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STRAMPELLI la rivoluzione verde
Venerdì, 27 Settembre 2013

STRAMPELLI la rivoluzione verde

Roberto Lorenzetti
Sezione Scaffale

Roberto Lorenzetti, STRAMPELLI la rivoluzione verde, MIBAC - Archivio di Stato di Rieti, 2012. 

La storia di uno scienziato, Nazareno Strampelli, della sua rivoluzione, del suo archivio, dell'agricoltura italiana, del grano "made in Italy" nel mondo, della civiltà contadina tra Ottocento e Novecento ... un volume che si legge come un romanzo, corredato di preziose immagini. Da non perdere! 

Segue la Premessa dell'autore al volume, Roberto Lorenzetti, direttore dell'Archivio di Stato di Rieti, studioso grazie al quale la figura di Nazareno Strampelli è stata riscoperta in Italia.

Premessa

Qualche anno fa, in occasione del congresso internazionale di geografia, tenendo una relazione  ad un pubblico composto prevalentemente da geografi e che in massima parte non conoscevano Nazareno Strampelli, riflettevo su quale poteva essere  il modo più giusto di trasferire ad altri, che non fossero addetti ai lavori di quello stesso orizzonte tematico, il risultato di un lavoro di ricerca come questo.

E’ vero, ci sono tanti modi per raccontare una storia; in genere ci sono di­versi modi per raccontare la storia, soprattutto in una vicenda come questa, dove i freddi dati scientifici si intrecciano con vicende umane profonde. 1

Mi chiedo quale sia il modo più appropriato, quello giusto da quando ho deciso di interessarmi a questa vicenda ed ho passato quindi molto  tempo tra le carte manoscritte di Nazareno Strampelli.

Chi fa questo mestiere – quello dello storico o dell'archivista – che spesso inevitabilmente convivono, sa che si finisce sempre con lo stabili­re uno strano rapporto con l' oggetto delle proprie indagini, e questo è particolarmente evidente quando si studiano personaggi come Nazareno Strampelli.

Si riaprono faldoni di carte polverose lasciate lì da tanto tempo e, come per magia, tutto torna in qualche modo a vivere; appunti scientifici, relazioni, lettere dalle quali ci si può limitare a trarre dati da esporre in una pubblicazione, oppure si può andare oltre e cercare di cogliere emo­zioni, aspettative, delusioni e entusiasmi nella vita quotidiana di un  grande scienziato.

L'itinerario diventa ancor più emozionante quando il lavoro si svolge negli stessi ambienti nei quali lo studioso ha operato, in questo caso in  quello stesso stu­dio dell'ex Stazione Sperimentale di Granicoltura di Campomoro, dove tutto è rimasto incredibilmente immutato; la sua scrivania, i due armadi dove conservava le sue carte più preziose, gli attestati e le foto alle pareti .

Dopo qualche tempo che studiavo questa vicenda mi è sembrato di riuscire a dare un senso a tutto. Al perché erano stati esposti sottovetro al­cuni documenti piuttosto che altri, cosi come il perché delle fotografie alle pareti, da Guido Baccelli, ministro dell'agricoltura nel 1903, a Emilio Ma­raini. Perfino la fotografia della moglie Carlotta sul letto di morte, che egli ha tenuto per tutta la sua vita davanti alla sua scrivania, mi è apparsa meno lugubre di come la percepii la prima volta che la vidi.

Qualche tempo fa. Ho aperto una cartella nella quale dopo la morte di Strampelli erano state raccolte alla rinfusa una moltitudine di carte sen­za alcun senso logico. C'erano giornali che spesso in prima pagina parlava­no delle sue ultime scoperte, rapporti epistolari con altri scienziati di tutto il mondo, complicati appunti scientifici, í ben famosi alberi genealogici, che a me, profano della genetica e delle leggi mendeliane, continuano a far pensare a delle partiture musicali piuttosto che a percorsi seguiti per arri­vare alla creazione di un nuovo grano. C'erano tracce della sua esperienza in Argentina dove fu chiamato dal governo di quel Paese a studiare la poli­tica cerealicola e tanti  altri documenti  che confermavano lo straordinario ruolo svolto da questo scienziato in Italia e nel mondo. Ripiegate in  una busta alcune lettere della moglie Carlotta dalle quali appare, come d'altra parte è logico che sia, una immagine completamente diversa del suo uomo, in forte contra­sto con l'autorevolezza, l'ufficialità con cui è stigmatizzato nel resto della documentazione. Da esse  traspare  in primo luogo un grande rapporto d’amore che risulta essere fondamentale in tutta la vicenda scientifica e umana di Nazareno Strampelli, e in secon­do luogo aspetti caratteriali che possono farci anche sorridere, ma che sono stati  anch'essi elementi importanti di questa storia. In una Carlotta rimproverava Strampelli, il quale era partito per un sopralluogo alla stazio­ne fitotecnica di Foggia, di essersi come al solito dimenticato di mettere in valigia i suoi mutandoni di lana e si preoccupava della sua salute, mentre lo rassicurava della propria, accennando soltanto ad alcuni suoi malori ai quali si sforzava di non dare peso e che invece erano i sintomi del male che da lì a poco tempo l'avrebbe portata alla morte.

In un'altra gli intimava che passando per Roma, non avesse come al solito acquistato regali per il figlio Benedetto. Strampelli a quel tempo era già un personaggio famoso in Italia e nel mondo; poteva cambiare la politica agraria di paesi come l'Argentina, fare conferenze all'Accademia dei Lincei o all'Università di Buenos Aires, parlare a tu per tu con il Re e Mus­solini, ma, per acquistare un paio di pantaloni per il figlio, Carlotta gli im­poneva di fare un giro per i negozi di Roma, appuntarsi i prezzi perché al­la prima occasione, sarebbero andati insieme a fare l'acquisto. 

Chi si è cimentato a fare calcoli ha stabilito che i grani Strampelli hanno consentito un aumento di produ­zione di circa 20 milioni di quintali all'anno, che, tradotto in termini eco­nomici, vuol dire un aumento di reddito che in base ai valori attuali raggiunge i 450 milioni di euro annui. Forse non fu solo retorica quella di Giuseppe Tallari­co, consigliere del CNR, che nel 1942 in conclusione del suo discorso com­memorativo affermò che Nazareno Strampelli, grazie al suo lavoro scienti­fico «ha donato a più di dodici milioni di creature italiane il loro pane quotidiano». Alla fine della sua carriera, dopo una vita dedicata interamente alla ricerca, nel redi­gere il suo testamento, che abbiamo rintracciato tra le carte d'ufficio, colui che in Italia, Francia, Argentina, Russia e in genere nel mondo venne defi­nito il «mago del grano», e che produsse  un aumento di reddito che solo per l'Italia e solo facendo un calcolo su un arco cronologico di venti anni,  è calcolabile oggi in circa dieci miliardi di euro, non ebbe ric­chezze da lasciare in eredità, ma, al contrario, la sua prima preoccupazione fu quella di indicare al figlio Benedetto le modalità per estinguere l'ipoteca di 150.000 lire che gravava sulla casa natale di Crispiero.

Dalla pubblicazione del volume “La scienza del grano. Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana dall’età giolittiana al secondo dopoguerra”, sono trascorsi dodici anni. 2
Il volume è da molto tempo esaurito e questa seconda edizione, nella quale sono state apportate alcuni aggiustamenti e alcune aggiunte, fa parte di un percorso che si è avviato fin da allora e che ha visto susseguirsi una serie di iniziative indirizzate a valorizzare la figura di questo grande scienziato che fino ad allora era rimasto conosciuto solo ad una ristretta cerchia di addetti ai lavori nel campo cerealicolo. 

A dire il vero il percorso che ha portato alla pubblicazione del volume era iniziato fin dal 1994 quando l’Archivio di Stato di Rieti, d’intesa con la Regione Lazio anticipò i primi risultati della ricerca che lo scrivente aveva da poco avviato in una mostra presentata nel contesto  della IV Settimana della cultura Scientifica.3
Subito prima dell’uscita del volume, insieme all’Istituto Sperimentale di Cerealicoltura di Roma,  avevamo avviato l’organizzazione  del convegno internazionale che si è tenuto nel mese di giugno 2000 e che vide scienziati di ogni parte del mondo venire a Rieti per ricordare un grande maestro comune. 4
Venute meno le possibilità di far nascere sulla collina di Campomoro un centro-studi, con annesso museo dedicato alla figura di Nazareno Strampelli, abbiamo lavorato alla realizzazione del museo virtuale della scienza del grano tutt’ora visitabile nel sito istituzionale dell’Archivio di Stato di Rieti . 5  C’è stato poi un interessamento da parte della RAI che ha dedicato un lungo servizio alla figura di Strampelli 6,soprattutoin relazione al frumento “Senatore Cappelli” e anche la produzione di un film che purtroppo, aldilà delle intenzioni iniziali,  non ci sembra che  abbia raggiunto l’obiettivo prefissato e resta una occasione perduta per portare a conoscenza del grande pubblico questa pagina di storia. 6 Evito di citare i molti articoli e relazioni a convegni presentati su questo argomento e le tante altre iniziative,  l’ultima delle quali è stata la sezione dedicata a Nazareno Strampelli all’interno della mostra “150 anni di genio italiano” organizzata dalla Fondazione Rosselli e l’Accademia dei Lincei nel contesto delle iniziative per il 150° dell’Unità d’Italia e che ha avuto come prima sede il  Festival della scienza di Genova del 2011. 7
Sul piano degli studi va detto che sono state avviate ricerche significative sul periodo marchigiano di Nazareno Strampelli e questa è cosa certamente utile se porterà ad aggiungere notizie su aspetti poco noti di questo grande scienziato prima del suo arrivo a Rieti nel 1903. 8
Questa seconda edizione  del volume viene data alle stampe in concomitanza con la notizia della chiusura definitiva del centro di Campomoro da parte del Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (CRA) a cui lo stabile è pervenuto in seguito ad un lungo e farraginoso percorso di riorganizzazione degli istituti di ricerca italiani.
Quanto resta a Rieti delle testimonianze di Strampelli è un anello fortissimo che lega questa importante pagina di storia al capoluogo sabino.  Su quella collina di Campomoro, dove Strampelli trascorse gran parte della sua vita a strappare segreti alla natura, ci sono i suoi grani, raccolti con amore prima da Carlotta e poi dai suoi collaboratori, in un lungo corridoio che contiene i risultati del suo lavoro. Tra una teca e l’altra si apre la porta del suo studio, lasciato cosi come lo lasciò lui nel 1942.  Li si è  concretizzata la storia del grano.  Le foto alle pareti sono ancora quelle lasciate lì da Nazareno Strampelli. C’è poi l’archivio storico che l’amministrazione archivistica, dopo aver consentito allo scrivente di riordinarlo negli anni ’90,   ha ritenuto  di lasciare lì proprio nella speranza che quel luogo diventi un centro di studi dedicato al grande scienziato. C’è poi quanto resta della biblioteca, alcuni strumenti scientifici e tante altre testimonianze che nel loro insieme costituiscono di fatto un museo nel quale è sintetizzata  questa straordinaria pagina di storia della scienza. C’è solo da augurarsi che la città di Rieti abbia le giuste capacità per conservare e valorizzare tutto questa storia che fa parte della propria identità.

1 R.Lorenzetti, La sperimentazione agraria in Italia. Il caso della Stazione sperimentale di granicoltura di Rieti e l’opera di Nazareno Strampelli, in M.G. Grillotti, L. Moretti (a cura di), I valori dell’agricoltura nel tempo e nello spazio, Roma 1998

2R. Lorenzetti, La scienza del grano: l'esperienza scientifica di Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana dal periodo giolittiano al secondo dopoguerra, Roma 2000, t.i.  The weat Science. The green revolution of Nazareno Strampelli, Genetic&Breeding 2000

3 La mostra si è tenuta  a Rieti dal 19 al 25 aprile 1994.

4 Rieti 12-14 giugno 2000. Del convegno, probabilmente l’appuntamento più importante organizzato per ricordare il lavoro di Strampelli, purtroppo non sono mai usciti gli atti. Riporto di seguito i nomi dei relatori:   A. Bianchi (Istituto Cerealicoltura, Roma, Italia);   S. Petrovic ( Univ. Novi Sad, Yugoslavia);  K. Borojevic ( Univ. Novi Sad, Yugoslavia); N. Pogna (Istituto sperimentale di Cerealicoltura, Roma); U. Menini (F.A.O.); R. Lorenzetti (Archivio di Stato di Rieti)  A. A. Sozinov (Univ. Kiev, Ucraina) ; B. Borghi (Ist. Agr. S. Michele all’Adige, Trento);  N. Michahelles (Az.  Michahelles); C. Maliani ( Maliani Genetica S.r.l., Recanati); A. Bozzini (Enea, Roma); P. Annichiarico, L. Pecetti (Istituto Foraggere e Ist. Cerealicoltura, Lodi);  A.J. Worland (John Innes Centre, Norwich, Inghilterra);  E. De Ambrogio (Società Produttori Sementi, Bologna); G. Amadei (Università di  Bologna);  C. Ceoloni ( Università della Tuscia, Viterbo); E. Suarez (INTA, Castelar, Argentina); M. Van Ginkel (CIMMYT, Messico City, Messico) ; G. Boggini (Ist. Cerealicoltura, Lodi), G. T. Scarascia- Mugnozza (Accademia dei Lincei); L. B. Rossi ( Presidente FIDAF),  I.B. Edwards (Grain BioTech Ltd., Balcatta, Australia); D.S. Zheng and X.Y. Zhang (Istituto del Germoplasma, Pechino, Cina); V. Santaniello ( Università Tor Vergata, Roma, Italia); F. Salamini ( Max Planck Inst., Colonia, Germania)  E. Porceddu (Università della  Tuscia, Viterbo). 

5 Il museo virtuale MUSGRA è visitabile accedendo al sito: www.asrieti.it.          

6  Il servizio è andato in onda nel contesto del programma TG2 Dossier del 28 giugno 2003. Regia di Angelo Figorilli, immagini di Vincenzo Bonanni.  Cfr. anche A. Figorilli, Il cane patàn e altre storie, Roma 2005. Il film “L’uomo del grano” del 2009 è del regista Giancarlo Baudena.

7  Dopo Genova la mostra è stata allestita a New York, Los Angeles, Rio de Janeiro e tutt’ora  sono  in corso di definizione altre sedi espositive.

8 Si vedano: M. Mosciatti, Là dove tutto ebbe inizio. Nazareno Strampelli a Camerino tra insegnamento e ricerca (1891-1903), Camerino 2009; S. Salvi, Quattro passsi nella scienza di Nazareno Strampelli, Pollenza 2009.

Su You Tube un' intervista a Roberto Lorenzetti sulla figura di Strampelli e il suo lavoro a Rieti.

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