"Anno nuovo, vecchi problemi per archivi e biblioteche"
Enrica Manenti, Marco Carassi e Micaela Procaccia sono intervenuti nella nota trasmissione radiofonica, martedì 13 gennaio 2015.
Lo spunto è stato dato dalla lettera con la quale le associazioni degli storici italiani hanno lanciato poco prima di Natale un appello al Ministro contro il "progressivo, grave degrado del sistema archivistico e bibliotecario italiano". Taglio di fondi, mancato ricambio generazionale nel personale (ormai in gran parte vicino alla pensione), strutture fatiscenti, sfruttamento del precariato e del lavoro gratuito, degrado dei beni per risparmio nel funzionamento degli impianti, spreco di capitale umano di alta formazione, ma privo di prospettive serie di assunzione. Questi sono stati solo alcuni degli aspetti sottolineati, relativi a un panorama desolante, che anche il presidente Napolitano ha severamente ma inutilmente denunciato nel suo discorso agli Stati Generali della Cultura del dicembre 2012.
Il Ministro Franceschini, ha riconosciuto Micaela Procaccia, ha molto lavorato nella prospettiva della riforma, attualmente in corso, del MIBACT. Purtroppo, come ha sottolineato Marco Carassi, essa è nata sotto la cattiva stella della Spending review, e certe decisioni condivisibili sul piano della riorganizzazione sono andate di pari passo con pesanti tagli alle sedi dirigenziali di Archivi e Biblioteche, al fine di ricavare posti per creare a costo zero 28 sedi dirigenziali nel settore dei Musei, che si sperano idonei ad attirare molto pubblico turistico.
All'opinione pubblica la difesa dei "posti" e dell'autonomia degli Istituti sembra corporativismo.
Ma gli archivi, ha notato Carassi, sono una risorsa preziosa sia per la cultura e la crescita civile della comunità (che ha bisogno di riflettere criticamente sulla propria storia lontana e recente), sia per lo sviluppo economico, la tutela giuridica dei cittadini, la efficienza amministrativa, la trasparenza democratica e la tutela della privacy.
Molti non se ne rendono conto, ma gli archivi sono quasi invisibili, perché patrimonio diffuso dappertutto, la cui importanza è percepita solo quando eventi drammatici (terremoti, alluvioni) evidenziano la gravità della perdita di archivi comunali, aziendali, parrocchiali, privati...
In trasmissione è stata ricordata da Carassi una delle conseguenze della caduta delle torri gemelle di New York. Il mattino dopo, in tutta la città, davanti alla porta delle famiglie povere non c'era la bottiglia di latte per i bambini perché l'archivio elettronico dell'ente comunale di assistenza era crollato insieme con il suo back-up conservato nello stesso edificio.
Anche il degrado quotidiano degli archivi, il loro disordine dovuto alla gestione non professionale, sono causa di seri danni, per la tutela dei diritti dei cittadini e delle stesse pubbliche amministrazioni.
In merito allo spreco del capitale umano, occorre rilevare che di giovani e meno giovani altamente specializzati nelle professioni di archivista e di bibliotecario ne abbiamo già molti: se li lasciamo senza lavoro, andranno a fare altro per vivere e ci accorgeremo troppo tardi di cosa abbiamo perso. Come quando in Inghilterra vi fu la diffusione del morbo della mucca pazza, e si dovette constatare che i drastici licenziamenti di veterinari operati dalla Thatcher avevano ridotto al lumicino il sistema di difesa sanitaria zootecnica. Un apparato professionale non si improvvisa dopo essere stato abbandonato per anni, tanto più nei settori dei beni culturali dove la trasmissione delle competenze avviene sopratutto grazie all'affiancamento con colleghi più esperti.
Si è parlato (Procaccia) dei grandi lavori che bisognerebbe realizzare per le sedi architettoniche degli istituti: le caserme dismesse potrebbero essere utilizzate, ma con adeguati investimenti che, tra l'altro, consentirebbero di dare un po' di ossigeno all'economia, come negli anni settanta e ottanta del Novecento fecero i fondi stanziati dal Ministero dei Lavori pubblici per archivi e biblioteche. Se si vuole risparmiare sulla bolletta elettrica, ha fatto presente Carassi, si debbono prima comperare lampadine a risparmio energetico.
Si è parlato quindi dei grandi lavori scientifici di recupero e riordinamento degli archivi per renderli accessibili (la recentissima diminuzione da 40 a 30 anni del termine per i versamenti agli Archivi di Stato renderebbe necessario uno sforzo straordinario in questo campo), per i quali gli archivisti liberi professionisti potrebbero essere impegnati molto utilmente per sopperire alle carenze del personale stabile, il cui organico deve comunque ricostituito.
Si rinvia alla pagina web della trasmissione che permette di accedere al podcast.