Mercoledì 27 gennaio 2016, in occasione della Giornata della Memoria, presso l'Archivio di Stato di Salerno alle ore 10,00 sarà presentata la mostra documentaria: "Il Campo di concentramento di Campagna: lager o rifugio?" curata da Renato Dentoni Litta.
I documenti resteranno in esposizione fino al 27 aprile 2016. All’inaugurazione parteciperà anche Franco Avallone, figlio di un collaboratore di Giovanni Palatucci, che ne ricostruirà la memoria sula base dei suoi ricordi di infanzia.
Il campo di internamento di Campagna costituisce un caso particolare all’interno del sistema concentrazionario italiano dal 1938 al 1943. Qui prese forma l’azione di solidarietà del vescovo di Campagna e di suo nipote Giovanni Palatucci, il questore di Fiume, che salvò moltissime vite destinate alla deportazione.
Dopo la promulgazione in Italia delle leggi razziali, nel 1938, con le quali gli ebrei italiani furono privati della cittadinanza e poi dei loro beni e dei loro diritti, fu necessario individuare dei luoghi in cui internarli, insieme ai “sovversivi” provenienti dalla Germania e dall’Austria.
Per questo motivo fu creato il campo di internamento di Campagna. Furono utilizzate due caserme, quella di San Bartolomeo e quella dell’Immacolata, che avevano una capienza di circa 900 posti. Il campo fu allestito e funzionò, secondo i documenti ritrovati, a partire dal 1940. La vita, al suo interno, non conobbe le tragedie che caratterizzarono luoghi simili nei lunghi anni in cui le leggi razziali restarono in vigore. La collaborazione segreta fra il vescovo di Campagna e suo nipote Giovanni Palatucci diede la possibilità a numerosi ebrei provenienti dall’Europa dell’Est e da Fiume di essere internati in questo campo, evitando la ben più tragica deportazione in Germania.
Molto intensa fu anche l’attività della DELASEM (Delegazione per l'Assistenza degli Emigranti Ebrei, nata il 1º dicembre 1939 per iniziativa di Dante Almansi e dell'avvocato genovese Lelio Vittorio Valobra, con lo scopo di assistere gli ebrei stranieri profughi e internati in Italia ed agevolarne l'emigrazione). I prigionieri del campo godettero di una relativa libertà, che si esplicò in buoni rapporti con la gente del luogo, nella possibilità di uscire, di muoversi, di leggere e fare musica. Con l’armistizio i prigionieri si dispersero nelle zone circostanti, evitando così di cadere nelle mani dei Tedeschi in ritirata.
Oggi nella caserma di San Bartolomeo di Campagna è stato allestito un Museo della Memoria.
È possibile consultare online l'inventario della documentazione: Il campo di concentramento di Campagna: lager o rifugio? curato da Renato Dentoni Litta.