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Giovedì, 01 Novembre 2012

I catasti di Biella da adottare

Danilo Craveia, Vicepresidente ArchiVivo
Sezione Attività

“Valorizzare i contesti archivistici territoriali…”. ArchiVivo, sodalizio amical-volontaristico nato tre anni orsono, e quanto più possibile attivo nel proporre e supportare le iniziative dell’Archivio di Stato di Biella, ha fatto proprio il concetto anagrammandolo soltanto un pochino. Quanto al “valorizzare” nessuna anomalia: inventare percorsi di ricerca e/o individuare un metodo o un modello, elaborare i dati, divulgare le informazioni, comunicare per far conoscere, creare curiosità ecc. Il ciclo può o dovrebbe ricominciare arricchendosi di nuovi attori (magari giovani) o, se non altro, essere circondato dalle sempre più premurose attenzioni della comunità di riferimento. Per il resto gli Amici dell’Archivio di Stato di Biella hanno più o meno volutamente giocato sui e coi termini focalizzando il loro entusiasmo su un progetto dove i “contesti archivistici territoriali” sono diventati i “contesti territoriali” declinati in chiave archivistica. E cosa c’è di più contestualmente territoriale e archivistico di un bel catasto storico? Se poi i supporti cartacei che compongono il predetto catasto storico hanno anche bisogno di un sostanzioso restauro, allora il semplice interesse archivistico diventa anche un’operazione di salvataggio.

A questo punto scatta la domanda: di cosa si tratta? Si può partire comodamente dalla fine con uno slogan leggermente surreale, ma efficace: “Adotta un catasto”. A nessuno verrebbe in mente e ArchiVivo punta proprio sull’effetto sorpresa. L’idea è di far sì che i biellesi si riapproprino moralmente (anche attraverso, come si suol dire, un gesto concreto…) di quello straordinario patrimonio di notizie storiche, economiche, paesaggistiche e socio-culturali rappresentato dai catasti storici, nello specifico quelli della Città di Biella (conservati, quasi al completo, presso il locale Archivio di Stato). Ma la questione non si può ridurre alla semplice rincorsa di un contributo per un intervento di restauro. 

ArchiVivo vuole dare qualcosa in cambio sotto forma di sapere condiviso e di accessibilità sia alla documentazione in sé sia ai contenuti in essa celati da grafie ostiche e dalla giustificata impopolarità di competenze interpretative per gli aspetti più tecnici relativi alla catastazione antica. Il fronte è ampio, il progetto altrettanto. Per solleticare gli istinti paterni o materni dei biellesi verso i volumoni dei vetusti catasti si rende necessario approfondire la conoscenza degli “adottandi” e su questo si è già prodotto parecchio arrivando a un catalogazione sistematica, precisa e dettagliata dei registri catastali (per lo più estimi o consegnamenti) della Biella del XIV-XVIII secolo. I catasti cittadini di quel periodo sono già stati oggetto di un prezioso lavoro di analisi, ma il database realizzato ultimamente costituisce il primo passo per più d’un cammino di scoperta del territorio urbano e non della città di allora. Naturalmente il catalogo è informatico e attende solo di essere esposto all’utenza colta o alla pubblica curiosità, con tanto di immagini a corredo.

Ma i veri protagonisti sono e saranno gli elementi che costituiscono il catasto tardo settecentesco, quello che comprendeva un “campagnolo” e, soprattutto, la mappa geometrico-particellare. Proprio la mappa e il “campagnolo” (o “libro figurato”), raffinatezze per gourmet della contestualizzazione territoriale in salsa storico-archivistica, renderanno possibile un’ambiziosa ricostruzione grafico-documentale che potrà restituire a livello di cartografia digitale la toponomastica della città di Biella alla fine del Settecento, ossia il patchwork di alcune centinaia di nomi di micro località precisamente distinte e distintive che stavano alla base della ripartizione territoriale dell’area urbana e rurale di quei tempi. ArchiVivo ha intenzione di utilizzare questo notevole impegno concettuale e manuale per dimostrare urbi et orbi che anche da tomi ormai slegati, consunti e non troppo in salute si può ricavare un insieme importante di nozioni e di strumenti conoscitivi. Strumenti conoscitivi peraltro niente affatto relegati al solo spazio della ricerca storica visto che tuttora la catastazione settecentesca fa fede ed è chiamata in causa in più ambiti (per esempio quello delle determinazioni di confini tra immobili preesistenti all’entrata in vigore dei catasti contemporanei dopo l’ultima guerra).

Quindi nascerà una mappa che illustrerà a tutti cosa e dove fossero siti dai nomi strani (Thes), vagamente esotici (Persico), evocativi (Tana dell’Orso), tuttora in uso (Vernato) o del tutto dimenticati (Rossigliasco). E nascerà anche un meccanismo di interrogazione tematica e/o anagrafica capace di collocare gli edifici e i terreni dei singoli e rispettivi possessori in quel reticolo topografico irregolare che è il residuo di reminescenze ataviche, di successivi inserti, di evoluzioni semantico-glottologiche e di oblii più o meno selettivi generatosi spontaneamente per consentire il dominio antropico, giuridico e fiscale del suolo, delle sue caratteristiche e delle sue risorse.

Gli stessi criteri descrittivi saranno applicabili ai catasti dell’Ottocento e ai “libri dei trasporti” dove si registravano le mutazioni di proprietà.

Gli Amici dell’Archivio di Stato di Biella hanno dunque in mente di giocare seriamente e scientificamente con una testimonianza documentaria unica e sorprendente in modo da renderla così affascinante, avvincente e, soprattutto, “propria” dei biellesi da raggiungere l’obiettivo di salvarla dal degrado senza gravare sulle già esangui casse della pubblica amministrazione. Qualche bersaglio è già stato colpito, anche perché gli interventi sono mirati e puntuali: un “pezzo” alla volta o a piccoli gruppi in ragione delle situazioni specifiche. Il traguardo, fissato elasticamente nel 2013, sarà senza dubbio un punto d’arrivo collettivo e il percorso darà occasione per momenti didattico-formativi e di confronto con le scuole e con tutti i soggetti a vario titolo interessati o interessabili sia in Biella che altrove.

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