Venerdì, 11 Aprile 2014

L’Istituto per il Credito Navale e il suo archivio

Francesca Nemore
Sezione Studi

Abstract

L’articolo tratta dell’archivio dell’Istituto per il Credito Navale (ICN) conservato presso l’Archivio Storico IMI e attraverso questo delle origini del credito navale. Particolarità di questo archivio è che le carte vanno a completare quelle già presenti e disponibili alla consultazione conservate nel fondo del Crediop depositato presso l’Archivio Centrale dello Stato. I due archivi, entrambi con documentazione originale, a volte si sovrappongono, ma quelli presenti presso l’IMI coprono un arco temporale più lungo in quanto nel 1940 l’ICN cessò di esistere quale ente autonomo e le sue attività e passività furono attribuite all’IMI.

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The article deals with the archive of the Istituto per il Credito Navale (ICN) preserved in the Historical Archive of IMI and through this the origins of ship financing. Special features of this archive is that the cards will complement those already present and available for consultation stored in the Archive of Crediop filed with the Archivio Centrale dello Stato. The two archives, both with original documentation, sometimes overlapping, but those present at the IMI cover a longer time period as the ICN in 1940 ceased to exist as an autonomous entity and its assets and liabilities were attributed to IMI.

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L’Istituto per il Credito Navale e il suo archivio

La recente sistemazione e inventariazione delle carte dell’Istituto per il Credito Navale[1] conservate presso l’archivio storico dell’Istituto Mobiliare Italiano[2] ha consentito di ampliare le possibilità di ricerca sulle prime forme di finanziamento erogate all’industria armatoriale in Italia. Inoltre in questo modo si è potuto completare il quadro fornito dalla documentazione riguardante lo stesso Istituto conservata presso l’Archivio Centrale dello Stato[3] nel fondo Crediop[4]. Infine si sono anche potuti comprendere i rapporti intercorsi tra ICN, CSVI[5], IMI e IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale, attraverso la finanziaria Finmare), per consentire lo sviluppo della flotta mercantile italiana e l’apertura di nuove rotte per i traffici marittimi.

1. L’archivio storico di Banca Intesa San Paolo e l’archivio storico IMI

L’archivio storico di Banca Intesa San Paolo[6] conserva il patrimonio documentario degli istituti di credito che nel corso degli anni, attraverso fusioni e acquisizioni, sono entrati a far parte del gruppo Intesa San Paolo.

L’archivio storico unificato di Gruppo, istituito nel 2003, si è formato intorno al nucleo primario dell’archivio della Banca Commerciale Italiana, nato nel 1984, e si è arricchito nel corso degli anni della documentazione della Banca Ambrosiano Veneta e della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, oltre a quella di numerose altre Casse di Risparmio e banche distribuite su tutto il territorio nazionale, i cui archivi costituiscono la cosiddetta rete della “Banca dei territori”; in seguito alla fusione con l’Istituto Bancario San Paolo, avvenuta nel 2009, sono entrati a far parte degli archivi di Gruppo anche quelli del Banco di Napoli, la cui documentazione risale al 1539,  gestito per la parte più antica dalla Fondazione Istituto Banco di Napoli e per quella più recente dall’archivio storico di Gruppo, l’archivio storico della Compagnia di San Paolo, che conserva la documentazione della Compagnia di San Paolo e dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino, gestito dalla Fondazione della Compagnia di San Paolo, e la documentazione dell’Istituto Mobiliare Italiano, gestito dall’archivio di Gruppo, finora scarsamente valorizzata e poco conosciuta.

Sono disponibili inventari cartacei e online[7] e numerose pubblicazioni su aspetti specifici dell’attività e degli uomini che hanno gestito i vari periodi di attività delle banche, dalla loro istituzione ai momenti difficili del fascismo e della Guerra e alle privatizzazioni[8].

L’archivio storico IMI[9] è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio nel 1995, fino a quel momento comunque l’Istituto aveva conservato molto scrupolosamente il proprio archivio.

L’archivio storico IMI, che ha sede ad Acilia (Roma), conserva oltre quattro km di documentazione e altre ventiduemila scatole con documentazione recente sono conservate presso una società esterna in attesa di operazioni di sistemazione, ad Acilia è stato trasferito anche il nucleo portante della biblioteca dell’Ufficio studi. La nuova sede dell’archivio è stata inaugurata e aperta agli studiosi nel 2011. Il lavoro di riordinamento svolto dal 2009 a oggi ha consentito l’apertura alla consultazione di tutta la documentazione riguardante il periodo 1931 - 1945. Attualmente si sta riordinando tutta la documentazione relativa al periodo post bellico e della ricostruzione.

1. Nascita e sviluppo dell’Istituto per il Credito Navale

Costanzo Ciano, ministro delle Comunicazioni, tra il 1927 e il 1928 incaricò Alberto Beneduce, già presidente di Crediop e Icipu, di dare il via a una serie di colloqui con lo scopo di giungere a un’intesa e di preparare gli atti necessari per la costituzione di un ente per il finanziamento per le imprese armatoriali di nazionalità italiana[10]. L’Istituto per il Credito Navale, terzo dei così detti “Enti Beneduce”, fu istituito con il regio decreto legge 5 luglio 1928, n. 1817; nell’atto costitutivo, firmato dallo stesso Beneduce e dai rappresentanti degli enti partecipanti l’11 dicembre 1928, si legge che l’ICN nasce con «Lo scopo di effettuare operazioni di mutuo a favore di imprese private di nazionalità italiana, che esercitano la navigazione marittima, le somme mutuate devono essere impiegate per l’incremento del naviglio mercantile nazionale e per l’intensificazione dei traffici marittimi»[11]. Lo schema di statuto dell’Istituto, discusso e approvato durante la prima Assemblea dei partecipanti (11 dicembre 1928)[12], fu promulgato il 29 gennaio 1929 con un decreto interministeriale dei ministri delle Comunicazioni e dell’Economia Nazionale[13]. Al capitale sociale parteciparono la Cassa Depositi e Prestiti, quale maggiore partecipante, la Cassa Invalidi della Marina Mercantile, la Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali, il Banco di Sicilia, il Banco di Napoli, l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, l’Istituto di Credito per le Casse di Risparmio Italiane, alcune casse di risparmio e le maggiori compagnie assicuratrici interessate al settore marittimo[14]. Come si può osservare, la composizione dei partecipanti al capitale sociale dell’ICN è all’incirca la stessa di quella degli altri enti pubblici economici creati, sempre su impulso di Beneduce, sia negli anni precedenti sia negli anni successivi (Crediop, Icipu, IMI e IRI). Lo statuto dell’ente ne definiva la struttura amministrativa sul modello di quella del Crediop articolandola in: assemblea dei partecipanti, consiglio di amministrazione, collegio dei sindaci e comitato permanente elettivo[15], composto da presidente, vice presidente e da un numero variabile da tre a cinque consiglieri designati dal Consiglio di amministrazione[16]. Presidente, fino allo scioglimento, avvenuto nel 1940[17], fu Alberto Beneduce, vicepresidente fino al gennaio 1931 fu Cesare Ferrero di Cambiano poi Giuseppe Bevione, fino allo scioglimento[18]. Crediop, Icipu e ICN avevano in comune oltre al Presidente anche la sede, gli apparati amministrativi e il personale.

Ancora prima di iniziare la sua attività l’Istituto si trovò a dover regolamentare i rapporti e i conflitti di competenza che sarebbero potuti sorgere con il CSVI, che in precedenza era stato autorizzato dal Ministero delle Comunicazioni a concedere finanziamenti a breve termine a imprese armatoriali con la formula dello sconto cambiali o della cessione di annualità statali[19], tuttavia né la legge istitutiva dell’ICN né le successive leggi sul credito navale risolsero il problema ma lasciarono all’Istituto la facoltà di decidere se avocare a sé i mutui concessi dal Consorzio, mantenendo però inalterata la formula prevista dal contratto già stipulato, oppure lasciarne la gestione al CSVI. Spesso i due enti si trovarono a collaborare in operazioni di finanziamento: il Consorzio concedeva anticipazioni alle imprese in attesa che fossero perfezionate le operazioni per la concessione dei mutui da parte dell’ICN, il quale, una volta erogato il mutuo, con parte dello stesso provvedeva a estinguere le anticipazioni[20]. I rapporti di collaborazione tra i due enti risultano evidenti già in una lettera di Bonaldo Stringher, presidente del CSVI, a Beneduce letta da quest’ultimo durante la prima riunione del Comitato Permanente dell’ICN (26 aprile 1929)[21].

L’attività dell’Istituto ebbe realmente inizio nel 1930 quando furono erogati i primi mutui ed emesse le prime obbligazioni. Le domande di finanziamento[22], presentate anche prima della effettiva istituzione dell’ICN da quasi tutte le più grandi imprese armatoriali italiane, furono molteplici e in gran parte destinate all’incremento delle flotte per le rotte verso il Continente americano e per l’Asia. Le prime domande prese in considerazione furono quelle presentate dalla Società Veneziana di Navigazione a Vapore, dal Lloyd Triestino e dalla Cosulich; mentre alle prime due società, dopo un’accurata istruttoria preliminare, furono erogati i finanziamenti richiesti, la domanda di mutuo presentata dalla Cosulich per la costruzione di due navi da concedere a noleggio alla Di Giorgio Fruit di New York inizialmente fu respinta, suscitando le rimostranze della società, sia verso l’Istituto sia verso il Ministero delle Comunicazioni, per la differenza di trattamento riservatole rispetto alle altre imprese, e solo dopo l’intervento del ministro Ciano l’ICN concesse il mutuo.

Senza dubbio i finanziamenti più importanti concessi dall’Istituto furono quelli destinati alla costruzione dei transatlantici Rex e Conte di Savoia[23], inizialmente erogati alla Società di Navigazione Generale Italiana e poi confluiti, insieme a quelli di altre società, nei contratti di mutuo stipulati con la Società Anonima Italia. La Società Anonima Italia è il primo esempio in Italia di concentrazione di imprese armatoriali, costituita dalle società Cosulich, Lloyd Sabaudo e Navigazione Generale con la partecipazione della Banca Commerciale Italiana, fu dichiarata dal Ministero della Giustizia “Società di pubblico interesse”; in questa società confluirono tutte le flotte delle imprese consociate e di conseguenza anche i mutui stipulati con l’ICN furono da essa rilevati, si legge infatti nel verbale della riunione del Consiglio di amministrazione dell’ICN del 30 dicembre 1931.

Le società hanno comunicato a questo Istituto che, ai fini di una concentrazione armatoriale, è imminente la costituzione di una nuova società di navigazione denominata Italia (Flotte Riunite Cosulich, Lloyd Sabaudo, Navigazione Generale), costituzione effettuata in base al Decreto del Ministro Guardasigilli 27 novembre 1931, […], col quale si dichiara di pubblico interesse la concentrazione di aziende marittime nella suddetta Società Anonima Italia […]. In relazione a quanto sopra le suddette Società […] hanno chiesto al nostro Istituto di consentire: 1) l’apporto alla nuova costituenda Società Italia delle navi […] di proprietà […] che, come è noto, sono gravate d’ipoteca a favore del nostro Istituto. 2) Il trasferimento […] alla nuova Società Italia dei contratti di mutuo con tutti i diritti, obblighi e garanzie che vi sono inerenti[24].

Come si evince da questi brevi cenni, l’Istituto contribuì in modo determinante alla ripresa delle attività armatoriali in Italia e favorì anche la nascita di imprese armatoriali di grandi dimensioni che meglio potevano competere sui mercati internazionali.

2. Lo scioglimento dell’Istituto per il Credito Navale e il trasferimento delle sue attività all’IMI

 Dopo la riforma bancaria del 1936 e i cambiamenti negli assetti amministrativi degli Istituti di credito di diritto pubblico, apportati dal Governo allo scopo di creare un più stretto collegamento tra le attività dei vari enti con l’assegnazione della presidenza degli stessi al Governatore della Banca d’Italia, con la legge 21 maggio 1940, n. 657 l’ICN fu sciolto e si decise che le sue attività e passività fossero trasferite all’IMI[25] e al CSVI, divenuto sezione autonoma dell’IMI nel 1936. Tale legge stabiliva infatti che «Per l’esercizio del credito navale, ferme rimanendo le facoltà del CSVI, sezione autonoma dell’IMI, sono trasferite all’IMI e al Consorzio stesso, a seconda della rispettiva competenza, le facoltà, i diritti e i privilegi spettanti all’ICN relativamente all’esercizio del credito navale»[26] . Il regio decreto 25 novembre 1940, n. 1955, dettò le norme di attuazione della legge e adeguò lo statuto dell’IMI all’allargamento di competenze: la legge prevedeva infatti il passaggio di tutte le attività dell’ICN all’IMI a partire dal 30 giugno 1940[27] il rimborso del capitale sociale dell’ICN da parte dell’IMI ai singoli partecipanti a partire dal 30 settembre 1940, mentre le riserve, statutaria e speciale, dovevano restare vincolate presso l’IMI per essere poi ripartite pro quota; inoltre si portavano da 15 a 19 i membri del Consiglio di amministrazione dell’IMI per potervi inserire alcuni consiglieri del disciolto Istituto. Si stabiliva che per lo svolgimento delle attività di credito navale fosse creato uno speciale comitato tecnico[28] composto di sei membri scelti nel Consiglio di amministrazione dell’IMI di cui dovevano far parte il direttore generale della Marina Mercantile, il presidente della Confederazione fascista fra gli armatori, due consiglieri dell’ex ICN e infine altri due consiglieri di cui non si specifica la provenienza[29]. Per l’entrata in funzione del Comitato dovette passare all’incirca un anno, la sua prima riunione si tenne infatti il 12 marzo 1941[30].

La liquidazione della gestione ICN da parte dell’IMI si concluderà nel marzo 1950 con la restituzione della riserva ai partecipanti al capitale del disciolto Istituto[31]. Il passaggio di competenze non comportò tuttavia variazioni nelle attività di credito navale né si ebbero modificazioni nei mutui in essere; l’IMI decise di sostituire le obbligazioni ICN ancora in circolazione con sue obbligazioni o di estinguerle prima della naturale scadenza[32]. Anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e il ritorno alla normalità nelle attività dei vari istituti di credito di diritto pubblico le attività di credito navale rimasero dunque appannaggio dell’IMI, fino a che nel 1962 non venne creata, sempre nell’ambito delle attività dell’IMI, una speciale Sezione Autonoma di Credito Navale.

3. L’Archivio dell’Istituto per il Credito Navale conservato presso l’Archivio storico IMI

L’archivio storico IMI conserva una parte dell’archivio ICN[33] e in particolare le carte che vennero consegnate nel giugno 1940; infatti al momento dello scioglimento dell’ICN una parte del suo archivio, e precisamente le pratiche considerate utili per la gestione degli affari correnti, la copia autentica dell’atto costitutivo e copie autentiche dei verbali delle assemblee degli organi statutari dal 1928 al 1940 furono trasferiti all’IMI, mentre il resto rimase presso il Crediop. La documentazione dopo aver subito un’accurata opera di riordinamento e di inventariazione[34] è ora disponibile per la consultazione ed è corredata da inventario sia cartaceo sia su supporto informatico[35]. Il fondo è composto di 58 buste suddivise in quattro serie, create e strutturate seguendo fin dove possibile la falsariga dell’inventario edito nel 1989 delle carte ICN conservate nel fondo Crediop presso l’Archivio Centrale dello Stato[36], quindi preesistente all’inventariazione della documentazione conservata presso l’IMI. Nel riordino della documentazione si è anche tenuto conto, ove possibile, delle segnature originali di buste e fascicoli tentando di rispettare la partizione dell’archivio stabilita dal soggetto produttore. Alla fine del lavoro svolto sul fondo si sono ricostruite le seguenti serie:

·         Serie 1 “Costituzione, attività degli organi statutari e scioglimento dell’ICN”,

·         Serie 2 “Attività dell’Istituto”,

·         Serie 3 “Contabilità e bilanci”,

·         Serie 4 “Addenda”.

Nella serie 4 sono contenuti un volume curato Registro Navale Italiano riguardante la classificazione delle navi mercantili e gli allegati al bilancio del 1938 della società Ansaldo che era una delle imprese di cui le società armatoriali si servivano per la costruzione degli scafi.

Francesca Nemore

Dottore di ricerca in scienze librarie e documentarie. Consulente presso l’Archivio Storico di Banca Intesa San Paolo, patrimonio archivistico IMI.

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[1] D’ora in poi ICN.

[2] D’ora in poi IMI. L’Istituto Mobiliare Italiano fu istituito nel 1931 su idea di Alberto Beneduce e svolse un ruolo di primo piano nell’evoluzione dell’industria e del mercato finanziario italiano. Primo presidente dell’Istituto fu Teodoro Mayer e la sua nascita, come quella dell’IRI, è da inquadrarsi nell’ambito del tentativo di risanamento delle grandi banche di interesse nazionali. Al capitale azionario dell’IMI parteciparono 43 enti tra cui il maggior partecipante, così erano definiti gli azionisti dell’Istituto, era la Cassa Depositi e Prestiti. Dal 1936 presidente dell’Istituto fu Vincenzo Azzolini, all’epoca anche governatore della Banca d’Italia, e dal 1938 si occupò, accanto ai finanziamenti ordinari, anche dei finanziamenti per i piani autarchici del Regime, la cosiddetta Gestione Speciale IMI - Autarchia Economica Nazionale. Nel 1943 la sede dell’Istituto fu trasferita al Nord a seguito della RSI, a Roma rimase solo un Ufficio Stralcio. Nel dopoguerra l’IMI, presieduto da Stefano Siglienti, partecipò attivamente alla ricostruzione del Paese gestendo sia i fondi erogati dal Ministero del Tesoro con le leggi 367/1944 e 449/1946, sia quelli messi a disposizione dal Piano Marshall attraverso l’Erp. L’IMI fu trasformato in società per azioni nel 1991 e nel 1998 si fuse con l’Istituto San Paolo di Torino.  L’archivio storico IMI è parte dell’archivio storico di gruppo di Banca Intesa San Paolo.

[3] D’ora in poi ACS.

[4] Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche. In questo fondo, interamente riordinato, sono raccolte le carte del Crediop per il periodo 1919 - 1945 e degli archivi aggregati dell’Istituto di Credito per le Opere di Pubblica Utilità, Icipu,  per gli anni 1924 - 1945 e dell’ICN per gli anni 1928 - 1940 e anche carte IRI, Sezione Finanziamenti Industriali e Sezione Smobilizzi Industriali per gli anni 1933 - 1938.

[5] Consorzio per Sovvenzioni su Valori Industriali. L’archivio del CSVI è conservato presso l’Archivio Storico della Banca d’Italia.

[6] Cfr. L’archivio storico di Banca Intesa. Per una storia al plurale, a cura di Francesca Pino, Milano, Silvana Editoriale S.p.A., 2004; Mappa Storica. Archivi, fonti, immagini. Le radici al plurale di Intesa San Paolo, Francesca Pino, Paola Chiapponi, Barbara Costa, Alessandro Mignone, Milano, Intesa San Paolo, 2011,  http://www.intesasanpaolo.mappastorica.com/.

[9] Cfr. IMI, Guida all’Archivio Storico dell’Istituto Mobiliare Italiano S.p.A., Roma, IMI, 1998; Mario De Luca Picione, Appunti sull’Istituto Mobiliare Italiano e l’archivio storico IMI, Roma, Università degli Studi di Roma Tre, Facoltà di Economia Federico Caffè, 2006; Francesca Pino, Matilde Capasso, Giorgio Lombardo, Il patrimonio archivistico dell’Istituto Mobiliare Italiano, Milano, Archivio StoricoIntesa San Paolo 2011.

[10] Cfr. ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, ff. 4 e 19; http://www.maas.ccr.it/asirihap3/

[11] Cfr. ASIMI, Archivi aggregati, ICN, busta 1 f. 1 e ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, f. 7.

[12] Cfr. ASIMI, Archivi aggregati, ICN, busta 2 f. 1 e ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, ff. 2 e 20.

[13] Cfr. ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, ff. 2 - 4.

[14] Cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, busta 1 f. 1 e busta 3 f. 1 e ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, f. 7.

[15] Il primo Comitato Permanente risultava composto da: Alberto Beneduce, Cesare Ferrero di Cambiano, Giulio Ingianni, Paolo Medolaghi, Alfredo Vito e Salvatore Pantano, in qualità di segretario.

[16] Cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, buste 1 - 4 e ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, ff. 11 - 20.

[17] Lo scioglimento fu sancito dalla legge 21 maggio 1940, n. 657.

[18] Cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, busta 3 f. 1 e ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, ff. 14 - 16.

[19] Cfr. ASBI, Archivi aggregati, CSVI, partizione 1, sottopartizione Credito Navale, ff.  6-13 e partizione 4, sottopartizione 2 fascicoli non segnati.

[20] Cfr. ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, f. 8.

[21] Cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, busta 1 f. 2 e ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, ff. 17 - 18.

[22] Sui finanziamenti concessi alle singole società cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, buste 2 e 3 e buste 6 - 42.

[23] Il finanziamento fu di circa 150 milioni di lire.

[24] Cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, busta 1 f. 2 e busta 3 f. 1

[25] Cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, busta 5 e ACS, Crediop, Archivi aggregati, ICN, f. 9

[26] Cfr. ASI-IMI, Verbali del Comitato Esecutivo, volume 6, riunione del 16 maggio 1940 e Verbali del CdA, volume 3,  assemblea del 27 maggio 1940

[27] Cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, buste 1 - 3

[28] [28] Il Comitato alla prima riunione risultava composto da Vincenzo Azzolini, Giovanni Cao di San Marco, Giulio Ingianni, Davide Lembo, Giuseppe Bevione e Osvaldo Sebastiani

[29] Cfr. ASI-IMI, Verbali del Comitato Esecutivo, volume 6, riunione del 6 settembre 1940

[30] Cfr. ASI-IMI, Verbali del Comitato per il Credito Navale, volume 1

[31] Cfr. ASI-IMI, Verbali del Comitato Esecutivo, volume 12, riunione del 20 marzo 1950

[32] Cfr. ASI-IMI, Archivi aggregati, ICN, buste 46, 50 e 55

[33] Cfr. IMI, Guida all’Archivio Storico cit., pp. 93 - 94.

[34] Il riordinamento e l’inventariazione sono stati curati da Francesca Nemore.

[36] Crediop, L’archivio storico e gli archivi aggregati, Roma, Crediop, 1989, pp. 15 - 16, 22, 131 - 141.

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