetro dei vari strumenti musicali, documentazione che si riferisce all’attività con l’ANLAI, opuscoli ed una collezione di strumenti musicali. 

Fondo Pennisi

Soggetto produttore è il compositore Francesco Pennisi (1934-2000). Inizia la sua attività di compositore come autodidatta. Nel 1953 da Acireale, suo paese natio, si trasferisce a Roma, dove, contestualmente agli studi presso la facoltà di lettere, inizia a prendere lezioni di composizione sotto la guida di Robert W. Mann. Nel 1959 fonda, insieme a musicisti quali Clementi, Evangelisti e Guaccero, l'Associazione Nuova consonanza e, nel 1962, esordisce a Palermo nell'ambito della Seconda settimana internazionale di nuova musica con l’opera L'anima e i prestigi. Attraversa esperienze quali il serialismo e l'alea per approdare, intorno alla metà degli anni Sessanta, ad un proprio linguaggio personale, caratterizzato da una scrittura estremamente raffinata, colta e di nitida essenzialità. Fondamentale nel suo lavoro è la profonda relazione tra la sua musica, la letteratura e la poesia. Le sue opere sono state pubblicate da Casa Ricordi, Suvini Zerboni ed Edipan. Non solo musicista, Pennisi è anche pittore, disegnatore e creatore di scenografie per le proprie opere.

Il fondo, donato dalla famiglia all’Accademia nazionale di Santa Cecilia, testimonia l'attività letteraria, musicale e pittorica svolta da Pennisi. Comprende corrispondenza personale e scientifica, scritti letterari e di saggistica, documentazione a stampa come programmi di sala, riviste, cataloghi e rassegna stampa. Include anche la documentazione sonora e la raccolta di opere dell'autore. Si segnala inoltre la presenza di documenti di famiglia relativi ai secoli XVII-XIX.

Il fondo è stato del tutto riordinato ed inventariato nell’ambito di "Note in archivio"[79]. La documentazione, pertanto, è suddivisa in cinque sezioni: Archivio personale, Archivio musicale, Archivio sonoro, Archivio fotografico e Oggetti d’arte.

Nel settembre 2012 esso è stato riversato nella piattaforma xDams della bibliomediateca (di cui si parlerà in seguito) e può essere pertanto consultato nel sito web della bibliomediateca stessa.

L’inventario cartaceo, invece, lo si può consultare in pdf nel portale del SAN - Archivi della musica, in calce alla scheda personale del compositore Francesco Pennisi[80]

Fondo Saffi

Soggetto produttore è Aurelio Enrico Saffi (1890-1976), fondatore de La ronda, della quale nel 1922 assume la direzione insieme a Vincenzo Cardarelli. Dal 1944 al 1947, a seguito delle leggi di epurazione, è designato come commissario straordinario per l’Accademia di Santa Cecilia[81].

Questo fondo, ricco di carteggi, deve essere del tutto ancora riordinato. 

Fondo Siesto

Soggetto produttore è Giuseppe Siesto, (1810-1881) compositore, maestro di canto e maestro di cappella. Poco si sa della sua biografia. Dalle carte di archivio di ricava che fu figlio di Gabriele Siesto, basso buffo napoletano. Visse a Roma, a Dresda - dove fu impiegato come Kappellmeister e maestro di canto, dopo la morte di Francesco Morlacchi - e a Napoli. Si dedicò soprattutto all’insegnamento del canto e allo studio di aspetti teorico-musicali. Dalle carte d’archivio si evince che con molta probabilità era impegnato nella stesura di un dizionario di musica. Il suo fondo contiene, infatti, molti appunti di studio e di lavoro, carteggi, scritti e copie di vari trattati teorico-musicali. Come accennato in precedenza, accanto al materiale archivistico, l’Accademia ha acquisito anche alcuni suoi manoscritti musicali. 

La valorizzazione del patrimonio documentario dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia 

In occasione dell’apertura della bibliomediateca nell’Auditorium Parco della Musica, l’Accademia nazionale di Santa Cecilia ha deciso di valorizzare il suo patrimonio documentario che, come visto, risulta essere composito per natura e tipologia di supporto. Da un lato vi era l’esigenza di renderlo maggiormente fruibile, anche in remoto attraverso le tecnologie del web; dall’altro si avvertiva la necessità di integrare e collegare fra loro le diverse banche dati, relative ad ogni tipologia di documento, in un sistema organico. Difatti, nella gestione del patrimonio documentario, in precedenza erano stati impiegati diversi applicativi catalografici, ognuno per ogni tipologia di materiale e  indipendente l’uno dall’altro, con rispettivi authority file, producendo così una vera e propria "babele catalografica": SBN-Musica per la musica a stampa e i manoscritti musicali, ASC DOC per l’Archivio storico, WINDJ per i documenti sonori e audiovisivi, FileMaker per gli Archivi di etnomusicologia, MusIco per la raccolta di quadri e ritratti, ACCESS per la Cronologia degli eventi. Le esigenze di fruizione e integrazione della banche dati sono state coniugate attraverso l’adozione di xDams (Xml Digital Archives and Memory Storage), di uno strumento creato appositamente per conservare e valorizzare il patrimonio documentario, al fine di renderlo accessibile alla consultazione, anche in remoto. xDams è infatti una piattaforma ideata e realizzata proprio per la gestione e la fruizione integrata di archivi diversa natura, anche multimediali, ognuno secondo il proprio modello standard. E’ sviluppata interamente sul web. È inoltre un sistema aperto e flessibile che adotta l’XML, uno standard conservativo di lunga durata capace di rendere le basi dati indipendenti da specifiche soluzioni applicative. L’interoperabilità delle banche dati nella piattaforma è ottenuta tramite il protocollo di harvesting OAI – PMH (Open Archive Initiative - Protocol for Metadata Harvesting), basato sui protocolli HTTP per il trasporto dei dati e XML per la loro rappresentazione[82]. La piattaforma prevede anche la gestione di authority file comuni a tutte le banche dati.

Contempla inoltre che ogni tipologia di scheda descrittiva possa essere arricchita da uno o più allegati digitali di diversa natura come immagini, filmati, musica[83].

Diversi sono i moduli presenti nella piattaforma xDams adottati dalla Bibliomediateca dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ognuno con un proprio modello dati.

Biblioteca Il modulo consente la creazione di record bibliografici in formato Unimarc finalizzati alla catalogazione di risorse bibliografiche di tutte le tipologie (manoscritti musicali e non, monografie libro moderno e antico, pubblicazioni seriali, libretti musicali, musica a stampa). Il sistema permette anche l’import di record provenienti dal Polo SBN, nonché il collegamento alle risorse digitali attraverso il set di metadati MAG secondo lo standard dettato dall’ICCU. Per quanto riguarda i manoscritti musicali, questo modulo dispone anche dell’integrazione con gli incipit musicali codificati in XML Music e accessibili anche attraverso file Midi[84].

Archivio storico Permette la gestione dell’archivio storico seguendo le regole della descrizione multilivello e articolando i record nelle diverse aree informative previste dalle ISAD(G), attraverso l’adozione dello standard EAD (Encoded Archival Description), per la codifica delle informazioni descrittive. Il sistema prevede inoltre che ogni scheda possa essere collegata con documenti digitalizzati[85].

Archivio audiovideo Facendo uso degli standard archivistici, questo modulo consente la catalogazione di tutte le tipologie di supporti sonori ed audiovisivi inediti (bobine di nastro magnetico, nastri digitali, audiocassette, dischi). Prevede inoltre l’archiviazione analitica dei singoli brani delle registrazioni sonore (musicali e non) e/o audiovisive ed il collegamento alle risorse digitali descritte secondo lo schema MAG elaborato dall’ICCU.

Audiovideoteca Permette la catalogazione di tutte le tipologie di supporti sonori ed audiovisivi editi. Al pari dell’Archivio audiovideo, consente anche la descrizione analitica dei singoli brani ed il collegamento alle risorse digitali descritte secondo lo schema MAG elaborato dall’ICCU.

Archivio fotografico L’applicativo gestisce singole immagini e collezioni fotografiche. È specifico per ogni tipologia di supporto fisico (foto, dagherrotipo, immagine digitale, etc.). Per il trattamento archivistico della documentazione fotografica la piattaforma xDams, flessibile nella sua peculiarità, ha adattato lo standard XML/EAD alle specifiche esigenze degli   archivi di immagini attraverso l’impiego della scheda F, modello dati elaborato dall’ ICCD per la descrizione dei beni fotografici. Ne consegue che in xDams   gli archivi fotografici sono stati considerati veri e propri complessi documentari archivistici, descrivibili in base al modello gerarchico dei livelli di ordinamento dei fondi archivistici nel rispetto della normativa ISAD.

Etnomusicologia Consente la catalogazione di materiale sonoro inedito della musica folklorica ed etnica. Permette l’inserimento di specifici dati necessari ad identificare con efficacia il documento audio raccolto sul campo. Tale modulo prevede la catalogazione analitica dei singoli brani raggruppati in raccolte, ed il collegamento di questi ultimi alle rispettive risorse digitali, fotografiche e sonore, descritte sempre secondo lo schema MAG elaborato dall’ICCU. Ogni record relativo ad un brano, pertanto, può diventare un aggregatore  di risorse digitali.

Rassegna stampa Archivia di articoli della rassegna stampa proveniente da varie testate giornalistiche. Ogni scheda può essere collegata al relativo articolo in formato pdf.

Strumenti musicali L’archivio strumenti musicali si basa sul nuovo standard catalografico SM (basato sullo standard OA), facendo riferimento anche al modello di classificazione Hornbostel-Sachs che raggruppa gli strumenti musicali in famiglie di strumenti: aerofoni, cordofoni, idiofoni, membranofoni. Lo standard SM è stato recentemente elaborato dall’ICCD grazie alla collaborazione di varie istituzioni, fra cui la stessa Accademia [86].

Opere d’arte L’archivio opere d’arte fa riferimento allo standard della scheda Opere d’arte (OA) elaborato dalI’ICCD.

Archivio Materiali grafici Permette l’archiviazione manifesti, programmi di sala e locandine, con collegamento delle schede a risorse digitali.

Cronologia eventi Questo specifico modulo, realizzato esclusivamente per le specifiche esigenze dell’Accademia, permette l’archiviazione di eventi, consistenti per lo più in concerti. Le schede consentono, infatti, l’inserimento di dati peculiari come data, luogo dell’evento, interpreti e programma dettagliato del concerto. Autori e titoli delle opere eseguiti costituiscono valori controllati tramite un’authority file.

Authority file Riguardano enti e persone fisiche, e si basano sullo standard ISAAR (CPF). Altri archivi di autorità concernono i luoghi, gli strumenti musicali e i titoli delle opere musicali. I record relativi a questi ultimi si ispirano al record di autorità dei titoli uniformi di SBN Musica[87].

Bisogna precisare che la piattaforma xDams costituisce il back office attraverso il quale l’operatore può intervenire nei database  secondo il proprio livello[88].

L’accesso al patrimonio documentario avviene attraverso il portale alimentato dalla stessa piattaforma xDams. Diverse sono le modalità di consultazione[89]. La prima avviene cliccando sulla scritta ‘Cataloghi’ presente sulla barra orizzontale in alto. Il sistema, per default, condurrà ad una maschera di ricerca estesa multiarchivio, che permetterà di effettuare l’interrogazione su più database quali: Archivio audiovideo, Archivio fotografico, Archivio storico, Audiovideoteca, Biblioteca, Etnomusicologia, Rassegna stampa, Strumenti musicali, Opere d’arte. È inoltre possibile consultarli singolarmente attraverso adeguate maschere di ricerca e, per quanto riguarda l’Archivio storico e l’Archivio audiovideo, il sistema di consultazione prevede anche "esplorazione" degli inventari dei vari fondi archivistici in essi presenti. Inoltre, le maschere d’interrogazione dell’Archivio audiovideo, dell’Audiovideoteca e Biblioteca sono dotate di specifici campi all’interno dei quali si possono digitare dati musicali come forma, il titolo uniforme, numero d’opera, catalogo tematico, con lo scopo di conseguire un esito di ricerca efficace e privo di rumore.

Il portale permette inoltre: l’accesso diretto ai vari database attraverso la funzione "Accesso rapido" collocata in basso a destra dell’Home Page; una ricerca libera attraverso il campo “Cerca negli archivi” collocato, sempre nell’Home Page, in alto a destra.

Un sistema così concepito darà quindi all’utente dell’OPAC della bibliomediateca la possibilità di consultare ogni singola banca dati con le rispettive specificità;ma, parallelamente, gli consentirà di effettuare una ricerca integrata attraverso la consultazione di più banche dati simultaneamente. In tal modo  tutto il materiale documentario, seppur di diverse tipologie, si presenterà aggregato qualora possegga un comune denominatore, dando all’utente una possibile visione d’insieme dell’intero patrimonio della bibliomediateca. Digitando, per esempio, nel campo di ricerca libera della maschera d’interrogazione della ricerca multi archivio Fondo Mortari, si avrà come esito il patrimonio documentario appartenente al fondo richiesto, nelle sue diverse tipologie di materiale (questo sarà l’esito: 1 elementi Archivio storico; 1.233 elementi Biblioteca; 1 elementi Opere d’arte).

Un altro vantaggio di questo sistema è la presentazione adeguata del materiale documentario: se di natura bibliografica, esso sarà prospettato come collezione; se archivistica, se ne potrà visionare l’inventario.

L’interrogazione dei cataloghi online consente anche l’accesso a risorse digitalizzate o born digital.

Ad oggi, infatti, nell’OPAC della Biblioteca se ne contano più di 3.500 fra manoscritti musicali ed edizioni antiche.

Nell’Archivio storico invece sono stati digitalizzati una gran quantità di documenti (ca. 150.000) appartenenti alle serie Categoria III. Stato nominativo generale e Congregazioni generali e segrete dell’Archivio preunitario.

L’Archivio fotografico dispone, a tutt’oggi, di 12.000 schede, con diversi servizi fotografici digitali allegati, mentre l’Archivio di etnomusicologia offre circa 12.000 ore di ascolto di materiale sonoro digitalizzato, fruibile attraverso internet solo nei primi 40 secondi in formato mp3, per intero presso postazioni multimediali in bibliomediateca.

L’Archivio audiovideo possiede molte schede corredate di allegati sonori digitali, relativi a concerti a partire dagli anni Ottanta fino alla stagione 2011-2012, fruibili però solo per intero in bibliomediateca, per motivi legati soprattutto alle Disposizioni sui diritti connessi nell’ambito della legge sul diritto d'autore[90].

Nella Rassegna stampa, infine, sono stati schedati articoli di giornali, per ora limitatamente agli anni 1908-1944, consultabili online in pdf.

Ma l’archivio che contraddistingue il portale della bibliomediateca, adeguato ad offrire un servizio specifico ad un’istituzione lirico-sinfonica come l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, è quello della Cronologia eventi, in cui sono catalogati tutti gli eventi, per lo più concerti, organizzati dalla stessa Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Di richiamo non solo per lo studioso o per l’appassionato interessato alle esecuzioni di qualche compositore o esecutore, esso costituisce un valido strumento di lavoro per le attività interne della stessa Accademia, come la direzione artistica e l’ufficio comunicazione e programmi di sala.

Ogni scheda della Cronologia eventi, oltre a fornire informazioni dettagliate riguardo al concerto (o altro), come le opere eseguite, gli interpreti, la data, l’orario e il luogo di esecuzione, può essere corredata anche di allegati digitali quali articoli della rassegna stampa, documenti sonori, audiovisivi e immagini fotografiche, divenendo pertanto una sorta di “fascicolo virtuale” atto a raggruppare tutta la documentazione prodottasi nel corso di un evento. Tutto questo è reso possibile grazie ad un collegamento fra i record appartenenti ai vari archivi (Archivio audiovideo, Rassegna stampa, Archivio fotografico), dotati di risorse digitali, e la scheda stessa del database della Cronologia eventi, ed è il risultato di un’architettura informatica che concepisce lo stesso database della Cronologia eventi come il “centro stella” o “spina dorsale” del sistema.

Grazie a questo impianto, all’utente si offrirà anche la possibilità di navigare da un database ad un altro: partendo da quello della stessa Cronologia eventi, per esempio, egli potrà raggiungere l’Archivio audiovideo,  o quello della rassegna stampa, o il fotografico, e viceversa.

La valorizzazione del patrimonio è stata perseguita anche attraverso diverse attività culturali dell’Accademia.

Ricordiamo la manifestazione Musica riscoperta organizzata nel 2008 a cura del Laboratorio di musica strumentale, Università degli Studi di Roma La Sapienza, che ha previsto la trascrizione ed esecuzione di musiche presenti in bibliomediateca, con l’intento di far conoscere al pubblico i tesori musicali in essa conservati.

Sempre nel 2008, in occasione del centenario dell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, è stata allestita la mostra multimediale 100.101 - I primi 100 anni dell'Orchestra di Santa Cecilia. Attraverso l’impiego della tecnologia digitale sono stati messi in mostra documenti dell’archivio storico e fotografico relativi all’orchestra ed ai suoi celebri direttori.

Con fondi destinati alla celebrazione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, è stata portata a termine la catalogazione del fondo Mario. Della suddetta collezione sono stati digitalizzati anche alcuni esemplari fra i più significativi per allegarli alle schede bibliografiche dell’OPAC della biblioteca e per implementare il portale Il Risorgimento e la nascita dell’Italia contemporanea, progetto realizzato con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli  e la Fondazione Istituto Gramsci[91]. Con l’occasione è stata allestita anche una mostra temporanea nel MUSA (31 marzo 2011-31 maggio 2011, prorogata fino al 1 novembre 2011) dal titolo Dalla biblioteca di Mario, tenore collezionista e patriota, dove sono stati esposti i pezzi più significativi che rivelano l’impegno politico di Mario.

È stata inoltre organizzata una successiva mostra, sempre dedicata a Mario, dal titolo Mario. Gentiluomo, cantante e patriota (19 novembre 2011-15 gennaio 2012), in collaborazione con l’Archivio di Stato di Cagliari e l’Archivio storico comunale di Cagliari. Attraverso l’esposizione di documenti archivistici e bibliografici, si è delineata la figura di Mario nelle sue diverse vesti di aristocratico gentiluomo, cantante di fama internazionale e patriota. Il percorso della mostra ha difatti toccato i molteplici aspetti di Mario, come i suoi legami con la natia Cagliari, la Sardegna e la sua famiglia di origine, le sue passioni per la pittura e la fotografia, il suo collezionismo in genere e in particolare per i capolavori dell'arte figurativa e per i libri rari e preziosi.   

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[1] Questo grazie anche ad un’organizzazione interna della congregazione stessa. I congregati, infatti, erano suddivisi in tre categorie: maestri di cappella, strumentisti, cantanti. Vi era inoltre una rigida organizzazione gerarchica che prevedeva al vertice il Cardinale protettore (presidente onorario), seguito dal Cardinale primicerio (presidente effettivo), ambedue alti prelati della curia. Altre cariche erano quelle di guardiano, camerlengo, segretario, consigliere, festarolo, visitatore delle carceri, fabbricere, infermiere, tutte elettive fra i soci.

[2] In realtà, la presenza in archivio di documenti datati tra il 1803 e 1809, attesta svolgimento di attività. 

[3] La sede concertistica dell’Augusteo sarà fino al 1936. L’Augusteo, così denominato perché costruito sul mausoleo di Augusto, dal 1936 al 1938, sarà demolito da Mussolini per ’isolare’ lo stesso mausoleo. Cfr. A. CEDERNA, L’isolamento dell’Augusteo, in Italo Insolera, Roma fascista nelle fotografie dell’Istituto Luce, Roma, Editori riuniti-Istituto Luce, 2001, p. 161-179.

[4] La sede definitiva sarà trovata solo nel 2003 al Parco della Musica, sotto la presidenza del prof. Bruno Cagli.

[5] Per quanto riguarda le novità apportate dal Conte Enrico di San Martino cfr. i seguenti articoli: T. CHIRICO, Il Liceo musicale fra la fondazione e la regificazione, in Enrico di San Martino e la cultura musicale europea: atti del Convegno di studi, Roma 11-13 maggio 2009, a cura di A. BINI, Roma, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 2012, p. 523-552; C. CIMAGALLI, “La creazione di un’università musicale” : progetti, lotte (e illusioni) del conte di San Martino riguardo ai corsi di perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia, in Enrico di San Martino e la cultura musicale europea : atti del Convegno di studi, Roma 11-13 maggio 2009, a cura di A. BINI, Roma, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 2012, p. 553-575; A. BALDI, Enrico di San Martino e la cinematografia, in Enrico di San Martino e la cultura musicale europea : atti del Convegno di studi, Roma 11-13 maggio 2009, a cura di A. BINI, Roma, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 2012, p. 447-462.

[6] Fino al giugno del 1982 la stagione di musica da camera si svolgeva nella Sala Accademica di Via dei Greci. In seguito anch’essa si avrà luogo presso l’Auditorio Pio in via della Conciliazione. 

[7] Riguardo l’elezione di Berwin come consigliere bibliotecario nel 1875 cfr. una lettera dello stesso Berwin del 16 maggio del 1879, indirizzata al Ministro della pubblica istruzione. ANSC-AS, Archivio postunitario, Carteggio 1871-1883, Categoria III. Affari particolari 1871-1883, b. 176, fasc. 32 «Berwin Adolfo 1874-1883».

[8] La presente lettera è nell’Archivio Storico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la seguente segnatura: ANSC-AS, Archivio postunitario, Carteggio 1871-1883, Categoria I. Affari generali 1871-1883, Serie VIII. Biblioteca, b. 161, fasc. 53 «Relazione del bibliotecario Adolfo Berwin».

[9] Trattasi della biblioteca del Cav. Alessandro Orsini, segretario dell’Accademia e insegnante di canto (1832-1890). La collezione consiste in una ricca collezione costituita soprattutto di musica a stampa del XVI secolo, messa all’asta dallo stesso Orsini. Sarà proprio grazie a Berwin che l’Accademia riuscirà a convincere il Ministero della Pubblica Istruzione ad acquistare l’intero fondo con un’offerta di 10.500,00 lire, cifra poco allettante per Orsini, cui si aggiungeranno altre 1000 lire da parte della stessa Accademia. Riguardo il fondo Orsini cfr. ANSC-AS, Archivio postunitario, Carteggio 1871-1883, Categoria I. Affari generali 1871-1883, Serie VIII. Biblioteca, b. 161, fasc. 20 «Acquisto della biblioteca musicale di Alessandro Orsini». Cfr. anche ANSC-AS, Archivio postunitario, Registri, Processi verbali e deliberazioni del consiglio direttivo, registro 3, «Relazioni annuali del Consiglio direttivo al corpo accademico 1875-1891», c.27-29.

[10] ANSC-AS, Archivio postunitario, Carteggio 1871-1883, Categoria I. Affari generali 1871-1883, Serie VIII. Biblioteca, b. 161, fasc. 14 «Doni di opere musicali».

[11] ANSC-AS, Archivio postunitario, Carteggio 1871-1883, Categoria I. Affari generali 1871-1883, Serie VIII. Biblioteca, b. 162, fasc. 163 «Relazione della commissione della biblioteca 1879». L’acquisizione delle opere musicali nella Biblioteca di Santa Cecilia in base alla normativa sul diritto d’autore cesserà il R. D. L. del 7 novembre 1925 n. 1950 convertito in legge del 18 marzo 1926 n. 1562.

[12] ANSC-AS, Archivio postunitario, Registri, Processi verbali e deliberazioni del consiglio direttivo, corda 3, «Relazioni annuali del Consiglio direttivo al corpo accademico 1875-1891», c. 145-146. Per il fascicolo specifico che si riferisce all’istituzione della Sezione Governativa cfr. ANSC-AS, Archivio postunitario, Carteggio 1871-1883, Categoria I. Affari generali 1871-1883, Serie VIII. Biblioteca, Carte diverse b. 162, fasc. 1 «Istituzione della sezione governativa 1881-1882».

[13] La biblioteca governativa, fino al 1999, riceverà due esemplari delle edizioni musicali dalla Biblioteca nazionale centrale; un esemplare degli stampati musicali, che comprenderà anche la letteratura musicale, dalla biblioteca del Ministero di grazia e giustizia.

[14] Cfr. la relazione del Consiglio d’Accademia del 10 dicembre 1887 in ANSC-AS, Archivio postunitario, Registri, Processi verbali e deliberazioni del consiglio direttivo, corda 3, «Relazioni annuali del Consiglio direttivo al corpo accademico 1875-1891», c. 195-196.

[15] M. DI DONATO – G. ROSTIROLLA (a cura di), I beni musicali nel Lazio, Roma, IBIMUS, 2009, p. 313-314.

[16] Nel paragrafo successivo seguirà una dettagliata descrizione dei fondi in essa presente.

[17] Dal 1882 direttore anche della neonata Sezione Governativa.

[18] Su Mantica come direttore della biblioteca cfr. A. BINI, Francesco Mantica direttore della biblioteca di Santa Cecilia in Francesco Mantica e il "Risorgimento civile" degli Italiani : atti del Convegno di studi (Reggio Calabria, 6-7 ottobre 2006), a cura di Maria Grande e Gaetano Pitarresi, Reggio Calabria, Laruffa, 2009,  p. 137-148.

[19] Ivi, 140-141.

[20] Ivi, p. 123.

[21] Cfr. A. BINI, La bibliomediateca dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia al Parco della musica, «Aib notizie», 21 (2009), n. 1, p. 15.

[22] La direzione della bibliomediateca sarà assunta proprio da Annalisa Bini. Per quanto riguarda lo Statuto dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia cfr. .http://www.santacecilia.it/file_gallery/Statutoanscfeb2012.pdf (u.c. Dicembre 2013).

[23] Prima del trasferimento al Parco della Musica l’Archivio musica aveva sede in Via della Conciliazione 4, terzo piano. 

[24] A. NUOVO – G. MONTECCHI, Dai fondi antichi alle collezioni storiche e speciali, in Biblioteconomia: principi e questioni, a cura di Giovanni Solimine e Pau Gabriele Weston, Carocci, Roma, 2007,  p. 273.

[25] Il fascicolo relativo al Maestro Candido Zannotti è in ANSC-SC, Archivio preunitario, Carteggio, Categoria III: Stato nominativo generale, Serie VIII. Biblioteca, b. 126, fasc. 3310 «3056 Zannotti Candido, aggregato come maestro compositore onorario».

[26] Il fascicolo relativo a Francesco Dandini è in ANSC-SC, Archivio preunitario, Carteggi, Categoria I, Serie VII: Cardinali e protettori, b. 20, fasc. 63 Posizione del conte Francesco Dandini aggregato come cantante tenore e professore di flauto onorario.

[27] Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 8, Torino, UTET, 1988, p. 593. Riguardo al titolo di Socio Onorario cfr. ANSC-AS, Archivio postunitario, Carteggio 1884-1945, Anno 1887, I Accademici, b. 188, fasc. 76, «1/5511 Zavertal».

[28] Sulla donazione di Zavertal cfr. R. GIAZOTTO, Quattro secoli di storia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, vol. 2, Roma, Accademia Nazionale di S. Cecilia, 1970, p. 441.

[29] Cfr. ANSC-SC, Archivio postunitario, carteggio 1884-1945, Anno 1890, 1 Accademici 1887-1891, b. 194, fasc. 64 «1/5657 Candi».

[30] Cfr. R. GIAZOTTO, Quattro secoli di storia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, cit., p. 441.

[31] Cfr. C. SCHMIDL, Dizionario universale dei musicisti, vol. 2, Milano, Sonzogno, 1938, p. 699.

[32] R. GIAZOTTO, Quattro secoli di storia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, cit., p. 298.

[33] Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 6, cit., p. 21.

[34] ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA, Annuario 1915-1916, p. 15.

[35] Cfr. C. SCHMIDL, Dizionario universale dei musicisti, vol. 2, cit., p. 114; ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA, Annuario 1915-1916, p. 50.

[36] Sull’acquisizione del fondo Mario cfr. A. BINI, Il Fondo Mario nella Biblioteca musicale di Santa Cecilia di Rom : catalogo dei manoscritti, Roma, Torre d’Orfeo, 1995, p. 62-66.

[37] Su Mario e sul suo fondo in generale cfr. A. BINI, Il Fondo Mario nella Biblioteca musicale di Santa Cecilia di Roma: catalogo dei manoscritti, cit.; Annalisa BINI, La bibliotèque musicale de Mario, chanteur et collectionneur, in Collectioner la musique: au coeur de l’interpretation, édité sous la direction de Denis Herlin, Catherine Massip et Jean Duron, Turnhout, Brepols, 2012, p. 227-265.

[38] Cfr. C. SCHMIDL, Dizionario universale dei musicisti, vol. 2, cit., p. 122.

[39] Cfr. ANSC-AS, Archivio postunitario, Carteggio 1884-1945, Anno 1933, 2 Affari generali, b. 316, fasc. 9 «2/4 Lascito Montefiore».

[40] Cfr. ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA, Annuario 1936-1937, p. 57.

[41] Cfr. ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA, Annuario 1938-1939, p. 151.

[42] Sulla figura del Conte San Martino di Valperga cfr. Enrico di San Martino e la cultura musicale europea: Atti del convegno di studi, Roma, 11-13 maggio 2009, a cura di Annalisa Bini, Roma, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 2012.

[43] L’ex possessore in questo è stato desunto dalla nota di possesso presente sugli esemplari.

[44] Cfr. A. IESUE, Di Pietro, Pio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 40, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1991, p. 248-249.

[45] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 7, cit., p. 231.

[46] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 5, cit., p. 134.

[47] La rassegna stampa è stata già digitalizzata catalogata ed è consultabile online nel portale della bibliomediateca.

[48] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 1, cit. p. 610.

[49] ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA, Annuario 1963-1965, p. 134.

[50] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 7, cit., p. 366.

[51] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 1, cit., p. 424; REGIA ACCADEMIA DI SANTA CECILIA, Annuario 1963-1965,  p. 135.

[52] La collezione fotografica del Fondo Mugnone è stata catalogata ed è consultabile online nel sito della bibliomediateca, così come la biblioteca del Fondo Bellezza. Per quanto riguarda i carteggi del fondo Mugnone, ho potuto darne solamente una scorsa, dettata più dalla curiosità. In essi appare evidente che intercorresse uno stretto rapporto fra egli stesso e Giacomo Puccini. Non è un caso che alcune edizioni di spartiti di opere di Puccini del fondo Bellezza - e a questo punto si può dedurre che Mugnone ne fosse l’ex possessore - abbiano particolarmente interessato, per la loro rarità, Suzanne Scherr, studiosa pucciniana, capitata in bibliomediateca a Roma in occasione del 19. Convegno internazionale di musicologia organizzato dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

[53] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 2, cit., p. 14.

[54] ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA, Annuario, 1971, p. 170.

[55] Ivi, p. 612.

[56] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 6, cit., p. 119.

[57] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 2, cit., p. 122.

[58] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 8, cit., p. 158.

[59] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 5, cit., p. 206-206.

[60] Nella suddetta dichiarazione del 10 luglio 1997, in base all’art. 36 del D.P.R. del 30 settembre 1963, n. 1409, l’archivio risultava composto da: circa 400 manoscritti autografi di composizioni musicali di cui 200 edite, […], 4 cartelle di carteggio, 20 cartelle di programmi di concerto, 4 metri lineari circa di riproduzioni audio su cassette e compact disc della musica del Maestro Mortari e circa 25 metri lineari di partitura a stampa, del medesimo e di altri autori, e di riviste specializzate.

[61] Il riordinamento della serie Carteggio è stato effettuato da Fabio Failla ed è stato oggetto del sua tesi di diploma di specializzazione presso la Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari della Sapienza Università di Roma. Cfr. F. FAILLA, Il Fondo Mortari dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La serie corrispondenza, tesi di diploma di specializzazione, Scuola di Specializzazione in Beni Archivistici e Librari della Sapienza Università di Roma, a.a. 2009-2010, relatrice Marina Raffaeli.

[62] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 2, cit., p. 102.

[63] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 8, cit., p. 584.

[64] Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 2, cit., p. 392.

[65] Ivi, p. 662-672.

[66] Di questo fondo si parlerà più approfonditamente in seguito.

[67] Allievo di Casella al corso di perfezionamento di pianoforte dell’Accademia di Santa Cecilia, De Agostini si distinse per la sua attività pianista ma anche di critico musicale. Collaborò col giornale La Suisse e con la Radio Suisse Romande e della RSI. Dal 1966 al 1969 fu segretario generale delle Jeunesses Musicales de Suisse. In seguito, fino alla morte, diresse il Conservatoire Populaire di Ginevra. Cfr. http://www.ricercamusica.ch/dizionario/257.html (u.c. Dicembre 2013). 

[68] Per quanto riguarda l’Archivio Storico cfr. Inventario dell’archivio storico dal 1651-1945, a cura di Maria Elena Moro, Simonelli Fabio, Roma, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, in corso di stampa; riguardo al carteggio dal 1945 al 1967 cfr. M. E.  MORO, L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. L’archivio negli anni 1945-1967: metodologie per il riordino, tesi di diploma di specializzazione, Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’Università la Sapienza Università di Roma, a.a. 2007-2008,  relatrice Marina Raffaeli.

[69] L’attività editoriale, che consiste nella realizzazione di pubblicazione di volumi, periodici, prodotti sonori ed audiovisivi, è svolta in seno all’area delle Attività culturali dell’Accademia, alla quale appartiene anche la bibliomediateca.

[70] Tale denominazione viene dal fatto che in precedenza la raccolta del materiale fotografico era di pertinenza dell’Ufficio stampa dell’Accademia.

[71] Sugli archivi di etnomusicologia cfr. R. FERRETTI, Dal Centro Nazionale di Musica Popolare agli Archivi di etnomusicologia, «EM : Annuario per gli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia», 1 (1993), p. 13-32; F. VACCA, Gli studi sugli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, «EM : Annuario per gli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia», 3 (1995), p. 189-225.

[72] R. NAVARRINI, Gli archivi privati, Lucca, Civita editoriale, 2005, p. 54.

[74] Bisogna però precisare che consideriamo ‘archivi aggregati’ anche quei fondi bibliografici congiunti a documenti di natura archivistica provenienti da un medesimo soggetto produttore. Descritti già in precedenza, essi sono: Fondo Mugnone (subfondo del Bellezza), Fondo Bortolotti, Fondo Mortari, Fondo Molinari, Fondo Somma, Fondo Zanetti.

[75] Cfr. Dizionario biografico degli italiani, vol. 17, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1974, p. 196-198.

[76] Raffaello De Rensis, critico musicale (1880-1970). Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza decise di rinunciare alla  carriera forense per dedicarsi agli studi letterari e musicologici. Fu allievo di Giovanni Gentile e nel 1898 fondò a Campobasso il giornale goliardico Il Pensiero dei giovani, progetto al quale collaborarono anche V. Gui, G.F. Malipiero e I. Pizzetti. Nel 1909 fu tra i fondatori dell’Associazione per la musica contemporanea. Come critico musicale collaborò, dal 1905 al 1925, con Il Messaggero e, successivamente, con Il giornale d’Italia, dove rimase fino al 1934. Fu attivo anche come musicologo e conferenziere. Nel 1938 fondò l’Istituto italiano per la storia della musica e nel 1944 il settimanale Il mondo musicale. Fu membro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dell’Accademia Cherubini di Firenze. Morì a Roma il 3 novembre 1970. Cfr. Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, vol. 2, cit., p. 462; Cfr. R. MELONCELLI, De Rensis, Raffaello, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 39, cit., p.104-106.

[77] ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA, Annuario 1955-1956, p. 216.

[78] Cfr. R. VANNES, Dictionnaire universelle des luthiera, Bruxelles, Les amis de la musique, 1951, p. 269; L. GABRIELLI,Gioacchino Pasqualini, Ascoli Piceno, Tip. Tipolitografica Editrice, [1954].

[79] "Note in archivio" consiste in un progetto nato dalla collaborazione tra l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Regesta.exe e 3D Informatica, con lo scopo di promuovere il “riuso” delle metodologie e delle soluzioni tecnologiche sviluppate per informatizzare e rendere accessibile in rete il patrimonio documentario dell’Accademia stessa.

[81] Cfr. G. BAMPI, Indice ragionato del periodico “La ronda” (1919-1923), Tesi di laurea, in Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, a.a. 1996-1997, relatore Corrado Donati, p. 7. http://circe.lett.unitn.it/attivita/tesi/tesironda.pdf (u.c. Dicembre 2013). Cfr. anche V. PARETO, Oeuvres completes, vol. 30, Lettres et correspondances, Gèneve, Dioz, 1989, p. 714.

[82] xDams consiste nella seconda versione di DAM.Solutions, una piattaforma web-based specializzata nel trattamento e la gestione documentale di archivi storici multimediali sviluppata e testata dalla società Regesta.exe tra il 2002 e il 2004. Tale sistema informativo è stato realizzato nell'ambito del progetto europeo DAMS, promosso da Regesta.exe, Sol Tec ed altri partners, per creare servizi e strumenti specializzati online per la gestione di archivi decentrati. Nel 2012 la piattaforma xDams è diventata open source. Cfr. Giovanni BRUNO, L’adozione della filosofia open-source: lo sviluppo di xDams, «Archivi & computer», 22(2012), n. 1, p. 57-71. Sulla piattaforma xDams cfr. http://www.regesta.com/cosa-e-xdams/.

[83] Tutti gli allegati vengono salvati dentro una struttura di directory del "file server", creata automaticamente dal sistema, parallela a quella dei file XML di descrizione.

[84] Regesta.exe ha convertito in formato MusicXML la notazione musicale codificata dal formato Plaine & Easie Code ed ha predisposto all’interno della scheda diverse modalità di fruizione dei dati musicali (formato grafico pdf, png, midi).

[85] Sugli standard adottati per il modulo Archivio storico cfr. M. E. MORO, L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. L’archivio negli anni 1945-1967: metodologie per il riordino, cit., p. 24-27.

[86] Cfr. A. BINI – L. BOGNETTI, Database e scheda del MUSA – Museo degli strumenti musicali dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma, «Philomusica on-line», 8 (2009), n. 3,  http://riviste.paviauniversitypress.it/index.php/phi/article/view/08-03-SMO-0403 (u.c. Dicembre 2013).

[87] xDams prevede inoltre altri moduli per specifiche funzioni, anche non necessariamente legate alle attività della bibliomediateca. Essi sono: Cerimoniale, Didattica, Gestione carrello Bibliomediateca, Gestione sale, Gestione utenti portale di internet, Portale CMS, Gestione newsletter, Authority strumenti, Banco distribuzione, CMS Museo strumenti musicali, Esposizione museo strumenti, Gestione sponsor xDams, Gestione utenti portale intranet, CMS bibliomediateca.

[88] I livelli previsti sono quattro: amministratore, gestore, archivista, lettore.

[89] L’indirizzo del portale è: http://bibliomediateca.santacecilia.it/bibliomediateca/  (u.c. Dicembre 2013).

[90] Cfr. la Legge del 22 aprile 1941 n. 633, Titolo I.

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