Giovedì, 10 Ottobre 2013

Archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma. Riflessioni archivistiche

Daniela Nori
Sezione Studi

Il presente contributo non ha pretese di completezza quanto piuttosto di focalizzare l’attenzione sulla storia dell’Archivio della Congregazione di Roma quale esempio significativo del processo di disgregazione subito dagli archivi delle congregazioni religiose a seguito dell’eversione dell’asse ecclesiastico.1 La costituzione dell’archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma2 si fa tradizionalmente risalire al decreto emanato nella "congregazione” del 4 maggio 1582 quando si stabilisce «che si facci un archivio di tutte le scritture della Congregazione delle quali n’habbia cura messer Niccolò Gigli»3 In realtà già nel 1580 era stato decretato che la documentazione pertinente la Congregazione venisse messa in ordine e si affidasse alla cura di un padre.4 Se indiscutibile è il ruolo avuto dal Gigli nel primo assetto organizzativo delle carte, non altrettanto chiara risulta l’ubicazione dell’archivio in quegli anni.5 Sicuramente dopo il luglio 1638 furono collocate dal padre Virgilio Spada nelle sale previste dal progetto di Francesco Borromini nell’edificio dell’Oratorio.6 L’assetto originario della documentazione si trasmise, con le dovute ed opportune modifiche, sino agli inventari settecenteschi compilati subito dopo la bolla Fideli del 1728 emanata da papa Bendetto XIII con disposizioni riguardanti gli archivi. Questi inventari, scrupolosamente redatti, ancora oggi ci testimoniano come in quel periodo la documentazione filippina, oggetto di attente cure, versasse in condizioni pienamente in linea con i criteri archivistici del tempo, ben divisa in volumi opportunamente numerati, separata per serie e fondi omogenei a seconda che fossero documenti di natura amministrativa, legale, riguardanti la fondazione della Congregazione e la sua storia.7 Questa struttura rimase inalterata fino agli anni compresi fra il 1870-1876, periodo in cui cominciò a consumarsi materialmente il processo di spoliazione dei patrimoni documentari e non appartenuti alle corporazioni religiose ad opera del neo Stato Italiano. Lo smembramento dell’archivio oratoriano che ne consegue è il risultato di due forze concomitanti: da una parte quella agita dagli stessi padri dell’oratorio di Roma che, nel timore di perdere le memorie preziose della propria storia, sottraggono alla meglio quella parte di documentazione da loro ritenuta più importante; dall’altra quella applicata dalle stesse istituzioni statali che procedono all’ incameramento decretato dalle nuove leggi pur non essendo in grado di gestire correttamente il versamento del materiale.8 Le carte oratoriane pervenute all’Archivio di Stato di Roma furono accompagnate infatti solamente da una nota approssimativa: nessun inventario, analitico o meno, venne redatto al momento della consegna, e il materiale documentario venne incamerato dall’archivio statale in maniera confusa e disomogenea. Si dovranno aspettare gli anni sessanta del novecento affinché l’Archivio di Stato di Roma predisponga la redazione di un inventario, dall’analisi del quale risulta evidente come alcun serie siano eccezionalmente lacunose e come interi gruppi di documenti non siano stati consegnati (per esempio i registri dei decreti e il fondo musicale, gli atti del processo di canonizzazione ecc.)9. L’archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma dalla fine del secolo XIX risulta diviso tra l’attuale Archivio della Congregazione dell’Oratorio presso i padri di Santa Maria in Vallicella, l’Archivio di Stato di Roma, la Biblioteca Vallicelliana, la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Deputazione di Storia Patria di Roma e alcuni privati cui i documenti pervennero per vendita o casuale ritrovamento di quello che venne definito “il naufragio dell’archivio filippino“.10

Dalle considerazioni che l’inventario di Anna Maria Corbo consente di trarre, il materiale conservato presso l’Archivio di Stato di Roma, il più consistente fra quelli summenzionati, escluso s’intende quello attualmente presso la Congregazione di Roma, sembrerebbe integrare in linea di massima le serie archivistiche ancor oggi conservate presso la Vallicella: esso è stato riordinato seguendo criteri aderenti alla tecnica archivistica differentemente da quanto è avvenuto per il riordinamento delle carte rimaste ai padri filippini alla fine degli anni ‘50.11 Da questa rapida analisi della storia dell’archivio filippino e dalla ricognizione che si è compiuta dello stesso a partire dal 2005, se da una parte risulta incontestabile che la consistenza originaria sia andata definitivamente perduta nel corso degli anni, dall’altra si può con sicurezza affermare che il materiale ha fortunosamente mantenuto la propria organicità come il lavoro di riordino e di inventariazione del patrimonio archivistico della Congregazione iniziato nel 2006 e tuttora in corso consente di evidenziare attraverso il riscontro con gli inventari settecenteschi che ne riflettono l’originaria struttura.12

L’attuale archivio storico della Congregazione dell’Oratorio di Roma è costituito da 72 metri lineari di documentazione inventariata e da 23 metri lineari di documentazione non inventariata. L’insieme della documentazione è conservata in armadi contrassegnati dalle lettere dell’alfabeto. Il materiale documentario può essere virtualmente suddiviso in tre blocchi,: il primo blocco comprende gli armadi A, B, C, N, O, P, Q, il secondo blocco comprende gli armadi contrassegnati con R, S, T, U, V Z, il terzo blocco comprende l’armadio I. Per il primo blocco, lo stato in cui versavano le carte, constatato dopo i primi mesi di riordino ha reso necessaria la revisione generale del materiale descritto nell’unico inventario moderno che ha assorbito le modifiche effettuate durante il riordino del 1956.13 L’analisi di questo blocco, unita al riscontro con l’inventario del 1978, ha portato in luce come in quest’ultimo vi siano incongruenze, discordanze e omissioni e di come il criterio descrittivo del materiale non sia omogeneo per tutte le unità archivistiche. Infatti solo alcune serie vengono descritte mentre altre sono indicate in maniera approssimativa, risultando quindi uno strumento solo parzialmente utile alla ricerca sia per la sua disomogeneità descrittiva sia per la mancanza di un indice analitico.14 Per il secondo ed il terzo blocco, appena accennati nel lavoro del 1978, si sta procedendo all’inventariazione.15 Tale materiale è composto da filze, carteggi, corrispondenza, giustificazioni di pagamento, contabilità varia, annali, manoscritti, miscellanee che coprono un periodo temporale che va dal XVI secolo ai giorni nostri.16 Questa documentazione ha subito un processo di riordino, di datazione, di cartulazione ove mancava la numerazione progressiva originaria, riportandone su schede descrittive le informazioni relative allo stato di conservazione al fine di predisporre agevolmente un piano globale di restauro. Di questa sezione si sta realizzando un inventario analitico.17I risultati di questo lavoro non si sono fatti attendere: è stato possibile reintegrare alcune serie, ricostituire unità archivistiche che si credevano incomplete, trovare documenti importanti per la storia della Congregazione.18 Volendo riportare un esempio concreto di questo lavoro, possiamo indicare come realizzando un database di tutte le ricevute di pagamento che coprono gli anni fra il 1587 e il 1643, si sia riusciti a individuare una ricevuta autografa di san Filippo, che non era stata inclusa tra i suoi autografi.19 A questo materiale documentario, per completezza d’informazione, va infine aggiunto il fondo musicale conservato originariamente negli armadi D, E, F, G, H, L.20.

Il lavoro che si sta realizzando nell’Archivio della Congregazione di Roma, mira quindi al raggiungimento una piena padronanza della sua consistenza, cercando di provvedere all’elaborazione di strumenti di corredo indispensabili per gli studiosi si rivolgono a questo archivio per le ricerche volte all’approfondimento dello studio della figura di san Filippo Neri, della storia della Congregazione di Roma e dell’ambito storico-artistico di cui è stata una protagonista. dal cinquecento ai giorni nostri.21

_________________________________

1 Cfr. Atti del Convegno: Le soppressioni delle istituzioni ecclesiastiche in Europa dalle riforme settecentesche agli stati nazionali: modelli storiografici in prospettiva comparativa, Roma 28 febbraio-2 marzo 2011. In particolare cfr. Gianpaolo Romanato, Le soppressioni degli enti ecclesiastici italiani (1848-1873). Con l'espressione eversione dell'asse ecclesiastico si indicano gli effetti di due leggi post-unitarie, e segnatamente il regio decreto 3036 del 7 luglio 1866 di soppressione degli Ordini e delle Corporazioni religiose (in esecuzione della Legge del 28 giugno 1866, n° 2987), e la legge 3848 del 15 agosto 1867 per la liquidazione dell'Asse ecclesiastico.

2 La Congregazione dell’Oratorio di Roma, nata per volontà di san Filippo Neri, venne eretta giuridicamente nel 1575 con la Bolla Copiosus in misericordia del 15 luglio emanata da Gregorio XIII. Per la storia di san Filippo e la nascita delle Congregazione cfr. A. Cistellini, San Filippo Neri, l’Oratorio e la Congregazione oratoriana, Brescia 1989.

3 Archivio della Congregazione dell'Oratorio di Roma [d'ora in poi: ACOR], C I 2, Libro primo de’ decreti, f.20. Per la figura di Niccolò Gigli cfr. C. Gasbarri, L’Oratorio Romano dal Cinquecento al Novecento, p.147, Roma 1962

4 ACOR, C I 2, ff. 1; 6-10; 38-39. Per gli anni che vanno dal 1580 al 1647 possediamo una lista di alcuni degli archivisti che si succedettero nella cura della carte della Congregazione di Roma. Notiamo come spesso la carica di archivista fosse associata a quella di procuratore legale, e come in alcuni anni il procuratore-archivista fosse coadiuvato da alcuni aiutanti ed in altri periodi fosse lasciato solo nell’adempimento del proprio incarico. Cfr. anche G. Finocchiaro, Vallicelliana segreta e pubblica, Leo S. Olschki 2011.

5 ACOR., C I 6, Libro V de’ Decreti, p.115, n.2 ci indica come nel 1626 la camera di una padre defunto, Francesco Maria Onorati, venisse destinata ad ospitare l’archivio. Questo potrebbe indicare come forse l’ubicazione non sia stata sempre la stessa probabilmente anche a causa dell’incremento quantitativo delle carte durante il corso degli anni.

6 ACOR., C II 6, Opus architectonicum: il padre Virgilio Spada così definisce la stanza destinata ad accogliere l’archivio «che sopra e sotto ha volte et è lontano da camini e pericoli di fuoco». L’opera venne redatta dallo Spada fra il 1648 e il 1656 (ma stampata solo nel 1725).

7 ACOR, A V 14, B VI 3, Index Congregationis Oratorii MDCCXVII; B VI 14;C II 18; C II 18 a. E’ opportuno specificare come una ricognizione delle carte della Congregazione, per questioni di ordine patrimoniale, sia stata effettuata nel 1625 con la compilazione di un catasto (A V 14), ma bisogna attendere il XVIII secolo per la redazione di un vero e proprio inventario per opera di Francesco Cavallini, padre della Congregazione (C II 18). In questa sede ci sentiamo di dover fare una rapido accenno circa il destino delle scritture parrocchiali di Santa Maria in Vallicella dal XVI secolo sino ai giorni nostri. La storia della parrocchia è ricostruita in M.T. Bonadonna Russo, La parrocchia vallicelliana attraverso i secoli, Roma 2005. Ci limiteremo a segnalare l’attuale distribuzione delle scritture divise fra l’ Archivio della Congregazione di Roma e l’Archivio di Stato di Roma: cfr. in ACOR, C I 27; C I 29; C I 30; C II 2; C II 20; C II 23; C II 24; in ASR, Atti dello stato civile napoleonico, Appendice, Libri parrocchiali, reg. 3 e reg. 4.

8L’articolo 24 della legge del 1866 riconfermata nel 1873 prescrisse che i libri, i manoscritti e i documenti scientifici conservati negli edifici delle case religiose dovessero essere consegnati allo stato. La Giunta liquidatrice dell’asse ecclesiastico prese possesso dei beni della Congregazione dell’Oratorio il 16 dicembre del 1873 e nel 1876 delle carte dell’archivio. La reale inadeguatezza dei criteri di versamento delle carte alla Giunta liquidatrice dell’asse ecclesiastico è evidente anche nelle parole di Girolamo Lioy, nella sua relazione a Biagio Miraglia, Sovraintendente agli Archivi Romani, del 21 aprile 1876. Cfr. ASR, Archivio della soprintendenza, b. XI, fasc. 14, “Corporazioni religiose. Relazione dell’Archivio di Stato di Roma”. La parte di documentazione trattenuta dai padri, per essere stata affrettatamente nascosta, subì innumerevoli dispersioni, trafugamenti nonché gravi danneggiamenti causati dall’umidità: i padri infatti, non avendo più locali nei quali ospitare le loro carte (essendo loro stessi stati privati della loro casa e costretti a trasferirsi in abitazioni private), per molti anni le conservarono sopra le volte della chiesa, in un ambiente privo di riparo e custodia, dove l’intemperie, animali e visitatori indiscreti contribuirono alla loro dispersione. 

9 Cfr. Anna Maria Corbo, L’archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma e l’archivio della Abbazia di S.Giovanni in Venere, Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato, 27, Roma 1964. La mancata redazione di un inventario nel 1876 induce a ritenere possibile se non probabile che come la documentazione trattenuta dai padri anche la documentazione versata all’Archivio di Stato di Roma possa aver subito sottrazioni, perdite e indebite integrazioni nel lasso di tempo che intercorre fino all’inventario del 1964. Inoltre, secondo il principio archivistico dell’epoca, molte carte furono estrapolate dalle serie di appartenenza e inserite in fondi diversi: questo avvenne per esempio alle pergamene.

10 Presso l’Archivio di Stato di Roma il materiale consta di 522 pezzi archivistici (buste, volumi, pergamene, registri) con numero di corda da 1 a 522. La Biblioteca Vallicelliana conserva oltre all’intero patrimonio librario dell’Oratorio romano, alcuni fondi documentari, come per esempio il Fondo Falzacappa. Di carte vallicelliane presso i privati ne da notizia don Antonio Rocchi, monaco basiliano, in ACOR, San Filippo Neri periodico mensuale, 1894, N° 3-4, p. 9. Il Rocchi riferisce di due ricevute autografe di San Filippo conservate presso la famiglia del sig. Guido Rocchi di Grottafferata, un comune vicino Roma. Presso la Biblioteca Apostolica Vaticana sono conservati due “fascicoli” che sembrano di provenienza oratoriana: cfr. il Patetta Mss. 2232 e il Vat. Lat. 14598.

11 ACOR, N III 13, raccolta miscellanea di bollettini d’informazione dell’Oratorio romano, dove in L’Oratorio di Roma, n. 1 Gennaio-Febbraio 1957, p. 2 troviamo una brevissima notizia circa un riordinamento in corso dell’archivio storico dei padri della Vallicella. Il lavoro, eseguito dal padre oratoriano Carlo Gasbarri e da Giovanni Incisa della Rocchetta, non ha prodotto però nessun inventario. I criteri adottati durante questo ordinamento non sono risultati essere prettamente archivistici: l’esempio più evidente è quello della segnatura, cfr. nota 15.

12 Fra tutti gli inventari di questo periodo, il più utile è certamente quello del Cavallini, C II 18. 

13 Cfr. G. Morello - F. Dante, L’archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma alla Chiesa Nuova, Ricerche per la storia religiosa di Roma, 2, Roma 1978.

14 Nell’inventario del 1978 esiste alla fine un piccolo indice, ma non è esaustivo. Dall’indice inoltre manca ovviamente ogni riferimento alla documentazione non inventariata. Obiettivo ulteriore poi del progetto in corso è l’analisi degli inventari dei fondi conservati presso l’Archivio di Stato di Roma e la Biblioteca Vallicelliana, allo scopo di ricostruire virtualmente l’originaria consistenza delle serie.

15 La segnatura del materiale archivistico è data dall’unione della lettera alfabetica che indica l’armadio, del numero romano che indica il ripiano dell’armadio stesso e del numero arabo che indica la progressione dei volumi nel ripiano. I limiti di questo tipo di segnatura sono intuibili e si riscontrano per esempio nel momento in cui sorga la necessità di reintegrare le serie.

16 L’archivio ha continuato a raccogliere documentazione di vario tipo durante tutto il corso del XX secolo.

17 La necessità di un inventario analitico è data per il caso dell’Archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma dal bisogno fisiologico di capire effettivamente cosa attualmente contenga, alla luce delle dispersioni, anche recenti, e di tutto il materiale non inventariato ma presente al suo interno.

18 Le unità attualmente ricostituite sono la C II. 19 e la B VI.18.

19 Il mandato di pagamento del 6 luglio 1591 è contenuto in ACOR, I. II. 4, blocco III, c.24, dove per l’originale si rimanda ad un volume dell’archivio indicato con la segnatura dell’epoca. Si è quindi riusciti ad individuare il volume in questione e riscontrare come effettivamente esso contenga una ricevuta autografa di Filippo Neri, che non è compresa in ACOR, B III 1 bis, Autografi, né viene citata in San Filippo Neri. Gli scritti e le massime, a cura di A. Cistellini D.O., Brescia 1994.

20 Questo fondo è stato inventariato in A. BERTINI, Inventario del fondo musicale dell’Oratorio, I-IV, Roma 1968-1971. Oggi il fondo musicale, dopo il restauro effettuato a partire dal 2006, è conservato nell’Archivio della Congregazione di Roma, mantenendo la segnatura della Bertini. Gli armadi D, E, G, F, H, L, ormai marciti, sono stati sostituiti con moderni dispositivi adatti alla conservazione del patrimonio cartaceo.

21 In questa sede non ci soffermiamo sulla funzione pastorale di questo archivio, limitandoci a citare: 1) Lettera Circolare del 15 agosto 2001, Cap. 1 “Conservazione del patrimonio storico-artistico della Chiesa”; 2) Enchiridion dei Beni Culturali della Chiesa, pp. 464-465; 3) Giovanni Paolo II, L’importanza del patrimonio artistico nell’espressione della fede e nel dialogo dell’umanità. Allocuzione ai partecipanti alla I Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, 12 ottobre 1995, n° 3 (in L’Osservatore Romano, 13 ottobre 1995, p. 5. Riteniamo doveroso ricordare come il progetto intrapreso nell’Archivio dell’Oratorio di Roma sia stato reso possibile dalla sensibilità e dalla disponibilità dimostrata dal suo Prefetto, S.E. Monsignor Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo d’Ivrea, dall’Archivista Generale dott. Alberto Bianco e dalla Congregazione dell’Oratorio di Roma, la quale, grazie ad un iniziale contributo da parte della Regione Lazio, ha avviato questo importante progetto e continua a sostenerlo. A loro va il mio ringraziamento, per la possibilità accordatami di collaborare attivamente con l’Archivio.

Devi effettuare il login per inviare commenti