Lettera della Presidente ANAI al Direttore Generale Archeologia, Roma 13 maggio 2015
Roma, 13 maggio 2015
Oggetto: Sistemazione patrimonio documentale Direzione generale archeologia.
In data 11 maggio è apparso sul sito del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo un avviso del Servizio I della Direzione generale archeologia per la selezione di «un’associazione di volontariato senza scopi di lucro per la sistemazione del patrimonio documentale» di quest’ultima. Il progetto prevederebbe la realizzazione di tale attività dal 1° settembre al 31 dicembre 2015, ricorrendo a 5 volontari di età non superiore a 50 anni, impiegati per non più di 4 ore al giorno e rimborsati con un contributo il cui ammontare non dovrà superare il costo complessivo di 25 € lordi. Il coinvolgimento del volontariato nelle attività di pubblica utilità è certamente un fine apprezzabile, che sottolinea il ruolo sempre più importante svolto dal terzo settore nella società civile. Tuttavia, occorre rilevarlo, l’avviso in questione presenta alcuni profili di criticità. Le attività di ordinamento, inventariazione e selezione di un archivio, a maggior ragione di un ufficio centrale di un’amministrazione statale, è un’operazione complessa, che richiede un’attenta opera preventiva di analisi e studio e il ricorso alla specifica professionalità di archivisti, siano essi inquadrati nei ruoli dell’amministrazione dei beni culturali, siano essi liberi professionisti.
L’impiego di volontari, genericamente «formati sulle tematiche oggetto della selezione» come ricordato al punto 5 dell’avviso, non è garanzia di per sé sufficiente a veder rispettato il disposto dell’articolo 9 bis del Codice dei beni culturali il quale, introdotto dalla recente legge 110 del 2014, prevede che gli interventi sui beni culturali archivistici, siano affidati alla responsabilità o alla diretta attuazione di «archivisti in possesso di adeguata formazione e professionalità». A destare poi viva preoccupazione è - al punto 3, comma 2 dell’Avviso - il riferimento all’esercizio da parte della Direzione generale archeologia della «funzione di controllo» dell’attuazione del programma dei lavori, senza che sia fatta in alcun modo esplicita menzione di un coinvolgimento della competente Direzione generale archivi e, soprattutto, della Commissione di sorveglianza sugli archivi costituita presso la Direzione generale archeologia. Quest’ultima, stante la vigente normativa in materia, è tenuta infatti a vigilare sulla corretta tenuta degli archivi correnti e di deposito e a collaborare alla definizione dei criteri di organizzazione, gestione e conservazione dei documenti, proponendo scarti e curando i versamenti presso l’Archivio centrale dello Stato. Francamente sorprende che un organo centrale del Ministero a cui è affidata la tutela dei beni archivistici non abbia tenuto conto della impossibilità di non contemplare la presenza di requisiti e competenze archivistiche nella definizione di un progetto di riordino e descrizione del proprio patrimonio documentario. Questa considerazione viene espressa anche alla luce del fatto che, sulla base del già citato Codice dei beni culturali, l’archivio di una pubblica amministrazione, fin dalla fase dell’archivio corrente o di deposito, deve essere considerato bene culturale. Siamo pertanto certi che sarà cura della Direzione generale archeologia intervenire al più presto per porre rimedio a una situazione oggettivamente anomala, scorretta e critica. In attesa di riscontro, porgiamo il nostro saluto più cordiale.
A nome del Consiglio direttivo
Maria Guercio
Presidente ANAI