Mercoledì, 31 Ottobre 2012

La collezione di pellicole nitrato della cineteca nazionale: un progetto speciale di ricognizione e salvaguardia - II

Lavori in corso: preservazione e analisi delle pellicole nitrato, di Maria Assunta Pimpinelli
Sezione Studi

Una parte minima dell’intera collezione nitrato (un 2% circa) è stata rinvenuta in effettive condizioni critiche (rulli con spire molto indurite e incollate o con isolati punti di decomposizione in corso) e ciò ha indotto a separare le pellicole in questione, collocandole in spazi isolati, appositamente condizionati, e, in secondo luogo, ha fornito gli elementi per gettare le basi di un piano organico di preservazione, secondo una scala di priorità stabilita su criteri di unicità, rarità e pregio del materiale conservato.

Gli interventi di preservazione, affidati a laboratori esterni specializzati, hanno previsto anzitutto un trattamento chimico per “scollare” i rulli e rendere supporto ed emulsione stabili, al fine di ottenere pellicole ben svolgibili e utilizzabili per le lavorazioni in macchina da stampa o per la digitalizzazione tramite apposito scanner, dopo il necessario restauro fisico (controllo e rifacimento delle giunte, riparazione delle perforazioni rotte, etc…).

È stata poi eseguita la duplicazione attraverso stampa foto-chimica, ottenendo così, per ogni rullo in via di decomposizione, una nuova matrice di preservazione (positiva o negativa, a seconda del materiale di partenza) su pellicola safety poliestere, che ancora oggi, nonostante le versatili soluzioni offerte dal digitale, costituisce l’unico supporto che assicura una durata di medio-lungo termine. Alternativamente, si è ricorsi anche a tecniche digitali, sia, presso il laboratorio esterno, come sperimentazione di una diversa routine di lavoro, tramite scansione digitale a 2K direttamente dalla pellicola nitrato (ma sempre con uscita finale su matrice in pellicola safety poliestere, oltre che su DVD di consultazione), sia in sede, utilizzando lo speciale scanner D-Archiver messo a punto nell'ambito di un progetto di ricerca pluriennale, con il quale la Cineteca Nazionale ha in programma di eseguire, in un futuro quanto mai prossimo, campagne di digitalizzazione del patrimonio con archiviazione su supporto LTO.

Allo stato attuale, i lavori di preservazione dei nitrati in condizioni critiche sono ancora in corso, ma si può già fare un consuntivo rispetto all’attività dello scorso anno, entro il quale si è chiuso un primo ciclo in cui sono stati preservati i materiali riguardanti quindici film italiani muti, sette film italiani sonori compresi tra gli anni ’30 e ’50 e dieci film esteri (muti e sonori) in versione italiana.

Tra questi si segnalano opere del cinema muto italiano rare e molto diverse tra loro, come l’unico episodio superstite della serie noir Raffles, gentiluomo ladro (tit. alt. Il diamante azzurro), di e con Ubaldo Maria Del Colle, 1911 (prod. Pasquali e C., Torino); il film ”per bambini” Capriole del cuore (tit. alt. Fortunello fotografo), di Luigi Roatto, 1918 (prod. Roatto, Venezia), ispirato ai personaggi dei fumetti americani di Happy Hooligan, all’epoca pubblicati dal Corriere dei Piccoli, e due drammi borghesi, Amore stanco, di Eugenio Fontana, 1920 (prod. Fontana Film, Roma), convenzionale nella forma ma interessante nel racconto delle difficoltà della relazione coniugale, e La leggenda dell’Edelweiss, di Romolo Bacchini (prod. Salf Film, Roma), tragedia dell’amore perduto, mai uscito in sala, ma fortunosamente conservato e attribuito dagli storici al 1922.

La preservazione si è estesa anche a copie, finora risultate uniche, di film sonori italiani, come Musica in piazza (1936, prod. Etrusca Film), uno dei primi film di Mario Mattòli, tutto girato in esterni nella cittadina umbra di Bevagna, con Enrico Viarisio e Milly, e La cintura di castità, commedia di Camillo Mastrocinque (1950, prod. Hidalgo Film) con Nino Taranto, basata su un soggetto di Ennio Flaiano.

Importanti sono anche i “salvataggi” di film stranieri, per i quali l’aspetto rilevante consiste proprio nel preservare la componente “italiana”, evidente, ad esempio, nella traduzione e/o riscrittura delle didascalie, nel caso dei film muti, o nell’adattamento e doppiaggio per i film sonori. Si tratta di un aspetto spesso considerato marginale, perché non esattamente conforme all’“originale”, ma che invece è di estrema importanza per un archivio che deve conservare e trasmettere, come valore storico e culturale, anche un film nella versione effettivamente fruita dal pubblico nelle sale cinematografiche italiane.

In quest’ottica, ad esempio, si è intervenuti sul Casanova di Alexander Wolkoff (Francia, prod. Ciné-Alliance, Societé des Ciné- Romans 1927), interpretato dal grande attore russo del muto Ivan Mosjoukine e da due dive del muto italiano, Diana Karenne e Rina De Liguoro, di cui è stata preservata la rara versione italiana sonorizzata, intitolata Le avventure di Casanova, con dialoghi per i quali è accreditato un certo Carlo Bugiani, che sarà poi attivo come sceneggiatore e produttore negli anni ’30-‘50. Un altro esempio è costituito dalla preservazione della versione doppiata in italiano del film sonoroDie ewige Maske (tit. it. La maschera eterna), di Werner Hochbaum, 1935 (Austria-Svizzera, prod. Progress Film AG, Berna - Sascha Filmindustrie AG, Vienna), singolare thriller psicanalitico ambientato in una clinica svizzera.

Il lavoro sulla collezione nitrato ha anche condotto a nuove identificazioni e a piccole scoperte, nonostante la ricognizione, in questa prima fase, sia stata concepita solo in forma estensiva. In una ristretta percentuale di casi, infatti, (circa un 10% del totale del materiale verificato) si è ritenuto, in maniera discrezionale, di dover eseguire degli approfondimenti, a volte per riscontrare condizioni di conservazione non immediatamente evidenti, a volte per verificare dati contraddittori o lacunosi riportati sulle scatole, confrontandoli con quanto scritto sulla pellicola (es.credits, scritte sulle code, particolari caratteristiche tecniche, etc..)

Tra i titoli identificati spiccano alcune opere italiane di non-fiction dei primi anni Dieci, che, in seguito a una ricerca, sono risultate conservate in copia unica soltanto nell’archivio della Cineteca Nazionale. Di particolare rilevanza storica sono due episodi completi della serie, considerata il primo cine-giornale realizzato in Italia, intitolata Corrispondenza cinematografica dal teatro della guerra italo-turca (prod. Cines, 1911), finora attestata in maniera esigua e lacunosa presso altre cineteche, qui in versione tedesca con il titolo di Kinematographische Nachrichten aus dem Italienisch-Türkischen Krieg. VI Serie e VIII-IX Serie. Gli altri due film hanno la doppia valenza di fonte storica, sul paesaggio e sulle attività umane, e di opera cinematografica. Il primo è un “dal vero” della vasta produzione di Luca Comerio, Alpi Graie, del 1912, che, con una spettacolare varietà di colorazioni per imbibizione e viraggio, mostra i paesaggi della Valle D’Aosta, con le cascate della Dora Baltea e il Monte Bianco, e una partita di caccia allo stambecco. Il documentario è stato identificato all’interno di un singolare montaggio costituito da brani b/n muti della prima produzione Luce e da parti di raccordo sonore (un cinegiornale realizzato con materiali “di reimpiego”?). Il secondo film identificato, Exploitation du sel en Sicile, 1912, è un documentario sulle saline di Sicilia, probabilmente del trapanese, prodotto dalla Milanese Film, società italiana satellite della francese Pathé Frères. L’aspetto raro e curioso è che questo documentario è conservato in una copia in versione russa, con il titolo in cirillico, Dobytscha soli w Sizilij, dalla cui traduzione, combinata con l’informazione sulla casa di produzione riportata contestualmente, si è potuti risalire al titolo originale, riscontrandolo con quello incluso nel catalogo della Pathé Frères.

Vari altri titoli sono stati individuati, tra scatole con etichetta anonima o titoli controversi, ma, a oggi, il risultato più rilevante riguarda l’identificazione di un breve film che la storia del cinema aveva considerato perduto: si tratta di The Soldier’s Courtiship, realizzazione di Robert W. Paul (Gran Bretagna, 1896), ritenuta il primo film “a soggetto” per proiezioni pubbliche della cinematografia britannica. Destinata a essere proiettata durante gli spettacoli di music-hall, questa breve scena comica mostra una goffa signora che disturba le effusioni amorose tra un soldato e l’innamorata. Ben “nascosta” dietro il titolo italiano Un bacio movimentato in pubblico e assolutamente priva di riscontri nelle filmografie ufficiali, la copia di questo brevissimo film (della durata, canonica per l’epoca, di poco più di un minuto) si è imposta all’attenzione per le sue caratteristiche tecniche particolarmente “antiche” e fuori standard (in particolare per la forma e le dimensioni delle perforazioni), confrontabili con quelle dei film realizzati dal pioniere del cinema inglese Robert W. Paul. Grazie a un supplemento di ricerca, l’identificazione è stata confermata e, data la rilevanza, la copia ha avuto assoluta priorità nel restauro, ricorrendo anche a tecniche digitali particolarmente sofisticate. La copia restaurata è stata presentata durante l’edizione 2011 del festival Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, mentre un frammento è visibile online nella WebTV del Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale: http://www.fondazionecsc.tv (per maggiori informazioni sul film e sul restauro si rimanda al catalogo 2011 di Le Giornate del Cinema Muto 2011:

http://www.cinetecadelfriuli.org/gcm/ed_precedenti/edizione2011/GCM11_catalogo.pdf)

A parte il caso di The Soldier’s Courtship, che ha avuto priorità assoluta nel restauro, in considerazione della sua estrema importanza, per i materiali relativi a titoli di nuova identificazione, che normalmente versano in condizioni di conservazione stabili, non è immediatamente presente l’emergenza del recupero, ma è comunque imprescindibile, data l’unicità e la particolare antichità, valutare il loro inserimento in piani di recupero e valorizzazione, trattandosi di nuove acquisizioni per la storia del cinema e, in ultima analisi, per la storia tout court. Anche perché, nel momento in cui, auspicabilmente, si passerà al lavoro sistematico di studio e analisi di ogni unità di materiale (programmato come seconda fase del progetto nitrati, ora che la collezione è stata già tutta censita e verificata nella sua consistenza e nel suo stato di conservazione), molte altre nuove identificazioni, di titolo o di versione, potranno aggiungersi al già ingente patrimonio della Cineteca Nazionale.

Nell'immagine in apertura: giunta di pellicola decomposta.

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