Pubblichiamo anche sul Notiziario l'interessante articolo di Ilaria Mandolesi, sul riordino e la valorizzazione dell'Archivio storico dell'IRI, su gentile concessione del Magazine di Regesta.exe, che ringraziamo.
Ottant’anni fa, il 23 gennaio del 1933, il governo Mussolini emanava il decreto legge di costituzione de l’IRI, l’Istituto per la ricostruzione industriale. Uno strumento di carattere temporaneo, almeno nelle intenzioni dichiarate, per affrontare gli effetti devastanti della grande crisi economica mondiale del 1929, e che, di fatto, ha poi rivestito un ruolo di primo piano nel processo di modernizzazione e di rilancio dell’economia italiana configurandone, per gran parte del secolo scorso, il profilo e il percorso e contribuendo a porre l’economia del nostro paese tra quelle più avanzate del mondo occidentale.
Esempio originale e tutto italiano di intervento dello Stato nell’economia, l’Iri ha svolto questo ruolo per sessantasette anni. Il suo compito era quello di gestire un gruppo industriale eterogeneo, formato da società per azioni regolate dal diritto privato e orientate al mercato, attraverso la guida di una holding capogruppo e sotto il controllo di una holding di settore. Si trattava di una struttura che, sia pure attraverso la mediazione di un ente pubblico, riprendeva i caratteri delle grandi holding che si andavano affermando a livello internazionale, affiancando al controllo dei costi di produzione la possibilità di diversificare la presenza settoriale delle società controllate, adattando la struttura dei gruppi all’evoluzione delle tecnologie ed all’emergere di nuovi settori.
Gli ambiti di intervento dell’Iri sono stati capillari e ad ampio spettro: nella siderurgia, nella cantieristica, nella telefonia, nelle telecomunicazioni, nel settore radiofonico, nell’energia elettrica, nell’industria meccanica, nelle costruzioni navali e nella navigazione, nei trasporti aerei, nelle infrastrutture – costruzione dell’Autostrada del sole- nella rete dei servizi, nel settore alimentare e nel comparto dell’elettronica.
L’Iri assunse una funzione di guida dello sviluppo economico italiano e la formula manageriale dell’economia mista porterà l’Istituto prima con l’Eni e poi con tutto il sistema delle partecipazioni statali a svolgere un ruolo chiave nella creazione delle infrastrutture e delle industrie di base del nostro paese.
Con la crisi economica degli anni ’70 questo modello entra in crisi, portando ad un ripensamento sulla funzione e gestione delle aziende pubbliche.
Nel 1992, in un contesto culturale completamente diverso da quello che aveva visto la sua nascita, l’Istituto viene trasformato in Spa, come gli altri enti pubblici economici, ed in questa nuova veste offrirà un contributo nel nuovo quadro delle privatizzazioni italiane.
Nel 2000, l’Iri viene messo in liquidazione ed esce completamente di scena nel 2002.
Il ricordo dell’Iri tende ormai a scolorire. Ma la sua storia è ben documentata dal suo Archivio: i confini e i contenuti di questo importante patrimonio documentario, sono state marcati e definiti, grazie alla decisione presa dagli uomini ai vertici dell’Istituto di salvaguardarne la memoria attraverso il consolidamento e l’organizzazione del suo Archivio storico, che è oggi conservato, nella sua interezza, presso l’Archivio Centrale dello Stato.
Il rispetto della normativa, per cui l’Iri, in quanto ente pubblico, aveva il dovere di creare una sezione di archivio in cui conservare le carte prodotte, e la sensibilità di un management che, pur nella sua discrezionalità, ha scelto, nel corso dell’attività dell’Istituto, di conservare e di valorizzare il patrimonio documentario prodotto, hanno portato alla creazione di un Archivio composto da 26.200 pezzi, ordinato, informatizzato, accessibile e consultabile sia nell’attuale luogo di conservazione – L’Archivio Centrale dello Stato (Roma), sia da remoto.
A partire dal 1993 e fino al 2011 si sono susseguiti, nell’ambito di un progetto di valorizzazione di carattere archivistico al quale Regesta ha collaborato fin dalla sua fase di ideazione e progettazione, diversi interventi sulle carte dell’Iri che hanno portato alla individuazione di due sezioni autonome, di due archivi, specchio della natura stessa dell’attività dell’ente produttore: l’Archivio Generale delle pratiche societarie, che raccoglie tutta la documentazione che le finanziarie e le società direttamente o indirettamente partecipate dovevano fornire alla Capogruppo, affinché questa potesse determinarne le strategie, e l’Archivio delle pratiche degli Uffici che conserva le carte prodotte dagli Uffici dell’Istituto e dagli organi societari.
L’Archivio Generale, nominato dagli archivisti dell’Iri Numerazione Rossa, conserva le pratiche seriali (statuti, bilanci, corrispondenza) di più di 800 società, grandi e piccole, organizzate secondo un titolario e incardinate in un pratico sistema di codificazione numerica per settore industriale (ad ogni società veniva assegnato un codice numerico) che provvedeva a disegnare tutto il complesso delle partecipazioni industriali IRI in una struttura gerarchica che rifletteva il modello operativo e gestionale delle società del Gruppo (finanziarie di settore, società operative), offrendo, in questo modo, un panorama ricco ed articolato del sistema industriale italiano del secolo scorso.
L’Archivio degli Uffici, nominato dagli archivisti dell’Iri Numerazione Nera proprio a volere indicare un “oggetto” diverso dal primo (archivio Generale) è organizzato in fondi, e offre anch’esso un cospicuo materiale di studio e approfondimento della storia economica, politica e sociale dell’Italia del ‘900. Ciascun fondo conserva le carte prodotte dal singolo ufficio che provvedeva a conservarle e sistemarle autonomamente.
Su entrambi questi archivi Regesta ha svolto nel corso degli anni, con il supporto di operatori specializzati nel settore, un intervento di rilevazione, di analisi, di studio, di ricostruzione archivistica, di inventariazione, di schedatura e di digitalizzazione, finalizzato al trattamento delle informazioni di carattere archivistico in ambiente digitale.
Si è pervenuti alla creazione di un data base informativo che utilizza un linguaggio avanzato di codifica testuale e modelli formali, riconosciuti a livello internazionale, per la codifica dei dati d’archivio e delle informazioni relative ai soggetti produttori.
Grazie all’uso di queste tecnologie è stato possibile non solo riordinare due km e mezzo di documentazione, ma creare una fedele rappresentazione virtuale dell’Archivio Storico dell’Iri, accessibile a tutti da remoto, realizzando un esempio all’avanguardia nei processi di conservazione della memoria dell’impresa pubblica italiana.
Sotto il profilo della ricerca storica, l’Archivio dell’Iri rappresenta oggi una fonte importante, ricca di spunti e proficua per conoscere e capire le dinamiche economiche sociali e politiche del nostro paese.
Attualmente una parte dell'Archivio storico, è consultabile in una banca dati on line sul sito della Fondazione IRI (ndr).
L’immagine: riproduzione di un bozzetto per La città che sale di Umberto Boccioni