Mercoledì, 31 Ottobre 2012

Pietra da pietra…le cave del Salento

Maria Rosaria Tamblé
Sezione Attività

Immagine di apertura: Gallipoli, 13 marzo 1875. Planimetria dell'area comunale in zona S.Lazzaro, dove è rappresentata la cava di scogli attivata per i lavori di manutenzione del porto di Gallipoli. Particolare. Archivio di Stato di Lecce, Genio Civile, fasc. 838.

 

È la pietra delle cave salentine il tema della mostra documentaria con la quale l’Archivio di Stato di Lecce ha partecipato alla XI edizione delle “Giornate Europee del Patrimonio” (29-30 settembre 2012).

  Il percorso espositivo ha voluto promuovere, infatti, una delle più qualificanti risorse del territorio, quella dei giacimenti della materia prima di cui si sostanzia l’esuberante barocco leccese, elemento identitario per eccellenza dell’area salentina, che coniuga in una mirabile sintesi arte e natura, dialogando a distanza con analoghe espressioni artistiche, sia nazionali che internazionali. Quale argomento migliore per illustrare lo slogan nazionale della manifestazione: “Italia, tesoro d’Europa”, che sottolinea il ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese all’interno della storia e della cultura europee!

   Attraverso un’attenta selezione di documenti, la mostra ha proposto un viaggio nel tempo alla scoperta delle varie tipologie di materiale lapideo estratto da generazioni di tagliatori di pietre per le destinazioni d’uso più disparate: pietre cavate dal ventre roccioso della terra che in molti casi  continuano a caratterizzare con il loro inconfondibile fascino i centri storici salentini, a testimonianza di sistemi urbanistici e architettonici ecocompatibili ed ecosostenibili.

   Le caratteristiche geo-morfologiche del territorio offrivano, e in parte offrono ancora, un’abbondanza di cave a cielo aperto, anche se in alcune aree non mancano quelle sotterranee. Dalle cave di tufo, da quelle di càrparo, da quelle di pietra leccese e da quelle di pietra viva, per citarne solo alcune, si estraevano i materiali più idonei alla realizzazione di svariate opere edilizie, dalle più raffinate o maestose alle più modeste: moli marittimi, castelli, fortificazioni, monumenti, palazzi, chiese, case, ma anche selciati urbani, macine dei frantoi (trappeti),  vasche (pile) per lavare i panni o per riporre l’olio e  altro ancora.

  L’arte di fabbricare presuppone infatti la fase preliminare dell’approvvigionamento dei materiali lapidei, alla quale provvedevano in passato maestranze specializzate nell’attività di staccare dal sottosuolo i blocchi di pietra avvalendosi di strumenti idonei, primo tra tutti lu zzueccu, piccone che dette loro l’appellativo locale di zoccatori.  Le fonti archivistiche in tal senso offrono molteplici informazioni su queste architetture del vuoto, realizzate per sottrazione, ma anche sulle  dinastie di artigiani che vi operarono, consentendo di dare fondatezza storica alle indagini su mestieri legati all’attività costruttiva dei quali si sta giustamente rivalutando il profilo culturale.

   Nella mostra sono stati esposti anche rilievi planimetrici di cave, descrizioni dettagliate dei siti ed anche  delle destinazioni d’uso di giacimenti di pietra esausti; non mancano le testimonianze della  lotta condotta dai lavoratori nel secolo scorso per rendere più sicuro l’antico e pericoloso mestiere del cavamonti: valga per tutte il caso degli operai di Cursi, luogo tradizionalmente vocato all’attività estrattiva della pietra. Completa il quadro una rassegna bibliografica sul tema.

   Superano abbondantemente il centinaio le cave dismesse del Salento, molte delle quali giacciono nel più totale abbandono, se non proprio trasformate in discariche a cielo aperto. La mostra vuole essere anche un invito alla tutela ed alla valorizzazione di questi luoghi del lavoro, che costituiscono un patrimonio culturale materiale e immateriale del territorio da riscoprire nel suo più ampio valore storico e socio-antropologico. 

[Monteroni], 16 agosto 1962. Particolare della planimetria della zona sita in agro di Arnesano, contrada Carretti, di proprietà degli eredi Lapresa, destinata alla cavatura del tufo sottostante. Archivio di Stato di Lecce, Prefettura, serie I, vers. XI, fasc. 108.

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