Lunedi 9 novembre 2015 - ore 9,30 - 12,30
Istituto Italiano di Studi Germanici - Villa Sciarra-Wurst, Via Calandrelli 25 Roma
Ereditare la memoria: le scuole raccontano le deportazioni di Roma
Lunedì 9 novembre 2015, ore 9,30-12-30, nella splendida sede dell'Istituto Italiano di Studi Germanici, Villa Sciarra-Wurts sul Gianicolo, Via Calandrelli, 25, Roma, saranno presentate le performance che reinterpretano drammatizzandole di due vicende significative della nostra Storia recente:
quella del giovane ebreo Giulio Levi tradito da una lettera anonima, deportato e ucciso nel campo di Stutthof il 15 ottobre 1944 che con il titolo "Amore e tradimento nella Roma occupata", sarà narrata dagli studenti della 2ª F del Liceo statale "Giulio Cesare" guidati dalle insegnanti Laura Correale e Paola Malorni; e quella del rastrellamento del Quadraro, in cui 17 aprile 1944 oltre settecento uomini tra i 16 e 60 anni furono catturati dai tedeschi e deportati in Germania che con il titolo "Q44: "Operazione Balena", sarà presentata dagli studenti della 5ª I del Liceo statale "Vittorio Gassman guidati dalla professoressa Gabriella Schina.
Le performance saranno introdotte dalla presentazione "L'Archivio di Stato: storia, ricerca, memoria", realizzata sotto la guida della professoressa Tiziana Giustozzi dagli alunni della 3ª D dell'Istituto secondario di I grado "Gaio Cecilio Secondo".
La proposta educativa rivolta alle scuole di ogni ordine e grado dall'Archivio di Stato di Roma intende affiancare e completare i programmi curriculari, consentendo l'accesso diretto dei ragazzi alle fonti storiche primarie e l'uso di forme creative tradizionali e delle tecnologie multimediali della comunicazione e dell'informazione.
Nell'anno scolastico 2014-2015, nel corso di cinquantatre incontri di cui ventisei destinati ai tirocini di alternanza scuola-lavoro, il Servizio educativo ha permesso a circa novecento ragazzi d'età compresa fra i dieci e i vent'anni di entrare in Archivio e di provare quell' "impressione" di aver incontrato, toccato, afferrato il passato, che - come racconta la storica americana Natalie Zemon Davis ("La passione della storia. Un dialogo con Denis Crouzet", Roma, Viella, 2004, pp. 3-12) - in taluni può scatenare la passione per la storia ed educa tutti al rispetto dello straordinario patrimonio archivistico di cui il nostro paese è custode.
Il patrimonio archivistico italiano è uno dei più antichi, ricchi e integri del mondo ed è veicolo di memoria e garanzia di diritti, per questo è fondamentale estenderne la conoscenza fra gli studenti già durante il periodo scolare.
La globalizzazione, la composizione multiculturale della società, lo sviluppo delle tecnologie e l'abbandono dei mezzi di comunicazione e di sociabilità tradizionali da parte delle generazioni native digitali, costringono gli Archivi di Stato - nati dalla cultura sette-ottocentesca dominata dalla parola scritta, a cercare un incontro con le nuove generazioni per le quali quella cultura, fissata su supporti e con media grafici tradizionali, sta diventando totalmente estranea.
Il documento manoscritto, a differenza dei monumenti, delle opere d'arte, dei reperti archeologici, del paesaggio e delle opere architettoniche può essere goduto e fruito direttamente solo da chi possiede competenze grafiche, linguistiche e storiche sufficienti, altrimenti la sua fruizione necessita della mediazione di uno specialista.
Per vincere la sfida e cercare di superare le barriere cui si è accennato, occorre rendere creativi i ragazzi, facendoli diventare parte attiva nello studio, considerandoli non come tavole su cui incidere nuove conoscenze, ma esseri in trasformazione, portatori di personalissimi talenti, in grado di aggiungere un loro distintivo contenuto nella creazione di nuove forme d'apprendimento.
Nell'anno del 70° anniversario della Liberazione al centro delle attività del Servizio educativo dell'Archivio di Stato di Roma sono stati posti i fascicoli dei processi ai collaborazionisti, conservati nel fondo archivistico "Tribunale d'appello, Corte d'assise, Sezione speciale di Roma" e nelle carte della "Questura di Roma" e del "Carcere di Regina Coeli".
I partecipanti alle visite o alle attività di alternanza scuola lavoro, hanno potuto rileggere la vicenda dell'occupazione nazifascista di Roma, come vicenda globale che coinvolse l'insieme della popolazione, e conoscere il contributo diffuso e molecolare che la gente comune ha pagato, sul piano della solidarietà umana e della partecipazione civile, per il recupero di una scala di valori alternativi a quelli della guerra, della violenza e della fame.
Il territorio è stato riscoperto come spazio di cultura e di testimonianza "vivente" della nostra storia: strade, piazze e angoli, caratterizzati da lapidi, pietre d'inciampo e "segni" monumentali che ricordano persone e fatti, nonché luoghi ed edifici trasformati dagli avvenimenti successivi, inglobati e spesso resi irriconoscibili dalla crescita urbana e infine convertiti ad altre funzioni la cui riscoperta può aiutare a rileggere il vissuto della comunità municipale, ricostruendone, attraverso la memoria, l'identità.
Attraverso queste esperienze essi si sono appropriati di nuove abilità di studio, attivate in un ambiente d'apprendimento innovativo, quali le indagini sul campo e d'archivio e di passare dalle conoscenze e dai concetti spontanei a quelli scientifici.
In particolare i progetti del Liceo classico statale "Giulio Cesare" e dal Liceo statale "Vittorio Gassman" si sono configurati come una "ricerca-azione" in cui gli studenti hanno utilizzato in modo autonomo e consapevole le fonti primarie e secondarie della ricerca storica: consultazione dei documenti storici originali, visione dei materiali audiovisivi d'epoca, ricerche territoriali, anche in ambito familiare, interviste ecc.