Martedì, 03 Settembre 2013

Il Giappone e gli archivi. L'affascinante resoconto della missione di Maria Barbara Bertini

Maria Barbara Bertini
Sezione Attività

Pubblichiamo il resoconto di Maria Barbara Bertini della sua missione in Giappone, per conto della Direzione Generale per gli Archivi. Al termine della relazione segue un excursus dell'autrice sulla storia degli archivi giapponesi. Il testo, molto articolato e approfondito, è scaricabile nella sua versione integrale, corredata di numerose immagini, nel documento in pdf in calce.

IL RESOCONTO

12-18 febbraio 2013, Missione a Nagoya, Giappone, per la presentazione di una relazione sull’organizzazione archivistica italiana nell’ambito del Simposio: “L’Italia e il Giappone: l’eredità dei patrimoni intellettuali e gli archivi come fonti storiche sugli scambi culturali tra l’Italia e il Giappone svoltosi presso l’Institute for Research in Social Science of Chûkyû University” e con il patrocinio di Ambasciata Italiana, Città di Nagoya, Istituto Italiano di Cultura a Tokyo, Chunichi Shinbun (Giornale principale di Nagoya) presso Anex Hall, università di Chûkyû a Nagoya.

Nella lingua giapponese non esiste un termine specifico per la parola “archivio” e, nei fatti, si usa l’inglese Archive e questo, di per sé, la dice lunga. Cercherò di illustrare le tappe principali della storia archivistica giapponese in questo resoconto della mia missione a Nagoya, svolta nel febbraio 2013.

L’IDEA DEL SIMPOSIO

Yukio Hiyama, Professore dell’ospitante Istituto di ricerche in Scienze Sociali dell’università di Chûkyû a Nagoya, nell’introduzione ai lavori, ha illustrato le motivazioni del simposio.

Parlando delle fonti storiche come patrimonio intellettuale il Professore ha ricordato come gli studiosi giapponesi si siano resi conto con molto ritardo degli enormi scarti compiuti sulle carte antiche, ed hanno deciso di prendere in considerazione che cosa fosse successo al riguardo in altre nazioni del mondo. Nel corso delle loro visite agli archivi tedeschi, questi hanno consigliato loro di non limitarsi a visitare gli archivi inglesi ma di studiare anche quelli italiani, “carichi di storia”, come ha ricordato il Professor Hiyama. L’idea del simposio è dunque nata nel corso della visita effettuata da alcuni Professori presso l’Archivio di Stato di Milano, accolti dalla scrivente, all’epoca Direttore di tale Archivio. Nel frattempo vedeva la luce l’edizione in giapponese del volumetto: “Che cosa è un archivio”, da me scritto e tradotto da Ryo Yugami dell’università Ca’ Foscari di Venezia. Nel marzo 2012, a un anno dal terremoto-maremoto che ha devastato il Giappone, presso l’università veneziana è stata presentato il volume in giapponese mentre sono stati offerti fondi raccolti dalla stessa università in aiuto delle popolazioni giapponesi. In quella occasione si è consolidata l’idea del simposio del febbraio 2013 a Nagoya.

L'UNIVERSITA’ PRIVATA DI CHUKYO A NAGOYA

L’Istituto che ha sostenuto finanziariamente il simposio, unitamente all’Ambasciata Italiana, alla Città di Nagoya, all’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo, e al Chunichi Shinbun (Giornale principale della città) è l’università privata di Nagoya, in special modo nella figura del suo Presidente Kaoru Kitagawa, estremamente ospitale e aperto.

Fondata nel 1956, l'università Chûkyû nasce dalla Scuola di Commercio Chûkyû, fondata nel 1923 dalla Scuola Umemura, che si è servita di questa prima istituzione per dare vita ad una università dotata di un ciclo completo di studi superiori, che da allora ha continuato a svilupparsi e migliorare.

La creazione di una facoltà di studi commerciali, che segna la fondazione dell'università, è stata seguita nel 1959 dall'istituzione di un corso di studi sportivi, e in seguito da vari altri indirizzi.

L'università Chûkyû conta oggi 11 facoltà (Lettere, Inglese internazionale, Studi internazionali, Psicologia, Giurisprudenza, Studi commerciali e politici, Economia, Management, Sociologia, Scienze e tecnologie informatiche, Studi sportivi) e 11 scuole di dottorato.

Con oltre 13.500 studenti, divisi tra i due campus di Nagoya e Toyota, è tra le più grandi università private giapponesi. I suoi laureati, il cui numero ha superato i centomila nel 2008, sono presenti in tutti i settori dell'industria e dei servizi, dell'istruzione e del settore pubblico.

Ogni anno oltre 500 studenti vanno a studiare all'estero, e contemporaneamente vengono accolti qui degli studenti stranieri, che l'università assiste in tutti gli aspetti della loro vita quotidiana durante il soggiorno, e per i quali promuove scambi con gli studenti giapponesi.

Una trentina di circoli culturali, dedicati alla calligrafia, al rito del tè, al teatro, alle arti visive, e una quarantina di società sportive, consentono agli studenti di praticare le più diverse attività. Verso la fine di ottobre si celebra la festa dell'università, occasione per gli studenti di realizzare spettacoli e gare sportive.

RELAZIONI AL SIMPOSIO

Tetsuya OHAMA, Professore emerito dell'università di Tsukuba e Consigliere dell'Archivio Nazionale Giapponese, ha svolto una relazione su: "Gli archivi giapponesi – la situazione attuale”

Dopo la rivoluzione Meiji (1866-1869), che pose fine al governo degli Shogun e restaurò il potere imperiale, il governo giapponese cominciò ad interessarsi alle istituzioni archivistiche con lo scopo di modernizzare lo stato, e nel 1873 la delegazione "Iwakura" visitò l'Archivio Generale Veneto. Nel 1885 venne istituito il Dipartimento degli Archivi presso il governo, dove tuttavia i ministri e i funzionari rispondevano del loro operato esclusivamente all’Imperatore, ed erano restii a mettere i documenti a disposizione del pubblico. Essi consideravano i documenti come strumenti per mantenere la loro autorità e il loro potere, tanto che li conservavano a casa propria. Da parte del mondo scientifico venne più volte sollecitata l’istituzione degli archivi, ma essa non venne realizzata prima della Seconda Guerra Mondiale.

Subito dopo la guerra, la Biblioteca del Parlamento Nazionale assunse la responsabilità della raccolta di documenti e libri pubblicati in Giappone. E' da notare che le antiche università imperiali raccoglievano i documenti già prima della rivoluzione Meiji, ma solo per ricorrenze celebrative e non in maniera sistematica e puntuale. Ben prima dell’istituzione dell’Archivio Nazionale, avvenuta nel 1971, cioè già nel 1959, venne istituito l’Archivio della Prefettura di Yamaguchi per conservare soprattutto i documenti dei Mouri, antichi feudatari di questa zona, allo scopo di evitare la loro dispersione. Ancora nel 1987, quando venne elaborato il Codice degli Archivi, l'Archivio Nazionale era considerato semplicemente come il luogo di conservazione per i materiali "storici" e non effettuava la selezione e lo scarto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale venne abolita la figura dei funzionari come servitori dell’Imperatore, ma essi non diventarono ancora figure a capo di un servizio pubblico, e si verificarono numerosi scandali riguardo all’amministrazione archivistica. 

Nel 2009 viene approvato il Codice dell’amministrazione archivistica pubblica, rivolto a tutti i cittadini. Allo stesso tempo, tuttavia, rimane ancora viva la definizione dei documenti pubblici come strumenti "storici". È necessario invece definire i documenti come beni pubblici, come strumenti per rafforzare l'amministrazione attuale e non solamente al fine della ricerca storica. Come alcuni archivi delle prefetture (ad es. Hukuoka, Sapporo), è necessaria, secondo Ohama, l'istituzione dell'Agenzia dell'amministrazione documentaria, che avrà un maggior potere di sorveglianza, a partire dalla produzione e versamento dei documenti, fino allo scarto di essi, nell'ottica della governance e dell'intelligence dell'amministrazione pubblica.

Segue la versione integrale, scaricabile in pdf in calce... 

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