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L’Archivio storico della famiglia Simon-Guillot (XV-XX sec.): ordinamento e inventariazione
Sabato, 05 Luglio 2014

L’Archivio storico della famiglia Simon-Guillot (XV-XX sec.): ordinamento e inventariazione

Alessandra Derriu
Sezione Studi

Abstract

L’Archivio storico della famiglia Simon-Guillot è di formazione settecentesca e il nucleo fondante è costituito da carteggi, epistolari e raccolte prodotte dai principali membri della famiglia. Uomini di grande cultura e letterati, vicini alle nuove idee illuministe europee dell’epoca, i Simon ricoprirono incarichi ecclesiastici e pubblici di notevole rilievo nel regno sabaudo piemontese, acquisendo nel tempo molta documentazione dei secoli passati, in originale ed in copia, riguardante materie giuridiche, politiche, economiche, sociali, ecclesiastiche e letterarie. Gli eredi Guillot si contraddistinsero anch’essi come esponenti di rilievo della società civile e come amanti delle arti. L’Archivio è stato dichiarato di notevole interesse storico nel 1968. Nell’anno 2013 la Regione Autonoma della Sardegna ha finanziato il progetto di riordino ed inventariazione: la gara d’appalto è stata vinta dalla società Hyperborea s.r.l. di Pisa che ha coordinato tutte le fasi del progetto, fornito il software Arianna3 per la schedatura informatizzata e curato la realizzazione dell’inventario che verrà pubblicato sul web con il software AriannaWeb. 

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La famiglia Simon 

I Simon, famiglia di intellettuali di Alghero (Sardegna), di origine ligure, vissero ed operarono, inseriti all’interno di un ampia rete di relazioni, principalmente tra l’Isola, il Piemonte e la Francia, nella seconda metà del Settecento. In particolare i fratelli Domenico (1758), Matteo (1761), Giovanni Francesco (1762), Giovanni Battista (1764), furono uomini di vasta cultura e di molteplici interessi: avvocati, giuristi, magistrati, sacerdoti, letterati e viaggiatori ricoprirono importanti incarichi pubblici nel campo dell’economia, della finanza e delle leggi, dedicandosi anche alle scienze, alle arti e alla poesia. Attenti e critici osservatori degli avvenimenti politici e sociali della loro epoca ne divennero spesso i protagonisti come quando, fautori di idee nuove e democratiche in contrapposizione al dispotismo monarchico, contro l’egemonia dei dominatori piemontesi e lo strapotere feudale, vennero ingiustamente accusati di giacobinismo, e poi prosciolti. Le intricate vicende di questi personaggi, sulle quali in questa sede ogni accenno rischia di essere riduttivo, escono dai confini chiusi dell’Isola, e si inquadrano nel contesto più generale della cultura e delle condizioni politiche d’oltremare, in quel movimento di apertura verso le nuove idee illuministe che avviò in Europa, e in parte anche in Sardegna, un significativo processo di rinnovamento e sviluppo.[1]

Negli anni ‘90 del secolo scorso, il dr. Matteo Guillot, avvocato, erede dell’archivio della famiglia Simon-Guillot, cimentandosi nell’impresa di ricostruire la storia dei suoi antenati, citava un documento del 1806 della curia di Savona dal quale si rilevava che, nel 1435, risiedeva in quella città Giovanni Lorenzo Francesco De Simonibus, mercante, armatore di navi e notabile del comune. I suoi discendenti, dal 1435 fino al XVIII secolo, vissero ed operarono prevalentemente fra Savona e Genova e furono mercanti, armatori, navigatori, uomini d’arte, ecclesiastici, studiosi di dottrine umanistiche e giuristi. Sempre stando a tali ricerche, la famiglia Simon si sarebbe imparentata, per via collaterale, anche con papa Sisto IV. Nel secolo XVI l’arcivescovo di Pisa concesse a tale Luigi De Simonibus, dottore in leggi, l’uso delle armi gentilizie. Il dr. Guillot precisava che questo stemma è simile a quello descritto nell’atto di concessione delle patenti di nobiltà rilasciato, nel 1749 a Domenico Maria Simon dal re Carlo Emanuele III di Savoia, e dimostra non solo la continuità della discendenza dal Luigi De Simonibus del secolo XVI, ma anche l’attività commerciale e marinara prevalentemente svolta dalla famiglia. La figura del “putto sul delfino” dello stemma è infatti la riproduzione esatta della moneta di Siracusa, che fu per vari secoli moneta di scambio riconosciuta nei traffici mercantili del Mediterraneo.

Il capostipite del ramo della famiglia Simon che giungeva in Alghero era Domenico Maria, nato nel villaggio ligure di San Bartolomeo in Cervo (Oneglia) nell’anno 1697, figlio di tale Bartolomeo il cui padre, Domenico Simon era vissuto nella seconda metà del 1600. Domenico Maria arrivava in Sardegna in cerca di fortuna esercitando lucrosi commerci e nel 1748 otteneva il titolo di cavaliere ereditario e nobile, per se ed i discendenti. Da Domenico Maria nasceva in Alghero nel 1734, Bartolomeo Simon, che aveva cinque figli: Domenico (1758), Francesco Maria, morto appena nato, Matteo (1761), Giovanni Francesco (1762), Giovanni Battista (1764)[2]. La famiglia Simon si estinse con l'ultima erede, Louise, che aveva sposato un membro della famiglia Guillot e che, deceduta nel 1850, lasciava il suo patrimonio documentario ai figli. 

La famiglia Guillot 

La famiglia Guillot, di estrazione borghese, anche se più volte imparentata con la nobiltà savoiarda, annovera, fra i suoi componenti, proprietari terrieri, commercianti, industriali tessili e uomini d’arme. Le poche notizie reperite dal dr. Guillot e da lui avute direttamente dal Comune di Chamoux (dal 1934 Chamoux sur Gelon) e dalla chiesa di Chamberj, risalgono alla fine del secolo XVII e si riferiscono ad un François Guillot commerciante e un figlio di questi, Pierre, industriale e proprietario terriero, che, nel 1777, ebbe la cittadinanza del paese.

Il figlio di Pierre, Ioseph, nato nel 1757, proprietario, agricoltore, sindaco di Chamoux, sposò la nobildonna Florence Piccolet d’Hermillon di antica famiglia savoiarda. Da questa unione nasceva, nel 1797 a Camoux, colui che continuerà in Sardegna la stirpe dei Guillot: François Raimond Guillot Piccolet che, come luogotenente del reggimento cacciatori della regina, nel 1821, veniva inviato in Sardegna a sedare una sommossa. In Alghero conosceva e sposava, nel 1825, l’ultima discendente della famiglia Simon, Louise. François si distinguerà soprattutto per la sua attività politica quando verrà eletto nel 1848 deputato al Parlamento di Torino[3]. Altri membri della famiglia si ricordano per le loro attività ed interessi, per esempio, il barone Matteo Guillot (1840) avvocato, dedito all’azienda agricola e all'amministrazione del patrimonio, aprì un moderno stabilimento enologico che ebbe importanti riconoscimenti internazionali per le sue produzioni. Appassionato cultore degli studi storici ed umanistici, svolse un'intensa attività pubblica, come console del Brasile, ispettore regio ai monumenti e scavi e sindaco di Alghero. Per questa sua multiforme attività e per tutti i suoi servizi come pubblico amministratore, nel 1883, il re Umberto I gli conferì il titolo baronale. 

La biblioteca di famiglia 

Bartolomeo Simon (1752), dottore in diritto, scrittore e poeta d'occasione, fu il primo della famiglia che cominciò a costituire una biblioteca, che, divenuta assai copiosa e ricca di pregiati volumi, fu sistemata in due grandi stanze site al secondo piano del palazzo di famiglia, utilizzate anche come locali studio dei figli Domenico (1758), Matteo (1761), Giovanni Francesco (1762), Giovanni Battista (1764). In seguito, venne incrementata dagli altri membri della famiglia Simon e da quelli della famiglia Guillot che gelosamente la conservano e la custodiscono tutt’oggi assieme all'archivio. Giovanni Francesco, abate di San Michele di Salvenero e di Cea, fu sicuramente il più attivo di questi, appassionato bibliofilo, ricercatore di opere rare e collezionista di documenti. L'imponente raccolta libraria era costituita inizialmente da circa 30.000 volumi ed era per i Simon, come afferma lo studioso Roberto Porrà, un vero e proprio progetto culturale[4].La biblioteca comprendeva, tra le edizioni rare, un prezioso incunabolo della Carta de Logu, codice di leggi del XIV sec., i due manoscritti dei condaghes di Santa Maria di Bonarcado[5] e di San Nicola di Trullas[6], registri monastici del XII sec. e il portolano di Giovanni da Uzzano, risalente al XV sec.[7]Questi furono poi ceduti dagli eredi Guillot, nel 1938, alla biblioteca universitaria di Cagliari, che li acquisì grazie ad un notevole contributo dell'allora Ministero per l'Educazione Nazionale, da cui dipendevano archivi e biblioteche[8]. La raccolta libraria, anch’essa strumento e prodotto del lavoro quotidiano, è senza ombra di dubbio connessa all’archivio, entrambi, sono stati, e lo sono tutt’ora, grazie alla sensibilità dell’attuale proprietario il dr. Francesco Guillot e della sua famiglia, conservati all’interno della medesima antica ed imponente libreria, sia per motivi pratici, che per rispetto della storia archivistica e libraria di questo patrimonio. Afferma ancora il dr. Roberto Porrà: pur essendo concettualmente distinguibili i due complessi presentano talvolta dei pezzi non facilmente ascrivibili all’uno o all’altra. 

L’intervento di ordinamento ed inventariazione del 2013 

L’Archivio è stato dichiarato di notevole interesse storico nel 1968.

Nel 2013 la Regione Autonoma della Sardegna ha finanziato il progetto di riordino ed inventariazione, il procedimento è stato seguito dal dirigente dr. Antonio Salis e dalla dr.ssa Rossana Rundini. Il lavoro è stato svolto dalla società Hyperborea s.r.l. di Pisa[9] che si è aggiudicata la gara d'appalto bandita nel 2012 e che ha costituito un team di archivisti ad hoc provenienti dalle diverse aree della Sardegna, di cui la scrivente ha fatto parte, coordinati dalla dr.ssa Anna Fuggi, project manager, e dalla dr.ssa Antonella Ghisarura, che ha seguito la parte tecnica. Hyperborea ha gestito tutte le fasi del progetto, fornito il software Arianna3 per la schedatura informatizzata, e curato la realizzazione dell’inventario che verrà pubblicato sul web con il software AriannaWeb insieme a quelli degli altri 16 archivi (pubblici e privati, in particolare di istituti scolastici) che hanno fatto parte del progetto. Tutte le fasi di ordinamento ed inventariazione sono state portate avanti in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica per la Sardegna, nelle persone della dr.ssa Monica Grossi, soprintendente, dr.ssa Claudia Campanella e dr. Roberto Porrà, referenti scientifici del progetto.

Prima dell’intervento, la documentazione presentava esclusivamente segnature moderne, seguite sicuramente a nuove fascicolazioni e condizionamenti, che rimandavano ad almeno due attività di riordino: quello dell’anno 1901, “a firma” di Matteo Guillot, figlio di Guillot Francesco e Simon Louise, e quello apportato negli anni '80 del secolo scorso dall'avvocato Matteo Guillot, penultimo proprietario. Quest’ultimo, nel 1988-1989, aveva condizionato quasi tutta la documentazione in fascicoli e faldoni, e l’aveva numerata progressivamente, redigendone un elenco. La numerazione dell’elenco, probabilmente in funzione di una riorganizzazione dell'archivio, risultava diverse volte rimaneggiata dal suo compilatore. Quasi tutte le unità erano state fascicolate e corredate di titolo, spesso un vero e proprio regesto del documento, accurato e minuzioso, sempre rispettoso del suo contenuto, ma l’elenco, nel quale i pezzi si susseguivano l’uno all’altro “occasionalmente” non consentiva di “leggere" il vincolo archivistico tra i documenti e non permetteva l’individuazione delle serie, occasionalmente si poteva riscontrare un ordine cronologico o per materia. I fascicoli che erano stati formati durante questo intervento contenevano raramente pratiche complete o documenti di tipologia o argomento affine, ma, spesso, miscellanee o raggruppamenti arbitrari di atti di diversa natura. Oltre ogni altra considerazione l'elenco del dr. Guillot era e resta uno strumento fondamentale di conoscenza della documentazione presente che ha permesso di salvaguardare fisicamente le unità e al tempo stesso di censirle e regestarle.

Con il progetto messo in atto nel 2013, utilizzando il software Arianna3, si è proceduto a realizzare la nuova schedatura informatica, descrivendo il livello fondo e le sue articolazioni logiche, serie e sottoserie, fino a giungere al livello delle unità. Le descrizioni sono state fatte in linea con gli standard internazionali della descrizione archivistica ISAD ed ISAAR. Sono state rilevate contemporaneamente le voci d’indice: persona, famiglia, enti, luoghi, complete di qualifiche, riportate nella forma normalizzata, secondo le regole definite dallo standard SAN NIERA EPF[10]. A schedatura ultimata sono state individuate le principali serie e sottoserie. I materiali sciolti sono stati condizionati: faldoni e camicie logore sono state sostituite, salvaguardando, ogni qual volta è stato possibile, le camicie create dal dr. Matteo Guillot, a memoria della storia archivistica del fondo. Poiché, per mancanza di spazi necessari, fin dalla fase di sopralluogo è parso chiaro che non si sarebbero potuti effettuare spostamenti materiali della documentazione, si è scelto di adottare un riordinamento esclusivamente virtuale, a partire dalla banca dati di Arianna3.

Le unità archivistiche sono state rinumerate per serie chiuse, in quanto l’archivio non potrà essere suscettibile di incrementi. Per ogni unità archivistica è stato inserito un numero progressivo relativo all'ordinamento virtuale dei documenti che ne indica la posizione logica rispetto agli altri, e ne esplicita di conseguenza il vincolo archivistico, e un numero di collocazione con il quale si può reperire il pezzo nella libreria. Precedono l’elenco delle serie, corredate ciascuna da note riassuntive, l’introduzione storica e quella archivistica. L’inventario in formato word, è stato generato automaticamente dal software. Si attende ora la pubblicazione on-line con il software AriannaWeb. 

Il patrimonio archivistico 

L’archivio conserva principalmente documentazione ascrivibile al XVIII secolo ma sono presenti documenti dal XV al XX secolo, in carta ed in pergamena (con e senza sigilli pendenti), registri, volumi, filze, quaderni e fogli sciolti, per la maggior parte tutti fascicolati. Si trovano anche disegni, schizzi e materiale a stampa, quali giornali, cartoline, locandine e stampe di varia natura. La consistenza del fondo è quantificabile in circa 12 ml.

La documentazione si può dividere attraverso due tipologie, quella della produzione diretta e quella della produzione indiretta. Alla prima tipologia appartiene il carteggio privato che forma veri e propri fascicoli personali relativi ai singoli membri della famiglia, che comprende, oltre alle lettere, atti vari quali certificazioni, attestazioni, titoli di proprietà. Sono ascrivibili alla seconda categoria le serie che includono corpose raccolte di documenti acquisiti a diverso titolo che contengono memorie e notizie, leggi e statuti, provvedimenti, cause e sentenze, atti notarili, copie manoscritte di testi di studio, citazioni, appunti ed estratti di svariato argomento, componimenti poetici e discorsi, componimenti teatrali e miscellanee, che hanno formato serie tematiche di notevole interesse e rilievo in campo laico ed ecclesiastico.

A seguito del completamento della schedatura informatica, il fondo è stato diviso in tre sezioni virtuali pensate per dare una raffigurazione grafica ai tre principali sub-fondi individuati che compongono l'archivio e raggrupparne virtualmente le serie di appartenenza: il sub-fondo relativo ai documenti inerenti ad entrambe le famiglie e quelli propri invece della famiglia Simon e della famiglia Guillot. In questo modo la documentazione che era sparsa nell’elenco e in diversi faldoni, seppur spesso separata fisicamente, è stata logicamente ricondotta ad ogni singolo personaggio, famiglia, ufficio ed ambito.

La prima sezione raccoglie la documentazione riguardante le due famiglie Simon e Guillot, prodotta nell'amministrazione dei beni comuni, nonché i documenti raccolti nel tempo per finalità lavorative e di studio. Questa documentazione non è riconducibile esclusivamente ad un membro o ad una famiglia poiché molti personaggi hanno coltivato negli anni lo studio della storia politica, economica, sociale della Sardegna e sono stati uomini di lettere ed appassionati di poesia e letteratura, e risulta quindi nel tempo comune a tutti indistintamente. La produzione e le raccolte documentarie dei Simon vennero successivamente custodite ed incrementate, alla pari delle altre proprietà terriere ed immobiliari di famiglia, dai Guillot che riconobbero e fecero loro il ruolo fondamentale che venne nel tempo attribuito alla produzione e conservazione delle carte.

Ben distinta è invece la documentazione prodotta dai singoli esponenti della famiglia Simon, che costituisce la seconda sezione virtuale del fondo, suddivisa per ogni membro, composta da lettere, documenti e carteggio personale. Il carteggio e gli atti riguardano principalmente i fratelli Domenico, Giovanni Francesco, Matteo Giovanni Battista, e del padre Bartolomeo.

Stessa riflessione è stata fatta per i documenti che costituiscono la terza sezione relativi ai membri della famiglia del ramo Guillot, Francesco, Vittorio, Matteo, e Luisa Serra (moglie di Matteo Guillot).

Allo stesso modo sono stati logicamente ricomposte ed ordinate le serie relative a diversi uffici ed organismi di controllo e di governo, laici ed ecclesiastici, quale, per esempio, gli stamenti del regno, la subdelegazione patrimoniale di Sardegna, l’ufficio del censore generale, il collegio dei nobili di Cagliari, il comune di Alghero, il capitolo cattedrale e la diocesi di Alghero, etc. Anche per queste serie, ove possibile, si è proceduto a ricondurle al personaggio che le aveva prodotte o, in mancanza di dati certi, alla famiglia. Queste serie possono, molto spesso, essere da completamento agli archivi pubblici ed ecclesiastici dei cui organi di governo e di amministrazione i Simon ed i Guillot hanno fatto parte.

Gli atti notarili, la documentazione inerente ai contenziosi (sentenze, cause, processi), i provvedimenti e le deliberazioni delle autorità laiche ed ecclesiastiche (leggi, privilegi, editti, pregoni, disposizioni, avvisi, carte reali, brevi, bolle), i componimenti poetici, le raccolte di notizie e cronache (memorie, relazioni), la documentazione inerente alla feudalità (feudi, marchesati, ville) etc. sono stati anch’essi ordinati e ricondotti alle serie di appartenenza. Le raccolte e le miscellanee comprendono argomenti inerenti all’agricoltura, all’allevamento, alla flora e alla fauna della Sardegna, alla viabilità e alla difesa militare dell'Isola.

L’archivio Simon-Guillot è uno dei pochi archivi storici di famiglia che si sono conservati in Sardegna. Una delle sue specificità è quella di essersi costituito non solo attraverso la produzione diretta dei documenti da parte degli esponenti della famiglia e dei loro collaterali, ma anche grazie alle acquisizioni, agli acquisti e alle trascrizioni fatte nel tempo dagli stessi, che furono anche appassionati studiosi e raffinati collezionisti. Le sue carte ci raccontano le vicende, la storia privata ed intima dei personaggi che le hanno prodotte ma anche la storia della Sardegna e, di riflesso, i principali movimenti politici e culturali dell’Italia e dell’Europa del tempo. La varietà dei documenti custoditi spazia dalla storia antica a quella moderna, dal campo laico a quello ecclesiastico, da quello giuridico a quello araldico, da quello teatrale a quello poetico fino ad arrivare a quello economico e sociale ed apre innumerevoli possibilità di ricerca e di studio. La maggior parte di questa ricchezza resta ancora da scoprire e da valorizzare.


[1] Per una bibliografia vedasi: P. Tola, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, Torino 1838 (alla voce); B. Bruno, Manoscritti di un'insigne biblioteca, in «Archivio Storico Sardo», XXI, 1939, fascc. 3-4, pp. 127-218; F. Loddo Canepa, Origine del cavalierato e della nobiltà del regno di Sardegna, in «Archivio Storico Sardo», Cagliari 1954; R. Porrà, Un manoscritto incompiuto di Giovanni Francesco Simon intorno alla questione della patria di Cristoforo Colombo, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra Medioevo ed Età Moderna: studi storici in memoria di Alberto Boscolo, a cura di L. D'Arienzo, Cristoforo Colombo e la sua epoca, III, Roma 1993, pp. 503-519; M. Guillot Lavagna, L'Archivio storico Simon Guillot e alcuni manoscritti inediti di Matteo Luigi Simon, in «Bollettino Bibliografico della Sardegna e Rassegna di Studi Storici», II, 1985, 4, pp. 17-19; B. Sechi Coppello, Conchiglie sotto un ramo di corallo, Alghero 1987; A. Mattone, P. Sanna, I Simon, una famiglia di intellettuali tra riformismo e restaurazione, in All'ombra dell'aquila imperiale, trasformazioni e continuità istituzionali nei territori sabaudi in età napoleonica (1802-1814), Atti del Convegno, Torino 1990, Roma 1994, Tomo II, pp. 762-863; R. Porrà, Gli archivi non statali di Alghero, in Alghero, la Catalogna e il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza catalana in Italia (XIV-XX sec.), a cura di A. Mattone e P. Sanna, Sassari 1994, pp. 255-263; C. Sole, I Simon: l'esperienza emblematica di una famiglia di intellettuali algheresi del XVIII secolo, in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo, cit., pp. 549-556; Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Archivi di famiglia e di persone. Materiali per una guida, II, Lombardia-Sicilia-Roma, 1998, p. 284; A. Mattone, P. Sanna, La rivoluzione delle idee: la riforma delle due università sarde e la circolazione della cultura europea (1764-1790), in «Rivista Storica Italiana», a. CX, fasc. III, 1998, pp. 834-942; R. Porrà, L'insigne biblioteca della famiglia Simon, in «Nae», n.7, 2004, pp. 37-39; C. Sole, I Simon: l’esperienza emblematica di una famiglia di intellettuali algheresi del XVIII secolo, in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo, cit., p. 549. L’autore riporta gli innumerevoli storici e scrittori che si occuparono dei Simon, quali Manno, Tola, Martini, Siotto Pintor, Costa, Manunta Bruno, Bonu, Alziator, Boi, Flore, Neppi Modona, Catardi.

[2] B. Sechi-Coppello, Conchiglie sotto un ramo di corallo, Alghero 1987, p. 228; F. Loddo Canepa, Origine del cavalierato e della nobiltà del regno di Sardegna, in «Archivio Storico Sardo», Cagliari 1954, p. 416.

[3] L. Del Piano, La Sardegna nell’Ottocento, Sassari 1984, pp. 183, 224, 430.

[4] R. Porrà, L'insigne biblioteca della famiglia Simon, in «Nae», n.7, 2004, pp. 37-39.

[5] Il condaghe di Santa Maria di Bonarcado, a cura di M. Virdis, Nuoro 2003.

[6] Il condaghe di San Nicola di Trullas, a cura di P. MERCI, Nuoro 2001.

[7] Vestigia Vetustatum. Documenti manoscritti e libri a stampa in Sardegna dal XIV al XVI secolo. Fonti d’archivio, testimonianze e ipotesi. Catalogo della mostra, Cagliari 1984, p. 36 e 148.

[8] B. Bruno, Manoscritti di una insigne biblioteca, in «Archivio Storico Sardo», XXI, pag. 127.

[9] Hyperborea è un’azienda italiana nata nel 1995 e specializzata in prodotti, servizi e system integration nel campo dell’archivistica e dell’informatica applicata alla gestione documentale, alla valorizzazione del patrimonio culturale e al settore ambientale. Opera inoltre in ambiti caratterizzati da un alto tasso di innovazione, come gli open data e il turismo culturale, potendo contare su un know how interdisciplinare e su un reparto di R&D costantemente impegnato nella partecipazione e nel coordinamento di progetti di elevato livello professionale, soprattutto in ambito europeo. Hyperborea è certificata UNI EN ISO 9001:2008 per la progettazione e realizzazione di software e per la progettazione e attuazione di interventi di natura archivistica e gestionale. www.hyperborea.com.

[10] “Norme italiane per l’elaborazione di record di autorità archivistici di Enti, Persone, Famiglie (2012)”. 

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