Sabato, 09 Maggio 2015

Oltre il magnetofono. Fonti orali, storiografia, generazioni

a cura di A. Brazzoduro e A. Casellato
Sezione Scaffale

Un volume prezioso.

Oltre il magnetofono. Fonti orali, storiografia, generazioni a cura di Andrea Brazzoduro e Alessandro Casellato (INMSLI, Italia Contemporanea, 275/2014, Franco Angeli Edizioni).

Sommario

Studi e ricerche

Voci per la storia. Fonti orali e storiografia

a cura di Andrea Brazzoduro e Alessandro Casellato

Introduzione

Gabriella Gribaudi

Le memorie plurali e il racconto pubblico della guerra. Il ruolo delle fonti orali nella riflessione storiografica sul secondo conflitto mondiale

Alessandro Casellato

L’orecchio e l’occhio: storia orale e microstoria

Giovanni Contini

Le fonti audiovisive: una risorsa e alcuni problemi

Roberta Garruccio

Business history e fonti orali in una svolta culturale controversa

Francesca Socrate

“L’unica cosa concreta che hai in mano è il racconto”

Intervista a Bruno Bonomo e Sandro Portelli su storia orale e generazioni

Note e discussioni

João Fábio Bertonha

La “legione straniera” di Mussolini. I volontari stranieri nella guerra d’Etiopia (1935-1936)

Isabella Insolvibile

Autoassoluzione di una nazione. Il racconto egemonico dell’Italia nella seconda guerra mondiale

Massimo Baioni

Resistenza, Resistenze: storie e memorie pubbliche tra Italia ed Europa

Manola I. Venzo

La scrittura delle donne: un progetto di recupero e valorizzazione

Maria Grazia Meriggi

Sull’utilità euristica (e non solo) di continuare a studiare il lavoro e i lavoratori

Emanuela Minuto

Riflessioni sul seminario “Metodi e temi della storiograia sull’anarchismo”

Michele Di Sivo

Il secondo Novecento e le fonti giudiziarie: un problema di politica culturale

Rassegna bibliografica

Marco Armiero, Le montagne della patria. Natura e nazione nella storia d’Italia. Secoli XIX e XX (Wilko Graf von Hardenberg)

Margherita Becchetti, Fuochi oltre il ponte. Rivolte e conflitti sociali a Parma (1868-1915) (Santo Peli)

Alberto Guasco, Cattolici e fascisti. La Santa Sede e la politica italiana all’alba del regime (1919-1925) (Lucia Ceci)

Maura E. Hametz, In the Name of Italy. Nation, Family and Patriotism in a Fascist Court (Mark Seymour)

Elena Calandri, Prima della globalizzazione. L’Italia, la cooperazione allo sviluppo e la guerra fredda 1955-1995 (Sara Lorenzini)

Serenella Baggio, “Niente retorica”. Liberalismo linguistico nei diari di una signora del Novecento (Valeria Mogavero)

Pier Paolo Poggio, Marino Ruzzenenti (a cura di), Il caso italiano: industria, chimica, ambiente, con un cd rom a cura di Giorgio Nebbia (Simone Neri Serneri)

Umberto Gentiloni Silveri, Contro scettici e disfattisti. Gli anni di Ciampi (1992-2006) (Giovanni Mario Ceci)

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Introduzione

a cura di Andrea Brazzoduro, Alessandro Casellato

Questo fascicolo di “Italia contemporanea” presenta una sezione monografica dedicata alla storia orale. La maggior parte dei testi che vi compaiono sono il frutto di un seminario dell’Associazione italiana di storia orale (Aiso), tenutosi a Firenze il 7 marzo 2013, volto a fare il punto su come le fonti orali siano state utilizzate nella recente storiografia italiana, o in alcuni suoi ambiti. Esso segnava anche un passaggio interno alla vita dell’associazione, con il congedo della sua prima presidente, Gabriella Gribaudi, sostituita da Giovanni Contini, e il rinnovo di parte del direttivo dopo sei anni di lavoro.

Alcune delle relazioni sono lievitate a saggi, come quello di ampio respiro che Gabriella Gribaudi ha dedicato al contributo dato dalle fonti orali al rinnovamento delle categorie interpretative con cui si studiano oggi la seconda guerra mondiale e, in particolare, le sue conseguenze sulle popolazioni civili: la Shoah, le deportazioni di massa, le violenze sulle donne, i bombardamenti, le memorie divise sono temi che le narrazioni individuali hanno imposto all’attenzione di una storiografia rimasta per molti decenni imbozzolata in chiavi di lettura di tipo nazionale o ideologico.

Il saggio di Alessandro Casellato è un affondo negli anni settanta, compiuto per indagare il farsi della storia orale come prassi formalizzata di ricerca, che in Italia si è intrecciata con l’affermarsi della microstoria. Attraverso una sorta di storia sociale della storiografia — interessata non solo ai prodotti alti, ma ai luoghi di elaborazione, alle reti di relazioni, alle “comunità di pratica” —, l’autore tenta di enucleare le diverse ermeneutiche che sottendono la storia orale e la microstoria, con l’obiettivo di capire che cosa ci sia di peculiare in ognuna, e illustra poi alcune esperienze di ricerca che dimostrano come esse possano proficuamente collaborare.

Altre relazioni presentate al seminario di Firenze sono diventate, invece, note più agili, come quella di Giovanni Contini, che rilette sul proprio “mestiere” in relazione alla produzione e all’utilizzo delle fonti audiovisive. Gli storici orali che utilizzano la videocamera per documentare le interviste - argomenta l’autore — hanno delle opportunità supplementari rispetto a quanti utilizzano la sola registrazione vocale; tuttavia, trattare le interviste filmate non solo attraverso la loro trascrizione (cioè per produrre dei testi scritti) ma come documenti audiovisivi che possono essere utilizzati per realizzare dei video saggi, richiede un’ermeneutica specifica, sulla quale Contini rilette a partire dalla propria ventennale esperienza.

Il contributo di Roberta Garruccio è un saggio di sintesi, molto denso, che rende giustizia alla complessità dei problemi che si agitano nella Business History, in riferimento alle fonti orali ma allargando il punto di vista metodologico al rapporto con altri approcci disciplinari rilevanti. Esso si basa su una lettura attenta e originale della più avanzata letteratura — soprattutto anglosassone — in tema di storia d’impresa, nel quadro di un’impegnativa discussione epistemologica generale, corroborata da alcune esperienze di ricerca condotte in prima persona.

A questi testi, frutto del seminario di Firenze, si è aggiunta un’intervista a tre, pensata espressamente per questo fascicolo di “Italia contemporanea”. Essa è stata condotta da Francesca Socrate con Alessandro Portelli e Bruno Bonomo, mettendo così a confronto tre rappresentanti di generazioni storiografiche diverse: Portelli è un maestro affermato internazionalmente che, a partire dagli anni settanta, ha contribuito come pochi altri a legittimare la storia orale, dotandola di un apparato teorico originale e dimostrando sul campo — attraverso le opere — quali fossero le sue potenzialità e peculiarità; Socrate si è accostata alle fonti orali nell’ultimo decennio, dopo una lunga e solida esperienza nel campo della storia economica e sociale otto e novecentesca; Bonomo, studioso più giovane, è autore di un recente volume di introduzione storica, teorica e metodologica all’uso delle testimonianze orali, che rappresenta la prima sintesi scritta da un esponente della generazione per cui le fonti orali non sono più un terreno di battaglia, e per la quale — inoltre — è cambiata l’idea di “storia militante” che ne era alla radice.

Altri sguardi, contributi e autori avrebbero potuto legittimamente essere presenti all’interno di questa rassegna. Il ricorso alle fonti orali, infatti, è ormai frequente in vari settori della storiografia (dalla storia urbana a quella postcoloniale, dalla storia del lavoro, delle arti e delle tecniche a quella di genere) e delle scienze umane, per tacere dell’enorme diffusione che esso ha al di fuori degli ambiti accademici, come in musei, associazioni e — last but not least — nella rete degli Istituti per la storia della Resistenza. Non meno signiicativo sarebbe stato, per l’Aiso, dar conto di questa componente della propria attività, più aperta al territorio e alla collaborazione con diverse agenzie locali di promozione sociale e di salvaguardia dei beni culturali immateriali, un ambito in cui si va diffondendo, in accordo con i tratti più aggressivi dell’“era del testimone”, un uso impressionistico della memoria. 

Si è voluto però, all’interno di “Italia contemporanea”, evidenziare primariamente gli sviluppi, le acquisizioni e anche i problemi teorici che le fonti orali portano all’interno del campo storiografico, nel quale esse non sono più una presenza anomala e marginale, quanto uno degli strumenti più vitali, diffusi e in molti casi imprescindibili con cui si pratica la ricerca storica sull’età contemporanea.

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