Venerdì, 01 Marzo 2013

I linked open data per i beni culturali: International Open Data Day Italia - Report

RUBRICA di Silvia Mazzini
Sezione Primo piano

Il 23 febbraio è stato un giorno di festa per tutti, è stata toccata con mano la volontà di partecipare al progetto collettivo dei dati aperti: istituzioni pubbliche, imprese, ricercatori, singoli tutti riuniti con lo stesso spirito di scoperta e con la stessa voglia di condivisione. Più di 200 persone hanno gremito la sala conferenze dell’Archivio Centrale dello Stato, che gentilmente ha ospitato l’evento, per più di sei ore di confronto aperto e diretto su ciò che c’è, ciò che si sta facendo e ciò che si vorrebbe fare; i relatori, che avevano a disposizione solo 3 minuti, hanno cercato in breve tempo di veicolare il messaggio principale, gli obiettivi e le ragioni di alcune scelte e hanno tracciato un panorama davvero soddisfacente.

Questo ha dato vita ad un mosaico vivacissimo di interventi brillanti tra i quali hanno avuto grande rilevanza quelli relativi al patrimonio culturale: a che punto siamo con la liberazione dei dataset culturali? Rossella Caffo, direttrice dell’ICCU, ha descritto i diversi progetti su cui l’Istituto sta concentrando i suoi sforzi da diverso tempo proprio per  creare una rete di dati culturali collegati. CulturaItalia, il più importante, ha già predisposto un modulo per riversare ad Europeana entro l’anno, tutti i dati in RDF secondo l’Europeana Data Model; inoltre la Caffo ha concluso annunciando che dai prossimi giorni verrà reso disponibile il dataset dell’anagrafica delle biblioteche italiane in formato Linked Data.

Giovanni Bruno presidente di regesta.exe, ha parlato di alcuni importanti progetti Linked Data per i beni culturali, tra cui il portale storico della Camera dei deputati, una applicazione basata sui dati rdf esposti dalla Camera a dicembre 2011 e riguardanti tutte le legislature del Regno e delle Repubblica precedenti quella corrente, che offre la possibilità di navigare dati e documenti prodotti durante l’attività parlamentare attraverso faccette, timeline e filtri; e il progetto Reload, di cui abbiamo già diffusamente parlato, per l’apertura dei dati archivistici al web of data.

Edoardo Ceccuti, direttore dell’archivio storico dell’Istituto Luce, ha descritto il lavoro di skosification del “thesaurus Luce”, vocabolario creato e mantenuto dagli archivisti e catalogatori che da anni si occupano di descrivere il patrimonio storico dell’Istituto. Si tratta di più di 66.000 concetti organizzati gerarchicamente che sono stati convertiti nel formato standard SKOS (Simple Knowledge Organization System). Questo thesaurus è preziosissimo, non solo per l’alto grado di analiticità che raggiunge, ma anche perché ai termini sono agganciate migliaia di schede descrittive di cinegiornali, filmati, video prodotti dal Luce nel corso degli anni e che in questo modo vengono proiettate, attraverso mirate operazioni di allineamento semantico, nel web of data.

Gabriele Gattiglia dell’Università di Pisa ha parlato del progetto MOD (MAPPA Open Data) che, nell’ambito più ampio delle metodologie applicate alla predittività del potenziale archeologico, vuole creare un archivio digitale archeologico per conservare e disseminare la documentazione e la letteratura grigia prodotta nel corso delle indagini archeologiche perché l’archeologia libera e aperta è la frontiera della ricerca.

Infine Chiara Veninata dell’Archivio Centrale dello Stato ha descritto il lavoro svolto finora dall’Istituto per aprire i dati archivistici e gli impegni futuri: a parte l’inventario del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio già inserito nel progetto Reload, l’ACS ha presentato la banca dati dei Governi (1861-1970) che verrà a breve resa disponibile in formato Linked Open Data sul sito web e quella del Casellario Politico Centrale la cui pubblicazione in LOD potrà essere affiancata da strumenti di collaborazione partecipata (crowdsourcing).

Naturalmente la giornata del 23 è stata solo l’inizio di un lungo cammino che abbiamo cominciato a percorrere, ma tante idee e tanti progetti su come proseguire sono emerse: un ODD Award per premiare applicazioni basate sugli Open Data, una giornata dedicata completamente alle imprese private che lavorano con gli Open Data per capire e studiare i modelli di business, i finanziamenti esistenti e infine un Istituto per i Dati Aperti: un organizzazione indipendente no-profit che abbia lo scopo di diffondere la cultura dei dati aperti in modo da far sì che se ne possano ottenere benefici di natura economica e sociale.

Se continueremo a lavorare insieme così come è successo in questi mesi, in modo partecipato e condiviso, sarà tutto possibile!

Tutti i materiali, slides e video, sono in corso di pubblicazione sul sito www.opendataday.it.

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