La vita culturale di Venezia e del nostro paese documentata nelle foto dell’archivio dell'artista Graziano Arici. Centinaia di migliaia di immagini, con relativi supporti, esportate in Francia.
Da poco meno di un mese trovo quasi tutti i giorni sulla bacheca di Facebook bellissime immagini per la maggior parte in bianco e nero postate dal fotografo Graziano Arici, con la scritta ‘provocatoria’, sopra la didascalia: “Questa è una delle foto, della parte del mio archivio, già portata dove è bene che stia”, ovvero ad Arles, in Francia, dove Graziano si sta trasferendo. Mi sono incuriosita e ho inviato un messaggio all’autore. Diventati amici, scopro una storia sconcertante, ma forse non troppo nel nostro paese.
L’archivio fotografico di Graziano Arici (fotografo, documentarista, collezionista, colto e appassionato narratore per immagini della vita culturale del nostro paese, a cominciare da Venezia, ma non solo) consta di oltre 850.000 immagini, per la maggior parte digitalizzate, i cui supporti sono fino alla fine degli anni novanta negativi, diapositive, stampe e in seguito file digitali. Di queste fotografie, circa 600.000 sono prodotte da Graziano Arici dal 1979 in poi, e riguardano personaggi (scrittori, artisti, attori, produttori, cantanti, politici) ed eventi culturali, politici, di costume italiani, ma anche di altri paesi. Le altre 250.000 immagini sono state cercate e raccolte da Arici, nel corso di quasi quaranta anni, grazie ad acquisti e acquisizioni, dopo lunghe ricerche, con faticosi accordi, presso gli archivi di agenzie fotografiche, di fotografi privati, soprattutto veneti, in decenni in cui i depositi e i magazzini di fotografie, soprattutto di laboratori, agenzie, società privati venivano buttati o dispersi o dimenticati.
La sensibilità e la tutela consapevole di queste fonti, come noto, è recentissima (salvo eccezioni) e non ancora così diffusa.
Una parte meno consistente del suo archivio è costituita da circa 3 mila immagini a stampa che vanno dal 1853 al 1946, il cui nucleo principale è relativo soprattutto alla seconda metà dell’Ottocento e ai primi del Novecento.
Arici, con la sua passione di documentare in particolare la memoria culturale, di costume, artistica, della sua città dalla nascita della fotografia ad oggi, ha così costituito un archivio di grande valore storico-documentario nonché artistico. E lo ha fatto con un amore particolare. Pur non essendo un archivista in senso stretto ha custodito e trattato, per tanti anni, in modo ordinato, attento alle condizioni ambientali e al condizionamento di tutti i supporti, catalogando tutte le immagini, digitalizzandone buona parte.
Come spiegato in un articolo/intervista sul sito “osservatorio digitale”, Graziano Arici ha lavorato per quasi trenta anni per la celebre agenzia milanese Grazia Neri, dal 2009 chiusa. I fotografi professionisti che vi lavoravano, insieme a Graziano, hanno tentato per alcuni anni di mettere insieme le proprie forze, idee progettuali, iniziando già nel 1998 con la prima agenzia di vendita di foto on line sul web. Grazie alla loro creatività hanno quindi costituito l’agenzia Blackarchives nel 2009, con l'intento di salvaguardare i propri patrimoni, condividendoli, digitalizzandoli e costruendo una enorme banca dati per poter rendere le immagini fruibili, e venderle. Purtroppo anche questa iniziativa si è conclusa. Nella Home Page del sito di questa associazione si possono solo leggere i nomi dei fotografi che ne hanno fatto parte, con le loro e-mail per essere contattati. Con un po’ di tristezza su Youtube si trova il video del 2009, BLACKARCHIVES: the birth of a new photo-agency, che documenta la nascita di questa nuova agenzia con l’atto costitutivo e le firme a mano a mano dei fotografi. In calce, allegato al presente articolo, il documento in pdf che riassume gli intenti della nuova agenzia, tracciando i profili professionali dei fondatori, tra cui Graziano Arici.
Dopo l'esperienza di Blackarchives Graziano senza darsi per vinto ha fondato con due soci l'agenzia Rosebud2 (dopo Rosebud1 del 1996), agenzia che vuole occuparsi solo di cultura e di progetti culturali, come lui stesso sottolinea.
Sul sito di Graziano Arici è invece possibile consultare la sua banca dati di immagini (oltre 200.000 digitalizzate e catalogate). Impressionanti gli elenchi delle varie sezioni relative a personalità del mondo politico, culturale, dello spettacolo, colte in momenti pubblici, ma anche privati.
Inoltre le sezioni reportage (tra cui il set del film Heimat 2), travelling, la Comune di Parigi (le più antiche…).
Graziano Arici avrebbe voluto coinvolgere le istituzioni per valorizzare questo patrimonio immenso che consentirebbe soprattutto a Venezia di organizzare iniziative, mostre tematiche, realizzare progetti editoriali e multimediali.
Mi racconta al telefono di aver proposto circa 7 anni fa al comune un accordo per rendere fruibile tale patrimonio, chiedendo uno spazio espositivo pubblico di circa 30-40 mq, in cui depositare l’archivio e custodirlo a spese chiaramente del Comune. Ma non è stato possibile.
Adesso dopo vari tentativi di accordi con altri enti ed istituzioni statali e pubbliche ha iniziato a dialogare con la Soprintendenza archivistica per il Veneto. Nel frattempo parte del patrimonio è già in Francia. Ma, come lui stesso ha sottolineato, sarà ben felice di riportarla a Venezia.
La storia recente delle incomprensioni tra Arici e le istituzioni è raccontata in alcuni articoli di quotidiani locali, che alleghiamo in calce al presente. Colpisce in particolare la riflessione del giornalista Roberto Ferrucci, su Il Corriere del Veneto, del mese scorso.
Ci auguriamo che la Direzione Generale per gli Archivi, attraverso la Soprintendenza, possa davvero recuperare e valorizzare adeguatamente un tale patrimonio.