La Compagnia a Palermo nel 1933 La Compagnia a Palermo nel 1933
Mercoledì, 20 Novembre 2013

Il teatro romanesco cerca casa

Nicoletta Valente
Sezione Primo piano

Domenica 24 novembre 2013 alle 11 presso la sala Barbaro della Casa dei Teatri di Roma sarà presentato l'inventario, a cura della società Memoria srl – Roma, della Raccolta documentaria di Renato Merlino sul Teatro Rossini di Roma (1933-2010). 

La "scoperta" di questa Raccolta risale alla primavera del 2006, in occasione del Censimento degli archivi teatrali di Roma che la Soprintendenza archivistica per il Lazio mi aveva incaricato di svolgere con il coordinamento di Paola Cagiano de Azevedo. Il 5 febbraio 2009 questo archivio è stato dichiarato bene di interesse storico, e nel 2012 è stato finanziato il suo riordinamento. L'inventario, frutto di questo susseguirsi di eventi positivi, si propone di far conoscere questi materiali che documentano un pezzo di vita culturale romana.

Nel corso della sua brillante attività teatrale, iniziata negli anni '50, Renato Merlino, attore, poeta e grande appassionato della cultura dialettale, ha coltivato l’abitudine di "mettere da parte" tutto ciò che poteva documentare una stagione, un evento e altre attività legate al Teatro Rossini di Roma. Lo stesso Merlino è poi diventato un instancabile ricercatore per il volume Il Teatro Rossini dalle origini a oggi, pubblicato nel 2000 dalla Sovera Edizioni con una prefazione di Mario Verdone.

Il Teatro Rossini è situato a piazza Santa Chiara a Roma, a pochi passi dal Pantheon, in un palazzo che risale alla metà del ‘600. In occasione dell'inaugurazione, avvenuta il 7 febbraio 1874, i cronisti dell’epoca scrissero: ... è un teatrino elegantissimo … Bellissima quella scatola di canditi che si chiama Rossini. Il teatro disponeva di 600 posti: 70 in sala e i rimanenti nelle due file di palchi e nel loggione. Nei primi tempi si alternavano opere liriche a spettacoli diversi. Il 19 gennaio 1879 venne rappresentata per la prima volta un'operetta romanesca: Meo Patacca, interpretata da Filippo Tamburri, il più importante attore dialettale dell’epoca. Da allora il piccolo teatro divenne la culla del dialetto romanesco e, sostenuta da Giggi Zanazzo, commediografo e direttore del periodico dialettale «Rugantino», la programmazione fu un susseguirsi di commedie e operette vernacolari romane, tra le quali spicca Er Marchese der Grillo.  Nel 1886 il teatro venne chiuso, furono abbattute le file dei palchetti e il loggione e l’edificio fu destinato ad altro.  La riapertura, il 21 aprile 1950, e il ritorno al successo si devono all'opera di Checco Durante, attore e poeta dialettale romano. Nel gennaio del 1976, alla sua morte, la direzione passa alla moglie Anita e al genero Enzo Liberti; il cartellone si arricchisce di alcune commedie scritte da Liberti, che però scompare nel 1986. La famiglia Durante chiama allora come capocomico Emanuele Magnoni, poi, nel 1990, Alfiero Alfieri che affianca Anita Durante nel regalare al pubblico momenti di sana euforia grazie ad una colorita comicità creativa. Nel 1993 Anita abbandona le scene e Alfieri continua da solo fino al 2005, quando passa il testimone all’impresario Mario Smeriglio. Il 28 dicembre 2005 la nuova direzione riapre il teatro con la denominazione Rossini Rascel, ma, nonostante la proposta di spettacoli divertenti e con attori importanti, non riesce a far tornare i romani al teatro della comicità pulita, semplice, sana e spontanea. 

Alla storia del teatro Rossini è dedicata la prima partizione dell'inventario: Il teatro Rossini dalle origini a oggi (1970-2006), organizzata in tre serie. Qui sono descritti i materiali delle ricerche svolte per la pubblicazione del volume di Renato Merlino.

Nella seconda parte sono descritti i documenti relativi alla Compagnia stabile del Teatro di Roma Checco Durante (1933-2010). Nelle nove serie archivistiche è documentata tutta la fervente attività della Compagnia, dagli inizi con Checco Durante al passaggio al capocomico Enzo Liberti dopo la sua morte (1976), alla guida di Emanuele Magnoni e infine di Alfiero Alfieri.

Tutta la documentazione è in perfetto stato di conservazione. La consistenza generale è di 132 fascicoli conservati in 16 contenitori (buste, scatole e cartelle); in particolare 32 copioni, 731 foto di scena, 106 locandine, 51 manifesti, 20 filmati, una corposa rassegna stampa e in minima parte documenti amministrativi e contabili. Molto interessanti le riproduzioni dei documenti sulle origini del teatro, frutto di ricerche svolte da Merlino presso l'Archivio storico capitolino e la Biblioteca nazionale centrale di Roma.

Questa raccolta documentaria e la testimonianza appassionata di Renato Merlino (in allegato, in calce) invogliano a studiare il teatro dialettale, in particolare la figura di Checco Durante, persona buona, di cuore, che ha fatto divertire in maniera sana e leggera, ma mai superficiale, il "popolo romano", lontano dalle tematiche "alte" ma interessato alla riflessione sulla vita con ironia e disincanto. Per molto tempo questa cultura è stata messa ai margini, anche dalle istituzioni, mentre penso che dovrebbe essere rivalutata come un tassello delle differenti declinazioni regionali, che il teatro di costume ha saputo ben interpretare.

Ha ragione chi chiede a gran voce una sede stabile per il teatro romanesco a Roma! 

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