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Il viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli. Le origini del Gabinetto Fotografico Nazionale (1895-1913)
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Mercoledì, 03 Dicembre 2014

Il viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli. Le origini del Gabinetto Fotografico Nazionale (1895-1913)

A cura dell'ICCD
Sezione Primo piano

Mostra storico-documentaria e fotografica

Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione

Via di San Michele, 18 – Roma

Fino al 30 gennaio 2015

Orario: dal lunedì al venerdì, ore 10.00-18.00; chiuso nei giorni festivi

Apertura straordinaria: domenica 7 dicembre, ore 10.00-18.00

***

Giovanni Gargiolli ebbe per primo l’incarico di documentare il patrimonio culturale italiano; fu lui, esperto di ottica, fisica e ingegneria, a convertire la fotografia in strumento di documentazione. Giovanni Gargiolli la porta al servizio dei padri della storia dell’arte italiana, Adolfo Venturi e Pietro Toesca, dell’archeologo Giacomo Boni sui cantieri per lo scavo del Foro romano e del Palatino, del Paese dinamico che si presenta all’Expo di Milano del 1906.

Il Viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli, quasi 200 fotografie tra positivi storici, lastre negative e stampe moderne, propone un fascinoso percorso per immagini, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, seguendo l’attività del fondatore del Gabinetto Fotografico Nazionale, la struttura ministeriale che dalla fine dell’Ottocento a oggi ha il compito di documentare il patrimonio culturale italiano.

Da queste fotografie in bianco e nero emergono paesaggi, borghi, pievi sperdute e antichi dipinti, un’Italia di una bellezza struggente. Un’Italia riunificata da poco, che ritrova le ragioni della sua identità nazionale nella riscoperta e nello studio di una tradizione figurativa e artistica senza uguali al mondo. La mostra si vuole ricollegare, riprendendone il nome, sia al grande viaggio fotografico compiuto negli anni ottanta da Luigi Ghirri e dal gruppo di interpreti del paesaggio radunatosi intorno a lui, sia, andando a ritroso, all’omonimo viaggio letterario di Guido Piovene, che negli anni Cinquanta contribuì a rivelare agli italiani il paese rimessosi in cammino dopo la seconda guerra mondiale.

Ma prima ancora, si ricollega alla tradizione europea del Grand Tour, nata nel Settecento e che continuava a fornire, nell’Ottocento inoltrato, l’immagine di un’Italia, bellissima e dormiente, archetipo visivo del mondo occidentale.

Fatta l’Italia, scoperta la fotografia: si trattava di formulare una nuova immagine del Paese, che doveva nascere da un esame accurato e scientifico della tradizione figurativa, e doveva essere uno specchio della Patria vista da cittadini consapevoli, da trasmettere nei libri di testo, nelle scuole, nelle università, per far sì che l’identità e l’unità culturale nazionali divenissero un sentire comune.

Giovanni Gargiolli, primo direttore di quello che sarà a partire dal 1923 il Gabinetto Fotografico Nazionale, è lo strumento, lo scienziato e l’artefice visivo che aiuta i padri fondatori della storia dell’arte italiana, Adolfo Venturi, Pietro Toesca, Corrado Ricci, a rimettere insieme la trama e l’ordito del percorso artistico nazionale. Insieme indagano e misurano pulpiti romanici, palinsesti di pitture murali, ruderi classici trasformati in ricoveri per attrezzi agricoli, in un viaggio in un paese straordinario dove ogni borgo sperduto conserva tracce e impronte di una creatività senza pari.

In un articolo del 1890 Gargiolli auspicava che l’amministrazione delle Belle Arti si dotasse di una struttura dedicata alla produzione di fotografie del patrimonio culturale italiano, non commerciali, non elaborate per abbellirle e venderle meglio, dedicate alla registrazione di ogni più minuto dettaglio. Gli incarichi lo portano nei cantieri di restauro e di scavo, consentono di documentare rinvenimenti, cataloghi, mostre, richieste di esportazione. C’è però un tipo di incarico che veniva dato in quei tempi dall’amministrazione, e che oggi è impensabile: fotografare monumenti, decori, cicli pittorici che stavano per essere distrutti per gli scavi, gli sventramenti, le sistemazioni urbanistiche. Per far posto a Piazza Venezia, si distrusse Palazzo Torlonia, e conseguentemente il ciclo bellissimo degli affreschi del Podesti. Per far spazio ai muraglioni del lungotevere, si distrusse uno dei bracci dell’ospedale di Santo Spirito, con gli affreschi di Gregorio Guglielmi. Dell’uno e dell’altro restano solo le fotografie di Gargiolli, così come restano le belle foto di Villa Mills sul Palatino, distrutta anch’essa.

Di altri monumenti e cicli pittorici distrutti restano poi solo le fotografie di Gargiolli, magari utili per le eventuali ricostruzioni, e sono monumenti distrutti o dalla guerra, come l’abbazia di Montecassino e il Camposanto di Pisa con i grandiosi cicli d’affreschi, o dal terremoto, come le chiese e i palazzi dei centri della Marsica distrutti nel 1916.

Il Viaggio in Italia di Giovanni Gargiolli è quindi un viaggio a ritroso nella Direzione generale delle antichità e belle arti, per la quale Gargiolli lavorava. Emergono fotografie di vecchi restauri, di cicli pittorici documentati in previsione della loro distruzione, di collezioni private andate disperse, di scavi, di rinvenimenti. Si intravede il paesaggio italiano, nella sua fusione di natura e segni di antica antropizzazione, ruderi e lavori agricoli. E’ un viaggio a ritroso anche nella storia delle attrezzature antiche e delle antiche tecniche fotografiche, stampe all’albumina, aristotipie, gelatine d’argento virate. Bellissime, e rare a vedersi, le lastre negative di grande formato, 40 x 50 cm e 30 x 40 cm, impreziosite dalle antiche mascherature utili per la correzione dell’immagine al momento della stampa, ben prima dell’avvento del digitale.

Rispetto ai fotografi coevi, Gargiolli non cerca mai l’idillio, la stranezza, la trasfigurazione della natura. Le note dominanti dello stile Gabinetto Fotografico sono la consapevolezza del valore culturale e di servizio del lavoro svolto. Anche l’umanità che entra nelle sue foto è un’umanità né derisa né esaltata, ma mostrata per quello che è. E’ nella foto perché è nel paesaggio, nella strada, nella piazza.

Le 200 immagini in mostra sono una minima selezione del fondo risalente alla direzione Gargiolli: l’Istituto per il Catalogo e la Documentazione – continuatore del Gabinetto Fotografico Nazionale – possiede quasi tutte le lastre negative (circa 20.000 pezzi) e i positivi corrispondenti, stampati in varie epoche e con varie tecniche, dalle albumine dei primissimi anni, coeve alle riprese, a contatto, alle bellissime gelatine realizzate nel 1928 grazie ai fondi dell’Istituto Luce, alle stampe più recenti. Possiede ancora, inoltre, due belle attrezzature dell’epoca, due foldings di produzione inglese commercializzate dalla ditta Knoll di Napoli.

Correda la mostra un catalogo di 344 pagine, a cura di Clemente Marsicola, ricco di approfondimenti critici e apparati documentali.

Contatti per la stampa:

Cristiano Brughitta,

338 8878816

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