Mercoledì, 16 Luglio 2014

Incontro della delegazione ANAI con il Capo di Gabinetto MIBACT

Marco Carassi
Sezione Attività

Una delegazione del Consiglio direttivo dell'ANAI ha incontrato il Capo di Gabinetto del Ministero, prof. Giampaolo D'Andrea, al quale sono state esposte le preoccupazioni e le speranze dell'Associazione sulla situazione degli archivi e degli archivisti italiani, secondo le linee contenute nei documenti pubblicati sul sito ANAI. In attesa della comunicazione ufficiale del progetto di riforma, sono comunque state date dal Prof. D’Andrea alcune indicazioni che sembrano valutabili positivamente, pur con riserva di attenta analisi delle modalità applicative.

La Direzione Generale per gli Archivi non sarebbe soppressa né fusa con altre. Da essa dipenderebbe in via esclusiva la rete degli Archivi di Stato e delle Soprintendenze archivistiche sul territorio, in tal modo restituendo coerenza e autonomia all’amministrazione archivistica. Le Direzioni regionali (portate a livello di dirigenza di 2° fascia) sarebbero specializzate in funzioni di sostegno amministrativo degli istituti periferici.

L’intenzione annunciata per quanto riguarda le Soprintendenze archivistiche è che ad esse verrebbero assegnate funzioni di coordinamento degli istituti archivistici sul territorio al fine di potenziare le attività di tutela e per facilitare accordi di tipo consortile con altri soggetti conservatori di archivi ed anche per  evitare che gli Archivi di Stato siano coinvolti nella prevista soppressione dell'intero livello provinciale dell'organizzazione amministrativa anche statale.

Tuttavia, la formulazione adottata nel documento che il Ministro ha presentato ai sindacati il giorno successivo, è nel senso che il direttore dell’Archivio di Stato dei capoluoghi di regione assumerà anche le funzioni di Soprintendente, avvalendosi - per la tutela - degli Archivi di Stato non dirigenziali presenti in regione.

Anzitutto è stato richiesto dall'ANAI che venga salvaguardata sia l'autonomia dei grandi Archivi di Stato, che devono mantenere autonomia e rango dirigenziale, anche per evitare che i tagli ai posti dirigenziali archivistici siano eccessivi in relazione alla proporzione generale del 20%, cioè 8 posti, imposta dalla Spending Review, sia l’autonomia tecnico-scientifica e - almeno in un certo grado - anche quella amministrativa degli Archivi di Stato non dirigenziali. Per questi ultimi è stata richiesta una delega di funzioni che garantisca un livello indispensabile di autonomia amministrativa e un ampio livello di autonomia nelle attività scientifiche e di politica culturale, specialmente ai fini della valorizzazione e della collaborazione con le comunità locali e le istituzioni scolastiche, ancorché inserite in una visione generale concordata a livello regionale.

Per quanto riguarda il coordinamento da parte delle Soprintendenze sugli Archivi non dirigenziali, si è ribadito che deve limitarsi al supporto alle attività di tutela a livello provinciale che questi possono e al coordinamento delle attività di acquisizione degli archivi e di individuazione e condivisione dei depositi e formazione di poli archivistici. Infatti, almeno in una prima fase di non prevedibile durata, le Soprintendenze non possono farsi carico anche della intera gestione amministrativa ordinaria degli Archivi di Stato (che sarebbe implicata da una loro integrale dipendenza gerarchica) per accollarsi la quale non hanno attualmente le risorse di personale amministrativo necessarie, come invece da sempre hanno quelle dei settori delle Arti.

Benché la formula utilizzata al punto 2.3 nel comunicato del Segretariato ai sindacati (che al momento dell’incontro non era ancora stato diffuso) sembri prevedere la soppressione delle Soprintendenze archivistiche, il Capo di Gabinetto ha mostrato di aver compreso nella sostanza le richieste dell’ANAI e si è impegnato a tenerne il possibile conto nella revisione finale della riforma.

Nell’incontro del 14 luglio è stata inoltre ribadita dall'ANAI la necessità che l'Amministrazione archivistica sia dotata degli strumenti per essere incisivamente presente in tutte le sedi centrali in cui si prendono decisioni sulla transizione dagli archivi analogici a quelli digitali, creando apposite strutture permanenti di consultazione e collaborazione.

E’ stato infine chiesto che all’Archivio Centrale dello Stato sia restituito il rango di sede dirigenziale di prima fascia che aveva da tempo.

Purtroppo abbiamo successivamente dovuto rilevare con grave preoccupazione e allarme che, nel comunicato comparso sul sito del MIBACT in data odierna, dopo l’incontro del Ministro con i giornalisti, il testo continua a prevedere che “i direttori degli Archivi di Stato delle città capoluogo di regione, tutti dirigenti di II fascia dipendenti dalla DGA, svolgano anche le funzioni di Sovrintendente archivistico, avvalendosi dei direttori degli Archivi di Stato non dirigenziali”.

In tal modo risulterebbe incongruamente subordinato il ruolo della tutela - che contraddittoriamente si intende potenziare per altro verso con la subordinazione a tal fine degli Archivi di Stato non dirigenziali - eliminando anche il nome precipuo di Soprintendenze per gli istituti che la svolgono. Ed anche - cosa ancor più grave che va ben al di là di una pur rilevante e significativa questione di denominazione - verrebbe meno l’autonomia dei grandi Archivi di Stato come istituti di conservazione, studio e valorizzazione delle fonti. E al tempo stesso sarebbero sottratti così, infine, numerosi posti dirigenziali all’amministrazione archivistica, ben oltre quanto previsto dalla Spending review, a favore di altri settori (si stanno infatti elevando invece a sedi dirigenziali i musei) penalizzando con scelta del tutto inaccettabile in modo eccessivo e ingiustificato quello degli archivi.

L’ANAI pertanto intende agire al più presto per cercare di correggere questa inaccettabile distorsione e penalizzazione del ruolo degli istituti archivistici nel Ministero, nell’ottica di una difesa generale della dignità del lavoro e del ruolo degli archivisti pubblici e privati, strutturati e liberi professionisti.

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