Sabato, 01 Giugno 2013

Dal chiostro alla tavola: pane, vino e olio cibo di vita e di fede

Teresa Toschi Savelli
Sezione Studi

Il percorso storico, di seguito illustrato, prende l’avvio dai registri delle entrate e delle spese degli ordini religiosi soppressi da Napoleone, grazie ai quali noi oggi conserviamo presso il nostro istituto questi fondi documentari.

Documenti, nei quali vengono periodicamente registrati i prodotti necessari all’approvvigionamento alimentare del monastero ed elencate tutte le spese sostenute dall’ordine per le proprie necessità. Queste, sono fonti inesauribili e preziose per la conoscenza dell’alimentazione, ma anche per lo studio della circolazione e della coltivazione dei prodotti agricoli nel territorio d’Imola. Grazie a queste è stato possibile scorgere l’arricchirsi delle tavole imolesi, con la comparsa, seppur tardiva, dei nuovi alimenti originari delle Americhei.

La tradizione culinaria infatti, profondamente influenzata dalle pressioni esterne, è anche contaminazione; questo fenomeno appare sovente attraverso la comparsa e l’uso oramai consuetudinario d’altri prodotti, fino a non molto tempo addietro ritenuti rari e preziosi, come le spezieii.

Ma la cucina è soprattutto tradizione, continuità, seppur nell’innovazione ed ecco apparire nei nostri registri le salse agrodolciiii, gusto caro alla cucina romana, seppur rinnovato dalla presenza di zucchero e di spezie come la cannellaiv. Accanto al gusto dolce-salato, vediamo apparire l’olio d’olivav, re della cucina romana, e caposaldo della sua agricoltura. Ecco che “pane, vino ed olio” emblema della cultura latina che, filtrata attraverso il cristianesimo, diviene cibo di vita e di salvezza eterna. Ed è proprio la cultura cristiana e l’affermasi della precettistica connessa con l’anno liturgico che, imponendo l’astensione dalle carni e dai grassi animali nei giorni di magro, diffonde in tutta la cristianità l’uso dell’olio d’oliva, quale unica alternativa ai condimenti d’origine animale. Apprendiamo poi da queste fonti che i frati domenicani d’Imolavi, ordine religioso d’elite, nel quale entravano i figli cadetti della ricca aristocrazia imolese, possedevano un podere, “la Fratina”, nel territorio di Mezzo Colle, in cui i padri coltivavano gli ulivi.

Dallo stesso documento risulta inoltre che i padri, oltre a coltivare gli ulivi, producevano anche l’olio. Nella nota spese infatti viene segnato il pagamento del mezzadro con una quota del prodotto per aver portato le olive della Frattina al mulino.

Attraverso le testimonianze catastali è stato poi possibile seguire la storia del podere e delle sue coltivazioni, dalle quali risulta che la coltivazione dell’ulivo permane anche dopo l’esproprio napoleonico e si protrae fino agli anni 1811-17, anno di redazione dei registri d’impianto del catasto gregoriano (Sommarione di Mezzo Colle).

Nella serie successiva invece, i Brogliardi, redatti intorno al 1835, gli ulivi spariscono dal podere.

E’ possibile riscontrare un’analoga vicenda per il podere Marana, di proprietà della Mensa Vescovilevii, situato nel territorio di Torano , feudo del vescovo in antico regime, anch’esso presenta testimonianze della coltivazione dell’ulivo nel corso del settecento fino al primo decennio del secolo seguente. Inoltre, grazie alla mappa del perito Oppi è anche possibile rendersi conto visivamente, della consistenza e della densità reale dell’impianto, non abbiamo infatti una presenza sporadica e marginale di ulivi, bensì un vero e proprio impianto costituito da filari, la cui resa produttiva è di portata sicuramente rilevante.

Connesse alla coltivazione dell‘ulivo, sono anche presenti nel nostro territorio, tutte le attività ad esso legate, quali la trasformazione e la commercializzazione d’olio. Abbiamo infatti individuato, nella seconda metà del Settecento, per il territorio d’Imola, tre frantoi, uno dei quali è stato possibile identificarlo all’interno delle mura cittadine e per la precisione in via Emiliaviii. Altra testimonianza che riguarda invece la commercializzazione, la troviamo nei Campioni comunaliix, in cui compare la richiesta inoltrata dalla comunità al Consiglio d’imporre ai commercianti d’olio l’utilizzo di misuratori in vetro, per non alterarne la qualità. Sempre nei campioni vi è inoltre traccia della diffusione del consumo d’olio, lo troviamo infatti presente nel regime alimentare delle truppe britanniche di passaggio attraverso Imola.

Non mancano poi notizie riguardanti anche l’importazione d’olio dalla vicina Toscana, attraverso la testimonianza processuale d’un commerciante, citato in giudizio per presunta frode alla Gabellax. Altra testimonianza di questa attività, la rintracciamo negli stati d’anime del 1806.

Altre tracce, riguardanti la coltivazione dell’ulivo, le troviamo nel territorio di Ghiandolino, lungo la vallata del Santerno. Qui, nel Catasto Ridolfi del 1778-83, al podere di Nola appaiono coltivati gli ulivi, ma già nei registri d’impianto del catasto gregoriano del 1811, gli ulivi sono sostituiti dal seminativoxi.

Altre tracce di questa coltivazione si trovano, oltre un secolo prima, in un territorio confinante con Ghiandolino, a Borgo di Nola, dove il Catasto Nelli del 1637 indica tredici tornature coltivate anche ad ulivixii. Di questi terreni, non essendo riusciti a individuarli nei catasti successivi, non è stato però possibile seguirne lo sviluppo nel corso del tempo per conoscere la storia delle loro coltivazioni. Numerose sono le testimonianze simili a queste che potremmo definire a macchia di leopardo, perché compare la coltivazione dell’ ulivo nei diversi catasti d’antico regime, ma non è possibile seguirne lo sviluppo storico per l’incompletezza della fonte catastale o per mancanza di rifermenti al catasto precedente.

Infine riusciamo a rintracciare una presenza persistente ed ininterrotta dell’ulivo nel territorio di Fiebano, poi confluito nel Comune di Bergullo e Goccianello, dove nei due poderi denominati “Gonza Caranti e Gonza Mita” la coltivazione si protrae fino al 1835, anno in cui vengono redatti la serie dei Brogliardi del catasto gregorianoxiiiDal censimento fatto, possiamo però notare che anche in questo territorio del contado la coltivazione dell’ulivo si riduce drasticamente tra il 1811 e il 1835 come testimoniano le due serie dei registri catastali.

Troviamo infine le ultime notizie riguardanti l’olivicoltura nella presenza d’un torchio per le olive presso il mulino Paroli a Linaro tra il 1811 e il 1835xiv, dopo questa data l’attività scompare come scompaiono gli ulivi nel territorio imolese.

Abbiamo trovato anche altre testimonianze di questa coltivazione nel nostro territorio , ma è qui stata fatta la scelta d’esporne solo alcune a campione che ci permettessero di ricostruire in un arco temporale di circa tre secoli la loro evoluzione storica.

Si può comunque affermare che la coltivazione dell’ulivo fosse presente lungo le due sponde del fiume Santerno a partire dal 1637, per poi scomparire definitivamente dopo il 1835.

Dai nostri documenti non è possibile desumere le cause precise di questo fenomeno, perché nelle fonti documentarie non è rimasta alcuna traccia d’evento particolare. Possiamo solo prendere atto del fatto che l’ulivo, spesso, viene sostituito dalla vite, che la motivazione di questo fenomeno possa risiedere in una maggiore resistenza della vite al freddo e quindi vi sia dietro tutto ciò una causa climatica, è possibile, ma le fonti, ad oggi, non ne riportano traccia.

Può darsi che vi sia stato un fenomeno d’abbassamento climatico lento che abbia agito quindi sul lungo periodo, intrecciandosi anche, con motivazioni economiche, legate alla domanda e all’offerta.

Possiamo anche supporre che, accanto ad una bassa redditività, vi sia stato un calo della domanda, determinato da fattori culturali.

La drastica riduzione degli ordini religiosi, l’affievolirsi della precettistica, sia nella dottrina cristiana, sia nella società, sempre più laica, abbiano contribuito a determinare il cambiamento.

NOTE

i FRATI AGOSTINIANI, fondo demaniale registro delle spese del 1792 - 1798 registro n. 15/8212:

  • Adì 9 agosto 1796 “pomi d’oro per la zuppa”;

  • Adì 15 agosto 1796 “pomi d’oro”.

ii FRATI MINORI CONVENTUALI DI S. FRANCESCO, fondo demanialeregistro delle spese del 1802 - 1805 registro n. 2/8183:

  • Mese di settembre 1803, Adì 24, “Bigoli di casa con condimento di zucchero e cannella.

iii FRATI AGOSTINIANI, fondo demaniale registro delle spese del 1792 - 1798 registro n. 15/8212:

  • Adì 13 luglio 1796 “Zucchero, candito e pinoli per agro dolce” ( salsa che ritroviamo accompagnata alle carni).

iv FRATI OLIVETANI DI SANTA MARIA IN REGOLA, fondo demaniale fascicoli delle spese con fatture busta 4/8095:

  • fasc. 41 anno 1770 “ Robba di casa apprezzata: cannella, noce moscata…., cioccolato, caffè”;

  • fasc. 45 anno 1771 “ Carne porcina manifatturata: cannella, pepe, garofano e zafferano, fiori di noce moscata”;

vFRATI MINORI CONVENTUALI DI S. FRANCESCO, fondo demanialeregistro delle spese del 1802 - 1805 registro n. 2/8183:

  • “Olio per la cucina”;

FRATI OLIVETANI DI SANTA MARIA IN REGOLA, fondo demaniale fascicoli delle spese con fatture busta 4/8095:

  • fasc. 120 anno 1771- 2 “Olio: 20 gennaio 1772 pagato il sig. Capitano Papotti per la consegna di olio perfettissimo da mangiare o sia condire, olio in fiaschi di paglia o zucche”.

vi FRATI DI SAN DOMENICO D’IMOLA, fondo demaniale b. 8/8105:

  • 31 dicembre 1777 “ adì suddetto al Mulino dall’olio per circa 4 quintali d’olive…….al lavorante della Fratina”.

CATASTO GUERRINI, MAPPE DI MEZZO COLLE, ANNO 1740, REG. 24 TAV. XII, n. 18-19 Podere Frattina con casa” di proprietà dei reverendi padri di San Domenico.”

FRATI DI SAN DOMENICO D’IMOLA, fondo demaniale b. 5/8102

  • Campioncello dei beni goduti dai padri 1741, “Nella villa di Mezzo Colle” “I predetti padri possiedono arativo con arbori sotto la Frattina……arativo con olivi”.

CATASTO NAPOLEONICO, BROGLIARDINI DI MEZZO COLLE b. 294

CATASTO GREGORIANO, SOMMARIONE DI MEZZO COLLE, reg. 421 Mappale 170 e 171 “proprietà Corticelli Agostino, Fratina, arativo con ulivi”

CATASTO GREGORIANO, BROGLIARDO DI MEZZO COLLE REG. N. 421, mappale 170 e 171 “gli olivi non ci sono più.

vii A.D.I., ARCHIVIO MENSA VESCOVILE, POSSESSIONE LA MARANA “Mappa del Vescovo Gian Carlo Bandi” Perito Francesco Oppi 1755.

CATASTO NAPOLEONICO, BROGLIARDI DI TORANO b. 298.

CENSIMENTO DAL CATASTO PIAGGESI DI TORANO ANNO 1782. “Ulivi alla Marana, alla Frattona ed altri di proprietà della Mensa Vescovile”.

CENSIMENTO DAL CATASTO GREGORIANO, serie SOMMARIONI DI LINARO, A. 1811. “ Ulivi alla Marana, alla Frattona ed altri”

CENSIMENTO DAL CATASTO GREGORIANO, serie BROGLIARDI, DI LINARO, A. 1835 “gli ulivi scompaiono dalla Marana, dalla Frattona e da molti altri”

viii MULINO IN VIA EMILIA – MIRANDOLA.

NOTARILE IMOLA, ROGITO POLETTI GIACINTO, 19 OTTOBRE 1761, CARTA 189 “Divisione fratelli Mirandola con inventario dei beni e descrizione del mulino posto nel palazzo di via Emilia”.

PRETURA D’IMOLA, ANNO 1797, NOTAIO BRUNORI FRANCESCO, B. 340 “ Amministrazione tenuta dal cittadino Vincenzo Raffi dei beni Zagnoni” processo registro di contabilità. “carta 94 o carta 6 Olive del predio GONZA portate al Mulino di Sante Pirazzoli” “le olive di monte Meldola e di Ossano di pessima qualità furono portate al Mulino del Sangiorgi”.

ix A.S.C.I., CAMPIONI COMUNALI, campione n. 67, anno 1788.

Misure dell’olio a minuto. Le misure che adoperano i rivenditori dell’olio a minuto, vengano prescritte di vetro, per essere queste di ferro, o latta di pregiudizio ai compratori. Due campioni fatti venire da Bologna e altri due fatti dalla fabbrica d’un artigiano imolese a somiglianza di quelli, il quale s‘offre di fabbricarli di detta misura e ridurle alla giusta capacità del campione maestro e legale della comunità da riconoscersi dal pubblico bullatore e di venderlo senza il detto bollo a baiocchi 15 l‘una tanto per la libbra, che per la mezza libbra. Approvato d‘aderire al ricorso dei cittadini d‘obbligare gli spacciatori d‘olio di servirsi del vetro.

  • Passaggio di tre battaglioni di Sua Maestà Britannica “Tariffa generale de commessibili, e foraggi secondo i prezzi correnti in Imola da servire al presente passaggi delle truppe britanniche.

  • Olio da mangiare ossia d’oliva baiocchi 9.

x PROCESSI DELLA CURIA VESCOVILE, b. 42 anno 1736 n. 4: “ Antonio Baldisserri dalla Costa, commercinate d’olio dalla Toscana viene accusato di frodare la gabella, ma essendo destinato alla Monache è esente dal pagamento del dazio”.

xi CATASTO GREGORIANO, SOMMARIONE DI GHIANDOLINO REG. 418.

CATASTO GREGORIANO, MAPPE GHIANDOLINO, BUSTA 555, TAVOLA III, MAPPALI 121 E 128.

  • Mappale 121 “Casone di Nola, proprietà Marata (Zappi) Luigi e fratelli”;

  • Mappale 129 “Nola, proprietà Marta (Zappi) Luigi e fratelli”.

CATASTO NAPOLEONICO, BROGLIARDI DI GHIANDOLINO, BUSTA 293.

CATASTO RIDOLFI - PIAGGESI, TOMO V, CARTA 87, PARTITA N. 3;

CATASTO RIDOLFI – PIAGGESI, ASSEGNE, TOMO IV.

CATASTO GUERRINI, MAPPE DI GHIANDOLINO, BUSTA 25.

xii CATASTO NELLI, TOMO V, CHIESE, carta 151

“proprietà della Compagnia della Chiesa Nuova nel Borgo di Nola Tornature 13.4.0.0. di terra arativa erborata olivata”.

xiii ARCHIVIO NOTARILE IMOLA, PIANCASTELLI FRANCESCO ANTONIO, ANNI 1761 - 62, ROGITO DEL 18 AGOSTO 1762, CARTA 254.

CATASTO RIDOLFI (PIAGGESI), ANNI 1778 - 83, TOMO V Comuni, Fiebano.

CATASTO NAPOLEONICO, BROGLIARDO FIEBANO, BUSTA 293.

CATASTO GUERRINI, ANNO 1740, MAPPE REGISTRO N. 27, FEIBANO.

CATASTO GUERRINI, REGISTRI D’ESTIMO, FIEBANO, reg. n. 17.

CATASTO NELLI, CAPPELLA DI SAN PAOLO, TOMO III, ANNI 1637 - 1796, CARTA 38 - 39.

CATASTO NELLI, CAPPELLA DI SAN LEONARDO TOMO II, ANNI 1637 - 1796, CARTA 73.

CATASTO GREGORIANO, MAPPE DI BERGULLO CON GOCCIANELLO, B. 548.

  • TAVOLA III, Mappale 519, “proprietario Brunetti Rosa vedova Caranti, Gonza di Sotto, arativo con olivi”.

  • TAVOLA II, Mappale 536, “Pollini Antonio Gonza di Sopra, arativo con olivi”.

CENSIMENTO TRATTO DA: “SOMMARIONE DI BERGULLO E GOCCIANELLO, 1811-17 ”.

  • Mappale 519, “proprietario Brunetti Rosa vedova Caranti, Gonza di sotto, arativo con ulivi”.

  • Mappale 536, “Pollini Antonio, Gonza di sopra, arativo con ulivi” .

CENSIMENTO TRATTO DA: “BROGLIARDO DI BERGULLO E GOCCIANELLO, 1835”.

  • Gonza di Sotto “seminativo con ulivi”

  • Gonza di Sopra “arativo con ulivi “.

xiv CATASTO GREGORIANO, SOMMARIONE DI LINARO, A.1811

“Mappale 736, proprietà Nicola Codronchi q. Tomaso, mulino da grano a due macine con piastra da miglio, torchio da olio e mulazza.”

ARCHIVIO NOTARILE IMOLA, ZARDI FRANCESCO PETRONIO, ROGITO DEL 5 MAGGIO 1830

“Inventario dei beni che Nicola Codronchi Torelli lascia in eredità”.

CATASTO GREGORIANO, BROGLIARDO DI LINARO, A. 1835

“Mappale 736, proprietà di Codronchi Nicola q. Tommaso, Mulino dei Paroli, mulino da grano con due macine con torchio da olio”.

 

Devi effettuare il login per inviare commenti